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Autore: Heaven_Tonight    27/03/2013    20 recensioni
“Ikkunaprinsessa”. La Principessa alla Finestra.
C’era lei, Lou, in quel ritratto. C’era lei in ogni suo respiro, in ogni cellula o pensiero.
La sua anima, il suo cuore, le sue speranze mai esposte, il suo amore e la sua fiducia in esso in ogni piccola e accurata pennellata di colore vivido.
C’era lei come il suo caro Sig. Korhonen la vedeva.
Al di là della maschera inutile che si era costruita negli anni.
I capelli rossi e lunghi che diventavano un tutt’uno con il cielo stellato.
L’espressione del suo viso, mentre guardava la neve cadere attraverso la finestra, sognante, sorridente.
Lei fiduciosa e serena. Col vestito blu di Nur e la collana con il ciondolo che un tempo era stata di Maili.
Lui aveva mantenuto la sua promessa: le aveva fatto un ritratto, attingendo a ricordi lontani.
L’aveva ritratta anche senza di lei presente in carne e ossa. Meglio di quanto potesse immaginare.
Cogliendo la sua vera essenza.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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testo.

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Capitolo quattordici

"I'm Mine"






Seguì lentamente l'hostess inferocita sedendosi sul bordo del letto mentre questa tirava fuori dall'armadio metà degli abiti, buttandoli furiosa accanto a Lou, sfiorandole la testa.

«Quindi stasera uscite? - chiese Lou schiarendosi prima la voce – E a che ora?»

«Passa a prendermi alle undici – ringhiò a denti stretti – e se solo osa guardare un'altra donna, non vedrà l'alba!»

Lou scoppiò a ridere per tornare subito seria quando Nur la incenerì con gli occhi, girandosi come un' arpia.

«Ehm... non pensi di esagerare? Sono sicura che stava scherzando, Nur.

Julian è una persona schietta e semplice, un burlone allegro: se avesse voluto offenderti non ti avrebbe invitato.»

«Veramente, sono stata IO ad invitare lui! - precisò lei alzando all'altezza degli occhi un microabito rosso di pizzo – Questo va bene.»


Lou osservò titubante la scelta ma preferì rimanere in silenzio onde evitare inutili spargimenti di sangue: scherzare in quel momento con Nur e il suo ego ferito non era per niente raccomandabile.

«Che ne pensi? - le agitò sotto il naso la pezza che lei chiamava abito – Può andare bene?»

Lou ponderò con calma le parole contando fino a dieci prima di risponderle con un tono di voce basso e dolce.

«Perché non metti quella maglia blu scuro e i jeans che hai comprato l'ultima volta? - provò sfoderando un sorriso a trentadue denti – mi piace come ti sta quel colore: il blu mette in risalto i tuoi colori e poi i jeans ti fanno un sedere da paura.»

«No. - fu la risposta secca – Mi ci vuole un abito sconvolgente, che metta tutta la mercanzia in mostra. Voglio che non appena mi vede gli rotoli fuori la lingua e la trascini per terra tutto il tempo.»

«Nur, non hai bisogno di scoprirti per sconvolgere un uomo.»

Come far capire alla sua amica che era bellissima anche con una semplice t-shirt?
Improvvisamente pensò che Nur fosse più insicura di se stessa di quanto volesse far intendere.

Perché aveva sempre timore di non mostrarsi se non era impeccabile e bellissima?

La sua sicurezza stava nel rendere insicuri gli uomini?
Apparendo super sexy forse voleva intimidirli e apparire inaccessibile.

«E invece sì. Loro non guardano quello che ho dentro, sta' sicura: a loro non interessa neanche che io parli, basta che sia perfetta e che possano mettermi in mostra, vantandosi con gli amici.» - disse con tono amaro, gettandole uno sguardo duro.

«Ma non è vero! Tu non sei una bambolina! Che ti prende? Che sono questi discorsi?»

Lou era allibita. Che storia era mai quella? Da dove usciva fuori che lei non era che una cosa da mettere in mostra? E i discorsi che le aveva fatto solo poche ore prima sul non essere l'oggetto di nessuno?
Valeva solo per gli altri?

«Nur, ma che diavolo dici?»

«Lascia stare... - la sua amica prese un secondo abito ma appariva meno combattiva ora, come svuotata – Non so cosa mettermi!»

«Ma se hai un'intera boutique: prova quella camicia di seta bianca trasparente. È sexy e casta allo stesso tempo, ci metti un bel reggiseno prezioso dei tuoi sotto e sarai perfetta!»

