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Autore: DaubleGrock    07/04/2013    5 recensioni
E così dopo Inheritance una nuova avventura attende Eragon Ammazzaspettri e Saphira Squamediluce che li porterà di nuovo nella bellissima e misteriosa terra di Alagaësia alle prese con nuovi e vecchi nemici, amori mai dimenticati, amicizie, legami di sangue, giuramenti di fedeltà... e molto altro. Ancora una volta combattendo in nome della giustizia e della libertà.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Eragon/Arya, Roran/Katrina
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Arya.» Subito dopo sussurrò il vero nome dell’Elfa, che, riconoscendolo, fu scossa da un brivido.
Arya mormorò il vero nome di Eragon in risposta, e anche lui tremò nell’udire la pienezza del proprio essere.
Aprì la bocca per parlare ancora, ma lei lo precedette posandogli tre dita sulle labbra. A quel punto si allontanò e levò un braccio.
«Addio, Eragon Ammazzaspettri.»
 
 
Eragon si svegliò di soprassalto madido di sudore. “Ancora quel sogno” mormorò.
Erano ben 17 anni che sognava sempre lo stesso sogno, lui sulla naveTalíta che diceva addio a Arya, l’unica donna che lui abbia mai amato, l’unica che amerà mai, la donna che lo aveva rifiutato.
Una forte tempesta imperversava fuori dalla finestra dalla sua camera, lui giaceva raggomitolato nelle coperte del suo accogliente letto a baldacchino, attorno a lui sprazzi regolari di luci illuminavano la stanza dandogli un che di spettrale. D’un tratto si mise a pensare su quello che aveva avuto nella sua vita da contadino e su quello che aveva ora, lui, Eragon Bromsson, l’Ammazzaspettri, l’Ammazzatiranni, Spada di Fuoco, Argentlam, Shurt’ugal, Palmo Luccicante, Cavaliere Dei Draghi. Erano molti i titoli di cui si avvaleva ma il suo preferito era difficile a dirsi, cucciolo mio, come Saphira, la sua dragonessa, la sua compagna di mente e di cuore, sesso usava chiamarlo.
Dalla sua partenza da Alagaësia molte cose erano cambiate. Oramai Alagaësia, suo cugino Roran, suo fratello Murthag, Nasuada, Orrin, Orik… erano solo un ricordo sfocato nella sua mente, ma avrebbe fatto di tutto pur di rivederli. Però lui aveva un compito, un dovere, nei confronti dei Draghi e nei Cavalieri dei Draghi.
Saphira invase la sua mente rassicurandolo. Un lieve sorriso apparve sulle labbra del Cavaliere.
“Tutto bene piccolo mio?”
“Si tutto bene” rispose lui mentalmente.
La dragonessa lesse una nota di malinconia nella sua mente, ma decise di lasciarlo stare da solo sui suoi pensieri.
La possente mola della dragonessa era raggomitolata su un gigantesco cuscino nella parte opposta della stanza di Eragon. Le sue squame color zaffiro rispendevano di mille colori ogni qual volta un lampo illuminava la stanza.
Eragon si ritrovò a pensare a quanto era stato fortunato a diventare il suo Cavaliere, al fatto che Saphira tra le migliaia di persone in Alagaësia lei avesse scelto proprio lui.
Così nemmeno accorgendosene i suoi occhi si chiusero e confortato dalla presenza di Saphira nella sua mente si riaddormentò.
 

