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Autore: Tatuata Bella    09/03/2013    3 recensioni
Qualcuno deve averlo avvertito. Qualche stronzetto ha detto a Billie Joe che ci sono e lui è scappato, piccolo topo vigliacco.
“Maggie sei ubriaca.”
“Graz…Grazie dell’informazione.” E non so neanche con chi sto parlando. Mi giro e vedo Trè. Il batterista quello nuovo.
“Ah. Sei tu. E quello stronzo dov’è ora?”
“Billie Joe?”
“Seh. Lui. Biiiiillie Joe. Lo stronzo universale.” Dico.
“Che ti ha fatto?” chiede.
La sua ignoranza in materia è assurda
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt, Trè Cool e Al Sobrante non mi appartengono, i fatti narrati sono di pura fantasia e le opinioni espresse non rispecchiano le reali opinioni dei Green Day. Bla bla bla. (Meggie)

La stanza è grigia dal fumo che aleggia nell’aria. Al sta fumandosi una sigaretta sdraiato a pancia in giù sul divano sfasciato con gli occhi semichiusi dal caldo e dal sonno. Nel frattempo Kate gioca con un pupazzetto parlante insieme a Millie. E io centellino gli ultimi sorsi di una bottiglia di Wurer osservando il tutto con un occhio esterno, come se osservassi una fotografia. E penso. Penso che vorrei tanto essere ubriaca per non pensare, ma bevo così tanto che una Wurer per me è acqua.
Mi accorgo che le risate di Millie e di Kate sono molto più forti di quanto mi renda conto, si stanno abbandonando ad uno stato euforico senza ritorno. Meglio così.
Suonano alla porta. Al che stava per addormentarsi, sobbalza, Kate si alza velocemente, ancora ridendo e corre fuori dalla sua stanza, scostando le kefie appese nel vano della porta. Deve aprire la porta prima che ci vada uno dei suoi genitori, è sempre meglio che non sappiano con esattezza chi c’è in casa loro.
“Ciao” è il ragazzo di Kate, che entra nella stanza, si acciambella per terra e comincia a girarsi una sigaretta col tabacco.
“Oh, Al perchè sei nudo?” chiede alludendo al petto nudo di Al. Lui fa spallucce con un mezzo sorriso. Kate si siede tra le gambe acciambellate del suo ragazzo e comincia a baciargli il collo e lui chiude gli occhi e abbandona lievemente la testa all’indietro. Distolgo lo sguardo. Voglio bene a Kate, ma se c’è una cosa che non riesco a guardare sono le coppie innamorate e loro sono l’esempio assoluto delle coppie innamorate. Mi unisco a Millie, sperando inutilmente che mi contagi con l’euforia senza ritorno, intanto Al chiama il ragazzo di Kate: “Dov’eri?” chiede. Lui apre lentamente un occhio con l’attenzione ancora quasi completamente catturata dalla lingua di Kate sul suo collo. “In saletta.”
Al apre tutti e due gli occhi tirandosi un po’ su con un gomito.
“Chi c’è in saletta?”
“Luke …”
“Luke chi?”
“Luke coi dread”
“Ah. Poi?”
“Willy, e Adie.”
Sbuffo.
“Ci andiamo?” chiede Al. Nessuno risponde. “oh. Andiamo o no?” insiste. “Senti Al, io sto qui con Billy.” Dice Kate. Sobbalzo. Mi dimentico sempre che il nome del suo ragazzo ha la stessa pronuncia del suo nome. “Ci vengo io in saletta con te.” Dice Millie. “Meg, vieni?” mi chiede. “No … no è tardi missà che vado a casa.” Tutti sanno che per noi non è mai tardi, e soprattutto che nessuno di noi deve tornare a casa, ma per fortuna nessuno mi chiede spiegazioni. Sostanzialmente ci facciamo tutti i cazzi nostri e cerchiamo di non impicciarsi di quelli degli altri. Per quanto mi riguarda in effetti, preferirei farmi spellare viva che finire il pomeriggio in saletta a farmi le canne con Adrienne. Non mi va nemmeno di fare la terza incomoda tra Kate e Billy per tutto il pomeriggio però. Esco da casa di Kate e saluto Millie e Al. Faccio un giro per la città, penso. No. Ripensandoci non mi va. Voglio un posto isolato, dove non incontri nessuno. O dove non incontri nessuno che abbia intenzione di rivolgermi la parola, a volte sono più solitari i luoghi affollati. Mi accorgo di essere quasi in centro, ma non ho voglia di andarci, troppa gente che conosco, così seguo la scia dei miei ricordi. Sempre da soli i miei piedi decidono di continuare a camminare, vagando per tutta Berkley. Dovrei fermarmi e tornare a casa, ma non lo faccio, anche se so benissimo che mi troverò di fronte a ricordi troppo dolorosi. Il peggio è fatto, realizzo che a pochi metri di distanza c’è la casa dove ho trascorso i miei momenti più belli, la sua casa. Di lui, del ragazzo che amo. Con una lacrima solitaria realizzo che sto ripercorrendo una specie di tour de force dei ricordi, dei miei ricordi più belli e più dolorosi. So già che non ci sono santi che tengano per far cambiare idea alla parte masochista di me stessa quando si è messa in testa qualcosa, quindi mi preparo mentalmente a ripercorrere ogni angolo e a ricordare ogni minuto del nostro tempo passato insieme. Tornerò a casa per le nove di sera. Ma dopotutto, una persona sola come sono io cos’altro può fare se non sprofondare volontariamente nei ricordi? Scuoto la testa, pensando a quante volte ho rifatto quella strada, quante volte sono tornata sul luogo del nostro primo bacio. Mi è venuta voglia di tornare anche lì. Tornerò per le dieci.

