Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Evilcassy    11/03/2013    8 recensioni
[Così a volte, ma solo a volte, il corvo riportava indietro l'anima perché rimettesse le cose a posto.]
E se avessi agito diversamente? Sarebbe cambiato qualcosa?
Sono arrivata alla conclusione che non sarebbe cambiato niente. Quell’uomo – Loki – sarebbe comunque scomparso nel nulla: non era come il tizio nella stanza a fianco, privato dei suoi poteri, sprofondato sino alle ginocchia nel fango e e nell'umiliazione della sua impotenza.
Forse non saremmo morti, non saremmo stati sepolti nella stessa tomba e non ci saremmo svegliati fianco a fianco.
Ma sono certa che ci saremmo ritrovati un giorno o l'altro, in una dimensione o nell'altra, a scambiarci un ultimo bacio.

GreyRaven e Loki, richiamati dalle rispettive nature, decidono di lasciare gli Inferi e di riprendere i rispettivi cammini.
Ma incappare l'uno nelle trame dell'altro è questione di poco, anzi, pochissimo.
[Sequel di THE SEVENTH]
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'A Seven Heroes Army [The Seventh Saga]'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The Seventh:Winter

The Seventh:Winter

 

PART 4: Backin'

 

Chapt. 4: Scars and Stitches always fade.

 

What a collection of scars you have. Never forget who gave you the best of them, and be grateful; our scars have the power to remind us that the past was real.

[Red Dragon]

 

"Caschi proprio a fagiolo: abbiamo appena deciso di farci una cioccolata calda."

"Grazie ma sono un po' di fretta." Maria Hill si pulisce i piedi sull' Oh no, not you again! dello zerbino e poi varca la soglia dell'appartamento con una valigetta in mano. Dal suo trespolo, Morrigan gracchia un saluto sbattendo le ali e lei ricambia accarezzandole la testina nera.

"...con una valanga marshmellows."

Allarga le braccia: "Se la metti così..."

Natasha emerge dal bagno nel suo accappatoio candido, i capelli avvolti in un asciugamano e la maschera idratante sul viso. "Giornata di manutenzione?"

"Sono tornata stamattina da Mosca. La pelle di questo bel visino non è più abituata a tanto freddo, nè il clima invogliava a farsi una ceretta."

"E hai dovuto prendere un'intera giornata? Dunque è questo il segreto della tua resistenza al freddo? Pensavo fosse merito del tuo addestramento..."

Prendo il brick del latte dal frigo e la bustina della cioccolata in polvere e mi prodigo nella preparazione, non prima di aver allungato un bocconcino al mio corvo per farla smettere di fissarmi con l'occhio critico della nutrizionista che disapprova le schifezze a merenda."Natasha teme che il Falchetto possa perdersi in una foresta troppo fitta."

"Pensavo possedesse una buona vista..."

"Da una certa distanza."

"Ma ad una certa distanza lo considero sesso telefonico."

Eccoci qui, le tre di Sex and the S.H.I.E.L.D. di nuovo insieme.

Maria si toglie cappotto e sciarpa sorridendo e si accomoda sul divano appoggiando la valigetta vicina al tavolino stracolmo di libri e appunti sormontati dal mio nuovo StarkPad: "Ti stai rimettendo al lavoro?"

"Cerco di rimettermi in carreggiata. Stavo anche provando a buttare giù qualche idea per la mia nuova divisa, dimmi che te ne pare." La vedo prendere in mano il mio block notes, alzare un sopracciglio con aria perplessa e voltarlo in orizzontale, prima di girare anche la testa di lato. "Ti sei disegnata le tette troppo grosse."

"Oh, e quello è niente, guarda il bozzetto due e dimmi se non ti sembra un quadro di Picasso." Interviene Natasha dedicandosi alla rimozione dello smalto rovinato dalle unghie.

"Senti, Peggy Guggenheim delle mie ovaie, prendi le tazze che la cioccolata è pronta."

Grumosa e poco densa: ma come cavolo fanno quelli della pubblicità? "Maria, quanti Marshmellows vuoi?"

"Quanti ne hai?"

 

"Dimmi che in quella valigetta c'è un milione di dollari: ho una discreta voglia di fare shopping." La Vice Direttrice si pulisce la bocca dai residui della cioccolata con il tovagliolo e scuote la testa: "Fury è contento che tu sia tornata, ma non così tanto."

"Spilorcio." Libero il tavolino e lei ci appoggia la valigetta, impostando la combinazione e facendo scattare le serrature. "Pronta?" Al mio cenno affermativo apre.

I miei coltelli.

È come se mi avessero tirato un pugno nello stomaco. Le lame e gli intarsi dell'elsa sono rovinati, ed uno è spuntato. Dev'essere quello che...

Involontariamente mi ritrovo a massaggiarmi lo sterno. "Pensavo fossero andati distrutti."

"Sono stati recuperati molto dopo, durante i lavori sulla 59esima. Fury è riuscito ad entrarne in possesso ed ora ha deciso di restituirteli. Beh, li ha lavati, prima."

"Vuoi dire che Fury ha lasciato la lama sporca del mio sangue? Piuttosto macabro come collezionista.Nel freezer che ha, frattaglie dei avversari?"

