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Autore: simply_me    19/09/2007    4 recensioni
"Non si sarebbe mai aspettato di capirlo in quel modo.
Adesso che la guardava intrattenere le clienti, rannicchiato dietro una colonna dell'Host Club, non poteva fare a meno di rendersene conto."
Può davvero Tamaki capire i suoi sentimenti?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Haruhi Fujioka, Tamaki Suoh
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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nota:Ed eccomi qui a presentare il capitolo finale di questa ff. Inizialmente avevo previsto un paio di scene differenti da immettere,specie a conclusione del capitolo, ma alla fine ho sentito che questo fosse il modo migliore di chiudere questa non poi così breve ff dedicata a HC.
Tra i personaggi di questo capitolo forse uno vi potrà sembrare ooc, ma considerata la situazione in cui ci viene presentato e lo stato di esasperazione a cui lo porta Tamaki credo che il suo atteggiamento possa davvero essere questo. Detto questo non mi resta che augurarvi una buona lettura, nella speranza di potervi intrattenere piacevolmente anche in quest'ultimo capitolo e ringraziandovi di avere atteso.

...


Capitolo 4


Da quel momento in poi, quel pomeriggio non aveva più voluto pensare.
Nell’aver preso la mano di Haruhi così, spontaneamente, si era imposto di non pensare.

Non pensare che quel gemello demoniaco forse avesse detto qualcosa di corretto, non pensare alle parole di Kyouya, non pensare che forse lui…
No, aveva scelto di non pensarci, perché pensarci avrebbe ridestato quella tensione che la voce della ragazza, le sue parole, avevano magicamente sciolto. E lui non aveva voluto questo.

Quello che si era reso conto di desiderare, nello stringerle la mano e sorriderle, era stato di voler davvero godere della sua compagnia, allora, impedendo che strani pensieri potessero offuscarne il piacere.

In quell’atmosfera gioiosa, dopo aver inabissato aldilà di quel muro invisibile il batticuore, l’imbarazzo, le voci, aveva completato il giro della fiera, continuando a tenere Haruhi per mano, ma facendo molta attenzione, questa volta, alla sua andatura.



Riaccompagnatala al calar della sera, si era fermato un istante sotto casa sua a ringraziarla. Solo allora, mettendo una mano nella tasca dei pantaloni, mentre lei stava risalendo le scale si era ricordato di una cosa.

- Ah… Haruhi! Aspetta!– la aveva chiamata cominciando a salire anche lui i gradini.

La aveva vista voltarsi piuttosto sorpresa e osservarlo avvicinarsi con aria interrogativa.

- La mano. – le aveva detto sorridente.
- Uh? –
- La mano… porgimela. –
- La mano? –

La aveva allungata con scetticismo e lui le aveva messo tra le mani una confezione di caramelle alla fragola, della stessa marca di quelle che la ragazza gli aveva dato la mattina.

- Tamaki senpai… -
- Le ho viste al supermercato e ho pensato di ricomprartele. – la aveva interrotta sorridendole – Queste caramelle devono piacerti molto. Di solito non ami particolarmente le cose dolci, ma ti piacciono le fragole. Sbaglio? –

Aveva visto il capo della ragazza chinarsi un istante sulla piccola confezione, poi lo aveva sollevato e gli aveva sorriso con molta dolcezza.

- Si. -

Le aveva sorriso allora, prima di voltarsi e scendere le scale velocemente gridandole di spalle che si sarebbero visti al club quel lunedì.

- Senpai! - gli aveva gridato dietro la ragazza sui gradini mentre lui aveva già raggiunto lo sportello dell’auto. – Grazie! –

Di spalle, le aveva sorriso ancora una volta.

- Grazie a te di avermi accompagnata! – aveva aggiunto prima di salutare con un cenno della mano e entrare in auto.



Quello che Haruhi non aveva visto, quello che lui non le aveva mostrato, scendendo di corsa quei gradini, era stato il rossore che, nuovamente a quel sorriso, si era impadronito del suo volto, insieme alla tornata consapevolezza che forse Hikaru non aveva tutti i torti.

Si era rannicchiato come un bambino allora, sul sedile posteriore dell’automobile, abbracciando le gambe e poggiando la testa sulle ginocchia.

- Aaaargh! – aveva sbraitato all’improvviso passandosi violentemente le mani tra i capelli.

Quel pensiero inabissato dietro al muro invisibile era riemerso ancora più prepotentemente e, gli era parso, non aveva avuto alcuna intenzione di allontanarsi.