**

“Ah. Sei tornata?” Evidentemente sì. A volte mia madre parla giusto per dare aria alla bocca.
“Sì.”
“Hai già mangiato?” chiede.
“No.” Non risponde. Evidentemente non c’è nulla da mangiare. Mi mordo le labbra pensando al pranzo solitario che mia mamma avrà sicuramente consumato di fronte all’ennesima telenovelas. Lei non ne ha colpa, non lo merita che io la tratti così, ma non riesco a sfuggire alla delusione che c’è nei suoi occhi ogni volta che mi guarda e so che mi vuole bene, e mi fa ancora più male. Per questo, semplicemente, mi tengo a distanza. Senza una parola mi infilo in camera e accendo lo stereo sgangherato che ho buttato in un angolo sotto tutto il casino accumulato. Accendo una sigaretta, mi sdraio sul tappeto e chiudo gli occhi. Incredibile quanto continuo a cercare di farmi schifo il più possibile per dare un’ immagine al dolore e al vuoto che porto dentro da quando io e Billie Joe non stiamo più insieme. Lo stereo gracchia distante un vecchio disco degli Who. Vaffanculo a Billie e a quell’ammasso di cd con cui mi ha riempito la casa. Possibile che non ci sia una cazzo di cosa che non dipenda da lui? Dio, fumo le sue stesse sigarette. Scatto in piedi. Il suo ricordo mi sta succhiando via la vita. Ma come cazzo faccio a accettare una cosa del genere?
“Te ne vai?” chiede mestamente mia mamma, mentre io spalanco la porta di casa, in preda a una determinazione che non conoscevo più da mesi.
“Sì. Dormo fuori credo.”
Annuisce. Chiudo la porta. Faccio le scale di corsa. E poi mi chiedo dove ho intenzione di andare. Mi blocco in mezzo alla strada e tutta quella determinazione si trasforma immediatamente in tensione. Scoppio in lacrime. Altra cosa che non mi succedeva da mesi. Scoppio in lacrime perchè adesso lo so. Mentre prendo dal pacchetto con mani febbrili un’altra sigaretta, lo so, lo capisco veramente. Non ne uscirò mai. Il suo ricordo mi seguirà per sempre, perchè è inevitabile, perchè lui ha determinato tutto ciò che sono e tutto ciò che diventerò. Sarò così schifosamente depressa per tutta la mia fottuta vita. E tutto ciò ha dell’ironico, in realtà: è colpa mia se ho affidato la mia vita nelle mani di un diciottenne esaltato che passa il suo tempo a suonare Punk e a scrivere testi sulla masturbazione e sulla marijuana. Come dire, avrei dovuto aspettarmelo, avrei dovuto saperlo che i ragazzi che in piena pubertà se la tirano da emblema del “genio e sregolatezza” non vanno molto d’accordo con l’amore. Ma ormai non c’è scampo. Non ne posso più uscire.