«Non mi convince... con cosa la abbino poi? - osservava sconfitta il suo enorme armadio che straripava di abiti di ogni tipo, colore e stile – Non sono come te che sto bene con la roba semplice e tutti si innamorano lo stesso...»

«...»

Questo era troppo! La Dea dell'Amore e del Sesso che aveva crisi di autostima non si era mai vista!
Si chiese cosa potesse aver scatenato l'insicurezza incrollabile e inossidabile di Nur.


«Nur, ascoltami... guardami. – la girò verso di sé, prendendola per le braccia sottili e scuotendola – Qualsiasi cosa tu metta, QUALSIASI, ti sta d'incanto! Ma smettila di combinarti come se dovessi partecipare sempre ad un Red Carpet! Non ti serve quella roba da pornodiva stasera! È una serata tra amici che vanno a bere qualcosa!

Vuoi stare comoda e divertirti vero? Allora quei jeans nuovi e la camicia bianca, con le tue scarpe preferite andranno più che bene... e se i tuoi propositi iniziali di questa serata andranno a buon fine, penso che qualsiasi cosa tu scelga te lo terrai addosso ben poco tempo!» - le strizzò l'occhio ridacchiando.

«Va bene... - rispose l'altra poco convinta – Non so neanche perché ti do retta.»

«Perché sono tua amica e sai che ho ragione! Avanti! - le diede una spinta verso il bagno – Ora fatti una bella doccia rinvigorente e poi pensiamo a tutto il resto, ok?»


Nur si diresse silenziosa in bagno, mentre Lou rimetteva in ordine tutti gli abiti che la sua irruenta coinquilina con crisi di autostima, aveva buttato alla rinfusa; lisciò le innumerevoli stoffe colorate e setose.

Nur aveva davvero un'infinità di abiti tutti colorati e vistosi e costosi, che le stavano sempre a pennello... tirò fuori un abito blu notte con il corpetto a cuore, senza maniche o bretelle.

Non lo aveva mai visto indosso alla sua amica: il bustino tempestato di minuscoli cristalli trasparenti e irregolari lo facevano somigliare ad un cielo stellato.

Stretto in vita, cadeva morbido e liscio fino a metà coscia: decisamente troppo corto per lei!

La stoffa era sottile e leggera, vaporosa.


«Che bello!»

Si chiese come sarebbe stata lei con un vestito del genere addosso e immaginò la faccia del suo finnico. 

«Che stupida! Non fa per me questa roba!» - si riscosse rimettendo a posto l'abito non prima di avergli dato un'altra occhiata.

«Mettilo. - Nur rientrò proprio mentre lei faceva gli occhi dolci al vestitino – provalo: vedi come ti sta: a me va corto, ma a te che sei più bassina di me potrebbe andare meglio.»

«Ma no, non è roba per me...» - tentò di dire Lou, prima che Nur le rimettesse l'abito tra le braccia, staccandolo dalla sua gruccia.

«Non iniziare: io l'ho messo solo una volta, non mi piace come mi sta. Avanti, provalo!» - le disse sorridendo.

«Ok... - Lou tolse velocemente la maglietta e i jeans neri, rimanendo con le Converse e i calzettini a strisce colorate e fece scivolare sul corpo l'abito – Aiutami a chiuderlo dietro.»

Nur le spostò la lunga chioma chiara buttandole i ricci su una spalla, tirando su la zip e girandola verso lo specchio che occupava tutta un'anta dell'armadio.


«Wow... come sei bella Lou! È perfetto per te!» - Nur la guardava estasiata.

Fissò la propria immagine riflessa e quello che vedeva le piacque e questo  la stupiva: ecco la prova di come un semplice abito potesse farti sembrare un'altra persona.

Il corpetto le si adattava perfettamente al busto sottile, spingendole all'insù il seno e facendolo sembrare più pieno di quanto fosse in realtà; la pelle chiaracosì come i capelli risaltavano contro il blu scuro, quasi nero, e i cristalli illuminavano il tutto, dandole un'aria da sogno... le scivolava leggero lungo i fianchi per finire a qualche centimetro sopra il ginocchio, gonfiandosi ad ogni movimento.

«È trasparente...» - disse Lou, ad occhi sgranati. Guardando in controluce riusciva benissimo ad intravedere i contorni del corpo. Le stava bene.

Era bella.

Si vedeva bella e desiderò che Ville la potesse vedere con quel vestito bellissimo addosso.


«Beh, solo se ti metti controluce... potresti sempre metterci una sottoveste così eviti di far vedere le tue grazie, suor Lucia! - rise Nur ritrovando il buonumore- ti sta bene, davvero: puoi tenerlo... sta molto meglio a te che a me.»