Ciò che aveva trovato assurdo, inconcepibile allora, era stato non tanto quel pensiero, quanto il fatto che non fosse capace di negarlo in alcun modo.

Forse si sbagliava, aveva pensato, le parole di quella peste di gemello forse lo avevano colpito solo perché erano state inaspettate e il suo non trovarle illogiche forse era dovuto solamente al fatto che, ingenuamente, se ne era lasciato influenzare. Forse.

Lui voleva bene ad Haruhi, senza ombra di dubbio.
Per lui Haruhi era la… sua adorata bambina?

Una certezza che mai aveva pensato di poter mettere in discussione, da quando aveva sentito quelle parole era invece diventata un interrogativo.

Sua adorata bambina. Bambina?
Come se lui avesse mai saputo cosa volesse dire essere genitore, essere padre.

I suoi occhi si erano spalancati pieni di sconcerto in quell’istante, nel constatare che per la prima volta aveva pensato a una cosa del genere.

- No, decisamente. - si era detto portandosi una mano al mento – Qualcosa non va in me oggi. Perché? Perché? – aveva aggiunto colpendosi la fronte.

Un interrogativo al quale non aveva saputo dare risposta né a cena, né di notte, rannicchiato sul suo letto, interamente coperto dalle lenzuola raffinate, incapace di prendere sonno.



Nello specchiarsi in bagno, la mattina seguente, era saltato in aria urlando di terrore. Due cerchi violacei attorno agli occhi erano apparsi a guastare il suo bellissimo viso.

- C-ch-che cosa? – aveva balbettato in maniera sconclusionata picchettandoli – la mia immagine… la freschezza della mia bellissima immagine… AAAH! – aveva urlato portandosi le mani alle guance.

Si era risciacquato il viso con acqua fredda e, dopo essersi lavato, era corso in camera a rivestirsi.

- Devo farmi curare e in fretta! Non dormire per una stupida battuta! Ridurmi in questo stato… - aveva seguitato a blaterare vestendosi – e se mi dovesse spuntare qualche ruga o peggio dei capelli bianchi? - si era bloccato un istante mentre aveva infilato una gamba dei pantaloni – No, non è possibile…- aveva ripreso scuotendo la testa e seguitando a vestirsi – Haruhi… Haruhi poi mi prenderebbe per un vecchietto… Devo guarire…e subito! –

Si era seduto ai piedi del letto cercando di trovare una cura alla sua malattia. Era stato così che, per un attimo allora, una voce gli era risuonata in testa.

“Tamaki… non pensare troppo alle parole di Hikaru”

- Kyouya! – aveva esclamato alzandosi quasi con lacrime di commozione.

Si, lui sarebbe stata la sua guida, il suo medico. Lo avrebbe guarito in un istante.
Gli avrebbe fatto immediatamente valutare come stavano le cose facendolo smettere di torturarsi a quel modo.



Con questa fede, o meglio disperato appello, si era diretto all’abitazione di Kyouya, dimentico del fatto che fossero appena le 8:00 del mattino.

Nonappena la domestica lo aveva fatto accomodare, dicendogli come l’amico stesse ancora dormendo, l’immagine terrificante dello sguardo di Kyouya in versione “nostro signore Satana”, gli era apparsa davanti facendolo deglutire silenziosamente.

Non aveva osato immaginare in quali ire sarebbe incorso. Non aveva voluto immaginarlo perché, aveva ritenuto, la sua guarigione mentale era più importante al momento.

Entrato nella camera, aveva visto nella penombra Kyouya, dormire tra le coperte.

- K-Kyouya… - aveva esitato a chiamarlo.
- … - non aveva risposto.
- Kyouya… Kyouya sveglia! – aveva ripetuto a voce alta tirando le tende e lasciando che la luce inondasse la camera.

Il volto dell’amico si era piegato in una debole smorfia, nel disperato tentativo di non lasciare che la luce filtrasse sul suo volto.

- Vattene. – aveva detto l’amico perentoriamente senza aprire gli occhi voltandosi dall’altra parte.

Lo aveva guardato un istante, timoroso di quale flagello avrebbe potuto scatenare insistendo, ma poi si era deciso.

