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Autore: AlexBrightStar    24/03/2013    1 recensioni
Lei sarebbe tornata da lui, credeva.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Beth non aveva voglia di passare l'estate come aveva fatto gli anni precedenti in città.
Spesso andava in piscina, tuttavia in quella microscopica città non ce n’era una. Ma nemmeno privata, Beth non ci metteva nulla a scavalcare cancelli o recinti, a volte rubava. Il più delle volte faceva da palo, poiché doveva dei favori a quelli che organizzavano i furti. Poi erano i suoi unici migliori amici, doveva farlo per loro.

Passava le giornate a studiare, stranamente, non voleva essere bocciata. Tim lo vedeva qualche volta la mattina, ma dopo l’incontro sotto la pioggia praticamente non si parlarono più per settimane.

Stava camminando a passo veloce, non voleva che nessuno la fermasse o salutasse, quella sera di fine estate. Non aveva ancora litigato con nessuno, voleva solo andare in uno dei suoi “posti segreti” che ancora non aveva visitato.

Le mani nelle tasche del giacchino, la testa e lo sguardo basso per non essere notata. I capelli neri le coprivano metà volto. Dato che non guardava avanti, ma solo dove metteva i piedi, andò a sbattere contro una ragazza. Sentì un risolino fastidioso, roteò gli occhi.

Non alzò lo sguardo nemmeno un secondo, si scansò e proseguì.

-Hei!- sempre una voce femminile la chiamò da dietro. Si girò, alzò lo sguardo e vide una bionda vestita completamente in rosa. Era una delle nuove, sicuramente.

-Sei nuova, vero?- disse un’altra. Quella non era nuova, Ellie la conosceva benissimo, e l’aveva odiata tantissimo un tempo.

-No, sono Ellie.- Cercò di pronunciare quelle parole con tutta la rabbia e l’odio che avesse dentro. I suoi occhi mostravano tanto odio e rancore che Ellie se li sentiva in fiamme.
Ovviamente l’odiosa era rimasta scioccata, non se lo aspettava. Ellie riabbassò la testa non nascondendo un ghigno soddisfatto, poi proseguì per la sua strada.

Attraversò un ponticello, poi fece un tratto di bosco che ricordava a memoria, poi arrivò davanti ad un albero, il suo albero, o meglio, quello suo e di Tim.
Quando si ritrovò davanti una massa di ragazzi, vecchi e nuovi, insieme a gallinette bionde, pensò di aver sbagliato posto. Così si guardò un attimo intorno.

 No, era impossibile, lei conosceva a memoria ogni angolo di quella città microscopica, comprese le campagne vastissime.
Quello era il suo albero. Solo suo. Che diamine ci faceva tutta quella gente lì?
Forse qualcun altro aveva scoperto il posto, ma era praticamente impossibile cavolo. E poi Tim aveva il compito di… no, ovviamente non l’aveva protetto. Insomma, era diventato grande, pensava al lavoro e alle ragazze. Chissà quante biondine aveva portato lì…

-Beth!- vide Tim agitare una mano. Voleva andare via, non aveva mai amato la confusione, quando era lucida, o c’era troppa luce o non ci fosse nessuno spacciatore. No, quel clima non le piaceva.
Fece finta di non vederlo, quindi si girò per tornare a casa sua.

-BETH!- sentì nuovamente Tim chiamare il suo nome. Fu costretta a voltarsi, poi a dirigersi verso di lui.
5 minuti e sarebbe andata via. Sembrava una festa organizzata dalle ochette della sua classe, non una di quelle a cui di solito andava quando abitava in Tennessee. Non c’erano così tanti ragazzi prima, molti erano nuovi. Erano quasi tutti nuovi. Molti dei vecchi nemmeno c’erano.

-Dimmi.- Beth cercò di forzare un sorrisetto, almeno un po’ divertito. La cosa fu difficile, quando notò che era seduto su una radice del suo  albero, con seduta sulla gamba destra un’ochetta bionda. Si sentì profondamente tradita, ovviamente lei si aspettava sempre il peggio, da tutti. Pensava di non essersi fidata di Tim, non troppo. Invece si era fidata ciecamente di lui, e l’aveva… delusa.

-Come ti sembra la festa?- le domandò, giocando con una ciocca di capelli della bionda. Cercò di non fissare troppo i movimenti della sua mano, e soprattutto cercò di evitare i suoi occhi.

-Bella, davvero bella. Solo che non mi sento tanto bene, quindi penso che andrò via presto.- cercava sempre di sorridere, mentre si massaggiava lo stomaco, recitando.

-Posso presentarti un po’ di gente nuova, prima che tu vada. Ah, comunque piacere io sono Denise. Io e Tim stiamo insieme da due mesi.- sentì squillare la vocetta irritante della biondina slavata-fisicoperfetto. Sembrava un cheerleader, che troia. Poi perché aveva aggiunto che stava con Tim da due mesi?! Insomma, a Beth non importava, non importava a nessuno… POTEVA TENERSELO PER LEI.

-Non penso che sia una buona idea…- Beth stava già indietreggiando, pronta ad andare via.

-Dai, sarà divertente!- cercò di controllare il tic che le era venuto all’occhio quando quella biondina parlò nuovamente. Odiava la sua voce squillante.

-Ok, facciamo una cosa veloce però.- pur di non sentire ancora la sua voce replicare decise di assecondarla.
Roteò gli occhi, mentre Tim la guardava aggrottando le sopracciglia. Forse si aspettava di trovare Beth, in vece aveva trovato una fattona acida che odiava la razza umana e passava i suoi pomeriggi a suonare.