*********

La mattina successiva come era consueto da lui negli ultimi 17 anni volò con Saphira godendosi la leggere brezza che accarezzava i suoi capelli.
In quel momento insieme a Saphira era padrone dei cieli. Guardava gli alberi, i monti, le valli, i fiumi, i laghi scorrere veloci sotto di loro.
Ma la quiete di quel momento fu spezzata dalla coscienza di un elfo, che Eragon riconobbe come Blödhgarm.
“Ammazzaspettri è arrivato un messaggero che porta importanti notizie!” disse l’elfo.
“Da parte di chi?” chiese Eragon.
“Non lo sappiamo, ha detto che parlerà solo con voi. Ha detto che non ha molto tempo ma che le notizie che porta sono di vitale importanza per il destino di Alagaësia.” Detto questo l’elfo chiuse il contatto mentale.
Saphira che aveva sentito tutta la conversazione, senza nemmeno un segno da parte del Cavaliere fece una brusca virata dirigendosi verso il punto in cui Blödhgarm si trovava insieme a altri due elfi e al messaggero.
Questi era un giovane ragazzo con i capelli castani e gli occhi scuri e penetranti e appena vide Saphira atterrare davanti a lui in tutta la sua grazia e potenza fece un paio di passi indietro. Il suo viso era un misto di ammirazione, timore e speranza, per cosa Eragon non lo sapeva ma ipotizzò che doveva essere qualcosa che aveva a che fare con il messaggio.
Così si fece avanti e si fermò davanti al ragazzo che gli rivolse un profondo inchino.
“Benvenuto, a cosa devo la tua presenza qui?” disse Eragon.
Il ragazzo si umettò le labbra e iniziò a parlare:
“Argentlam la regina di Alagaësia ti convoca a Ilirea, per un compito di grande importanza. Alcune settimane fa le città di Arunghia e Dauth sono state attaccate da un esercito...” Si fermò per riprendere fiato ma pima che riuscisse ad aprire bocca “Che cosa?” sbraitò Eragon sconvolto per quella inattesa notizia. “Non si sa niente dell’esercito?”
“L’unica cosa certa è che questo esercito provenga da fuori Alagaësia, ma non è questa la cosa peggiore, i soldati portano lo stemma di Galbatorix…”
“Ma questo è impossibile!” Urlò Eragon interrompendo di nuovo il giovane.
Nel frattempo Saphira si era affiancata al suo Cavaliere e il ragazzo vedendola arrivare arretrò.
“Non hai nulla da temere.” Disse Eragon. Ma vedendo che il giovane non accennava a volersi di nuovo avvicinare disse a Saphira di allontanarsi. La dragonessa sbuffando si allontanò.
“Quando dovrei partire?” Chiese il Cavaliere.
“Il prima possibile” Rispose pronto il ragazzo. Il Cavaliere annuì e congedò il giovane.
Appena il ragazzo se ne andò i tre elfi lo sommersero di domande.
“Sileeeeenziio” urlò il Cavaliere.
Poi si rivolse a Blödhgarm “Io vado a preparare i bagagli. Affido a te il comando. Dovrai proteggere le uova e gli Eldunarì a costo della vita se necessario.”
Poi portandosi le dita alla bocca disse “Atra du evarínya ono varda”
“Atra esterní ono thelduin, Eragon” Rispose Blödhgarm.
E prima che il Cavaliere potesse finire il saluto l’elfo lo sorprese abbracciandolo.
“Vola alto” disse l’elfo dalla pelliccia blu notte. Recitando un verso di un poema elfico sui Cavalieri.
Eragon gli rivolse un flebile sorriso e si avviò verso le sue stanze per preparare i bagagli.
 

*********

Tutto il pomeriggio Eragon lo passò a preparare i bagagli discutendo nel frattempo con Saphira l’esercito misterioso. Le oro menti erano affollate da moltissime domande senza risposte: Chi comandava l’esercito? Galbatorix? Poteva essere mai sopravvissuto? Potevano essere stati tutti ingannati? Poteva mai essere che la sua amata terra fosse di nuovo in pericolo?
Eragon fece un respiro profondo avrebbe avuto le risposte arrivato a Ilirea. Un leggero sorriso affiorò sulle sue labbra: avrebbe rivisto la sua terra di origine e tutte le persone a lui care. La sua felicità si fuse con quella di Saphira che aspettava con ansia il momento di partire perché anche lei voleva rivedere qualcuno, Fìrnen, il suo compagno.
Così dopo aver ricontrollato per la centesima volta di aver perso tutto, salì in groppa a Saphira e assicurò bene i lacci che gli tenevano le gambe.
“Pronto?” chiese Saphira con un leggero cenno di eccitazione nella voce
“Pronto” rispose Eragon con fermezza e senza esitazione.
La dragonessa non se lo fece ripetere due volte e portando le ali perpendicolari al terreno le spinse in basso più forte che poté e si diressero verso Alagaësia. Verso casa.
  
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