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Autore: MadHatter96    09/04/2013    4 recensioni
Il battito di un cuore.
Questo è l'unico ricordo che emerge nella mente di Isabelle attraverso i sogni.
Ritrovata immersa nel sangue viene portata alla Sword & Cross dove verrà circondata da volti di persone che non ha mai
visto in vita sua ma la faranno sentire sicura.
E due occhi verdi splendenti come smeraldi la faranno incantare...
[ATTENZIONE: Momentaneamente sospesa]
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cameron Briel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ali

 
Sembrava quasi una cerimonia, lei e Gabbe camminavano a passo lento nel buio del bosco.
Nonostante fosse giorno, a Belle tutto sembrava più scuro.
Doveva ammetterlo, era da un po’ che si chiedeva se quella era la scelta giusta.
Perché ogni stranezza le sembrava così naturale? Il solo fatto della sua vita in un epoca troppo lontana per essere ricordata così chiaramente, il solo accettare che poi non era mai più esistita sino ad ora.
Che cosa ne era stato di lei fino alla sua ricomparsa?
Forse era per questo… eppure sapeva che c’era una motivazione ancora più profonda di sé stessa;
Cam.
Sì, voleva capire che cos’era. Cos’era stato… cosa sarebbe stato.
I suoi occhi si alzarono sulla bionda figura che procedeva davanti a lei.
“Hai paura?” Le chiese dolce la ragazza, quasi avesse capito la preoccupazione dell’amica.
“Un po’…” ammise lei “Cam era strano…”
Gabbe sorrise, Belle lo capì nonostante fosse di spalle.
“Ha i suoi motivi… ma non ti preoccupare, sono sicura che andrà tutto bene.” Mormorò la bionda.
“Potrebbe anche non essere?”
Gli occhi blu della mora si trovarono a scrutare quelli dell’amica da vicino; si era voltata afferrandole le spalle.
“Belle, tu sei la più innocente tra tutti noi, sono sicurissima che capirai. Sta a te capire, e se lo farai le paure di Cam saranno completamente infondate.”
Un brivido percosse la schiena della giovane: “E… se non dovessi capire?”
“Dipende dalla tua volontà.” Affermò con una certa freddezza l’altra voltandosi.
La sua volontà.
Non sapeva nemmeno chi era, come faceva a sapere cosa voleva?
“Pronta?”
Le pupille di Belle si alzarono di nuovo sulla bellissima figura.
Gabrielle era ferma al centro di una innaturale radura circondata da alberi che prendevano una strana colorazione nerastra sotto il cielo grigio.
“Guarda gli annunziatori.”
Annunziatori.
Qualcosa di remoto nella mente di Belle la spinse ad osservare delle strane ombre che solo allora si rese conto volteggiassero attorno a loro.
“Cosa sono?”
“Perché me lo chiedi? Fino ad ora non ti sembravano una cosa naturale?”
In effetti…
La scena le ricordava molto un rituale esoterico, e l’abbigliamento scuro che le avvolgeva il corpo non faceva che accentuare quella sensazione.
La bionda tese le mani in avanti, in attesa che Belle le afferrasse.
In quel momento tutto le sembrava spaventoso… non riusciva a capire cosa stava facendo. Sarebbe stato più facile far finta di nulla, uscire da quella scuola e vivere una vita ignorando tutto… era molto più invitante.
Ogni volta che si sentiva finalmente sicura tutto svaniva quando arrivava davanti al grande passo.
E anche questa volta tutto la spaventava… persino gli occhi rassicuranti dell’amica, persino il pensiero di Roland e Arianne… solo una cosa rimaneva intatta, accogliente e amabile come nessun’altra: il calore del corpo di Cam.
Allungò le braccia e pose i palmi su quelli della bionda che la incitò a chiudere gli occhi.
“Vedrai, sarà tutto più facile, Tesoro.”
Non c’era altro che nero dietro le sue palpebre. Eppure finalmente qualcosa si muoveva. Sentì un dolce fruscio e poi le pupille coperte di Belle percepirono una colorazione rossastra, dovuta al sangue nei capillari, e poi aumentava, continuava ad aumentare, una rosso acceso, poi arancione e infine un rosa salmone inumano. Nonostante non potesse vedere la luce le si parava davanti.
“Guarda.”
Non ne aveva il coraggio. Forse si sarebbe accecata. Era troppo forte, troppo inumano.
“Guarda.”
La voce è calda e paziente, eppure non ammette repliche. Ma gli occhi della ragazza restano chiusi.
“Guarda.”
Non può, forse perderà tutto… come se avesse              qualcosa da perdere.
“Guarda.”
Basta. Non può più aspettare, è un suo dovere.              
Un cambiamento rapido, come un’ondata di coraggio e di appartenenza a quel qualcosa che le sta davanti.
