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Autore: Kira0    05/03/2013    3 recensioni
Questa fiction è una "What if" però non dico che cosa cambierà radicalmente della storia di Oda sensei (malvagità): provate solo a prendere una ragazza, dai capelli rossi e gli occhi verde chiaro, un Ace ancora ignaro di ciò che gli deve succedere, tutto ciò prima dei due anni di allenamento, ed immaginare che cosa può succedere...
< -Che c'è?- chiesi io, leggermente stranita dal suo comportamento.
-Voi due... vo... voi due... il... i il sorriso... è... è-
-E'?- esclamammo in coro io ed il pirata.
-Provate un attimo a fare un grande sorriso-
-Perchè?- >
Spero di avervi incuriosito xD
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Shanks il rosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Romance Dawn - l'alba di una grande avventura



La storia è ambientata dopo che Rufy, Ace e Shanks se ne sono andati già da molti anni dal villaggio di Foosha però prima dei 2 anni di allenamento della ciurma. Innanzitutto in questa storia dovete sapere che Makino, la barista del villaggio, ha avuto una figlia da Shanks (immaginate che sia arrivato nel villaggio qualche anno prima che nella storia vera di Oda sensei) nell'agosto dello stesso anno in cui è nato Rufy, quindi adesso questa figlia misteriosa (poi capirete chi è) ha 17 anni. Però non ha potuto conoscere né Makino, né Shanks, né Rufy, né Ace, perchè Makino e Shanks non potevano mantenerla: Shanks infatti prima o poi se ne sarebbe andato, mentre Makino era solo una barista e non guadagnava abbastanza per mantenere un'altra persona. Quindi hanno consegnato la bambina ad un viandante che passava di lì e gli hanno detto di lasciarla, durante uno dei suoi viaggi, ad una famiglia che potesse crescerla. Alla fine la bambina è stata adottata da una famiglia di cacciatori, in una cittadina chiamata Ninive, che si trova in un isola vicino alla linea rossa. La bambina è cresciuta bella, sana e forte * detto con molta enfasi * in questo paese, non sapendo però di essere stata adottata...

La bambina si chiama Natsumi (che si scrive coナツ e significa bellezza d'estate, infatti è nata il 9 agosto).





Aiedail

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Un giorno stavo passeggiando tranquillamente per la via centrale di Ninive per andare fuori nel bosco a cacciare qualcosa per la cena. Attraversai il cancello d'ingresso, salutai le due guardie, una delle quali era il padre di uno dei miei amici, e cercai qualche animale che si potesse mangiare. Non trovando nulla di commestibile decisi di inoltrarmi nel bosco sperando di trovare qualcosa di meglio, cosa che, data la mia fama fra gli animali di cacciatrice, non successe.

Alla fine camminai così tanto che arrivai alla riva e, attratta dalla brezza marina che soffiava portando con sé un forte odore di salmastro e scompigliandomi leggera i capelli rossi, mi fermai e cercai di ragionare su una trappola per poter catturare quegli astuti animali (che sembrava si stessero prendendo gioco di me).

Secondo me... si stavano anche divertendo... illusi... ne avrei catturato uno a costo di passare la notte fuori.

Il posto in cui mi trovavo era una piccola radura che terminava con una spiaggetta sul mare. Lasciai lo zaino, l'arco e le frecce ai piedi di un albero vicino alla spiaggia e sedendomi anch'io con la schiena poggiata al tronco, iniziai a pensare a qualche stratagemma per la caccia.

Mentre pensavo girai lo sguardo verso il mare e mi persi come al solito nei miei pensieri, dimenticando totalmente la mia iniziale intenzione.

Ho sempre adorato il mare e fin da piccola ho sognato di poter navigare ed esplorare l'oceano e tutte le isole di cui sentivo parlare dai viandanti: da come le descrivevano loro sembrava che fossero dei luoghi meravigliosi, dove si incontravano persone, animali e piante totalmente diversi dai nostri. Poi ogni tanto capitava che approdasse sulla nostra isola qualche pirata; di solito tutti ne stavano alla larga, ma io invece, se vedevo che erano persone gentili, andavo da loro e gli chiedevo le loro avventure e quello che avevano visto nei loro viaggi e stranamente i miei genitori mi lasciavano parlare con loro, stando comunque all'erta, al contrario degli altri che si chiudevano in casa con i loro figli, guardandomi come se fossi una pazza; ma a me non era mai importato più di tanto.

Infatti il mio sogno era di diventare un pirata, anche se ero una femmina; le avventure che mi descrivevano quei pirati sembravano così belle che mi sarebbe piaciuto viverne qualcuna, tanto che ogni giorno facevo vari esercizi, mi allenavo con le mie tre katana, insomma, cercavo di essere più forte per diventare un pirata.

