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Autore: CignoNero    10/04/2013    0 recensioni
Quanti di voi credono nell’amore? L’amore quello vero s’intende.
Quello profondo, intenso, quello che ti toglie il respiro e ti strappa il cuore dal petto.
Avete mai amato una persona tanto da distruggere voi stessi?
Perché infondo, è questo che succede quando ci s’innamora...soprattutto quando l’amore non è corrisposto.
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO. 2

 

<< Slim!!! >> Mike, in piena notte, urlava spaventato sotto la finestra dell’abitazione del suo capo.

<< Slim, ho bisogno di te. >> Urlò nuovamente.

Dopo qualche minuto la finestra si aprì, ed ecco apparire l’uomo dal cuore di ghiaccio.

<< Che cosa vuoi Mike? Spero che tu non mi abbia svegliato per una stronzata, perché se no ti uccido. >>

<< Hanno pestato Alan. Siamo andati a Quarto a trovare un amico e una banda di ragazzi più grandi di noi hanno iniziato a darci fastidio. >>

<< Merda. >> Disse Slim, passandosi una mano sulla testa rasata. << Ora dov’è Alan? >>

<< Slim il problema non è Alan, lui sta bene, se l’è cavata con un occhio nero e qualche graffio. >> Mike deglutì rumorosamente e dopo essersi guardato intorno, assicurandosi che non ci fosse nessuno nelle vicinanze, rialzò lo sguardo sulla finestra: << Ci hanno fottuto la roba. >>

Slim sgranò gli occhi e per poco non saltò giù per picchiare il povero Mike.

<< Che cosa? >> Gridò incredulo. << Ragazzo dimmi che stai scherzando. >>

Mike scosse la testa, facendo innervosire ancora di più il suo capo.

<< Non ti muovere da lì, scendo tra un secondo. >> Chiuse la finestra, si vestì velocemente e uscì dall’appartamento.

La prima cosa che fece quando arrivò da Mike, fu tirargli un ceffone sulla nuca.

<< Slim scusami cazzo! >> Gridò il ragazzo.

<< Scusami?!! >> Gridò Slim salendo in auto e mettendo in moto. << Che cosa siete delle femminucce? Vi ho insegnato a combattere non a farvi mettere i piedi in testa, sai quanto vale quella roba? Io ci mangio con quei soldi. >> Continuò poi.

<< Merda, erano una decina di ragazzi Slim. >> Sbottò Mike.

<< Ok, non voglio sentire altro. Recuperiamo ciò che è nostro e torniamocene a casa. >>

Mike non disse più una parola. Odiava far incazzare Slim, aveva sempre paura che gli alzasse le mani. Era già successo una volta, gli aveva tirato un pugno sul volto facendogli sanguinare il naso per ore.

Arrivati a destinazione, i due ragazzi scesero dalla macchina e iniziarono a camminare lungo una stradina contornata da altissimi alberi.

<< Come pensi di riprenderti la coca? >> Chiese Mike, camminando al fianco del suo capo.

<< Loro non sanno che la roba che hanno rubato è la mia, quindi gli basterà sapere che sono Slim per farli scappare. >> Slim camminava a testa alta, sicuro di se stesso e pronto a qualsiasi evenienza.

<< E se questo non basterà a farti ridare il tutto? >> Chiese nuovamente il ragazzo, questa volta con tono incerto.

Slim sbuffò e alzò gli occhi al cielo: << Mike mi stai irritando, cazzo. Se questo non basterà, passeremo alle maniere forti. >> Con la mano alzò la maglietta che aveva addosso e dai pantaloni spuntò una pistola. Mike la guardò sorridendo e dopo poco riportò lo sguardo davanti a se.

<< Eccoli. >> Disse poi indicando con un dito il parco di fronte a se.

<< Una decina di ragazzi è?! >> Disse Slim guardando male il suo amico.

In realtà davanti a loro c’èrano due ragazzi poco più grandi di Mike.

<< Beh se ne saranno andati. >> Rispose imbarazzato il ragazzo.

<< Certo, o forse non ci sono mai stati. >> Slim sorrise compiaciuto mentre Mike non spiaccicò più parola.

<< Hey ma quello è Slim. >>Sussurrò uno dei ragazzi.

<< Sì proprio così, sono Slim e la droga che avete rubato è mia. >>

<< Ci...ci dispiace, noi non lo sapevamo. Te la restituiremo subito. >>

Il ragazzo che aveva appena parlato indietreggiò di qualche metro mentre l’amico, più coraggioso, prese le bustine di coca e si avvicinò a Slim.

<< Non dovresti mandare in giro due sfigati con la tua roba nelle tasche. >>Disse passando le bustine nelle mani dell’uomo senza cuore.

<< Io non sono uno sfigato!!! >> Gridò Mike lanciandosi sul ragazzo.