Maria fa spallucce e si sforza di mantenere un tono calmo e leggero, che l'espressione che mi deve essere comparsa in viso deve essere davvero tremenda: "Non so, non mi ha mai invitato a cena."

Allungo la mano per toccare una delle lame, ma mi blocco. È assurdo: sono le mie armi, le ho considerate prolungamenti del mio braccio e parte integrante del mio potere, ma ora non riesco a prenderle in mano, quasi come se temessi che, da un momento all'altro la lama spuntata possa rivoltarsi contro me e trapassarmi lo sterno.

Di nuovo.

"Forse è ancora troppo presto." suggerisce Natasha, e mi accorgo solo in questo momento di avere la fronte imperlata di sudore. Mi passo il dorso della mano e annuisco piano. A completare il penoso quadro, entrambi le cicatrici si sono messe a pizzicare. "Credo che dopo l'intervento di chirurgia plastica starò meglio."

"Hai intenzione di toglierti solo le cicatrici?"

"...sì, perché?"

La Hill riprende in mano il mio bloc-notes: "Bah, non so... il disegno della tua nuova divisa suggeriva anche altri cambiamenti...!"

"Cretina!" strillo colpendola con un cuscino, grata di questa battuta.

 

"Ah, ragazze quando siete andate da Stark, la scorsa settimana, avevate preso l'Acura TL? quella targata EPG712?"

Natasha accende il phon preferendo spararsi l'aria direttamente nel padiglione auricolare per isolarsi dalla conversazione. Morrigan picchietta il becco contro la finestra ad indicarmi che lei, ad un mezzodemonicidio, non vuole proprio assistere. Io fingo noncuranza ed annuisco: "L'aveva ritirata Clint" pigolo a suggerire che qualsiasi cosa manchi, la colpa non è la mia.

"E che CD c'era?"

Ahia..."Uhm... non lo so, abbiamo solo ascoltato la radio, se non ricordo male. Perché? "

"Ehm… è che non riesco più a trovare quello di Lady Gaga e...beh, me l'ha regalato Hogan quando abbiamo firmato le carte del divorzio... ci tenevo a tenerlo come ricordo."

"Oh, Hill, non dovresti attaccarti a ricordi materiali. Si possono perdere, rompere... Il vero valore, il vero ricordo è ciò che custodiamo nel nostro...uhm, cuore."

"Cuore? Tu dici?"

 

Natasha è appena stata richiamata alla base ed è uscita da pochi minuti. Finisco da sola la mia porzione di ravioli al vapore del Take Away cinese qui sotto e poi mi lascio cadere sul divano decisa ad eliminare ogni traccia di cubismo dal BozzettoDue della mia nuova uniforme.

Con la mia solita grazia da elefante in una cristalleria prendo contro al tavolino e per poco non faccio cadere lo StarkPad; nell’afferrarlo al volo appoggio un dito sull'icona di YouTube, avviando l'applicazione.

Mi torna in mente un brandello di conversazione avuto con Tony e gli altri, a proposito della reazione popolare al mio ritorno, ed improvvisamente i miei bozzetti non mi interessano più. Avvio la ricerca: "Vendicatori. GreyRaven."

Il primo video proposto è tratto dalla CNN.

Si vede solo l'entrata principale della Stark Tower, vetri scheggiati o infranti, uno scorcio della Hall piena di detriti alle spalle di IronMan e Captain America.

I giornalisti sono a pochi metri da loro con microfoni protesi in avanti al di là delle braccia dei quattro agenti che li trattengono a stento, le telecamere alzate ed i flash incessanti delle macchine fotografiche.

Cap ha ancora addosso la maschera, la porzione di viso scoperta è impiastricciata di polvere e sudore, l'angolo esterno dei suoi occhi celesti lucido. Ha un taglio sul labbro ed un braccio a tracollo, la divisa è lacerata e sporca ovunque e un tremore quasi impercettibile nella voce, mentre racconta ad una giornalista circa le dinamiche dell'accaduto. Tony ha lo sguardo assente, quando interviene solo ad aggiungere un tecnicismo circa la distruzione del Tesseract e risponde vagamente sulla sua natura: anche lui indossa ancora l'armatura ammaccata, ma si è ripulito il volto e si è tolto l'elmo.

"Si ha un numero approssimativo delle vittime?"

Entrambi scuotono la testa, ma è solo Cap a proseguire: "Indubbiamente l'evacuazione preventiva che è stata operata, seppure con un anticipo così breve, ha impedito che potessero esserci maggiori vittime. Eravamo preparati, e di questo possiamo solo ringraziare la tecnologia Stark." Gli occhi del Capitano brillano, fatica a mantenere la voce salda: "Di vittime nella 59esima, che al momento abbiamo potuto appurare, sono due: una di loro si chiamava GreyRaven, era un membro della nostra squadra. Ha sacrificato la sua vita, per porre fine a quella del nemico."

C'è un mormorio tra i giornalisti, uno di loro domanda ad alta voce se GreyRaven era 'La Rossa'.

"'Sto coglione" commento ad alta voce. Meno male che Cap è più pacato: scuote solo la testa, e nel farlo una lacrima si stacca dalle ciglia, rotoland lungo la guancia lasciando un solco tra lo sporco. Tony, nel frattempo, inforcato un paio di occhiali scuri ha voltato la schiena ai microfoni ed è rientrato nella Hall uscendo di scena nel più assordante ed invalicabile dei silenzi.