Mentre stavo pensando a queste cose, vidi in lontananza una nave, man mano che si avvicinava, capivo quanto era grande, anzi gigantesca, fino ad allora non avevo mai visto una nave così enorme.

Vedendo che si stava avvicinando al porto decisi di andare a vedere mandando al diavolo la caccia e quei dannati animali e mi misi a correre.

In mezz'ora, giunsi al villaggio, oltrepassai il cancello e giunsi trafelata davanti a casa mia, che si trovava nella stessa piazza del porto. Lì trovai tutta la mia famiglia tranne mio padre che era al lavoro: mia mamma, i miei due pestiferi fratelli gemelli Ren e Kohaku di 14 anni e la mia sorellina Miku di 10 anni: sì lo so... eravamo molti... Però vivevamo bene, sopravvivevamo grazie al lavoro di mio padre che gestiva l'unica locanda del paese, alla caccia, che praticavo io, alla pesca, che svolgevano i miei fratelli, più per divertirsi che per altro (anche se ogni tanto ricavavamo qualche pesce decente) inoltre se queste due attività andavano bene vendevamo ciò che avanzava, guadagnando dei berry che potevamo spendere in quello che volevamo, per esempio libri o spade (ogni tanto le mie si rompevano ed erano talmente scadenti che costava di più ripararle che ricomprarle, ora potrete immaginare quanto i miei allenamenti fossero utili, con delle katana che si rompevano ogni due per tre).

Quando mia madre mi vide mi disse:

-Stavolta è meglio se non parli con loro mi sembrano dei pirati più forti delle altre volte, non vorrei che ti facessero del male.-

-Ok mamma, come vuoi. Però se sono simpatici posso parlarci?- dissi con gli occhi da cucciolo bastonato (contraddicendomi subito dopo), di solito questa tecnica funzionava sempre.

-Solo se sembrano affidabili.- sospirò rassegnata.

-Grazie!- esclamai con un sorriso a trentadue denti.

Da lì, guardai meglio la bandiera e vidi che era nera con un teschio bianco con due strisce rosse sull'occhio sinistro e al posto delle due ossa, dietro c'erano due spade; probabilmente il capitano era uno spadaccino.

Nel frattempo la nave era arrivata e si vedevano i pirati che si affaccendavano per riuscire ad ancorarla, era tanto grande che si limitarono ad appoggiare la fiancata al pontile per far scendere le persone senza però ancorarsi col rischio di danneggiarlo perchè... bhe... diciamo che quello che noi chiamiamo “porto” in realtà sono delle travi di legno collegate fra loro e legate al pavimento della piazza che era affacciato direttamente sul mare, senza neanche una spiaggia in mezzo (la città era costruita su una specie di scogliera più o meno al livello del mare, anche se in realtà sotto al livello del mare c'erano almeno venti metri). Era un “porto” dove si potevano legare delle barchette, non delle navi come quella.

Alcuni pirati scesero dalla nave senza le scalette, con dei salti stupefacenti, senza farsi male, come se fosse cosa da tutti i giorni, altri invece che sembravano più giovani ed inesperti, scesero come tutte le persone normali con delle scalette gettate precedentemente dal parapetto. Alla fine dopo che furono scesi circa venti pirati, ne scese uno che mi incuriosì più degli altri, aveva dei capelli rosso acceso, tre graffi sull'occhio sinistro come sulla bandiera e gli mancava il braccio sinistro; indossava dei sandali, dei pantaloni marroncini che arrivavano appena sotto al polpaccio, una camicia larga bianca aperta fino a metà e tenuta stretta in vita da una fascia rossa ed un mantello nero, inoltre aveva una katana appesa al fianco destro.

Ero sicura che fosse lui il capitano... però c'era qualcosa che non mi convinceva. Appena era saltato giù dalla nave, aveva detto ad un pirata con i capelli neri ed una sigaretta in bocca che gli lasciava il comando della nave finché non fosse tornato e poi si era incamminato tranquillamente, ignorando le persone che appena lo vedevano scappavano in casa, fino ad arrivare nella locanda di mio padre che si trovava dalla parte opposta della piazza rispetto a casa nostra e lì si sedette su uno sgabello davanti al bancone e ordinò qualcosa a mio padre. Subito dopo mio padre tornò dalla dispensa con in mano una bottiglia di sakè e dette quest'ultima al rosso che iniziò a bere.

