Storie originali > Thriller
Segui la storia  |       
Autore: Avah    03/03/2013    2 recensioni
Los Angeles, 2000. Una tranquilla famiglia che vive nella grande metropoli americana viene improvvisamente distrutta dal dolore quando un'esplosione porta via con sé una persona fin troppo cara. Le speranze si dissolvono con il passare degli anni, le illusioni sono sempre più frequenti, i miraggi sempre più lontani. Ma sarà veramente così, o c'è sotto qualcosa di più?
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il tempo cura tutte le ferite

“Tempo. Ci vuole solo tempo.” Mi dicevo così, ogni santa mattina quando mi svegliavo, quando per l’ennesima volta mi accorgevo che tu non c’eri. Ti ho odiata, sai? Ti ho odiato a morte, per essertene andata lasciandoci da soli. Ma poi ho capito che il mio non era odio, non sarei mai riuscito a odiarti. Il mio era soltanto un sotterfugio che il mio orgoglio aveva creato per non mostrare il mio dolore. Sono melodrammatico, vero? Odiavi quando diventavo così.
È strano. Quante volte ho usato la parola “odio”? Era l’unica parola che proprio non sopportavi.
 
A volte è davvero difficile capire come ragionano le persone. Si nascondono dentro se stesse, senza far vedere al mondo quello che provano, come si sentono. In alcuni momenti, nemmeno lo psicologo più bravo del mondo sarebbe riuscito a capire cosa si scatena dentro la persona, cosa le fa decidere determinate cose e non le fa scegliere altre possibilità, perché il suo comportamento è così e non diverso.
Era questo che si chiedevano il più delle volte gli uomini del ventisettesimo distretto della Polizia di Los Angeles, riguardo alla decisione del loro collega di rimanere lì nonostante la morte della moglie. Aveva sempre nascosto ciò che provava davanti a tutti, perfino davanti ai due figli, forse - come aveva suggerito l’unica donna della squadra a parte il capo e la sua stessa segretaria - per cercare di mostrarsi forte proprio per loro due, che erano tutto ciò che gli rimaneva della moglie, sparita tragicamente durante un’indagine.
Lentamente, poi, il desiderio di sapere cosa pensasse il collega era andato scemando, fino a scomparire del tutto; ricordavano ancora la collega scomparsa, ma il dolore delle ferite era diminuito e pian piano la pelle intaccata era tornata normale, anche se si poteva ancora scorgere il segno bianco delle cellule nuove della cicatrice.
Ma lui, lui non era mai tornato quello di una volta. Non che prima fosse uno molto estroverso, ma da quel momento si era chiuso dentro se stesso, dietro quel guscio che si era costruito attorno. Una volta, parecchi anni prima, un criminale gli aveva raccontato di quel guscio in cui si rifugiava, ma all’epoca non ci aveva dato peso; adesso che stava vivendo quell’inferno, però, quella gli sembrò l’unica possibilità per andare avanti. Anche il suo sorriso, che dopo la nascita dei due figli si era fatto vedere sempre più spesso, era sparito come un tempo, rimpiazzato dalla stessa espressione impenetrabile.
Se pensava a quello che era successo quella mattina, prima che succedesse tutto quel casino, prima che la sua vita e quella dei suoi figli venisse sconvolta, si sentiva male. Perché non poteva tornare indietro a quel giorno, fare in modo che non accadesse nulla, che tutto si risolvesse in un’altra maniera?
 
