Fanfic su artisti musicali > Jedward
Segui la storia  |       
Autore: Owen    04/04/2013    2 recensioni
Per Edward è molto difficile separarsi da John, è il suo gemello, il suo migliore amico, il suo tutto. Ma qualcosa cambia quando un giorno di scuola i fratelli vegono separati...
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward , John, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic ansia da separazione cap.3


"Arrivederci Dottore." disse Edward uscendo dall'ufficio del dottor Richard.

Erano passati sei anni da quando il ragazzo aveva iniziato le sedute, ora riusciva a stare solo per mezz'ora senza John, ma aveva ancora molte difficoltà nel parlare con le persone senza avere accanto il suo gemello.

John lo aspettava seduto nella sala d'attesa, leggeva riviste che ormai conosceva a memoria.

"Ed!" disse alzando lo sguardo.

"Come è andata?" chiese ancora il più grande.

"Come al solito." disse avvicinandosi al gemello.

"Andiamo a prendere un gelato al parco?" chiese John.

"Certo!" rispose felice l'altro che prese per mano John e si avviò verso l'uscita.

Arrivarono al bar che si trovava fuori dal parco, presero il proprio gelato e si incamminarono verso una panchina libera dove potevano mangiare tranquillamente.

Finirono il proprio gelato ma decisero di rimanere seduti per parlare:

"John, sono stanco di andare dal Dott. Richard, non vedo miglioramenti..." disse Edward abbassando lo sguardo.

John strinse la mano al gemello:

"Secondo me hai fatto molti progressi Ed'dard, devi solo continuare, credere in quello che fai." disse, iniziando ad accarezzare il dorso della sua mano con il pollice.

"Il problema è che io non voglio!" disse con voce tremante.

"Perchè dici questo?" chiese il più grande.

"E' da sei anni che vado alle sedute, e con il tempo ho capito che il vero motivo per cui devo andare è perchè mi vogliono allontanare da te, Jawn." disse, iniziando a piangere in silenzio.

Il gemello, vedendo il più piccolo in quello stato, lo strinse forte a sè, baciandogli i capelli morbidi.

"Nessuno mi allontanerà da te, nessuno." sussurrò al suo orecchio.

Rimasero abbracciati per un tempo indefinito, amavano stare così e non gli importava della gente che li guardava o li prendava in giro, ogni abbraccio per loro era un momento speciale.

 Sono sempre stati abituati a scambiarsi segni di affetto in pubblico, anche se, rispetto a prima, erano diminuiti.

Avevano bisogno del contatto fisico, di sentire il gemello accanto e le carezze, gli abbracci e i baci venivano spontanei.

 Stavano per tornare a casa quando John si fermò davanti al bar dove prima avevano comprato i gelati.

"Devo andare in bagno, faccio veloce." disse lasciando la mano del gemello.

Edward rimase fuori ad aspettare.

"Guardate chi c'è! Perchè sei tutto solo? Il tuo ragazzo ti ha lasciato?" la voce arrivò alle sue spalle, seguita da risate.

Quando si voltò vide Robbie, il bullo, seguito dai suoi amici.

Edward rimase in silenzio e guardò nervosamente dentro il locale dove John era entrato.

"Ehy, rispondi principessa!" disse l'altro ragazzo avvicinandosi a Edward.

Si trovava a pochi centimentri dal ragazzo quando lui disse a denti stretti, guardando il terreno:

"Lasciatemi in pace."

"Solo se domani, a scuola, mi dai i tuoi soldi." disse con un sorriso beffardo.

Il piccolo non rispose.

"Se domani non porti i soldi, a te e a tuo fratello succederà qualcosa di brutto." disse infine, spingendo Edward a terra mentre gli altri corsero nella direzione opposta.

John uscì dopo pochi minuti dal negozio con in mano un sacchetto.

"Scusa Ed'dard se ci ho impiegato tanto, ma ho preso qualche caramella e ..." si fermò, notando che il fratello si stava alzando da terra.

"Tutto ok?" disse aggrottando la fronte e aiutando il gemello ad alzarsi.

Il più piccolo si limitò ad annuire, prendendo per mano il più grande e incamminandosi verso casa.


Il giorno sucessivo, a scuola, Edward si teneva stretto a John per paura che Robbie e i suoi amici spuntassero da un momento all'altro.

Suonò l'ultima campanella della giornata, tutti gli studenti se ne andarono e rimasero in classe i due gemelli da soli, John in piedi ad aspettare che il gemello sistemasse la sua roba nello zaino.

 "Ti aspetto all'uscita, ok?" disse, incamminandosi fuori dalla porta.

Aveva svoltato l'angolo del corridoio quando venne bloccato da alcuni ragazzi, buttarono il suo zaino a terra e uno di essi gli mise una mano sulla bocca, per impedirgli di urlare.

Robbie aprì la porta dello sgabozzino dei bidelli e ordinò ai suoi amici di portarci John.

Quest'ultimo venne letteralmente lanciato dentro, sbattendo la schiena contro le scope impolverate.

Il bullo chiuse velocemente la porta a chiave e si incamminò verso la classe da dove Edward stava uscendo.

Appena vide i bulli, il ragazzò diventò ancora più bianco di quel che era.

"Hai portato i soldi, ragazzina?" disse Robbie avvicinandosi sempre di più.