«Non posso... è troppo bello e non saprei quando metterlo, tra l'altro.»

Lou accarezzava la stoffa sui fianchi girandosi a guardarsi in tutte le direzioni e sorridendo.

«Fesserie: per esempio stasera sarebbe adatto. Tu non esci e ti fai trovare con quel vestito addosso, così quando arriva il secco ci rimette le penne... - ridacchiò guardandola attraverso lo specchio – Andiamo! Si vede che muori dalla voglia di metterlo e vedere la faccia di Ville quando ti vedrà.»

«Davvero posso tenerlo? - Lou ricambiò lo sguardo della sua amica, chiedendole conferma – È così fuori dal mio solito... non sembro neanche io.»

«È già tuo. E proprio perché è così diverso dal tuo stile ti dico che sembra fatto apposta per te: dovresti osare ogni tanto sai? - la squadrò da capo a piedi con occhio critico – hai delle belle gambe, sottili ma non troppo, un bel seno “non invadente”, un bel culetto e la schiena elegante... puoi permetterti questo ed altro. Non capisco perché ti imbacucchi a volte.»

«Che bella coppia che siamo io e te: tu ti vesti da pornodiva, io da suora... dovremmo trovare una via di mezzo che accontenti entrambe!» - rise Lou.

«Affare fatto: io mi vestirò meno vistosamente d'ora in poi, se tu ti valorizzerai di più, di tanto in tanto.»

«Ok, 'Cavalla Golosa', ora però ti vesti: voglio vedere come stai con quello che ti ho scelto io!»


Con una punta di invidia benevola guardò la sua Nur rimanere nuda, dopo aver fatto scivolare a terra l'accappatoio: la sua pelle era perfetta, ambrata e luminosa, merito di tutte quelle creme costose di cui si spalmava?

Tonica e scattante, la pancia piatta merito sicuramente di tutte le ore in palestra con i suoi personal trainer fighi.

Una volta indossato un completino intimo super sexy e sicuramente molto costoso, indossati i jeans e la splendida camicia Nur si girò per farsi ammirare.


«Che ti dicevo che eri bellissima uguale?» -  disse soddisfatta Lou.

La sua amica, in camicia bianca trasparente e reggiseno impreziosito di pizzi e strass, era sexy e semplice allo stesso modo; i jeans blu scuro rendevano il tutto meno serio.

«Lascia i capelli sciolti e morbidi, Nur... ecco sì, sei perfetta!»

«Mi sento banale.» - tentò di dire Nur, guardandosi allo specchio perplessa.

«Shhht! Stai benissimo così, fidati... ora basta un po' di colore sulle labbra e sei a posto!»

Mentre Nur passava un rossetto rosso sulle labbra piene le chiese se avrebbe messo il vestito blu.
«
Non so... - Lou gettò ancora uno sguardo allo specchio – non ha molto senso se rimango qui a casa.»

«Ha senso se il tuo secco te lo toglierà alla velocità della luce? - rise l'altra – Dai fagli questa sorpresa... gioca un po' a sedurlo, vedi come reagisce: sarete da soli in casa, potete darvi alla pazza gioia... Non che di solito non lo fate, anche se ci sono io!»

«Ma che dici? Non è vero...» - arrossì Lou.

Davvero erano così sfacciati lei e Ville?

«Gli verrà solo da ridere se tento di sedurlo, fidati... non ne sono capace.»

«Cazzate. Lui è già andato, sorella... per far credere ad un uomo che sei una femme fatale, devi per prima crederci tu. Se tu ti vedi irresistibile, anche chi ti sta intorno lo crederà... fidati: è una tecnica sperimentata.»

«Dici?»


Mica ne era convinta...

«Fidati. Sei sicura che sto bene così?»

Era bella la sua Nur, senza orpelli e pizzi e scollature e gambe di fuori... sembrava ancora più giovane di prima.

«Sei bellissima.»

«Ok, mi fido... e tu perché non fai un bel bagno caldo, ti rilassi, fai uno scrub totale e dopo esserti messa la mia crema corpo afrodisiaca, ti infili di nuovo in quell'abito? Avanti... vedrai che me ne sarai riconoscente dopo. E anche il secco.» - le strizzò l'occhio appena truccato.


Lou guardò l'ora: erano solo le otto e trenta e Nur era già pronta.

«Più tardi forse... non so a che ora arriva e ho le mail da leggere, Katty non ha ancora la sua cenetta.»


