LA RIVINCITA DI INO
CAPITOLO 1
Una
giovane ragazza dai capelli biondi, fissò la donna davanti a se, preoccupata.
“Ti
prego, dimmi che non è vero!” urlò, disperata.
La
donna abbassò lo sguardo. Gli occhi erano velati dalle lacrime.
“Mi
dispiace Ino...” sussurrò.
“Mamma...mamma,
come farò, io senza di te? Sarò sola!”
Ino
si inginocchiò, davanti alla donna. Calde lacrime le rigavano il viso.
Sua
madre aveva avuto una visita quel giorno. Era stata informata di avere un
tumore. Un grave tumore. Non sarebbe potuta guarire, e sarebbe potuta rimanere
con la figlia, solo per un altro mese.
“No,
non sarai sola! È venuto il momento, per te, di sapere il nome di tuo padre...”
disse con vigore, la giovane donna, afferrando le mani della figlia fra le sue.
La
bionda la fissò con sguardo triste, ma incuriosito.
“Mamma...non
avevi detto che papà...”
“Una
bugia. In fin di bene, però...la nostra è stata una storia breve, da giovani
ragazzi spensierati. Lui non sa nemmeno che sei sua figlia. Ci siamo lasciati
prima che glielo dicessi...” spiegò, la madre, alzandosi e dirigendosi verso il
computer.
“Perché,
non provi a cercare Inoishi Yamanaka, Ino?”
La
ragazza obbedì.
Digitò
il nome nel motore di ricerca. Spalancò gli occhi, quando vide il risultato.
“Un...deputato?”
domandò, sconvolta. Non pensava che suo padre fosse...un deputato famoso! Si
ricordava perfettamente di averlo visto qualche volta in televisione. Se lo
ricordava benissimo.
“Mamma
io non...”
La
ragazza si ritrovò una cornetta davanti al viso.
“Chiamalo.”
“Non
possiedo il numero.” Spiegò, Ino.
“Terzo
cassetto del mio comodino...” disse, la madre, indicando la camera della
figlia.
Ino
digitò il numero trovato.
“Mamma...è
passato così tanto tempo, potrebbe non...”
“E’
giusto. Sono rimasta in contatto con il suo migliore amico, l’unico che sa di
te. Chouza Akimichi.”
“Ma...che
gli dico?”
La
madre sbuffò, afferrando il telefono.
“Si?
Pronto? Vorrei parlare con Inoishi. Si, sono una sua conoscente. D’accordo.” La
donna coprì la cornetta con una mano. “Visto, non era difficile!!”
“Pronto?”
una voce roca e adulta, fece sussultare entrambe.
“Inoishi...”
Silenzio.
“Miyu?”
chiese poi, l’uomo, incerto. La donna annuì, consapevole di non essere vista.
“Già.
Come va?” chiese, con leggero imbarazzo.
Ino
sentì, perfettamente Inoishi deglutire.
“B-bene...come
mai...”
“Voglio
che tu ti prenda cura di mia figlia. Nostra, a dire il vero.”
“Figlia?
Tu...non hai una...”
“Perché
non lo chiedi a Chouza e non fai l’esame del DNA?” domandò, seccata, Miyu.
“Scherzi,
vero? Chouza non potrebbe mai nascondermi una cosa del genere...”
“Oh,
invece l’ha fatto. E per sedici anni, anche!” esclamò, allegramente la donna.
Ino
si chiese da dove tirasse fuori tutto quel carattere. Era appena stata
avvertita di avere solo un mese di vita, e che sua figlia, probabilmente
sarebbe rimasta abbandonata. Wow...proprio super sua madre.
“Ok.
Allora ho una domanda. Perché, se te ne sei presa cura per tanto tempo, dovrei
accaparrarmela io?” domandò, acido, l’uomo.
Ino
storse il naso.
“Bhe,
perché...io ho ancora un mese, prima di lasciarla sola.” Spiegò, Miyu,
leggermente scossa.
“Che...sei
malata?” domandò Inoishi, con tono più dolce.
“Già.”
Un
silenzio snervante. Ino pensò che praticamente stava per essere affidata a uno
sconosciuto, anche se suo padre.
“D’accordo.
Può venire da me, dopo che...bhe, hai capito.”