"Può darsi." rispose Edward, cercando di tenere testa al ragazzo.

"Ti conviene, abbiamo qualcosa a cui tieni molto." disse sorridendo, guardando l'amico che alzava lo zaino di John.

Edward iniziò a tremare.

"D...Dov'è?! Cosa gli avete fatto?!" urlò con le lacrime agli occhi.

"Stà bene, non gli abbiamo ancora fatto niente, per ora..." disse facendo una pausa.

"Prima dammi i soldi e dopo ti porteremo da lui." continuò fermo, porgendo la mano per prendere il denaro.

Edward mise le mani tremanti nelle tasche, le svuotò, dando i soldi al ragazzo.

Voleva farsi rispettare, non essere più trattato come una ragazzina solo perchè John lo proteggeva sempre da tutti, ma tutto questo svanì dopo aver pensato a quest'ultimo in pericolo.

"Tutto qui?" si limitò a dire, fissando le due banconote e qualche monetina.

Edward annuì, i suoi occhi erano rossi e gonfi.

"Non bastano." disse con sguardo serio, avvicinandosi al gemello.

"E'...E' tutto quello che ho..." disse Edward controllando una seconda volta le tasche.

Robbie fece un cenno con la testa ai suoi amici, uno di loro prese Edward e lo bloccò contro il muro, gli altri uscirono.

"Dove stanno andando?!" chiese Edward, nervoso e più preoccupato per John che per se stesso.

Sentiva le lacrime calde, scendere e rigare il suo viso.

Dopo pochi minuti i ragazzi che erano usciti ritornarono con John, lo tenevano fermo, impedendogli di fare qualsiasi movimento.

Quest'ultimo alzò lo sguardo e, vedendo il suo gemello in quello stato, tremante e in lacrime, gli venne un nodo alla gola.

Aveva i polsi rossi, proprio dove il ragazzo che lo bloccava lo teneva contro il muro, le lacrime gli rigavano il viso pallido e sembrava sull'orlo di un attacco di panico.

Solo lui e le professoresse sapevano del problema di Edward.

"Lasciate stare Edward, non vedete che stà male?!" urlò il più grande contro i ragazzi.

Robbie non ascoltò e ordinò all'amico di stringere ancora più forte i polsi del ragazzo.

"St...State lontani da Jawn!" urlò tra le lacrime il più piccolo.

"Dobbiamo punirti, non ci hai ascoltato." disse alzando un sopracciglio.

Dopo pochi secondi Robbie era di fronte a John e lo fece: picchiò il gemello più grande davanti a Edward che ad ogni colpo, piangeva sempre più forte, cercava di divincolarsi dalla forte presa del ragazzo, ma invano.

Solo quando il corpo di John si lasciò andare per terra, i bulli si fermarono, incominciando a correre fuori dall'edificio.

Edward si chinò vicino al gemello che incominciò a tossire, cercando di alzarsi.

Mise una mano sullo stomaco, ma fece una smorfia di dolore quando cercò di spostarsi verso il gemello.

"Jawn, st... stai bene?" domandò con voce tremante.

"Si, tranquillo." disse con voce roca, accettanto l'aiuto del gemello per alzarsi.

Sul suo viso c'era qualche graffio, il suo zigomo aveva preso colore, segno che si sarebbe gonfiato, e aveva un fortissimo dolore allo stomaco.

Non voleva far preoccupare il gemello che lo abbracciò forte una volta in piedi.

"Torniamo a casa." disse John serio, avvolgendo il braccio intorno alla vita di Edward.


Quando arrivarono a casa, la madre aveva lasciato un biglietto sul frigorifero dove diceva che la cena era in forno.

"Io non ho fame." disse il più grande incamminandosi verso le scale.

Edward lo guardò salire, la mano sempre sullo stomaco.

Riscaldò qualcosa velocemente e subito dopo aver mangiato, seguì il fratello in camera.

Quando entrò, in camera non c'era nessuno, si poteva solo sentire il rumore dell'acqua del bagno, segno che John era chiuso dentro.

Edward si sdraiò sul letto, fissava il muro in silenzio mentre aspettava il gemello.

Si sentì un singhiozzo, uno dei pochi che John aveva lasciato scappare per sbaglio.

Il più piccolo si alzò dal letto e appoggiò un orecchio sulla porta.

"John?" sussurrò.

L'acqua si arrestò.

"John, tutto bene?" chiese ancora.

"Si tranquillo..." rispose una voce tremante.

Un altro singhiozzo scosse il corpo del più grande, facendo preoccupare l'altro che entrò in bagno, trovando John seduto contro il muro in un angolo, era senza maglietta, la schiena nuda contro le mattonelle fredde della parete.

Corse verso il gemello che, automaticamente, alzò le braccia per cercare un abbraccio che non tardò ad arrivare.

Nel fare tutto questo Edward riuscì a notare i segni rossi che i bulli gli avevano procurato allo stomaco.

"John, tranquillo sono qui." disse, stringendo il gemello contro il suo petto e incominciando ad accarezzargli la schiena.

Riuscì a calmarlo finchè, sfinito, si addormentò tra le sue braccia.

Anche John aveva bisogno di lui, proprio come lui aveva bisogno di John. 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Jedward / Vai alla pagina dell'autore: Owen