Chiudo il programma, abbandono lo StarkPad tra i cuscini del divano ed incrocio le gambe sul tavolino.

Improvvisamente sento il bisogno impellente di tornare all'azione, di essere stufa di essere stata con le mani in mano in ben due dimensioni diverse. Lo sguardo vaga tra la valigetta - le mie armi, il mio passato  - ed il bloc notes - quello che vorrei ritornare.

Le due cose devono combaciare, ma il solo pensiero di riprendere in mano i miei coltelli mi fa chiudere lo stomaco

La porta che si apre e l'interruttore della luce che scatta mi fanno riemergere dai miei pensieri. Clint mi fissa con un sopracciglio alzato: "Che ci fai qui al buio?"

"Pensavo al mio piano per la conquista del mondo con un esercito di non-morti al seguito."

"Forte. Quest'anno chiedere eserciti in prestito va di moda, e anche gli zombie."

"Oh, hai ragione, troppo mainstream. Dinosauri?"

"Lasciamo indovinare: hai preso la cena dal cinese in fondo alla strada?" Annuisco: "La nuova gestione lascia molto a desiderare come qualità del cibo." Gli lancio un cuscino che respinge con una manata, facendolo volare contro Morrigan che gracchia il suo disappunto e si sposta dal trespolo al mio grembo. "Non dovrai sopportarmi ancora per molto. Io e Nat partiamo stasera, andiamo a finire un lavoro in Turchia che qualcuno ci aveva fatto interrompere."Sparisce nella camera e lo sento aprire armadi e cassetti, preparando la borsa per il viaggio fischiettando.

Saperli fuori entrambi ed io bloccata a far niente mi fa scendere l'umore sotto le scarpe. "Ricordati un souvenir per me" brontolo.

"Sarà fatto. Cercheremo di tornare alla svelta. Tutti interi, si intende, ma temo che non sarà prima di un paio di giorni. Mi dispiace, ma non ceneremo insieme per il Ringraziamento."

"Non abbiamo mai passato insieme il Ringraziamento. Anzi, non lo abbiamo mai festeggiato."

"Questo è vero. Ma magari quest'anno potevamo fare un'eccezione."

Alzo le spalle. "Non importa, Natasha odia il tacchino."

 

La nuova divisa mi sta di incanto: ho sostituito il nero con l'antracite e modificato la disposizione degli inserti di grigio più chiaro. Ho alzato la scollatura di un paio di centimetri per nascondere la cicatrice e mantenuto il nastro nero attorno al collo - uno dei miei 'marchi di fabbrica' - che nasconde il segno di quel morso che mi ha dato i poteri. La vita è stretta in un corpetto antiproiettile: le ali che si estraggono dalla schiena per planare sono più robuste delle precedenti.

Gli stivali, appena sotto al ginocchio, riportano il disegno stilizzato del corvo ai lati e nella versione deluxe sono anche impreziositi da una manciata di borchie.

Un po' Selene di Underworld un po' Black Mamba di Megamind. Ringrazio le ragazze dell'Ufficio del Personale che come sempre hanno dimostrato una perizia ineguagliabile.

"È fantastico, davvero." Mi volto allo specchio: "Il retro è da urlo, avete superato voi stesse."

"La maschera poi la vuoi?"

Faccio spallucce, quella non l'ho proprio decisa. "Forse pensavo di cambiare un po' pettinatura... dite che potrebbe bastare per confondermi?"

"Uhm... "

"Beh, allora dirò che sono la gemella segreta della GreyRaven precedente."

Le due ragazze sorridono un po' nervose: sono evidentemente a disagio di fronte alla sottoscritta, e sembra che i miei tentativi di stemperare la tensione con qualche battuta o mostrandomi naturale ed allegra come al solito cadano nel vuoto, o vengono accolti tiepidamente.

Comprensibile. Porta pazienza, Addison.

Ci vorrà po' prima che le persone accettino che sei potuta tornare indietro - ed altri no - è una cosa naturale, la diffidenza verso qualcosa di sconosciuto.

Ricordi i tuoi professori quando hai dato fuoco ai libri a scuola?

Beh, questa è la stessa cosa. Però versione DVD blu ray deluxe con contenuti speciali.

Bisogna aver pazienza.

Razionalmente, è così.

Però è una scocciatura che stiano tutti sul chi vive quando entro in una dannatissima stanza.

Ad ogni modo, dissimulo il mio nervosismo ringraziando ed infilando nella borsa le divise nuove - versione standard e versione deluxe - e mi avvio verso l'uscita.

 

Fury ha voluto accontentare la mia richiesta di reintegro parziale spedendomi a recuperare l'Articolo 47, un'arma chitaura recuperata dopo gli scontri, che Stark aveva deciso arbitrariamente e senza autorizzazione di tenere come complemento d'arredo. Una volta entrata con un pass falso nella Stark Tower posso agire indisturbata - Capi fuori sede nel pomeriggio del Ringraziamento e si batte la fiacca: tutto il mondo è Paese, sull'Helicarrier si organizzano tornei di COD appena Fury gira l'occhio - e dopo aver recuperato l'articolo l’ho affidato ad uno degli agenti che mi attendevano all'uscita spedendolo da Fury da solo, che mentre mi aggiravo nella Torre avevo visto intravisto qualcuno di mia conoscenze.

