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Autore: Sayumi    25/10/2007    3 recensioni
Lei odia suo padre, gli uomini e nasconde dietro una maschera un carattere che nessuno conosce insieme ad un amore viscerale per l'arte. Lui ama le donne, è un maschilista convinto e ha una vita perfetta fino a che il destino non deciderà di farli incontrare...
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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So che dovrei dedicarmi a Parlami d’amore, tuttavia non riesco a trovare il giusto proseguimento per quella fic, ed è per questo che, ovviamente ne scrivo un’altra

So che dovrei dedicarmi a Parlami d’amore, tuttavia non riesco a trovare il giusto proseguimento per quella fic, ed è per questo che, ovviamente ne scrivo un’altra.

Premetto che è nata di getto, non ho la più pallida idea di come verrà fuori, ma non penso affatto che sarà lunga, anzi cercherò di limitarmi a una decina forse dodici capitoli, non so ancora bene, per ora ho solo i primi due…

Per passare ad una breve presentazione… la protagonista in questione si chiama Agata, come vedrete molto presto non ha una situazione molto facile e non è la persona più fortunata del mondo, ma ha sicuramente un amore infinito per l’arte… compensato da un odio viscerale per tutti gli uomini…

Nel prossimo capitolo conoscerete il co-protagonista

Quello che sta dietro la maschera

Capitolo 1

-Agatha-

Agatha guardò la cornice con dentro il suo disegno... nonostante fosse quasi diplomata con un titolo da restauratrice era tutto inutile.

Non le aveva ancora permesso di appendere nemmeno uno schizzo.

Tornò in camera sua e sospirò desolata, non aveva più spazio per appendere nulla.

Fotografie scattate di getto, un calendario che lei stessa aveva progettato, vecchi soprammobili, scaffali con libri e fumetti, schizzi attaccati con lo scotch e un po' penzolanti, due metri per quattro in cui conservava tutto ciò che le restava del suo mondo.

Non buttava mai niente e questo vizio cominciava a renderle la sua permanenza in quella casa sempre più difficile.

Sospirò ancora una volta, allontanò uno specchio decorato e spostati altri schizzi ci infilò la cornice, nascosta sotto una pila. Guardò altrettanto distrutta i rotoli di carta da spolvero nell'angolo, anche quelli ormai sbordavano. Evitò accuratamente di guardare il cavalletto bendato adiacente all'unica parete tappezzata, le era passata anche la voglia di dipingere.

Da tre mesi lavorava su quel dipinto ad olio e nessuno l'avrebbe mai visto, esattamente come tutto il resto dei suoi disegni.

Questo grazie a suo padre.

Chiunque, tra tutti quelli che la conoscevano, avrebbe trovato anche solo un commento piacevole sui suoi disegni, tutti tranne lui. L'aveva disprezzata e insultata dal primo giorno in cui aveva scelto di frequentare una scuola d'arte rifiutando di andare a ragioneria.

Perchè lui non capiva il suo amore per l'arte. Non l'avrebbe mai capito. La voleva dietro una fottuta scrivania a battere i tasti di una tastiera e non dietro ad un cavalletto con davanti un dipinto.

Voleva sua figlia maritata a vent'anni con in arrivo qualche marmocchio, una figlia che amasse la moda, fosse magra, bella, che ascoltasse musica da discoteca come tutti gli altri.

Ma Agatha era esattamente l'opposto.

Ascoltava gruppi punk, se ne fregava di quello che indossava, odiava stare in ufficio, aveva costantemente le dita coperte di colore e graffi per le troppe giornate passate a martellare pezzi di legno da farli incastrare in un mobile che a stento stava in piedi. Non aveva uno straccio di fidanzato, non pensava nemmeno alla parola matrimonio, non era magra, tanto meno bella e questo a suo padre non andava giù.

Non sarebbe mai cambiata la sua espressione indifferente, non sarebbe mai stato gentile davanti ad un suo disegno, nemmeno fosse stata la riproduzione esatta della Monna Lisa. E per questo lei lo detestava.

Non lo odiava ma allo stesso tempo l'avrebbe strangolato se solo non fosse stato suo padre. E per questo odiava anche tutti gli uomini.

Per tutti lei era l'amica, la persona sempre così scema da fare tutto quello che loro chiedevano, senza mai rifiutare, ma Agatha anche se non apriva bocca sapeva ben custodire i suoi segreti...

Tutto quello che gli altri credevano che fosse in realtà era solo quello che lei voleva che loro pensassero.

Era una maschera, come quelle del teatro, un'attrice sempre pronta a sorridere o piangere a comando, ma che in realtà era molto di più.

Dietro le sue quinte, dietro al suo cavalletto, sapeva essere se stessa, forse un po' troppo orgogliosa, come tutti gli attori, ma comunque una personalità indipendente, molto diversa dal personaggio che interpretava.

Tornò in cucina e guardò l'uomo sdraiato sul divano... era perso davanti all'ennesimo programma su barche da multimilionari, barche che poteva solo sognarsi.

Come la vide sorrise e indicò il modello che preferiva iniziando a sparlare sui vari optional del modello, ma sua figlia non l'ascoltava.

Sua madre stava guardando la televisione in un'altra stanza, quella donna aveva avuto una giornataccia, Agatha lo sapeva perchè era lei che l'ascoltava tutti i giorni, sapeva bene che avevano un casino di debiti da pagare, ma lui, quello sdraiato che sognava uno yacht da sogno, nemmeno immaginava come potessero sentirsi gli altri membri della famiglia.

Si spostò verso il lavello e, meccanicamente, prese a lucidare i piatti.

Era così abituata a dover pulire la casa, che ormai era diventato un modo per sfogarsi, era come se lucidare quella porcellana bianca la aiutasse a ripulire via anche le cose tristi della sua vita.

  
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