E aveva completamente dimenticato l'sms di Andrea. Non disse nulla per evitare di far preoccupare la sua amica; anche Nur lo aveva dimenticato.

Non sarebbe più uscita con Julian se fosse stato il contrario.

Lou si diede della stupida: era sola per la maggior parte della settimana a casa.

Non poteva rifugiarsi dietro le gonne di Nur per affrontare un'ipotetica incursione di Andrea.

Era ora che se la sbrigasse da sola.


«Darò da mangiare io alla belva... tu vai a rilassarti, davvero vai! Alle mail puoi pensarci mentre aspetti il tuo principe.»

«Ok vado, capo!» - sorrise Lou.

Aveva proprio bisogno di rilassarsi con un bel bagno caldo e profumato.

Quando si immerse esalò un lungo sospiro lussurioso: niente di più bello per coccolarla... beh, quasi niente, si corresse pensando al suo principe dagli occhi verdi e le lunghe ed eleganti mani.

Ripensò ad una delle ultime volte che si era concessa un bagno... Ville era lì con lei.

Ormai non vedeva più quella vasca nello stesso modo di prima, non dopo il passaggio del finnico.

Le coccole e i baci che si erano scambiati... 

La dolcezza, la tenerezza nel cullarlo mentre l'acqua cullava loro... tutti i momenti passati con Ville erano stati unici.


Non posso vivere più senza di te...”.


La consapevolezza dei suoi sentimenti per lui arrivò all'improvviso, schiacciandola.

Voleva lui. Sempre.

Le mancava un pezzo di se stessa quando lui era lontano.

Il loro mondo era in quella casa: Lou non era mai andata a casa sua, nella famosa Torre gotica... non erano mai usciti insieme, neanche una passeggiata.

E non ci aveva mai pensato, fino a quel momento.


Cosa importa?”.

La vocina nella sua testa la rimproverò. Non era il momento di lasciarsi prendere da inutili dilemmi.

Entrambi erano schivi e preferivano vivere le cose in privato.

E poi, si frequentavano solo da due mesi...

Due mesi!

Le sembrava molto di più... le sembrava di conoscerlo da un vita.


Guardò Katty accoccolata sulla sedia gialla, che le faceva la guardia silenziosamente.

«Piccolina, sei con noi già da due mesi, lo sai?»

Katty era cresciuta un po', ma rimaneva pur sempre una gattina piccolina.

Gli occhi verdi così simili a quelli di Ville sembravano due gemme sullo sfondo del pelo lucido e nerissimo.

«Maoaou...»

«Eh già... sei felice qui con noi?»

Parlava con un gatto? Bene.

«Maouu.»

E il gatto in questione le rispondeva? Di bene in meglio.

Ridacchiò. Ville sarebbe morto di risate se l'avesse vista conversare con Katty... ma a pensarci bene anche lui le parlava, mentre lei gli faceva le fusa più rumorose che avesse mai sentito.

L'amore di Katty per il suo Ville... mai vista una roba del genere.

Con lui era più come un cagnolino più che un felino.

Che le aveva fatto in quei dieci giorni in cui era stata sola con lui nella Torre?

Erano tutte cadute sotto il sortilegio di due occhi verdi... beh, per lei valeva il doppio.

Quelli di Katty e quelli di Ville. La sua famiglia.

Forse l'unica famiglia che avrebbe mai avuto, si disse.


Si perse a sognare... un ipotetico futuro con loro tre e magari un altro gatto, un compagno per la loro amica, nella Torre... accanto al camino a farsi le coccole, lei acciambellata a terra, in adorazione mentre Ville suonava la chitarra e fuori la neve che copriva tutto e loro, chiusi nel loro mondo perfetto...


Smettila immediatamente, Lou!”.


La vocina acida la riscosse dai sogni ad occhi aperti, schiaffeggiandola con vigore.

Non pensare mai, MAI al futuro se non a quello a breve termine.” - pensò Lou, dando ragione alla vocina.

Aveva creduto che dopo Andrea non avrebbe più amato, che nessuno avrebbe più amato lei e invece era arrivato Ville... e aveva capito cosa significasse essere donna.

Ma da questo a pensare o sperare di avere un posto nella vita futura di Ville era un salto senza elastico nel vuoto.

E lei non voleva spiaccicarsi.

Di nuovo.


Avrebbe vissuto quello che il futuro le avrebbe riservato, senza pensare al domani... ogni attimo con lui, ogni istante che il destino volesse concederle, lo avrebbe tenuto stretto e vissuto con ogni parte di se stessa.