 

Sono seriamente tentata di entrare nel laboratorio di botto, ma certi scherzi è meglio non farli a qualcuno con la possibilità di andare in berserk e trasformarsi in un gigante verde.

Mi dispiacerebbe soprattutto per gli arredatori della Stark Tower, che hanno quasi finito il loro lavoro: dev'essere stato frustrante ricominciare da zero per tre volte di fila nell'arco di cinque mesi.

Così mi limito picchietto le unghie laccate sul vetro della porta d'ingresso.

Bruce Banner alza gli occhi dallo schermo del Pc, mi saluta con la mano e mi fa cenno d'entrare. "Buonasera dottore! Lavorare tardi per il giorno del Ringraziamento nuoce gravemente alla salute, lo sai?"

Accenna un sorriso, togliendosi gli occhiali. "Non riuscire a rintracciare un pugno di Gemme potenzialmente pericolose la danneggerebbe molto di più."

"Già. Ma è la sera del Ringraziamento, è il caso di staccare e prepararsi per la cena."

Si stringe le spalle: "Non vado a nessuna cena."

"Stark?"

"A Parigi con Pepper, tornano lunedì. La loro prima mini-vacanza dopo tutto il doppio casino. Ma tu ci fai qui?"

Allargo le braccia. "Baratto di armamenti." rispondo evasiva, ed in fondo non è completamente una bugia: il fucile ad acqua con cui ho scambiato quello dei Chitauri fa la sua discreta figura, posto sul piedistallo. "Ed ovviamente, anche per invitarti ad uscire con me per la sera del Ringraziamento. Potremmo raccattare da qualche parte del tacchino surgelato, scaldarlo al microonde e spaparanzarci sul divano davanti alla TV: ho appena scaricato Sherlock Holmes. Che ne dici?"

Banner mi studia, piegando la testa di lato. Il suo accenno di sorriso non diminuisce mentre si toglie gli occhiali. "Il primo o il secondo?"

"Entrambi. Amo Jude Law."

Sembra valutare la proposta e per un istante ho il sospetto che non accetti, ma poi si infila nuovamente gli occhiali e spegne il computer:  "Nel Bar qui sotto hanno preparato monoporzioni di tacchino take away. Potremmo prenderli lì, se per te va bene."

 

Il Roxie Cafè era un elegante bar-ristorante ai piedi della Stark Tower, che ricavava ottimi profitti dall'avere i tavolini esterni con una perfetta vista della terrazza di lancio da dove Stark si esibisce quotidianamente.

Dopo due attacchi a Manhattan e due distruzioni complete del locale, il proprietario aveva incassato una cospicua cifra dall'assicurazione, rifatto completamente gli interni e scelto un nome più ottimistico come 'Phoenix Café'.

Quattro o cinque cameriere carine e sorridenti, un barman italiano esperto dell'intimo significato della parola 'Aperitivo' e con un culo da cardiopalma, il proprietario alla cassa ed un pasticcere che a dire di tutti faceva la migliore cheesecake del mondo.

Le cameriere non erano cambiate ed il proprietario neppure.

E neppure gran parte degli avventori. Uno, in particolare.

 

Banner ha recuperato una pervenza di buonumore, tanto da mettersi addirittura a scherzare e aprirmi la porta del bar con modi da cavaliere. "Hey Steve! Che ci fai qui?"

L'espressione del Capitano è la stessa di un bambino sorpreso con le mani nella marmellata: Sgrana gli occhi e poi deglutisce il penultimo pezzo dell'enorme fetta di Cheesecake coprendosi le labbra con il tovagliolo, cercando di darsi un contegno e di fornirci una spiegazione plausibile che la marmellata in bocca impedisce.

Nel tavolo vicino una cameriera bionda e bocculta sta sparecchiando. Alza lo sguardo verso di noi, saluta con un timido sorriso di benvenuto, e quando mi vede gettare le braccia alle spalle di Steve e schioccargli un bacio sulla guancia scivola via in tutta fretta con le gote in fiamme.

"Sono appena tornato dal Nevada."

"La base d'addestramento? E di grazia, a cosa si dovrebbe esercitare il SuperSoldato?"

"Beh, veramente... ero io l'addestratore..."

"Oh! Complimenti, Capitano. Benvenuto nel meraviglioso mondo dei dipendenti S.H.I.E.L.D. con doppio ruolo e stipendio singolo."

Steve sorride e ci invita ad accomodarci al suo tavolo gettando uno sguardo oltre la porta della cucina in cui è sparita la cameriera bionda.

"Veramente noi siamo solo di passaggio. Banner mi ha detto delle porzioni di tacchino da asporto e pensavamo di approfittarne: abbiamo organizzato una mini cena del Ringraziamento al volo."

"Se non hai programmi potresti unirti a noi." aggiunge Bruce. "Intanto che ci pensi io prendo una fetta di Cheesecake, ha un aspetto favoloso."

