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Autore: Blue Eich    29/03/2013    9 recensioni
Hello, friends! Mi chiamo Siena Kiku, ho tredici anni e due sogni nel cassetto.
La mia vita cambiò radicalmente quando papà decise d'iscrivermi all'accademia migliore di Ferrugipoli: la Formation Ability Academy. Non perché pensava al mio futuro, ma come punizione. Mi aspettavo un collegio – senza suore – dallo stile di vita meccanico e gli studenti seriosi, invece sbagliavo…
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Distance: doesn't matter'
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Distance: doesn't matter.

2. Esordio del Diavolo Rosso

 

Alla quarta ora ci chiamarono uno a uno nelle rispettive classi. Io ero in prima A, sia con Naomy che con Miky. Non potevo sbagliarmi: pian terreno, ultima aula, vicino alle scale antincendio.

C'erano banchi uniti per due e panchine, tre pancate da tre file. Un pilastro di pietra partiva dal centro estendendosi sul soffitto in entrambe le direzioni. Le finestre scorrevoli erano dietro la cattedra, perciò avevamo vista sul cortile principale.

Mia cugina si sistemò nella pancata della porta, a sinistra in seconda fila, accanto a un brunetto più alto degli altri. Io invece seguii Naomy, a destra nella pancata della lavagna, sempre nella fila secondaria.

In quel lasso di tempo, non tutti i Pokémon restarono al fianco dei proprietari.

A men che non fosse una mia allucinazione, ero certa di vedere una Misdreavus smaterializzarsi a suo piacimento da una parte all'altra, mentre un Houndour e un Tepig si ringhiavano sottovoce a vicenda. Moni sonnecchiava sulle mie cosce e Plusle zigzagava ovunque, ricevendo continui ammonimenti dalla padrona in nervosi borbottii.

Tutto ciò, però, non durò a lungo.

Non appena la porta si aprì iniziai a provare più freddo di prima, al punto che dovetti sfregarmi le braccia e poggiarle sul ventre caldo della mia lince elettrica.

Avevo la sensazione che la colpa non fosse degli spifferi di corridoio, ma della donna stessa che entrò. Capelli rosso scuro, lunghi fino a metà schiena, ogni ciocca che terminava in un boccolo soffice soffice. Labbra e unghie tinte di un rossetto e uno smalto vivido, come sangue fresco. «Buongiorno, ragazzi» esordì, puntandoci addosso i suoi occhi felini.

Tutti si alzarono per ricambiare il rigido saluto. Se il primo professore era così, non mi restava che sperare in bene per gli altri, altrimenti l'anno sarebbe stato terribile.

L'insegnante si sedette, accavallando le gambe. Squadrò Miky, il suo vicino alto e il biondo dietro alla sottoscritta. Era impossibile non accorgersi di quando fissava qualcuno in particolare, perché si avvertiva l'ansia addosso. Ma, contrariamente alle mie aspettative, proruppe in un riso sguaiato. «Ah, allora è proprio vero ciò che dicono sul mio conto! Sono come il Diavolo e, finché non ottengo ciò che voglio, è impossibile liberarsi di me!»

«Questa prof mi fa paura…» sussurrai. «Sembra una strega…»

Naomy arricciò il naso. «Già, ha un che di inquietante.»

«Sorvolando futili osservazioni… Avete di fronte a voi Evangeline Michaelis.» L'adulta ci diede le spalle. Rigirandosi di scatto proseguì, con voce afona: «Il vostro eterno incubo peggiore!» Un'altra folata di vento gelido portò brividi alla classe. «O, semplicemente, colei che vi farà da insegnante d'italiano per i prossimi cinque anni.»

«Che felicità…» borbottai, con una mano sulla guancia.

«Ssh, la vipera ti sente!»

Eh già, purtroppo quel commento non sfuggì all'udito fine della donna: «Sii l'erede di tua cugina, cara Siena, e la scuola risplenderà, talmente tante volte che l'avrai ripulita. Intese?~» raccomandò, schietta e con un sorrisino così tirato che mi chiesi se non avesse male alla mascella.