- Kyouya! Kyouya svegliati! – aveva ricominciato a gridare strattonandolo – Ho bisogno di te! Svegliati! Kyouya! –
- Tamaki… - aveva cominciato a parlargli rizzandosi a sedere sul letto e guardando ancora in basso – di grazia, potresti dirmi quale lettera della parola vattene non riesci a comprendere?! – aveva urlato infine sbattendogli in faccia uno dei cuscini.
- M-ma… Kyouya… -
- Ieri ho passato metà della notte a fare transazioni al computer per procurarci i fondi per i costumi da host che mi hai detto di voler importare dalla Svizzera! E pretendo di dormire in pace! Vattene! –
- Ma Kyouya… - aveva detto in maniera supplichevole – so che non avrei dovuto mai svegliarti così presto… ma non ce la faccio più! Che devo fare? Mi hai detto di non darci peso… ma non ci riesco! Sto cominciando a pensare che Hikaru abbia ragione Kyouya! –

La furia dell’amico si era arrestata improvvisamente. Aveva cominciato a fissarlo, allora, concedendogli la sua piena attenzione.

- E se Hikaru avesse davvero ragione, Kyouya? – aveva seguitato a domandargli sedendosi sul letto – È possibile che io davvero sia innamorato di Haruhi? Non è sbagliato? Io… sono il suo paparino… non posso innamorami di lei… no? E poi lei… il club, mandare in sfacelo una famiglia. Non posso farlo? No? Quello che Hikaru mi ha detto… gli sto solamente dando peso perché non me l’aspettavo… deve essere così. No? Mamma! –

Kyouya era rimasto in silenzio chinando il capo verso il basso.

- Si – aveva continuato a parlare Tamaki – deve essere davvero così. No? -
- … -
- Kyouya? Kyouya! –
- Tamaki… – aveva cominciato a parlare seguitando a guardare in basso - sei un idiota. –
- Eh? –
- Svegliarmi per farmi sentire questi tipo di discorsi… sei un idiota che più idiota non ne esistono! –
- Questo tipo di… ma Kyouya! Sono serissimo! Sono disperato! –
- Mmm… Tamaki, tu vedi davvero il club come una famiglia? –
- Certamente! Lo abbiamo messo su con le nostre mani quindi io e tu siamo i genitori di questa famiglia, i senpai sono i vicini socievoli e i gemelli sono i nostri figli dispettosi e poi… -
- Da quando? – lo aveva interrotto Kyouya
- Eh? –
- Ti sto chiedendo… da quando hai cominciato a pensare al club come a una famiglia? –
- Da quando? –
- Si, da quando? –
- … -
- Hmf – aveva sorriso sarcasticamente l’amico – Suppongo che il fatto che tu abbia cominciato a pensare al club come a una famiglia esattamente dopo l’arrivo di Haruhi, che tu abbia trasformato il club in una famiglia solo dopo questo, è una cosa del tutto irrilevante. Non è così? –
- … -
- E non ti è mai parso assurdo che alla tua età avessi dei sentimenti paterni per una ragazza di un solo anno più piccola di te? Sei un idiota! –
- Idiota! Idiota! – gli aveva ripetuto – lo so anche io che Haruhi non è biologicamente mia figlia, è materialmente impossibile che lo sia, però… -
- Però il fatto che tu abbia scelto per te e Haruhi il legame padre-figlia, facendomi tra l’altro diventare improvvisamente “madre”, non ha nulla a che vedere col fatto che ritieni sia la forma di amore più forte e impossibile da spezzare, no? -
- Io… -
- E, in quanto padre, se Haruhi si innamorasse veramente di qualcuno, magari proprio di Hikaru, un giorno non potresti fare altro che lasciarla andare no? –
- Hm… pensi che Haruhi possa innamorarsi di Hikaru? Veramente? -
- Tamaki… sei uno stupido idiota! Invece di pensare alla possibilità che Haruhi possa innamorarsi di Hikaru, perché non pensi a come ti potresti sentire tu a vederla amare qualcuno?! –
- Eh? Io? –
- Non soffriresti forse? E come diamine è possibile che tu possa soffrirne perché pensi di amare Haruhi come padre se non sai neppure che cosa voglia dire essere padre? E, soprattutto, le tue fantasie su una commedia romantica tra te e Haruhi in che modo si conciliano con l’immagine del paparino? –
- … -
- Vattene. –
- Eh? –
- Vattene! – gli aveva urlato l’amico dandogli un calcio per buttarlo giù dal suo letto.
- Ahi! Kyouya! Io… -
- Se davvero vuoi che ti aiuti a guarire prova a dare una risposta a queste domande! E cerca di trovare quella giusta! – gli aveva gridato contro ristendendosi sul letto e coprendosi con le coperte.
- È proprio perché non so dare una risposta a queste domande che sono venuto da te! –

Aveva visto l’amico fissarlo per un istante carico di rabbia prima di sospirare rialzandosi rassegnato.