Un brivido caldo le percorre il corpo terminando poi al centro delle scapole e con autonomia gli occhi si scoprono permettendole di vedere tutto lo splendore indescrivibile.
Inutile riportarlo, tanto nessuno capirebbe la bellezza di quelle gigantesche ali, pure come nessuna cosa appartenente a questa terra, ora così piccola e inutile davanti a quella ragazza bionda.
Gli occhi di Belle si tingono di uno strano colore alla luce di quell’opera divina, il loro colore paradisiaco che è loro essenza.
La ragazza rimane immobile adorante.
La sua mente non ragiona, non sa nemmeno più di esistere. Quella luce ucciderebbe per la troppa grandiosità… eppure lei è lì.
Gabrielle, avvolta dalla sua stessa luce lascia che le labbra le si pieghino in un sorriso dolcemente soddisfatto, sa bene che è ora.
La ali si piegano lievemente all’indietro per poi ritirarsi davanti, lasciando che una folata di vento investa delicatamente il sinuoso corpo di Belle.
“Apri la mente, torna da noi, Isabel.”
La voce sembra così lontana alle orecchie di Belle mentre lo spesso velo posato sulla sua mente e sul suo cuore viene spazzato via da quell’aria.
Delle immagini si fanno nitide e naturali. Ma certo… come aveva fatto a dimenticare?
Era tutto così logico.
Le immagini si fecero nitide ma non presenti. Ancora prima di accorgersi di ricordare un senso di nostalgia le pervase il petto andando sempre più affondo,  negli abissi più profondi dell’anima.
Quella luce dorata che si estendeva verso l’infinito, quella luce che gli occhi umani non possono nemmeno immaginare, quei fiori bianchi e quel dolce profumo celestiale.
Come dimenticarlo… il Paradiso.
Gli angeli che volavano liberi, cantando melodie di lode… e lei era lì.
Vedeva quelle scintillanti piume piene di gloria e purezza volteggiare in quel cielo divino.
E mentre i ricordi fluivano le si trafisse il cuore nel ricordare che lei non aveva fatto in tempo a spiegare le sue ali.
Già… lei non era un angelo come tutti quelli che in quel momento esistevano. Lei era l’angelo più giovane. L’ultimo angelo che il Monarca aveva creato. L’ultimo distaccato dalla grande luce generatrice… l’unico ad essersene andato dal paradiso senza partecipare alla caduta.
Oh, tutto per colpa di quel meraviglioso Portatore di Luce.
Gli angeli non sono eterni. Sono immortali, almeno naturalmente, ma non eterni.
Esiste solo un essere eterno, che sempre è esistito e sempre esisterà, e da lui hanno origine tutte le cose… anche gli esseri angelici, e di conseguenza i demoniaci, ora.
Lei era appena nata. Non aveva nemmeno una forma, era qualcosa di umanoide che emanava una forte luce, quella luce che le permetteva già di amare, che le permetteva già di pensare e avere una coscienza.
Tutti gli angeli erano così, all’inizio. Qualcosa di assolutamente perfetto… e poi in quella perfezione prendeva forma il loro corpo celeste, crescevano come gli umani, ma molto più velocemente e allo stesso modo molto più lentamente.
Nel Regno del Cielo il tempo non esiste, non ha senso.
Ogni volta che nasce un angelo c’è un gran fervore in Paradiso, una gioia immensa si aggiunge alla gioia naturale che è l’essenza di quel mondo.
Tra gli angeli non avrebbero dovuto mai esserci gelosie, battaglie e odi, tutti dovevano amarsi l’un l’altro. Era l’amore l’essenza di tutto, e lei lo sapeva bene. Lo sapeva poiché ancora in lei aleggiava nitido il ricordo della sua generazione, di quel sentimento generatore… e di quell’affidamento.
Perché ogni neo-angelo era affidato ad un angelo ormai formato, ad un angelo forte ormai già con le ali ben aperte. Per tutti gli angeli è stato così.
A partire dal primo, colui che portò alla disgrazia, Lucifero, che venne cullato direttamente dalla Forza Generatrice, e fu lui a cullare a sua volta una miriade di nuovi angeli venuti all’esistenza… prima fra tutti Lucinda.
Oh, come dimenticare l’amore di Daniel e Lucinda. Chissà che fine avevano fatto loro.
Ma ora non era quello che le importava.
Ecco chi era, il suo Camriel.
Aveva ragione, con lui c’era un legame più profondo di ogni altro legame che potesse esistere nell’universo, un legame che trascendeva il tempo e lo spazio.
Lui era il suo angelo protettore.
Ecco il sogno delle sue notti.
Era lui che la cullava, che cantava per lei, che la amava, perché a lui era stata affidata.
Gli era stata affidata lei e solo lei. Era sua, era scritto nel libro del destino.