Ville, io ti amo.”.


Ecco, era semplice... tre parole, che cosa ci vuole a dirle? Poteva farcela.

Giocherellò distrattamente, afferrando con una contorsione degna di un'atleta il flacone dello shampoo con entrambi i piedi.

La sua paura di esprimere sentimenti condizionava tutto.

Anche se si trattava di Ville e lui meritava ogni sua parola d'amore, ogni suo pensiero, la sua ritrosia era sempre in agguato.

Maledizione ad Andrea.

Un trambusto e la voce di Nur alterata la riscosse dai suoi pensieri.

Katty si mise immediatamente all'erta soffiando in direzione della porta che si aprì subito dopo con un tonfo sbattendo contro la parete.


Potrò mai fare un bagno in santa pace senza che questo diventi un porto di mare?!”.

«Che entrata trionfale.»

La voce di Lou fredda e l'occhiata indifferente colsero impreparato il visitatore.

«Ciao Andrea.»


Sette mesi? Sì, erano passati sette mesi da quando lo aveva visto l'ultima volta.

Guardò dritto in faccia il suo ex ragazzo.

Era bellissimo come sempre: inutile negarlo.

I capelli appena un po' più corti di mesi prima, un velo di barba scura perfettamente curata; una nuvola del suo profumo preferito e che lei conosceva bene, la investì in pieno viso.

Camicia bianca che aderiva perfetta al corpo muscoloso, jeans chiari, giacca di pelle marrone, scarpe all'ultima moda... impeccabile come sempre.


«Ciao, piccola mia...»

La voce bassa e gli occhi che erano subito tornati quelli di sempre dopo un attimo di smarrimento: sicura, ironica e sensuale.

Ora tutto nel suo modo di fare le sembrava studiato e poco spontaneo, dal modo di camminare e muoversi alle inflessione della voce, lo sguardo... tutto studiato per braccare la preda di turno.

In confronto a Ville era un dilettante, pensò divertita.

Il magnetismo, la sensualità oscura e misteriosa che in Ville era innata, Andrea se la poteva solo sognare... le sembrò ridicolo e scontato, come un libro già letto e sopravvalutato.

«Non sono piccola e di certo non sono tua. Ti spiace uscire dal mio bagno?»


Nur era arrivata di corsa dietro di lui sbraitando parolacce all'indirizzo di Andrea che divertito e prepotente, non l'aveva degnata di uno sguardo e senza tanti complimenti l'aveva scostata per entrare in bagno.

«Conosco ogni centimetro del tuo corpo, puoi benissimo fare come se non ci fossi.»

Quella frase, con lo stesso senso di quella detta da Ville qualche giorno prima aveva tutto un altro sapore. Storse la bocca disgustata.


«
Esci da questo maledetto bagno, stronzo! Anzi esci da questa casa o ti butto fuori a calci!» - urlò Nur con il viso e gli occhi in fiamme.

«Perché non esci TU di qui e ci lasci soli invece? - Andrea infastidito dalla voce di Nur, girò appena il viso senza scomporsi – voglio rimanere solo con Lou.»

Nur ringhiò, facendo concorrenza a Katty che aveva il pelo rizzato per essere stata disturbata e forse perché il sesto senso felino, le diceva che era un ospite pericoloso.

«Nur... tesoro, vai pure – la voce calma di Lou stupì entrambi. La sua amica la fissò interdetta, confusa e tremante – stà tranquilla. Me la cavo io.»

Si riadagiò contro il bordo della vasca, fingendo un relax che in realtà non provava affatto.

Andrea era immensamente divertito: era certa che stava gongolando per aver ottenuto l'attenzione di tutti.

Nur girò impetuosamente sui tacchi imprecando coloritamente.

Andrea continuava a sorridere con un sorriso da predatore.

Fino a qualche settimana prima, quel sorriso le avrebbe fatto un effetto diverso.

Si avvicinò alla vasca, con un passo da indossatore.

Infastidita oltre ogni limite, Lou gli intimò di non avvicinarsi oltre.

Katty soffiava come un mantice.


«E questa da dove sbuca fuori? - le stava parlando in italiano – Da quando hai un gatto in casa? Per di più nero... piccola mia, raccogli sempre tutti i randagi del vicinato...»

«Andrea, che vuoi? - chiese stancamente rispondendogli anche lei in italiano – Non capisco perché ti presenti ancora qui, dopo due anni che non stiamo più insieme; non sei il benvenuto. E smettila di chiamarmi piccola tua! Cazzo!»

«Wow... come sei diventata aggressiva, Lulù...»