**

Respiro l’aria di città a pieni polmoni, camminando velocemente. Svolto decisa in quella stradina sulla sinistra, dove non arrivano neppure i raggi del sole. Ecco, lì. Quella strada che ormai conosco a memoria. Mi fermo di fronte alla porta di legno e tiro due violente ditate al campanello. La porta si apre in fretta e mi appare di fronte il viso tondo di Adrienne. Attimo di reciproche imprecazioni silenziose, poi il grosso labrador di Willy riesce a intrufolarsi tra le gambe di Adrienne abbaiando e saltando con le zampe anteriori sui miei pantaloni, rompendo il silenzio.
“Oh. Sei te. Che vuoi cerchi qualcuno?” mi chiede Adrienne con la solita ostilità.
“No. Voglio solo stare un po’ qui. Mi fai entrare?” dico. E il tono non è quello di una richiesta educata. Lei non dice nulla ma si sposta dalla porta e mi lascia entrare, andando a sedersi sulla poltrona sventrata di cui rimane soltanto la gommapiuma a vista. Dentro come sempre l’atmosfera è nebbiosa, a causa del fumo che aleggia nell’aria, ma la saletta non è troppo affollata per fortuna: ci sono soltanto Willy che russa beatamente stravaccato a pancia in su sul divano, Mary che fissa imbambolata la tv fumando distrattamente una sigaretta, e il cane di Willy che è intento a leccare la mano del suo padrone che ricade abbandonata sul pavimento. E Adrienne, ovvio.
“Ciao Meg.” Borbotta Mary distogliendo appena lo sguardo dallo schermo.
“Ciao Mary.” Rispondo, sedendomi accanto a lei.
“Come mai qui?” chiede.
“Ecco. Me lo chiedevo anch’io.” Interviene tagliente Adrienne.
“Ci dev’essere per forza un motivo?” rispondo io. E in realtà me lo chiedo veramente perchè cazzo sono venuta in saletta a sentirmi i commenti taglienti di Adrienne.
“Beh. Se è così io me ne vado a casa. L’aria si è fatta pesante.” Dice Adrienne prendendo la sua sacca e dirigendosi con decisione fuori dalla porta, salutando il cane con una carezza frettolosa e Mary con un gesto della mano altrettanto frettoloso. “Oh. Grazie a Dio…” commento io, sinceramente felice che Adrienne si sia tolta dai piedi.
“Ma perchè state prese così voi due? Non ho mai capito perchè vi odiate.”
Sospiro.
“Storie vecchie.” Rispondo.
“Abbiamo tutto il tempo… che cazzo c’è d’altro da fare in questo posto?” Ormai devo per forza cominciare a raccontare.
“E’ lei che ce l’ha con me da quando mi sono messa con Billie Joe. La prima volta intendo.” Cazzo. Ma è veramente passato tutto questo tempo? “In pratica lei in quel periodo se lo scopava, ma non stavano insieme, almeno, lui pensava di no, io non lo so lei cosa pensava. O forse mi ha solo raccontato delle balle. Fatto sta che a un certo punto Billie Joe è stato con me e lei si è incazzata e da allora mi odia. Sembra…che faccia tutto quello che è in suo potere per rovinarmi l’esistenza.”
“Già.” Dice Mary e la conosco troppo bene e da troppo tempo per non accorgermi che il suo tono non promette nulla di buono. “Come ha fatto il mese scorso con Billlie Joe, no? Quando stavate ancora insieme…allora era per questo che ti eri incazzata così tanto.” Ecco appunto. Perchè sono venuta in saletta? Non riesco a ricordarmelo…
“Sì. Esattamente.”
“Cos’è che aveva fatto?” Ma lo fa apposta, cazzo?
“Beh sai gli è saltata addosso cercando di baciarlo…”
E quando Billie Joe in preda a un attacco assolutamente inspiegabile di fedeltà le ha detto di non provarci neanche, lei ha cominciato a recitare una nutrita lista dei miei difetti e dei buoni motivi per cui avrebbe fatto meglio a lasciarmi. Ma questo non glielo dico perchè vorrebbe di sicuro sapere tutti i punti della ricca lista di Adrienne e non mi va di renderli pubblici.
“Sì beh. Tra l’altro Billie Joe è sempre andato pazzo per Adie, è stato malissimo quando lei lo aveva mollato, quindi fossi in te lo considererei un gesto di fedeltà notevole.” Commenta Mary. Le spaccherei volentieri la faccia con un pugno. Poi mi ricordo che le voglio troppo bene per fare un gesto del genere. In fondo è lei che mi ha presentato Billie Joe. Va bene. Questo è un punto a suo svantaggio.