Che strano, di solito ero abituata a vedere dei capitani più, come dire, responsabili... in ogni caso quello a cui aveva lasciato il comando (cosa da cui dedussi che era il vice capitano) aveva finito di dare ordini e quando tutti quelli che erano scesi a terra ebbero finito di sistemare delle casse e delle botti vuote, che probabilmente avrebbero dovuto riempire di provviste e acqua, anche questi, seguiti da quelli che erano rimasti sulla nave a sistemare le vele, andarono nella locanda e seguirono il suo esempio mangiando e bevendo a sazietà, sotto i nostri sguardi stralunati (miei, della mia famiglia e dei paesani che nel frattempo si erano affacciati sull'uscio delle porte). Con quei guadagni scommetto che avremmo potuto campare per almeno altri dieci anni senza dover lavorare neanche un giorno (→ non è questo quello di cui si dovrebbe stupire n.d.a).

-Mamma a me sembrano affidabili, posso andare a parlarci?-

-D'accordo, ma sii cauta e soprattutto stai vicino al papà-

-Ok- dissi con un altro sorriso a trentadue denti.

Entrai nella locanda e, andando dietro al bancone, raggiunsi mio padre che stava guardando alquanto stupefatto la quantità di cibo che quei pirati stavano ingoiando senza sosta; se avessero continuato così si sarebbero soffocati...

-Bhe, considera il lato positivo papà, anche se non ci sarà troppo cibo per un po' di tempo, non si potrà dire lo stesso dei berry, non credi?- dissi con un ghigno ironico a mio padre.

-Già... lo credo anch'io.-

Allora spostai la mia attenzione sul rosso:

-Mi scusi, posso farle qualche domanda?- chiesi un po' titubante a quest'ultimo.

-Shì, gncerto.- disse finendo di ingoiare un pezzo di carne.

-Non vorrei essere invadente o farvi perdere tempo, però se le va, mi piacerebbe sapere qualcuna delle vostre avventure.-

-Non ti preoccupare, non c'è nessun problema.- mi disse con un mega-sorriso. In quel momento mio padre, che stava vicino a me, fece una esclamazione di stupore e sia io che il rosso, che stava ancora sorridendo, ci girammo verso di lui che stava facendo passare lo sguardo da me al capitano in continuazione.

-Che c'è?- chiesi io, leggermente stranita dal suo comportamento.

-Voi due... vo... voi due... il... i il sorriso... è... è-

-E'?- esclamammo in coro io ed il pirata.

-Provate un attimo a fare un grande sorriso-

-Perchè?-

-Fatelo e basta, voglio solo... sì... solo vedere una cosa.-

Io mi girai verso il pirata e guardandoci leggermente stupiti, alzammo le spalle e rivolgendoci di nuovo verso mio padre facemmo un “grande sorriso” come aveva detto mio padre.

Restammo così qualche secondo, poi quando smettemmo, vedemmo gli altri pirati che ci stavano fissando in un imbarazzante silenzio, erano tutti fermi ed alcuni avevano ancora la carne in bocca, oppure si erano fermati con la bottiglia di sakè ad un centimetro dalla bocca, con la mano tremante.

-Si può sapere che cosa avete tutti quanti?-

-Voi... siete...- iniziò a dire il vicecomandante, a cui la sigaretta era caduta di bocca dallo stupore.

-Uguali...- finirono in coro gli altri.

-Uguali?- chiedemmo io ed il rosso.

Poi ci girammo l'uno verso l'altra ed anche lui iniziò a fissarmi con gli occhi socchiusi, come se volesse capire qualcosa che prima gli era sfuggito.

-Per caso... ti chiami Natsumi?-

E quello fu il mio momento di spalancare gli occhi e di aprire la bocca, tanto che ci mancava poco che la mandibola non mi si staccasse dal resto della faccia.


-E tu... come fai a sapere il mio nome!?!-







Note dell'autrice xD :

Allooooooora... spero che vi sia piaciuta, perdonatemi il fatto che ho dovuto spiegare molte cose all'inizio, è solo che la storia credo che sarà molto lunga già senza la parte dove lasciano al mercante la bambina ecc. ecc. quindi ho riassunto tutto.

Spero che questa storia vi possa attirare, anche se dovete considerare che è la mia prima storia a capitoli e che forse non aggiornerò sempre regolarmente, ma prometto (scherzavo quando dicevo un mese xD *cerca un posto dove nascondersi) che dopo la scuola (quindi circa due mesi giusto?) riinizierò... °><°''''''''''''' (che faccina spastica...)

Sappiate comunque che le recensioni sono ben gradite, è inutile dire che vanno bene anche quelle negative purchè mi possano aiutare a migliorare la storia xD .

Bene allora vi lascio.


Pomodoooriiii! Pomodori freschi! Pomodoriii! * finisce di venderli e si nasconde terrorizzata in un angolino buio *

  
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