 

Tre fette di Cheesecake, due deliziosi negroni italiani ed un numero di telefono del barman dopo usciamo nell'aria fredda di New York con le nostre confezioni di tacchino ripieno e varie salse d'accompagnamento, il tutto impacchettato in una confezioncina di cartone simil -pasticceria molto carina.

"Toglimi una curiosità" domando a Steve "La cameriera..." Arrossisce così violentemente da strappare una risata anche a Bruce. "Ho già avuto la risposta che volevo!" rido "Gliel'hai chiesto il numero, no?" Steve alza gli occhi al cielo. "Mi sembri Stark" borbotta

"Naaah. Stark ti appiopperebbe una spogliarellista."

"E farebbe più pressione." aggiunge Bruce

"Esatto. Io mi limito a domandarmi come mai tu non colga l'occasione al volo! Andiamo, ti mangiava con gli occhi!"

"Dici?"

"Sì. L'ha notato anche lui." Bruce asserisce, aggiungendo che solo un cieco non se ne sarebbe accorto. Steve si ferma pensieroso e si getta uno sguardo al bar alle spalle "Quindi che dovrei fare, tornare indietro e chiedergli il numero di telefono... così?"

"E che numero vorresti chiederle, quello delle scarpe?"

Alza le spalle. "Magari la prossima volta..."  Banner gli strappa la confezione di tacchino dalle mani, io lo volto verso il bar e lo spingo. "Fila, soldato."

Cerca di opporre una breve resistenza. Poi fa un paio di passi e tentenna finché Banner fa notare che l'attesa lo innervosisce, quindi prende un bel sospiro e si incammina verso il bar.

Riemerge dalla porta mezzo minuto dopo che sto saltellando per l'impazienza. "Allora?"

"Ha finito il turno dieci minuti fa."

"Oh." Banner gli restituisce il tacchino come se potesse consolarlo.

"Forse non è destino..."

"Glielo chiederai la prossima volta. Tanto sei sempre qui..."

L'aria di New York è frizzante e mi stringo il cappotto alla gola. La gente nelle strade si affretta a tornare a casa, a cenare con le proprie famiglie ed i propri amici.

Anche noi.

Avremmo potuto passare questa serata separati, ognuno in compagnia della propria solitudine. Ed invece eccoci qui, tre persone apparentemente diversissime tra di loro. Tre persone con caratteristiche uniche. Tre membri di una squadra.

Una mezzodemone piuttosto focosa che non vede l'ora di mangiare la salsa ai mirtilli.

Uno scienziato con seri problemi a gestire la sua rabbia e con lo stomaco che rumoreggia dalla fame.

Un SuperSoldato che non riesce a cogliere la palla al balzo e a chiedere il numero alla ragazza a cui è interessato.

Io sono fortunata. Sono tornata ed ho ritrovato i miei compagni, i miei amici.

Passerò la serata con due di loro e sarà una compagnia piacevole.

In un angolino della mia mente c'è il nome di Loki, e la sensazione spiacevole che manchi solo lui per poter definire perfetta questa serata.

 

 

“Maestà, ho un dono per voi”

La voce di Amora è un sussurro tra passi di velluto ed il fruscio della seta delle vesti. Ai piedi del trono di Malekith mantiene gli occhi chiari fissi sui suoi, in attesa di un cenno reggendo tra le mani candide un piccolo cofanetto d'oro. Quando la mano dell'Elfo Oscuro si stende verso di lei, l’Incantatrice sale i gradini di marmo e si inginocchia al cospetto del Re di Svartalfheim.

“Che tipo di dono?”

“Un tipo di dono insperato, Sire. Una sorpresa che illuminerà i vostri occhi.” Le dita sottili aprono il cofanetto e l’ovale di una pietra dorata brilla nella penombra gelida della sala, levitando dal cuscinetto di raso: “La Gemma della Realtà. Cercata e trovata per voi.”

Il volto sfigurato dall’ombra di Malekith è una maschera di meraviglia: “E da chi?”

“Da me, ovviamente. Invero, un recupero fortuito, ma quanto mai fausto.”

“Sia lodato il giorno che ti ho accolto in questa corte, Incantatrice. Sei la mia risorsa più preziosa, la mia serva più virtuosa.” Le dita ruvide accarezzano la guancia di Amora facendola sorridere gratificata. Poi il re contempla a lungo la Gemma che fluttua davanti ai suoi occhi, sfiorandola con le spesse unghie grigie. “Le mie intenzioni sono mutate.” Dice infine “Ormai mi conosci, ben sai quanto possa essere impaziente; Voglio le altre Gemme al più presto. Loki ed i suoi piani necessitano di una flemma insensata: I Vendicatori non percepiscono un pericolo imminente e tardano a mettersi alla ricerca delle Gemme. Occorre qualcosa che li sproni a recuperarle con dovuta premura, non credi?”

Amora annuisce, pronta agli ordini. “Ne deduco, Sire, che abbiate già in mente qualcosa”

“La cupidigia di Asgard ha riempito le sue cripte dorate di preziosi tesori. Me ne occorre uno di enorme potenza, capace di scatenare caos e distruzione. La miccia che solleciterà i midgardiani a trovare le Gemme. E che ci permetterà di riaverle in mano quanto prima.”

“Desiderate dunque porre fine all’alleanza con Loki, mio Signore?”