Miyu
sorrise, vittoriosa. Ino la imitò, con un velo di tristezza.
“Grazie.
Ino è una persona stupenda.”
Dopo
i saluti, attaccarono.
Miyu
Yamanaka si girò verso la figlia.
“Ora
non sei più sola...”
Ino
lasciò che altre lacrime le rigassero le guance, rosee.
“Si,
ma a che prezzo?”
Ino
Yamanaka si svegliò di soprassalto, il mattino seguente. Fissò, accaldata, la
finestra di fronte al suo letto. Aveva sempre pensato che quella posizione,
fosse scomoda. La mattina, la luce solare, la abbagliava.
Si
alzò barcollante, tentando di ricordare i motivi per cui la sua notte era stata
così...agitata.
“Mamma?”
un mugolio. Si affacciò alla porta della cucina, non ricevendo risposta.
“Mamma?!”
iniziò a preoccuparsi. Sua madre era malata, ecco perché era così agitata.
“Mamma!”
urlò. Sua madre stava per morire, ecco perché iniziò a piangere.
“Mamma...”
sussurrò, accasciandosi a terra.
Sarebbe
rimasta sola. Con uno sconosciuto. Avrebbe dovuto abbandonare il paese, le sua
amiche...rifarsi una nuova vita. E...bhe, tutto il resto.
“Ino?
Mio Dio...ero in bagno, tesoro...”
La
ragazza sospirò, sollevata, nel sentire le braccia della madre stringerla,
calorosamente.
“Mi...mi
ero...” balbettò, in preda ai singulti. Si aggrappò con forza al grembiule da
cucina della donna, inondandolo di lacrime.
Miyu
la cullò, premurosa, accarezzandole i capelli chiari. Le alzò poi il viso, e la
guardò negli occhi. Uguali ai suoi...
“Ino...tu
sei forte. Ce la farai anche senza di me. Voglio che quest’ultimo mese...sia
speciale. Siamo fortunate! Abbiamo preso le vacanze estive, quindi potremmo
stare sempre insieme!!”
La
giovane spalancò gli occhi, stupita.
“Ma
come puoi dire così! Fortunata?” chiese, con una nota isterica nella voce.
“Mh...oh,
Ino! Scusa...non era quello che volevo dire! Solo...questo è il mio ultimo
mese, tesoro. Non voglio vedere lacrime.
Ma sorrisi...” le disse, abbracciandola.
Ino
sorrise.
“Mh,
ok. In fondo sono forte. Come te, mamma...”
“Bhe,
direi che se andrai a vivere con papà, dovrai comprare dei vestiti nuovi!”
esclamò, Miyu, allegramente. Ino sorrise radiosa. Se c’era qualcosa che adorava
era lo shopping. Non essendo molto benestanti, non poteva mai permettersi di
spendere molto, ma quel giorno sembrava che sua madre fosse piuttosto decisa.
“Che
ne pensi di questa gonna?” domandò, porgendo una gonnellina bianca a
palloncino, ad Ino. La ragazza la fissò sognante.
“Dici
davvero?”
La
madre annuì, convinta.
“Certo,
quando sarai con tuo padre potrai permetterti ogni cosa!”
Ino
la fissò, un attimo.
“Sappi
che preferirei continuare con questa vita, con te al mio fianco.”
Miyu
si portò una mano alla bocca. Le parole della figlia l’avevano commossa. Molto.
Afferrò una maglietta viola e un paio di jeans scuri.
“Provali,
tesoro...”
La
giovane provò a protestare...
“Ma
io...”
“Niente
ma!”
* *** *
Un’altra
città. Un’altra vita.
Un
ragazzo moro, camminava, scocciato, per le strade affollate di Tokyo. Aveva un
look abbastanza trasandato, ma un occhio attento poteva benissimo notare le
firme degli abiti.
“Sasuke?”
un voce squillante ed energica. Il giovane si voltò. Una ragazza dai lunghi
capelli rosa lo osservava con un sorriso malizioso.
“Che
vuoi, Sakura?”
La
ragazzo, arricciò le labbra, scontenta.
“Dovresti
parlarmi meglio, Sasuke-kun!” si lamentò, incrociando le braccia al petto. Lui
sbuffò, spazientito.