Odiava quando la chiamava piccola, ma non tanto quando la chiamava Lulù!

Le sembrava di essere tornata bambina, quando tutte le sue amichette la chiamavano così prendendola in giro perché piangeva con facilità ai dispetti degli altri bambini!

O peggio ancora: sua madre la chiamava così quando voleva metterla a fare qualche lavoretto casalingo che lei detestava!

Non poteva uscire dalla vasca. Di certo Andrea non aspettava altro.

Piuttosto che farsi vedere nuda da lui, preferiva congelare come una trota dentro la vasca.


«Che vuoi? Ho da fare e Nur non ti vuole qui quindi dimmi che vuoi e vattene, per favore.»

«Uhm, che voglio... che voglio... - mormorava guardandola accigliato, battendosi l'indice sulle labbra con un'espressione interrogativa – Non ci arrivi?»

«No. E non mi interessa neanche saperlo. - lo guardava coprendosi il seno con la schiuma – Come sta Sophie?»

Alludere alla donna che si era messa tra loro le facilitò le cose: la bile salì e la soffocò.


«Voglio te.»


Lo disse come se fosse la cosa più normale del mondo: senza peso, senza pensare a cosa lei potesse sentire per lui, senza pensare all'impatto che avevano le sue parole.

Ancora una volta dava per scontato che lei stesse in attesa ad aspettare lui per l'eternità?

Illuso.

Le venne una voglia matta di buttargli in faccia che era parte del passato ormai.

Che amava Ville.

Che Ville la amava e la desiderava così com'era.

Che era felice e che per nulla al mondo avrebbe rinunciato a quello che aveva in quel periodo.

Strinse gli occhi, guardandolo freddamente.

«E cosa ti fa pensare che la cosa mi interessi?»


Brava Lou, continua così!”

Andrea era impacciato o lo stava immaginando?

Di sicuro non si aspettava un atteggiamento aggressivo e indifferente da parte sua.

«È così? Non ti interessa più? Non provi più niente per me?» - cercava di continuare a sorridere rilassato, ma ora la sua baldanza le appariva meno impetuosa.

«E cosa ti aspetti, scusa? Come ti viene in mente di presentarti qui a cadenza semestrale, come un cane che continua a pisciare sull'aiuola e segnare il tuo territorio dopo tutte le vaccate che mi hai fatto?»

Si agitò, facendo trasbordare l'acqua che schizzò sulle sue preziose scarpe nuove.

Andrea si passò una mano nervosamente tra i capelli nerissimi e corti.

«Io... Lou, mi spiace. So di essere stato uno stronzo, un bastardo e di aver fatto cazzate su cazzate con te... ti prego, però. Dammi la possibilità. Di parlarti e spiegarti meglio quello che voglio dire.»


«Andrea, ascolta: che tu abbia preso coscienza di essere un coglione non può che farmi piacere. Credimi: esultiamo tutti per la tua scoperta... il fatto è, che qualsiasi cosa tu possa dire, non cambierà nulla.

Io sto bene. Sto benissimo ora.

Mi hai ferito, mi hai usata come ti pareva senza... - si fermò di punto in bianco – guarda... di parlare non mi va. Specie se sei nel mio bagno e cercavo di godermi un momento il pace. Se Nur non ha chiamato la polizia è solo perché non le do il permesso.

Non mi importa più. La storia è finita. Non serve che tu ora sia qui, a chiedere scusa.

È finita e ora dobbiamo andare avanti, entrambi.»


Peccato che tu l'abbia fatto molto prima...” - pensò acida, evitando di dirlo per non iniziare una discussione sterile che non li avrebbe portati da nessuna parte.


«C'è un altro, vero? - la rabbia fino a quel momento trattenuta apparve sul viso di Andrea – Altrimenti perché mi cacceresti via?»

«Non ti riguarda. Scusa, ma che ti frega? E comunque sia, questo non c'entra nulla: sei stato tu a farla finire, ricordatelo. Sei tu che te ne sei andato di casa, sei tu che avevi un'altra storia mentre ancora stavi con me. Non io. Io sono sempre stata leale, fin troppo, con te.»


«Lo sapevo che ti sbattevi un altro!» - alzò la voce avvicinandosi minaccioso. Aveva bevuto. Ora riusciva a sentirlo chiaramente. Perfetto!

«Lou?! Tutto bene?! - Nur bussò alla porta che Andrea aveva chiuso non appena la sua amica era uscita – Chiamo aiuto?»

«Fatti i cazzi tuoi, tu! - urlò Andrea tornando a guardare Lou con occhi torvi – Esci di lì!»