Non risposi, stranita dal fatto che sapesse già il mio nome, senza nemmeno aver aperto una volta il registro. Questo era inquietante, eccome!

 

All'ultima ora conoscemmo Joseph Hunt, il professore di scienze. Non appena entrò, si lisciò la barba prospera sulle gote, sedendosi alla cattedra e posando il suo bastone di legno sotto alla sedia.

Volle subito fare l'appello per conoscerci e si giustificò di essere lungimirante e di aver dimenticato gli occhiali in macchina, quel giorno. Il clima che si creò poco dopo era di grosse risa, perché non azzeccava neanche un nome.

Entro poco arrivò a me. «Serena Kiku.»

«Mi chiamo Siena!» mugugnai d'istinto, a voce fin troppo alta.

Il biondino dietro di me gracchiò la stessa frase per prendermi in giro e gli altri nelle vicinanze esplosero in un sadico ridacchiare. Arrossi e serrai le labbra, un po' umiliata.

 

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Miky insistette affinché mi mettessi vicino a lei, in mensa. Dovevamo parlare forte, sennò le nostre voci venivano coperte dal caos. Le tovaglie usa e getta in più punti erano già strappate, oppure sciolte grazie all'acqua accidentalmente rovesciatavi sopra. Nell'aria aleggiava un odore di spezie e detersivo di bassa qualità.

«Allora, cuginetta cara!» La rosa masticò una forchettata di pasta al pesto, per poi parlare a bocca piena: «Ho un paio di cose da dirti.»

«Spara!»

«Uno: la Michaelis fa così ogni anno per spaventare i nuovi arrivati, non è un demone.» Fece una smorfia dubbiosa. «O almeno, credo.»

«Wonderful» commentai, distrattamente. Nell'ascoltarla, formavo delle circonferenze con la forchetta attorno alla macchia d'olio sul fondo del piatto.

«Due: il signor Hunt ha davvero problemi di vista per via di un vecchio incidente, ma i nomi ogni tanto li cambia per farci ridere.»

Annuii, chiedendomi di che tipo di incidente potesse trattarsi, ma avevo l'impressione che nemmeno lei ne sapesse molto a riguardo.

«Ma non lo finisci?» mi chiese con innocenza, mentre con una mano impugnava ancora la posata su cui infilzò due nuove penne.

Le spinsi davanti il mio pasto, quasi intoccato. Freddo com'era, ormai non ispirava più il mio appetito. «No, non mi va.»

Mia cugina mi guardò con un misto di rimprovero e comprensione. «Okay… Però devi mangiare qualcosa anche tu, sennò mi svieni in classe!»

 

 

Nello scendere le scale per il piano terra agguantavo un braccio di Naomy, così da non perderla tra la gente più grande che andava e veniva, senza curarsi minimamente di noi. Non si fermavano neanche se cercavamo di chiedere informazioni: del tutto invisibili. I loro Pokémon invece ci osservavano come fossimo alieni, con il risultato di un Moni imbronciato sulla mia spalla che teneva testa a quegli sguardi. Il prezzo di essere matricole, forse?

Ci sentivamo dei Magikarp fuor d'acqua, anche se avevo la vaga sensazione di essere io quella più in ansia.

Per fortuna passò poco e mia cugina spuntò in mezzo a noi, esuberante come sempre. «Tu sei nel secondo corridoio sulla sinistra e anche la tua amica!»

«Grazie! E tu, da che parte sei?»

«Ultimo corridoio, ultima camera: 666… La camera dei party notturni!» rivelò con un sorriso effervescente, pieno di brio. Era sempre stata simpatica, ma la vedevo… Diversa. Due anni prima era decisamente più calma e perbene. «Au revoir!~» Canticchiando con allegria, si fece gentilmente spazio tra tutti fino a sparire, seguita dal suo Chikorita trotterellante.