<< Mike cazzo! >> Slim lo afferrò per le spalle. Mentre lo tirava su, non si accorse che il ragazzo era già pronto a sferrare un pugno sul volto del povero Mike, ma sfortunatamente non colpì lui ma il suo capo.

Mike si coprì la bocca con la mano, Slim si tocco delicatamente l’occhio mentre i due ragazzi iniziarono a correre.

<< Capo. >> Sussurrò tremante Mike.

Slim tirò un urlo di rabbia e senza dire nulla si voltò e tornò in auto.

 

______________________________

 

 

Un balletto alla Scala era quello che ci voleva per rilassarsi un po’.

Josefine, nel suo bellissimo abito da sera rosso, accompagnata dai genitori e amici di famiglia, saliva tranquilla e serena le scale del teatro. Amava andarci, era una cosa che faceva tutte le settimane.

Quando era bambina, si sedeva comoda sulla poltroncina rossa e con occhi lucidi e pieni di ammirazione, guardava i ballerini di danza classica sul palco. cercando di memorizzare le coreografie.

All’età di sette anni, i suoi genitori decisero di farle seguire delle lezioni private di danza, ma all’età di diciotto anni sua madre decise che la danza non doveva essere la strada da seguire. Josefine doveva diventare una prima donna e non una prima ballerina.

Il sogno di Aurora fu infranto da sua figlia. La piccola Jo decise di voler fare la fotomodella. Beh come darle torto, il suo corpo era uno schianto assurdo.

Finito lo spettacolo, lei, la sua famiglia e i loro amici andarono a cena in uno dei ristoranti più costosi di Milano. Ovviamente tutti ordinarono caviale e champagne, non badarono a spese, tanto i soldi erano l’ultimo dei loro problemi.

<< Complimenti Aurora, hai una figlia splendida! >> Vittoria, una delle amiche di famiglia, riempiva sempre di complimenti Josefine.

<< Grazie mille vittoria. >> Rispose timidamente la ragazza.

<< Dovrei farti conoscere mio nipote Federico, è un principe sai. >>

<< Ah davvero? Un principe! >> Aurora alzò immediatamente lo sguardo su Vittoria.

<< Sì, proprio così. >> Rispose l’amica.

<< Hai sentito Josefine, il nipote di vittoria è un principe. >>

<< Sì mamma, ho sentito. >> Rispose irritata Jo.

Ovviamente ad Aurora non interessava quanto fosse bello questo misterioso principe, ma le bastava sapere che fosse di sangue reale.

<< Settimana prossima verrà a cena a casa mia, siete invitati anche voi. >> Disse poi Vittoria, rivolgendosi ad Aurora e a sua famiglia.

Josefine osservò lo sguardo emozionato di sua madre e scosse la testa disapprovando l’invito a cena.

Alla fine della serata, la ragazza chiamò il suo autista, che passò a prendere lei e le sue due migliori amiche.

<< Allora ragazze dove volete andare? >> Chiese versando lo champagne nei bicchieri delle sue amiche.

<< Ho sentito che danno una festa privata al Leggend54. >> Disse Elisabetta sistemandosi i lunghi capelli neri.

<< Una festa privata? Allora noi non possiamo entrare. >> Caterina fece un sorso al suo champagne.

<< Autista! >> Gridò Josefine, abbassando il vetro scuro che la divideva dall’abitacolo anteriore della macchina.

<< Sì, signorina. >> Rispose il buon’uomo.

<< Andiamo al Leggend54. >> Con un sorriso compiaciuto alzò il bicchiere e brindò con le sue migliori amiche.

Arrivati al pub, si misero in fila per entrare, ma quando toccò a loro, il ragazzo dell’entrata le bloccò all’istante: << Signorine i vostri nomi non sono sulla lista, mi dispiace ma non posso farvi passare. >>

Caterina ed Elisabetta iniziarono a borbottare mentre Josefine tirò fuori il suo portafoglio dalla borsa: << Quanto vuoi per lasciarci entrare? >> Disse poi, sbattendo i suoi grandi occhioni verdi.

<< Credo che 500 bastino. >> Disse il ragazzo afferrando la banconota dalle mani della ragazza.

Le tre amiche sorrisero felici ed entrarono nel pub.

Josefine e le sue amiche amavano farsi notare e movimentare le feste. Erano famose per questo.

Iniziarono a ballare sui tavoli, sorseggiando vodka direttamente dalla bottiglia.

<< Settimana prossima andrò a cena con un principe! >> Gridò Josefine, cercando di superare il volume della musica con la sua voce.

<< Un principe! >>Dissero in coro le amiche, scoppiando a ridere subito dopo.

<< Sì, mia madre starà già progettando il matrimonio. >> Scoppiarono tutte tre a ridere continuando a ballare come delle matte sotto gli occhi di tutti.

 

 

 

 

  
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