Ordinò a Lou nervoso.

Katty gli sibilò contro. Andrea fece per prenderla per la collottola e buttarla fuori.

«Toccala e ti assicuro che è l'ultima volta che usi le mani - lo avvisò.

«Nur, va tutto bene.»

Alzò appena la voce per farsi sentire dalla sua amica.


Non serviva a nulla urlare o cercare di spaventarla. Non le faceva più nessun effetto.

La guardava per la prima volta come un uomo guarda una donna: era stupito.

«E sei pregato di non alzare la voce con la mia amica. Sei a casa mia, ricordatelo.

«Voglio solo parlare con te.»

Bene, la baldanza stava lentamente andando verso l'autocommiserazione... Lou sbuffò.


«Passami quell'asciugamano e poi esci. Parleremo fuori di qui.»

Le tese l'asciugamano avvicinandosi, lei lo prese, guardandolo con un sopracciglio alzato, cercando di dare al suo viso un'espressione fredda e distaccata come faceva Ville, per metterlo al suo posto e in attesa che andasse via.

Ville.

Tentennò solo un istante.

Tutto quello che faceva era per lui. Per difendere quello che c'era tra loro.

Per potergli dire “ti amo” quella sera stessa, quando sarebbe entrato in casa sua; per poterglielo dire senza più paure.

Per potergli dare ogni cosa, come meritava.

Per poterlo amare come lui le chiedeva, come in cuor suo sapeva che lui volesse essere amato. Senza mai imporglielo.

Il suo Ville.


Andrea non accennava ad uscire. La fissava teso a braccia conserte, con le gambe leggermente aperte e ben piantate a terra.

Allora Lou fece qualcosa che pensava non avrebbe mai avuto il coraggio di fare: si alzò uscendo dall'acqua ancora calda, lasciandogli la fuggevole visione del suo corpo.

Come aveva detto? Che lo conosceva bene?

Perfetto, allora che se lo ricordasse perché era l'ultima volta che lo vedeva e con esso anche la sua faccia!

Lo sentì trattenere il fiato.

Da dove usciva fuori tutta quella sicurezza, ora? Lo vedeva quasi il cervello del suo ex, arrovellarsi su quella domanda.

Non si aspettava però che lui la prendesse improvvisamente tra le braccia muscolose, stringendola e sollevandola contro di sé.


«Sei bellissima, Lou...» - la guardava negli occhi e la voce carezzevole, come aveva fatto innumerevoli volte, le mani le accarezzarono languide la schiena.

Un tempo lei ci cascava sempre... sempre.

Finivano a letto insieme, lui la illudeva ancora una volta... e poi la lasciava di nuovo, senza una parola, sparendo nella notte... lasciandola con l'anima lacerata e piena di vergogna verso se stessa.

Chinò la testa per baciarla e una ginocchiata all'inguine gli fece uscire l'aria dai polmoni in un rantolo.

«Non provarci, non toccarmi o mi metto ad urlare!»

Con le mani ancora a tenersi le parti doloranti la guardò con un ghigno ironico.

«Adesso ti scopo qui sul pavimento!» - la minacciò.

«Andrea, vattene.»- si strinse intorno al corpo ancora bagnato l'asciugamano, guardandolo dritto negli occhi senza nessuna paura.

O almeno voleva che così apparisse agli occhi del suo ex.

Per niente al mondo gli avrebbe mostrato paura. Proprio no.

«Sei una...» - sibilò Andrea con un lamento, tornando a fatica in piedi.

«Quello che vuoi, ma ora vattene.»

«Se pensi di liberarti di me, ti sbagli. Sei mia. Ricordatelo.»


Aprì la porta con uno strattone, spaventando Nur che era appostata appena dietro e imprecando pesantemente in italiano, con poche falcate raggiunse la porta di casa, quasi scardinandola via e la richiuse sbattendola forte dietro di sé.

Nur si precipitò dentro vedendola sbiancare.

«Stai bene, tesoro? Non mi sverrai, vero? Cazzo, se l'hai messo a posto!» - le strinse le mani scrutandola bene.

«Come diavolo... perché l'hai fatto entrare?!» - sbottò Lou, sedendosi sul bordo della vasca, con le mani, le gambe e la voce che tremavano.

«Ha le chiavi quel bastardo!Me lo sono ritrovato davanti all'improvviso! Ho cercato di prendergliele di mano ma mi stava facendo cadere a terra! Era brillo, quello stronzo! Si sentiva la puzza d'alcool da mezzo metro!»- Nur era ancora agitata.