“Diciamo che preferisco accantonarla momentaneamente.” Malekith le accarezza il fianco, a sottolineare la sua bramosia. “Intendi ciò che ti sto chiedendo di fare?”

La piega delle labbra di Amora si fa più evidente, gli occhi le si illuminano. “Certo, mio Re. Ma necessiterò di grande magia, per portare a termine questo compito. Permettetemi di attendere la notte più propizia per la mia intrusione, e di utilizzare questa Gemma. Smanio dalla voglia di servirmi di tale potere.”

 

 

“Hey, I just met you, and this is craaazy, So here’s my number, Join S.H.I.E.L.D. maybe!”

“Borgo, il tuo ritorno come operativa non passa mai inosservato, non c’è che dire.”

“Rilassati, Hill. Sono solo estremamente contenta che la mia prima, vera missione dal mio ritorno in grande stile sia andata così bene. Secondo me prendo l’aumento, questa volta.” Canticchio tamponando i capelli con l’asciugamano. “Me lo merito, no?” Mimo un balletto uscendo dalla zona docce avvolta nell’accappatoio, mentre la Hill traffica con il suo armadietto e ne estrae lo zaino d’ordinanza. “Ed ora che fai, parti tu?”

“Già, controllo di routine alla base in Alaska. Ogni tanto dobbiamo farci vedere o quelli lassù giocano a carte tutto il giorno.”

“Strip poker per la precisione, l’ultima volta li ho umiliati.

“Barando.”

“Dettagli.” Riaccendo il cellulare personale: quando siamo in missione siamo obbligati a lasciarlo alla base, spento, e ad utilizzare solamente quello che ci viene assegnato.

Nessuna chiamata, solo un messaggio da Nat che mi avvisa di una bolletta da pagare. Affettuosa.

“Romanoff ancora in missione?”

“Rientro previsto tra quarantotto ore.”

“Barton?”

“Appena ripartito.”

“… Non la prenderà bene.” Una pila di roba cade dall’armadietto della Hill, praticamente sotterrandola tra le imprecazioni. E poi la disordinata sarei io penso aiutandola a raccattare le cose qua e là. Un I-pod, una ricetrasmittente, quattro caricatori, la scatola di petardi sequestrata a Clint la scorsa settimana, svariati pacchetti di Chewing-gum e un libro.

Oh, toh, avrei bisogno di qualcosa da leggere per svago. Di che si tratta?

Volto la copertina per leggere il titolo e scoppio a ridere, mentre Hill alza un sopracciglio seccata e me lo strappa di mano.

Cinquanta Sfumature di Grigio? Chi poteva sospettare che la coriacea Vice di Fury fosse un’avida lettrice di romanzetti romantici?”

“Cretina” sibila colpendomi in testa: “L’ho letto solo per il porno.”

Me lo riprendo. “Ma davvero? Ho letto le recensioni: pare sia scadente, banale e ripetitivo. Oltre che orribilmente antifemminista.”

“Non ho detto che è stato di mio gradimento.”

Faccio spallucce ed infilo il libro nella tracolla: “Tant’è, non ho di meglio da fare da qui al ritorno della Romanoff, e di sicuro sarà una iena, dato che non avrà Clint in giro. Leggerò un po’ di porno scadente per rilassarmi.”

 

In realtà non ho eccessivamente voglia di mettermi a leggere in un angolo da sola. L’adrenalina mi scorre ancora nelle vene e sento il bisogno di scaricarmi: Inforco così la Monster e mi dirigo alla Stark Tower, dove ho libero accesso a quella che Pepper ha chiamato ‘Avengers Gym’, l’attrezzatissima palestra a nostro esclusivo uso e consumo e con la vetrata aperta nella più spettacolare delle viste su Manhattan. A quest’ora, in genere, è proprio Pepper a prendersi una pausa dal lavoro e dal sopportare Stark e ad utilizzarla: un paio di chiacchiere del più e del meno e un tapis roulant sono proprio quello che ci vuole. Anche perché vorrei indagare su quello che è successo a Parigi il mese scorso: da quando sono rientrati, lei e Tony battibeccano più del solito.

Oppure, se sarò fortunata, incontrerò Steve a cui potrei proporre di condividere l'utilizzo dell’Avengers Spa che si trova sullo stesso piano.

È vero che ormai si è disinteressato a me, ma gli occhi della sottoscritta son fatti per guardare e Steve in costume da bagno è uno spettacolo che fa aumentare le diottrie.

 

Trotterello per i corridoi della divisione scientifica della Tower con l'intenzione di andare a salutare Banner, ma trovo il suo laboratorio vuoto e sospetto che lui e Stark siano a fare i ScienceBros da qualche parte.

Al di là della saletta ricreativa dei Nerd però c’è il laboratorio di Jane e Selvig, dove stanno lavorando sulle equazioni per i wormholes e a detta di Stark, ci stanno quasi riuscendo.

Oh, toh, e c’è Jane dentro: dato che con lei non ci sussistono problemi di mutazioni improvvise e pericolose, piombo dentro senza preavviso.