La bionda si allontanò, Beth la vide parlare con un gruppo di ragazzi, poi voltarsi verso di lei, indicandola.

-Beth ma cosa ti è successo?- Tim sgranò gli occhi, osservandole il braccio.

-Nulla, sono cambiata. E mi sembra che anche tu sia cambiato tanto, come questo posto del resto, no?- evitò di mettere parolacce ogni due parole, per sembrare più educata.

-Non sono cambiato. Non così tanto. Come te le sei fatte quelle?- sapeva benissimo di cosa stesse parlando, delle cicatrici sul suo braccio. Indossava sempre giacchini scuri, come quella sera. Solo che facendo particolarmente caldo si era alzata le maniche.

-Ero ubriaca, mi sono svegliata e avevo il braccio in questo stato.- disse come se fosse la cosa più naturale del mondo. Ovviamente mentiva, ma non voleva che le facesse troppe domande.

Si era seccata di aspettare la bionda, così si voltò e se ne andò. Quella sarebbe stata l’ultima volta che sarebbe andata sotto il suo EX albero.

Si diresse verso casa a passo svelto, sempre con i capelli neri che le coprivano metà volto, tirando con gli anfibi scuri calci a tutto ciò che trovasse, calpestando ogni fiore. Si legò il giacchetto in vita.

Suo padre non era in casa, nessuno era in casa. Perfetto. Probabilmente erano usciti per cena. Forse quindi sarebbe rimasta sola a cena. Era stupendo cenare da sola. Diceva sempre.

Aprì il frigo, prese quello che trovò e iniziò a mangiare. Una vaschetta intera di gelato, due pacchetti di patatine e due bottiglie di birra. La birra in quel posto era ottima, doveva ammetterlo.
Seduta sulla sedia della cucina, con i piedi sul tavolo in legno scuro, si guardava intorno.
L’arredamento era cambiato, la tv più moderna, parecchi tappeti erano spariti, i divani erano diversi, il frigo era più grande e moderno. Non la sentiva più casa sua.

Si alzò e andò con una bottiglia di birra verso le scale che ancora scricchiolavano. Si chiuse in camera sua, l’unico angolo della casa che, forse per pigrizia, non era stato modernizzato.

Andò con la bottiglia verso il balcone, fissò un attimo la terrazza della villa difronte, poi, stando attenta a non far cadere dalle mani la bottiglia di birra, si arrampicò sul tetto e si mise a sedere, con le gambe al petto.

Prese a canticchiare una vecchia canzone, che le aveva insegnato nonno Joe quando era bambina. Tra un sorso e l’altro si faceva scappare qualche sospiro.
Fissava la luna, mentre si domandava che ore fossero, ormai doveva essere parecchio tardi.

Quando abbassò lo sguardo vide Tim rientrare in casa seguito dalla biondina, sapeva già cosa avrebbero fatto. Sentì una voragine aprirsi nello stomaco e risucchiarle tutto quello che aveva dentro.

Li vide entrare in camera di Tim, dalla finestra che conduceva al terrazzo. Lui la buttò sul letto, a quel punto Beth chiuse gli occhi e fiondò la testa tra le gambe, magari si sarebbe addormentata lì.

Si spinse le gambe maggiormente contro il petto, urtando la bottiglia di birra, che stava rotolando giù dal tetto. Si sporse per prenderla, ma era già lontana quando allungò il braccio.
Si mise in piedi, cercando di non perdere l’equilibrio, fece qualche passo e poi si allungò verso la bottiglia verde.
Il tetto era vecchio, una mattonella cedette sotto il peso di Beth, facendola scivolare. Riuscì ad aggrapparsi in tempo ad un angolo del tetto. Cercò di arrivare con le gambe sulla ringhiera del balcone, ma era troppo lontana.

Merda!

Chiedere aiuto non era nel suo stile. Cercava un modo per togliersi da quella situazione, quando sentì le braccia che si stancavano, e le dita che sudavano, facendola scivolare lentamente.
Cercò nuovamente di arrivare al balcone, ma non era abbastanza lunga.
Sentì la finestra della villa di Tim aprirsi, probabilmente sentivano caldo in due. Sperava che non la notasse, nel buio. O che non guardasse nemmeno fuori.

Stava per girarsi e tornare dalla bionda, quando la bottiglia di birra cadde sul balcone di Beth, rompendosi.
Il rumore fece sobbalzare Tim, che ovviamente notò Ellie.

-Oddio Beth! Ma che cazzo fai?!- urlò. Ellie fu pervasa da una sensazione di piacere, quando lui si accorse di lei. Aveva avuto paura, doveva ammetterlo.  E doveva anche ammettere che, in fondo, sperava che Tim l’aiutasse.

-Sono scivolata, non vedi? Testa di cazzo!- eccola che partiva con gli insulti. Le dita sudavano sempre di più, stava perdendo la presa. Tim doveva sbrigarsi se voleva salvarla.

-Sei proprio una deficiente.- pensò ad alta voce Tim, mentre dal suo terrazzo passava sul cornicione della casa di Beth per ritrovarsi sul suo balcone. Si arrampicò velocemente sul tetto, afferrando Ellie per le braccia, tirandola su velocemente. Come fosse un piuma.

-Idiota.- Ellie si asciugava le mani bagnate di sudore sulle gambe infreddolite, guardando in basso. Solo quando alzò lo sguardo, si rese conto che si trovavano sul terrazzo di lui, soli.
Notò che la bionda era sparita, e che Tim non se ne preoccupava minimamente.
  
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