“Se,
se...scusa. Adesso, se non ti dispiace, me ne vado!”
Si
girò, convinto, ma fu fermato da un braccio che gli circondò il collo.
“Ehi,
ehi, amico! Non si lascia una donzella da sola!”
Un
giovane dai capelli biondi e gli occhi azzurri, ammiccò in direzione di Sakura.
“Tsk...Naruto,
prenditela pure! Per me non ci sono problemi!” esclamò, indifferente Sasuke.
Le
labbra di Sakura si arricciarono ancora di più.
“Ma!!”
“Sempre
il solito...” sbottò, una voce alle loro spalle.
Il
ragazzo di nome Naruto, rise divertito.
“Whe!
Gaara! Ci onori della tua presenza?”
Il
ragazzo in questione, alzò un sopracciglio scettico.
“Non
sono qui per ascoltare le tue chiacchiere, ma per andare con Sasuke a vedere la
partita.” Proclamò, con tono piatto.
Il
biondo, falsamente offeso, si mise a terra, fingendo di fare cerchietti in un
angolo. Sakura rise, divertita.
“Oh,
Sakura! Eccoti!”
Una
giovane dai capelli biondi, e una con i capelli neri, avevano raggiunto l’amica
di corsa. Lo dimostrava il fatto che entrambe ansimavano, probabilmente non
abituate a correre.
Naruto
si illuminò.
“Temari!
Karin! Ave a voi!”
Aveva
circondato le spalle delle due, con le proprie braccia. Le ragazze,
energicamente, gli avevano scoccato un bacio su entrambe le guance. Il biondo
si girò verso Sasuke.
“Visto,
Uchiha! Io si, che ho successo con le donne!” e se ne andò, ridendo della sua
battuta.
Il
ragazzo scosse la testa, annoiato.
“Quello
è un idiota.” Se ne uscì, Sakura, fissando il moro di sottecchi. Il giovane,
sentendosi osservato, alzò lo sguardo su di lei, che sorrise.
“Li
seguiamo?” domandò, Gaara, osservando l’amico in attesa.
Sasuke
ci pensò un attimo, poi annuì. In fondo, non aveva nulla da fare.
Rincasò
poco prima dell’ora di cena. Fece in tempo a farsi una doccia e a cambiarsi,
per poi raggiungere la famiglia in sala da pranzo.
Quella
sera, la cena, era a base di pesce.
“Hai...fatto
qualcosa di interessante, oggi, tesoro?”
Mikoto
Uchiha, fissò il figlio con sguardo dolce, mentre un cameriere poggiava il
secondo piatto davanti a lei.
Sasuke
sorrise, con altrettanta dolcezza, in direzione della madre.
“No,
sono stato solo con Naruto e Gaara.” Disse, fissando il fratello di sottecchi.
“E
tu, caro?” domandò, appunto la madre, fissando l’altro figlio.
Il
ragazzo poggiò le posate e si pulì, con eleganza, la bocca. Fissò la madre, e
sorrise.
“Nulla.
Ho solo trascorso la giornata in compagnia di Sasori.” Spiegò, con nonchalance.
Sasuke sbuffò, impercettibilmente.
Itachi
Uchiha. Suo fratello maggiore. Intelligente, bello e popolare. E per di più
adorato da tutti.
“Dimmi,
Sasuke...” proruppe il padre, con tono burbero, ma calmo.
“Mh?”
“Quando
hai intenzione di finire i tuoi doveri?” domandò, per poi, inghiottire un altro
boccone di pesce.
Sasuke
fece finta di pensarci.
“Mh.
Pensavo di averli già finiti, ma a quanto pare mi sono scordato qualcosa.”
Il
padre, annuì, soddisfatto.
“Ottimo,
ottimo...quindi hai finito tutti i compiti scolastici...?”
Sasuke
annuì.
Itachi
fece un sorriso di scherno. Per la famiglia, Sasuke, era ancora un bambino. Il
coccolotto. Quello che veniva prima di tutti.
“Io
ho finito...” proclamò, alzandosi, scocciato.
Raggiunse
la sua stanza e si buttò di peso sul letto.
“Che
palle...” sussurrò. Alzò lo sguardo, per osservare oltre la finestra. Voleva
che quella vita noiosa si smuovesse. Voleva...cambiare.