- Farmi fare certi discorsi…- aveva detto mettendosi una mano sulla fronte - Tamaki… vuoi bene ad Haruhi? –
- Eh? Si, certo! –
- Le vuoi bene come alle principesse nostre clienti? –
- No. –
- Allora, considerato che dici di amare le tue clienti, tu non ami Haruhi. Sbaglio? –
- … -
- Tamaki… tu non “ami” Haruhi. Sbaglio? Se lei non ci fosse, sarebbe lo stesso per te. Sbaglio? Considerato che ami le tue clienti anzi la presenza di Haruhi è del tutto inutile. –
- No! Ti sbagli! Non è inutile! –
- No? Perché? –
- Perchè… perchè… non amo Haruhi come se fosse una delle nostre clienti… ma… -
- Ma? –
- Io… la amo comunque.-
- Più delle nostre clienti? –
- Si. –
- Perchè sei suo padre? –
- … -
- Perchè hai dei “sentimenti paterni” per lei? –
- … no. –
- Perchè allora? –
- … -
- Perchè? –
- … -
- Perchè? –
- La amo e basta. – aveva ammesso alla fine – Sono un idiota. – aveva detto imbronciato.

Aveva visto l’amico sorridergli.

- Davvero, sei un idiota. E adesso esci da questa camera e fammi dormire. –
- Uh… - aveva annuito silenzioso dirigendosi verso la porta. – Kyouya! – aveva detto prima di uscire – grazie. –
- Dimmelo dopo che ti avrò presentato il conto del resto del debito di Haruhi… papà. –

Gli aveva sorriso prima di richiudersi dietro la porta.



Dopo averlo ammesso così apertamente, non era stato più in grado di negarlo.
Aveva atteso le ore del club del lunedì con ansia, nel timore di dover affrontare tutti. Anche i gemelli. Soprattutto loro.
Fortunatamente Haruhi aveva tardato quel tanto che gli era bastato per parlare loro sinceramente.

Nonappena erano arrivati, si era inginocchiato di fronte a loro, con grande stupore dei gemelli.

- Hikaru… avevi ragione. Io amo Haruhi. Ma non era una tutta una farsa – aveva detto rialzandosi e guardandolo dritto in volto – Pensavo che l’amore che c’è in una famiglia potesse essere l’unico in grado di rappresentare quello che effettivamente provo per Haruhi e per voi. Non posso pensare che a causa della mia idiozia questo club si possa sciogliere. –

Hikaru era rimasto senza parole.
Era stato Honey a mettersi in mezzo e parlare allegro stringendo il suo coniglietto.

- Hika-chan! Tama-chan ha dimenticato una cosa: oltre all’amore che c’è in una famiglia, c’è anche l’amore che permette agli amici di passare il tempo allegramente, no? No? Hika-chan! Non lo pensi anche tu? Non siamo tutti amici? –
- Honey senpai… - aveva visto sussurrare ad Hikaru.
- Facciamo tutti pace… no? No? – aveva detto sorridendo guardando Hikaru.

Per un istante Hikaru aveva taciuto, poi aveva sorriso.

- Ci rinuncio. – aveva detto - È già grave sapere di non aver speranze, se poi devo pure combattere contro un Lord idiota come te. – aveva aggiunto tornando ad affiancare il fratello che lo guardava serio.
- Hikaru… - gli aveva sussurrato il fratello.
- È tutto a posto, non ci sarebbe gusto a combattere con un Lord idiota come quello. -
- Chi sarebbe l’idiota? – gli aveva risposto Tamaki – e poi ti ho detto mille volte di chiamarmi King! King! –

I gemelli si erano guardati e poi in contemporanea gli avevano fatto una linguaccia.

- Voi! – li aveva guardati furioso, poi gli aveva sorriso brillantemente voltandosi verso la porta - Hmf! Ridete pure… ma l’avevo detto all’inizio: io e Haruhi saremmo stati i protagonisti di una storia romantica, voi quelli di una storia “gay”! –


...


Seminascosto dietro quella colonna vedeva Haruhi sorridere alle clienti, non potendo fare a meno di riconscerlo: era vero, incredibilmente vero.
Lui ne era innamorato.
E più la guardava da dietro quella colonna, più non poteva far altro che confermarlo.

La osservava intrattenere le clienti attendendo con ansia il momento di poterle parlare, il momento in cui lei avesse alzato lo sguardo accorgendosi di lui.