Delusione: non ha neppure un mezzo sussulto, essere la fidanzata di Thor ormai deve averle temprato il sistema nervoso. "Sai che stavo cercando proprio te?" cinguetta “Ho quasi finito, stavo rimettendo in ordine.” Jane è una maniaca della precisione: ogni sera prima di andarsene fa un check up completo delle attrezzature, un backup di tutti i backup dei suoi propri file e sistema i suoi strumenti in ordine di grandezza o di capacità. Quando, il mattino dopo, li ritrova in parte spostati la colpa in genere è colpa mia e di un improvviso attacco di noia ed impazzisce. Non mi ha ancora scoperto, crede sia Stark.

“Ti va un caffè?”

Accetto volentieri. “Il Dottor Selvig è già andato?”

“Sì, è uscito in anticipo con il dottor Banner e Stark. Darcy si è presa un giorno libero. Sono tutta sola in mezzo alle mie scartoffie.”

“Un paradiso, eh?”

“Diciamo che in certi generi di progetti la calma e il silenzio sono molto apprezzati dalla mia concentrazione.”

Piccola frecciatina: la settimana scorsa ho crackato lo starkphone di Darcy e le ho impostato come suoneria la Llama song che partiva ad ogni chiamata, messaggio o avviso anche a suoneria spenta. Per farlo smettere è stato scomodato Tony Stark in persona, che in trenta secondi ha resettato il sistema operativo e ha scoperto l'identità dell’hacker.

Parliamo del più e del meno finché altri due colleghi del laboratorio a fianco entrano per chiedere una strumentazione. Jane non ne è felicissima: odia prestare in giro le sue attrezzature, soprattutto quelle che ha costruito lei stessa, ma si sente in dovere di farlo, per scientifico spirito collaborativo, e accetta con una piccola smorfia.

Mentre i due si prodigano per prendere l’attrezzatura e lei è distratta estraggo dallo zaino il libro della Hill e lo appoggio in cima ad una pila di riviste scientifiche sul tavolo vicino al passaggio dei due: come da copione, camminandoci vicino urtano la pila facendo cadere tutto e causando lo sbuffo innervosito di Jane. “Non preoccuparti, raccolgo io” mi propongo chinandomi a terra. Fingo sorpresa a trovare il libro e lo alzo: “Ohhh… Dottoressa Foster, non avrai mica bisogno di ispirazione …!”

Fare scherzi a Jane mi da più soddisfazione di altri.

Perché riesco a farla AVVAMPARE in un modo quasi immorale. E gli altri due topi da laboratorio se ne escono ghignando.

“Questa me la paghi.”

“Andiamo, era uno scherzo!”

“Ho una reputazione da mantenere, qui dentro. E non sono neppure così stupida da lasciare libri simili in giro per il laboratorio.”

“Hai ragione, tu hai il Kindle. Potevi dare la colpa a Darcy.”

“Darcy non leggerebbe mai quelle stupidaggini.”

“Allora dai la colpa a Selvig.”

“Neppure Selvig.”

“…sicura?”

“...beh...”

Riprendo il libro e lo infilo di nuovo nella tracolla, spiegando da dove l'ho preso. “Ciò non toglie che me la pagherai.”

“Tremo di paura.”

“Questo venerdì.”

Alzo un sopracciglio. “Scordatelo. Sarà il 21 dicembre, ricordi?”

Lei alza le spalle: “Hai un appuntamento con i Maya, per caso?”

“Più o meno. Una festa a tema in un locale a Soho, e mi sono già preparata il costume.”

“Qualcosa di simile a quello famoso del Giubileo di tuo cugino?”

“Ho aggiunto delle piume e una testa mozzata da tenere in mano.”

“Finta, spero.”

“Dipende da quante astrofisiche cercheranno di impedirmi di partecipare alla festa.”

Lei sbuffa e mi invita a sedermi. “Questo venerdì ricorrerà la festività dello Yule, sai cos’è vero?”

“Il ballo in Harry Potter e il Calice di Fuoco?”

“Ah ecco dove l’avevo già sentito…” borbotta: “No, è una festività molto ma molto importante, legata al solstizio d’inverno e…”

“C’entrano i Maya?”

“No.”

“E allora non me ne frega niente.”

“Stiamo parlando del calendario asgardiano.”

“C’entra un’ipotetica fine del mondo?”

"No. O almeno non credo."

“E allora non è il mio campo.” Faccio per alzarmi ed uscire ma lei blocca la mia fuga respingendomi: mi ritrovo seduta su una sedia senza che riescire ad opporre resistenza. Che abbia preso lezioni da Natasha in mia assenza?

Recupera contegno e una parvenza di serietà, quando con voce solenne annuncia: “Sei formalmente invitata al banchetto di Yule. Ad Asgard.”

Sbatto le ciglia. Due volte. “Scordatelo.”

Non si arrende, incrocia le braccia e mi rivolge uno sguardo minaccioso: “Facendo così mi costringi ad informarti che l’invito è stato espresso dai Reali in persona, non puoi sottrarti.”

“Oh sì che posso.”

“No. Anche perché Thor provvederebbe a portarti anche contro la tua volontà.”

“Sempre più democratici lassù, eh?”

“Senza contare che la tua presenza sarebbe molto gradita a Loki.”

“Ah. E te l’ha detto lui?” Jane annuisce. Troppo velocemente. “Fai schifo a mentire, lo sai?”