“Mah...direi
che questa stanza può andare bene.”
Un
uomo biondo, fissava, disinteressato un enorme camera da letto, in perfetto
stile femminile.
Un
cameriere, in piedi davanti a lui, sorrise divertito.
“Siete
agitato, per il suo arrivo, vero signore?” domandò. Ormai aveva confidenza con
il padrone di casa. Lavorava per lui da quasi vent’anni.
“Bhe,
è mia figlia. Una...femmina! Io non ci so fare con le femmine! Dopo avere
cresciuto per sedici anni un ragazzo, come farò a...occuparmi di lei?” domandò,
con una leggera nota isterica. Molto simile, a quella che Ino Yamanaka aveva
avuto con la madre.
“Suvvia,
sarete un buon padre! Non le farete mancare nulla! Sono sicuro che sarà felice
di vivere con voi!”
Inoishi
Yamanaka sbuffò.
“Mh...è
poi, come la prenderà?”
“Parla
di suo figli?”
“E
di chi altri, Asuma?”
L’uomo
ci pensò un attimo. Conosceva bene il carattere del ragazzo. Annoiato e
strafottente, e non amava molto, la gente estranea. In particolare le donne.
“Bhe...”
non trovò le parole adatte, per descrivere il suo pensiero.
“Te
lo dico io...male!”
Asuma
annuì, sconsolato.
“Comunque,
vedrete che capirà. È un ragazzo intelligente!!”
Inoishi
sbuffò, spazientito.
“Spero
che sia come dici tu, Asuma...”
* *** *
Era
passato un mese esatto. E come un orologio svizzero, Miyu Yamanaka aveva
lasciato tutto e tutti.
Ino
pianse amaramente per tre, lunghi, insostenibili giorni. Calde lacrime, di
tristezza, piene di tutto l’amore che provava per la madre. Ma come le aveva
ricordato la sua amica, non c’era tempo per le lacrime. E poi, Ino, era sicura
che sua madre non sarebbe stata felice di vederla...così.
Rimase,
fiera, accanto alla tomba della madre, con gli occhi umidi, ma orgogliosi, al
funerale; sorretta da un’amica.
E
poi...iniziò a preparare i bagagli, perché c’era una nuova vita da iniziare.
Una vita senza la madre, senza più gli amici di sempre...in un mondo nuovo e
sconosciuto, di cui lei aveva solo sentito parlare. Di cui non sapeva,
veramente, nulla. Di cui non aveva mai fatto parte.
Si
ritrovò seduta, a disagio, su una lussuosa macchina nera. Non ne conosceva
nemmeno il nome, pensò sconsolata.
Fissava
il paesaggio distratta, con la mente che volava, incantata, a tutte le cose che
avrebbe potuto fare. Le avrebbe fatte anche per la madre. Ma
soprattutto...soprattutto le avrebbe fatte per se stessa.
Si
ritrovò abbastanza stupita, quando arrivò alla...sua nuova casa. Ma poteva davvero chiamarla casa? In verità pensava che fosse
una reggia.
E
stando alla donna che l’accolse, molto elegante, vi vivevano anche un re e una
regina.
“Ino,
cara! Io sono Yoshino! Benvenuta! Mio marito, tuo padre, Inoishi, ti aspetta!”
Ino
annuì, imbarazzata.
La
sua nuova vita aveva inizio. Aveva inizio...la sua rivincita.
Salve! In primis,
complimenti per aver letto tutto il primo cap ^^
Come avrete capito,
protagonista assoluta è Ino…
ammettiamo che la trama
non è tutta farina del nostro sacco, ma ci è stata data una mano dalla mamma di
Mimi (Grazie *o* )!
E’ una SasuInoIta
(lasciamo un velo di mistero su chi dei due sceglierà alla fine! ), ed altre
coppie ancora da definire…
Dei capitoli dispari se ne
occuperà Mimi, dei pari Rael!
E’ la prima fanfiction che
scriviamo assieme, e speriamo che il nostro lavoro vi piaccia!
Un’ultima cosa:
aggiorneremo una volta a settimana… quindi, a venerdì prossimo!
Bacini
Mimi18 & _Rael_89