L’aveva tenuta stretta al petto fin dall’inizio della sua eternità. Questa era la cosa importante.
Si sentì volare le farfalle nello stomaco al pensiero che sin dal principio lei era stata legata a quell’angelo con una catena indistruttibile.
Non era più un sogno, ora era un limpido e saldo ricordo nella sua mente.
Quanto lo aveva chiamato. Quanto lo aveva invocato. E ora lo aveva lì.
Lei era collegata a lui, come un bambino nel grembo materno, senza di lui la sua luce si sarebbe presto spenta, invece il Monarca li aveva voluti unire in una amore incontrollabile, che le creature umane non possono nemmeno immaginare.
Le venne da piangere per la gioia.
Poi il ricordo delle sue ali candide, bianchissime. Quanto voleva rivederle.
E poi il tragico momento. Quando uno strano buio si era esteso sul paradiso. Lei era piccola, ancora non aveva la visuale completa, non capiva, eppure intuiva.
Qualcosa di tragico.
Cam l’aveva stretta al petto, ma altre braccia la reclamavano.
Lui aveva gridato, l’aveva stretta ancora di più a sé. Quelle grida, le stesse di qualche notte prima. Oh, quale creatura terrena potrebbe mai immaginare lo strazio di quelle grida?
Come se qualcuno gli stesse strappando a morsi il cuore.
E lei, nel suo possibile cercava disperatamente di aggrapparsi a lui.
“Lasciala! Non c’è tempo! Lei non centra con tutto questo! La ritroverai, ma ora pensa a salvarla!”
Era la voce di Arianne. Era lei che cercava con tutta sé stessa di portarla via da Cam.
“Non posso!” Le aveva abbaiato contro lui.
“Devi! Soffrirà di più se non la lasci. Ecco, guarda! Ecco il buio che invaderà l’inferno ora si estende su di noi! Credi che una volta toccato il suolo terrestre lei sarà lì con te? Verremmo scagliati chissà dove! Sarete ancora più lontani di quanto lo sarete se lei andrà nel Limbo!”
E quella fu la vittoria di Gabbe e Arianne che avevano parlato.
L’avevano portata via dal suo rifugio per evitarle la Caduta, nonostante non sapessero ancora con precisione cosa significasse. Questa era la spiegazione. Ma lei avrebbe preferito cadere con loro, più tosto che essere allontanata così, da tutti loro.
Ed ecco che un annunziatore per la prima volta aprì il passaggio, per lasciare che un Angelo si rifugiasse per scappare a tutto il terrore che sarebbe avvenuto.
Ma era impossibile.
L’accesso al Paradiso era negato anche per lei, nonostante la caduta di nove giorni non fosse rientrata nel suo destino, il suo corso doveva seguire quello dei suoi compagni.
Vagò per i vicoli bui degli annunziatori finché non riuscì a trovare un passaggio. Quello che la portò sulla Terra per la prima volta, sotto forma di bambina, senza ricordi.
Avvenne ciò che Roland le aveva fatto ricordare. L’amore per suo cugino, il matrimonio… e la sua morte. La sua morte che l’aveva logorata. E cosa aveva fatto dopo?
Oh, certo. Lei era cresciuta tra umani, la sua mente era umana. Così, più tosto che sopportare aveva deciso di morire con lui, morire con il suo amore inconsapevole del suo passato. Si era portata su una delle rare rupi e aveva pregato per l’ultima volta gli dei.
Secondo i suoi criteri, lasciandosi cadere, laggiù, sarebbe dovuta morire. Ma lei non poteva, e un annunziatore la accolse nuovamente dentro di sé.
Così aveva vagato ancora, ormai angelo formato, e aveva gridato i nomi degli altri caduti. Aveva gridato il nome di Camriel.
Ma ora era tornata. Questa volta ce l’aveva fatta.
Sentiva il cuore battere forte per la gioia. Aveva vinto.
“Ce l’ho fatta…” Sussurrò aprendo gli occhi.
Gabbe davanti a lei annuì, sorridendo per la sorella ritrovata: “Sì angioletto, sei con noi, ora.”
La strinse forte tra le braccia, avvolgendo i loro corpi con le ali.
“Vedrai che presto le spiegherai anche tu…” mormorò dolce mentre nella mente di Belle si fece vivo solo il pensiero di correre a cercare quegli adorati occhi verdi.
 
Eccoci con il nuovo capitolo che ha aspettato mesi ad uscire (come se fosse colpa sua)!
Sinceramente, spero che questo non abbia deluso nessuno. Questo, come è facile capire, è un capitolo abbastanza importante, che da inizio ad una nuova parte della storia dove finalmente si ritroveranno più attivamente anche gli altri personaggi.
Qui certe cose le ho inventate di sana pianta. In fondo non è mai stato spiegato come nascono gli angeli no? Spero che questa interpretazione non sia odiata!
Grazie e (spero) a presto!

 
 
 
 
 
 
  
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