«Ho ancora la schiuma addosso... ha le chiavi?! Le chiavi di casa?! Oh, merda!»

«Domani è domenica, non possiamo far cambiare la serratura...- Nur la guardò con sospetto - non sapevi che aveva ancora le chiavi?»

«Sì, sapevo che le avesse ancora ma non immaginavo che fosse così fuori di testa da usarle per entrarci in casa!»

«Ho chiamato Julian mentre quella merda era qui con te: sta arrivando. Troveremo una soluzione.»

«Non dovevi farlo preoccupare, Nur... se n'è andato... non penso torni per stanotte!»

«Io di quello non mi fido! Meglio rimanere qui, fino a che non arriva Valo... se c'era lui succedeva un casino stasera... non è tipo che se ne sta buono in un angolo.»

«Non dirlo neanche...»

Lou sbiancò di nuovo al solo pensiero di un confronto tra i due.


Era proprio quello che voleva evitare.

Quello che sperava era che Andrea se ne facesse una ragione e sparisse dalla sua vita una volta per sempre.

Se n'era resa conto non appena lo aveva visto trovandoselo di fronte dopo tanto tempo.

E non aveva provato assolutamente niente.

Lo aveva guardato dritto negli occhi e nessun batticuore, nessun intoppo... lo aveva guardato e lo aveva visto come un estraneo.

Finalmente si era liberata di lui. Finalmente era tornata se stessa.

«Mi lavo via questa schiuma, mi sento appiccicosa...» - si alzò, per infilarsi sotto la doccia, lasciando che l'acqua lavasse via la schiuma attaccata al corpo e con essa la presenza di Andrea in quella casa.

Voleva farsi bella per Ville.

Voleva passare la notte a fare l'amore con lui, a baciarlo e guardarlo dormire fino al mattino.

Voleva affogare nei suoi occhi e lasciarsi trasportare nel mondo magico che lui creava intorno a loro non appena la toccava.

Voleva respirare a pieni polmoni il suo odore, passargli le mani tra i capelli mossi e castani.

Voleva seguire le linee dei suoi innumerevoli tatuaggi con le dita.

Voleva sentirlo dentro di lei... e trattenerlo lì per sempre.


******



Angolo dll'autrice:
Oooooooooooooookkkkkkkk... sono pronta a tutti gli insulti che avete pronti per Andrea, fin dall'inizio della storia!

Avanti: sfogatevi! xD E' tutto vostro!! La mia Beta Deilantha lo odia fin dal profondo: "L'ho detto che schifo Andrea? >:(";

ero indecisa sul suo ingresso a dirla tutta.

Non sapevo se riscriverlo o tenerlo così come era nato, cioè con l'ingresso in scena tempestoso e melodrammatico, (un pò da telenovela brasiliana anni '80 per capirci!) oppure renderlo meno irruento e più sobrio...XD

Poi ho pensato che probabilmente sarebbe stato nelle corde un'apparizione simile e che tutti un pò aspettavate il botto... quindi, alla fine, l'ho pubblicato così com'è nato... telenovela brasilera sia! :D

Capitolo lunghissimo che mi viene difficile spezzare in maniera diversa... abbiate pazienza.

Per il confronto all'ultimo sangue tra Valo e Andrea (so che qualcuno ci spera! xD), dovrete attendere ancora un pò... e non è detto che ci sia, alla fine! U,u

Voglio dire un grazie enorme a tutte le gentili donzelle che mi seguono e mi lasciano sempre un commento: grazie infinite perchè non immaginate quanto tutto questo mi faccia piacere e mi dia un pò di gratificazione!

Siete tutte HIMportanti, sallatelo!

Grazie a voi quindi, che avete commentato e lasciato un segno del vostro prezioso passaggio, nell'ultimo capitolo:

apinacuriosaEchelon, arwen85, Lady Angel2002, Enigmasenzarisposta, katvil, FloHermanniValo (detta Speedy xD),
IlaOnMars6277, TheDarkLadyV, AngeloHimRusso (maschietto!!! aah u ua ufhugfba bv gfvg!!! <3),Villina92.

Quindi, nel frattempo vi lascio ai vostri insulti e vi saluto, con sadica soddisfazione...

Per chi se la fosse persa e vorrebbe dar un occhio, ho scritto anche una Missing Moment dove questa volta a parlare sono i pensieri e i sentimenti di Ville!

A presto, vostra *H_T*!
PS: Song ispiratrice per questo capitolo e i pensieri di Lou su Ville: "Heaven" - Depeche Mode


   
 
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