“Sì. Boh. Forse.” Ecco lo sapevo mi viene di nuovo da piangere. Cazzo. Non adesso, no, non adesso!
“Meg? Che c’è?” mi chiede Mary. E quando me lo chiede con quel tono non mi trattengo e le vomito addosso tutto.
“Mary mi manca, mi manca da morire, voglio che ritorni tutto come quando ci eravamo appena conosciuti...”
“Beh, Meg, non è facile accettare la rottura così su due piedi.”
“No, io non rivoglio lui…rivoglio me e lui com’era quando ci eravamo appena conosciuti. La nostra storia ha fatto schifo, a parte il primo mese non siamo stati senza litigare nemmeno per una settimana di seguito, nemmeno una volta. Ci siamo lasciati e ripresi almeno sei volte…Voglio…quella freschezza che c’era all’inizio, voglio riuscire ad amarlo di nuovo come lo amavo all’inizio.” Mary si alza e cerca il telecomando, lo trova e spegne la tv
“Se ti manca quella sensazione puoi conoscere qualcun altro. Figurati se Kate con tutta la gente che conosce non riesce a presentarti qualcuno che ti piace…”
“Credi che non ci abbia provato? Non ci riesco non mi interessa nessuno se non è lui.”
Mary sbuffa, più confusa che scazzata, e si lascia cadere di nuovo sul divano sfasciato: “Cazzo. E io che credevo di essere una persona complicata. Vediamo se ho capito bene: ti senti sola ma non vuoi conoscere nessuno che potrebbe potenzialmente piacerti. Primo punto: perchè?”
“Te l’ho detto, perchè io non voglio nessun altro, voglio lui.”
“Beh, sai benissimo che lui non ti odia, ci tiene a te, ti vuole ancora bene. Potresti riprovarci."
Dio, quante volte mi sono ripetuta questo dialogo nella testa “No, non voglio. Non sarebbe la stessa cosa perchè ormai lo so che lui non mi vuole come lo voglio io. Magari mi vuole bene, sì, ma io lo amo.”
“Lo vedi? Vuoi lui ma non lo vuoi! Cazzo, non ti riconosco più, un tempo ti incazzavi, reagivi, non ti saresti neanche sognata di startene qui in 'sta saletta di merda a piangerti addosso. Ma se quello che vuoi allo stesso tempo non lo vuoi come si può fare a farti tornare normale?” mi chiede con veemenza, nel tentativo (fallimentare) di scuotermi.
“Devo trovare qualcuno che amo, che non mi faccia avere paura, con cui fare l’amore. Ma io amo solo lui, quindi la risposta è: niente. Non si può fare niente. Non tornerò mai normale, anzi, questa è la mia nuova normalità.” Fa male ammetterlo, ma è così. Mary desiste: sospira di nuovo e borbotta “Sì. Stai proprio presa una merda. Mi sento in colpa che te l’ho fatto conoscere io quell’idiota. Sembra che tra te e lui non riusciate a fare una cosa giusta neanche pregando.” Che dolce conforto. Mary è fatta così. Fa perfino sorridere. “Che poi mi stavo chiedendo: come cazzo si chiama 'sto cane?” dice grattando le orecchie al cane di Willy. Ha davvero desistito, ha cambiato discorso e non ritornerà su quello vecchio per nessun motivo. Sospiro anch’io: “Non lo so…però ha una coda buffissima.”
“Secondo te…perchè l’evoluzione naturale non fa tornare la coda agli umani?” Decido di seguire il trip di Mary. Metto in fila qualche stronzata da dire, una frase dopo l’altra, finchè non ci addormentiamo tutti, cullati dal lento russare di Willy e accompagnati dalla linea fumosa che si alza dalle sigarette che si consumano tra le dita.


*ANGOLO DELL'AUTRICE*

Heylà! Allora...comincio con lo spcificare che quell'Al che ho nominato all'inizio è Al Sobrante alias John, primo batterista dei Green Day, tutti gli altri (Billie Joe e Adrienne a parte) sono personaggi di fantasia. Spero che questa mia storia vi piaccia, se qualcuno mi segue aggiornerò ogni venerdì più o meno, e sarò puntuale perchè è già quasi interamente scritta.
Sono in ansia per il vostro giudizio, mi raccomando, recensite!
Un bacio, a presto!
Ire
  
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