 

♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪

 

Spalancai la porta della 248. Il letto a castello si trovava al centro, contro al muro, con i cuscini ancora negli involucri plastificati. L'armadio di legno, a sinistra, aveva una chiave color oro nella serratura. Ce n'era uno uguale accanto, perciò immaginai di averne a disposizione uno tutto per me. Una scrivania occupava il vuoto dall'altra parte, perciò mollai lì vicino la valigia.

«Qua ci vorrebbe un po' di colore…»

«Shen, shen!» Moni diede una codata al pavimento color cachi e al suo agile balzo uno dei due comodini con l'abat-jour traballò. Appoggiando le zampette sulla rete che separava i materassi, salì sul più alto.

Affondai la scarpetta in quello sotto e tenendomi alla sbarra riuscii a salire anch'io. Con un sospiro ricco d'emozione mi stesi, chiusi gli occhi e aprii gli arti. Mi sentivo pronta a lanciarmi da una liana o fare bungee-jumping dalle Alture Vertigine…

Proprio allora, udii un fruscio di tessuti che venivano sfregati e le ante del secondo armadio si aprirono con un colpo di gomito. Intravidi un viso. Apparteneva a un'adolescente dagli ondulati capelli chiari, così come gli occhi, che sembravano diamanti: duri e freddi, di un finissimo azzurro.

«Oh, ciao! Scusami, non ti avevo vista» esordii, felice di avere compagnia. Mi sedetti a gambe incrociate per squadrarla meglio, premendo le dita sul morbido. «Saremo coinquiline, a quanto pare… Senti, potrei dormire sopra? Per favore, ci tengo tanto!»

Alla mia supplica un po' infantile lei annuì meccanicamente. Non sembrava molto interessata a me, giacché continuava a sistemare biancheria nel primo ripiano, attenta che non si spiegazzasse nemmeno un angolo.

«Grazie! Comunque piacere, io sono Siena Kiku e vado in prima A. Tu?» domandai, amichevolmente.

«Seconda D. Mi chiamo Leila Blues e vengo…» affievolì il tono. «Da Johto.»

La mia bocca si spalancò innocentemente per lo stupore, mentre la bionda proseguiva imperturbabile a svuotare la sua valigia.

«Uh, davvero una bella regione!» esclamai, saltando giù. Anche Shinx spiccò un balzo e me lo ritrovai in testa, con artigli stretti alla mia chioma color spiga di grano. «Sai, una volta sono stata ad Olivinopoli… L'oceano, lì, è profondo e salmastro, sempre mosso dal vento.»

Fu così che catturai la sua attenzione per la prima volta, da come alzò il capo per fissarmi, con calcolata lentezza. Intanto, il felino prese lo slancio per lanciarsi sul letto inferiore, scompigliandomi la chioma.

Cercai di aggiustarla alla bell'e meglio usando le dita come setole, per poi proseguire il mio discorso. «Da me, invece, è molto salato. C'è sempre la bassa marea…»

La vidi assorta nelle mie parole, mentre si sedeva.

«Ah, mi riferisco ad Orocea: la città azzurra che più azzurra di così non si può!» terminai, allargando le braccia per enfatizzare il concetto.

Con una naturalezza e pacatezza che mi stupì, Leila prese a dare lievi carezze dietro alle orecchie di Moni, che si lasciò andare a delle fragorose fusa. «Io sono… Di Borgo Foglianova.»

Okay, socializzare si prospettava un'impresa ardua.

 

 

 

Angolo Autrice
Hello! Eccomi tornata con un nuovo capitolo, perdonate il ritardo!
Questa volta i nuovi OC sono: Evangeline che è l'OC di E c h o_ e Leila Blues che è la OC di V o l l e y 0 7. La severissima prof d'italiano avrà un ruolo particolare e cercherò di renderla al meglio, così come la coinquilina di Siena, che rimarrà avvolta per un po' nel mistero e nell'asocialità.
Alla prossima!
-H.H.-
 
 
   
 
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