-E’ ora di svegliarsi…- mormorò lei al suo orecchio -Andiamo, svegliati dormiglione-.
Lui borbottò qualcosa, senza girarsi verso di lei.
-Amore, svegliati dai!-.
Sbuffò, aprendo un occhio per lanciare un’occhiata alla sveglia -Linds, sono solo le sei e mezza!-.
-Lo so- lo baciò sulla guancia.
-E allora lasciami dormire, no?-.
-No- fece un sorrisetto -E’ ora di alzarsi-.
-Ma si può sapere che ti prende oggi?- finalmente si decise a voltarsi verso di lei.
-Non eri tu che dicevi sempre che non passiamo mai abbastanza tempo insieme?- lo stuzzicò.
-E con questo?-.
-Beh, Matt e Hayley stanno ancora dormendo… Finora non ci sono state chiamate… Potremmo passare questa mezz’ora di pace insieme, no? Senza interruzioni di alcun tipo…-.
Si passò una mano sul volto -Dì un po’, da dove ti vengono queste idee?-.
-Ci penso alla notte al posto di dormire- sorrise, poi lo baciò.
-Questo spiega molte cose…- sorrise, scostandole una ciocca di capelli dalla fronte, poi la tirò verso di sé e ricambiò il bacio.
Si sistemò meglio, scivolando sopra di lui, senza interrompere il bacio; lui posò una mano sulla sua nuca, costringendola a non allontanarsi, mentre i suoi capelli lunghi ricadevano ai lati del viso come a formare una tenda di discrezione e intimità.
-Forse hai ragione- disse, in un momento che le labbra si erano allontanate di qualche centimetro -Dovremmo passare più tempo insieme, da soli-.
-Io te l’avevo detto-.
Si staccò da lei -Appena possibile chiederò a Singer di darci qualche giorno di ferie, così potremmo andarcene via, noi due soli, senza Matt e Hayley… Che ne dici?-.
-Dico che sarebbe fantastico-.

 
Sì, quella volta aveva visto giusto. Quel ricordo era rimasto impresso nella sua mente, come un segno indelebile, tatuato con il fuoco nella sua memoria. Nonostante tutto quello che era successo, qualcosa era ancora ben impresso dentro di lei. Non tutto era andato perduto come aveva sempre pensato da quando aveva scoperto la verità.
Quel ricordo così nitido e preciso le aveva riacceso le speranze e, per un momento, era rinata dentro di lei la fede, nonostante non fosse mai stata una gran credente. Forse c’era ancora la speranza che riuscisse a ricordare tutto, che potesse tornare alla sua vecchia vita, a quella che aveva abbandonato dieci anni prima. Dieci anni… erano un sacco di tempo. Ma ciononostante, qualche cosa era rimasta nella sua memoria, come una cicatrice che ricorda una ferita anche a distanza di molto tempo. E ciò doveva pur avere un significato, anche se lei non riusciva ancora a trovarlo.
Rimase a fissare il disegno per un paio di minuti poi, come riscossa dalla trance in cui era caduta, ripiegò con cura il foglio e, invece di metterlo in tasca, lo ripose all’interno della borsa insieme agli altri oggetti che forse le avrebbero consegnato il suo passato, i suoi ricordi, la sua vita.
La donna senza nome rimase per un momento a contemplare gli altri oggetti e, senza estrarla dalla borsa, sfiorò con la mano una catenina d’oro con un piccolo medaglione ovale apribile. Sapeva già cosa conteneva, lo aveva scoperto quel giorno che aveva ritrovato quel piccolo tesoro nascosto sul fondo di un armadio: da una parte, c’era una piccola fotografia di un uomo con due bambini, un maschio e una femmina, mentre nell’altra metà c’era la foto di un giovane ragazzo sui vent’anni circa in uniforme da poliziotto.
Ritirando la mano, rimase per un momento a fissare gli altri oggetti che erano lì dentro, ciò che era rimasto di quella che una volta era lei; a un estraneo alla sua vicenda sarebbero potuti sembrare solo una manciata di cianfrusaglie senza un significato particolare, ma per lei erano diventati l’unica speranza di una vita normale, di un ritorno nel suo mondo, di una riconquista del suo posto.
 
-E questa cos’è?- si chiese, vedendo una piccola scatola di plastica nera appoggiata sul fondo dell’armadio.
Si mise a sedere per terra e, dopo averla tirata fuori e averla appoggiata sulle proprie ginocchia, ci soffiò sopra e una nuvola di polvere si alzò, opacizzando per un momento l’aria.
Alzò il coperchio e si ritrovò faccia a faccia con una decina scarsa di oggetti disparati, che a prima vista sembravano non avere nessun collegamento tra di loro. Ma non appena ebbe dato un’occhiata più approfondita, i flash iniziarono a bombardarle la mente, mentre immagini confuse le passavano davanti agli occhi, sempre più velocemente.
Era stato in quel momento che aveva capito che qualcosa non andava, e che quella sensazione di non appartenenza e distacco non erano soltanto una sua fantasia. Si sentiva così perché quello non era il suo posto, non lo era mai stato e non lo sarebbe mai diventato. Semplicemente, non apparteneva a quel mondo che le avevano imposto.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Thriller / Vai alla pagina dell'autore: Avah