- Lord… - lo chiamò Hikaru - Invece di fare il maniaco guardone, non hai di meglio da fare? –
- Il Lord è un maniaco guardone – gli fece eco Kaoru.

Si voltò di scatto verso i gemelli imbarazzato e infuriato.

- Chi è il maniaco guardone? Solo perchè guardo amorevolmente Haruhi… -
- Senpai? – lo interruppe la voce della ragazza.

Si voltò e, vedendola, saltò in aria arrossendo.

- Ha-Ha-Haruhi… che ci fai qui? –
- Uh? Le attività del club. – rispose la ragazza – Le nostre clienti sono appena andate via. –
- Uh? Ah! Già… eheheh! – rise imbarazzato.
- Tamaki senpai... non sarai di nuovo a pancia vuota? Ho finito le caramelle… –
- Eh? – gli chiese sorpreso, mentre dietro le sue spalle sentiva le risatine a stento soffocate dei gemelli – ah! No. No, ho pranzato in mensa. Piuttosto Haruhi… - seguitò a parlarle facendo cenno a i gemelli di sparire con la mano dietro la schiena mentre con l’altra metteva sotto braccio la ragazza portandola in disparte - se io… se io… se il paparino… se non fosse… - seguitò a parlare facendo toccare tra loro timidamente le punte degli indici.
- Se non fosse? –
- Se non fosse… non fossi… -
- Haru-chan, Haru-chan! È rimasta la torta! – li interruppe Honey tirandola per un braccio - Torta! Torta! –

La vide allontanarsi protestando a stento mentre il senpai continuava a trascinarla via saltellando.

- Tamaki… - lo sorprese di spalle Kyouya – non dirmi che avevi intenzione di dichiararti adesso? –

Tamaki deglutì.

- Che vergogna Lord – aggiunsero Hikaru e Kaoru con una faccia nauseata.
- Eheh… Kyouya… che dici? – provò a dissimulare – Volevo solo fare qualche innocente domanda ad Haruhi. –
- Avete visto ragazzi: – disse Kyouya voltando il capo verso i gemelli con noncuranza e battendo le mani – non c’è nulla da preoccuparsi. Vi avevo detto che Tamaki non avrebbe mai fatto una dichiarazione così squallida. –

Deglutì ancora.

- D’altronde, – seguitò a parlare Kyouya risistemandosi gli occhiali – per quanto "protagonisti di una storia gay", non avremmo mai dovuto dubitare del fatto che il nostro King subisse una caduta di stile di questo genere. Anche Kasanoda avrebbe avuto un gusto migliore. Non trovi anche tu Tamaki? – gli chiese con uno dei suoi soliti sorrisi.
- Eheheheh… si, infatti. – fu costretto ad ammettere totalmente imbarazzato.

Dentro sé dovette riconoscere che una dichiarazione di quel genere, per quanto fosse difficile nascondere i suoi sentimenti adesso che li aveva riconosciuti, non era di certo tollerabile, specie per uno come lui.

Stava per commettere l’errore più indecoroso della sua vita.

- Tamaki senpai! Kyouya senpai! – li richiamò la voce di Haruhi che si avvicinava – ci sono ancora un sacco di dolci da finire… venite anche voi a mangiarli? Hikaru, Kaoru? Honey senpai finirà per fare indigestione di dolci. –

I gemelli si scambiarono un sorriso dispettoso, prima di prendere Haruhi sottobraccio uno da una parte e uno dall’altra.

- Certo che veniamo ad aiutarti! Mica vogliamo che ingrassi, Haruhi!-
- Chi è che dovrebbe ingrassare?! – rispose secca Haruhi sotto braccio a loro avviandosi verso il tavolino dove Mori e Honey senpai erano già ad attenderli.

La osservò allontanarsi coi gemelli, prendendo a rosicchiarsi le unghia per la gelosia.

- Tamaki senpai? – gli chiese voltandosi – tu non vieni? –
- … -
- Tamaki… - gli disse a voce bassa Kyouya – penso che sia il caso di evitare che Honey faccia indigestione. Solo in questo, dovresti sbrigarti. –

Guardò Haruhi, poi chinò il capo e sorrise: aveva ragione Kyouya.
Solo in quello… non c’era fretta.

- Arrivo! – le rispose sorridendole - La torta alle fragole è mia! –

Si scambiarono una breve occhiata, sorridendosi con una leggera complicità, memori forse entrambi del pomeriggio alla fiera.

“Si” pensò “non c’è fretta… per adesso...”



FINE
  
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