“Ascolta, parliamoci chiaro: mi hanno incaricato di convincerti a venire. Io devo partecipare, in quanto fidanzata ufficiale di Thor – e perché una certa guerriera a caso approfitta di qualsiasi occasione per cercare di rubarmi il ragazzo da sotto il naso  – e tu parteciperesti come…”

“Come cosa? Io e Loki non siamo fidanzati.”

“Siete stati sepolti insieme. In genere basta meno per dichiarare una coppia.”

Scuoto la testa: “Sono un pochino in rotta con lui. Hai sentito dello scherzo che mi ha fatto, e poi non si è più rifatto vivo e …”

“Dev’essere un vizio di famiglia. Quante volte non ho notizie di Thor per intere settimane e…”

Non sono fratelli.”

“Oh, non ti ci mettere anche tu!” Jane batte un piede a terra, inizia a stizzirsi. “Ascolta: Prima di tutto mi devi un favore, per quello che è successo prima. Secondo: magari non hai pensato che tutto questo possa essere un problema di incomprensione fra di voi e…”

“Jane, smettila. La strizzacervelli sono io, se permetti. E non c’è nessun problema di incomprensione: Loki è stronzo, lo so perfettamente. Spiegami piuttosto perché stai patteggiando così disperatamente per noi due: desideri così tanto la sottoscritta come pseudo cognata?” Alza le spalle. “Lo fai per Thor?”

“Io…  beh sì. Ma non ti spingerei se non pensassi che la cosa potrebbe nuocerti. Non sei una ragazza comune, non ci caschi nella trappola. Tu crei le trappole. E magari… magari a frequentarti Loki potrebbe… non lo so, come si dice, rinsavire? Guarire? Tornare normale?”

“Hey, d'accordo con la resurrezione, ma la licenza per i miracoli non l'ho ancora presa.”

“Quello che voglio dire è che sono sicura che tu cerchi di aiutare Loki. E magari ci stai riuscendo davvero. Ed un Loki che non fa danni è un Loki che non rende Thor tormentato, triste od occupato a massacrare eserciti alieni mercenari. Cosa che si ripercuote sulla mia sanità mentale.”

Improvvisamente mi è venuto mal di testa: mi massaggio le tempie e sospiro. Mi si siede accanto, decisa a battere il ferro finché è caldo: “Io c’ero, quando Loki ti ha vista; è qualcosa che non mi scorderò mai in tutta la mia vita. Ti fissava e ti sfiorava, ma senza piangere o urlare: Era come se si stesse sgretolando, pezzo dopo pezzo. In un qualche suo modo strano e forse quasi perverso, deve tenerci davvero a te; non so poi cosa sia successo realmente tra di voi ma… quella volta…. so che cosa ho visto. E se non mi credi, prova a chiedere a Pepper: era d’accordo con me, siamo state noi due a spingere Fury per concedere il permesso a Thor di seppellirti su Asgard.”

Istintivamente mi porto la mano al petto, la punta delle dita a cercare la cicatrice: “Tu e Pepper mi avete...”

“Te lo ricordi?”

“No. Credo che per me fosse già finita. O quasi. Non ricordo nulla al di fuori di…” Le cicatrici pizzicano e lascio le tempie per massaggiarmi lo sterno. “Facciamo così: io ti accompagno, ma solo perché ti devo un favore e per ripagarti dal dispetto di prima.”

“Grazie.”

“Ma a tre condizioni: una, che posso vestirmi come mi pare e piace.” Jane accetta, purché faccia vomitare di bile Sif. “Non mancherò: ho giusto un vestito nuovo da mettermi. Hai presente La Mummia - il Ritorno? Sì?  Ecco, ho preso spunto da Anck-su-Namun."

"Oh, per la miseria...! Senti, Odino credo abbia una certa età e..."

"Lasciami finire. Due: nessuna ‘presentazione ufficiale’ di me e Loki insieme.”

“Frigga non la prenderà bene…”

“Tua la suocera, tuoi i problemi. E terzo: non una parola con gli altri. A Clint verrebbe una crisi isterica e non potrei sopportare le battute di Stark.”

Pondera le mie proposte tamburellando le dita sui jeans, poi allarga le mani in segno di resa.

A queste condizioni, una serata del genere potrebbe essere quasi accettabile.

Quasi.

Ad ogni modo, ho un conto in sospeso con Loki ed uno dei due deve affrontare la situazione.

Ed io ho tutta l'intenzione di fargli esplodere i timpani.

 

 

===========================================================================

Con questo aggiornamento sono decisamente in ritardo, chiedo venia ma vengo da una settimana allucinante dal punto di vista lavorativo. Vedrò di non tardare ulteriormente.

Grazie, Grazie ancora tantissimo per tutte le recensioni, i 'mi piace' ed i preferiti che state facendo piovere sulla mia testa.

Continuate, vi prego, il mio ego è molto ballerino... :D

Scherzi a parte, come sempre ricordo che critiche costruttive sono sempre accette!

Grazie ancora, alla prossima,

EC

 

PS: Citazione iniziale da Red Dragon (Si, la frase la dice proprio il Dr Lecter ovvero Anthony Hopkins ovvero ODINO). Il titolo è tratto dalla canzone Scars and Stitches dei Coldplay.

 

Alla prossimaaa!

 

 

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Evilcassy