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Autore: theplatypus_    17/04/2013    1 recensioni
Sono pazza. Completamente pazza. Ingurgito farmaci di tutti i gusti dalla mattina alla sera.
Probabilmente quei dottori sono soltanto cospiratori che progettano piani malvagi su di me.
Ma poi mi rendo conto che non sono loro il problema. Sono io.
Non sono normale, sono diversa.
Ma non pensavo che quest'affermazione fosse davvero fondata.
Diciamo che do' una svolta alla mia vita. Smetto di ingurgitare farmaci di tutti i gusti dalla mattina alla sera e inizio a sentirmi una vera ribelle. Una ragazza che finalmente non viene più giudicata per la sua anormalità.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                   Capitolo ll
 
 
Scribacchio sul quaderno il tema assegnatoci, ma sono talemente frustata, che le due righe scritte in mezz'ora mi rimbombano nella testa.
Porto la mano nei capelli e li scuoto, come per imitare mia madre. 
 

'La sera prima.
Mi siedo goffamente sulla sedia della cucina e aspetto che mamma porti la cena in tavola.
Arriva trafficando con bicchieri, posate, piatti ed infine posa davanti a me un hamburger bruciacchiato e delle patatine surgelate.
Inizio a portarmene una alla bocca, quando mia madre inizia a parlare.
- Stavo pensando... - tradussi io: il centro pensava... - di farti cambiare aria, almeno per un po' -.
Alzo la testa, per guardarla negli occhi, ma non smetto di masticare la patatina.
- Decifra 'farti cambiare aria' - le dico, tagliando un pezzo di hamburger. 
Mia madre sospira e porta le mani in aria.
- Senti, domani partiamo e ce ne staremo per un po' in un bungalow, okay? -.
Okay? Mi chiede anche se è 'okay'? 
La cosa è abbastanza prevedibile: la fuga deve aver allarmato un po' tutti e vogliono evitare qualsiasi altro atto drammatico.
- Mmm - annuisco svogliatamente.
Con la coda dell'occhio la vedo abbasare la testa e, se i miei problemi non hanno attaccato anche la vista, mi pare di vedere una piccola lacrima bagnare la tovaglia.'

 
Guardo l'orologio sul computer affianco al quaderno e quasi mi viene un colpo: le quattro meno dieci. Tra qualche minuto mia madre arriverà e mi trascinerà nella sua renault per portarmi in una prigione all'aperto.
Rinuncio alla possibilità di concludere il tema e chiudo il quaderno, prendo il computer, qualche libro, il mio ipod e li ficco distrattamente in uno zaino. Prendo la mia vecchia valigia bordeaux e inizio a piegarci dentro qualche vestito. 
Mentre sto per posare una maglietta nell'angolo della valigia, trovo in una tasca di essa una piccola collanina. La guardo attentamente e la getto sul letto, il più lontana possibile da me. 
Me l'aveva regalata mio padre per il mio decimo compleanno. Poi, esattamente un anno dopo, i miei si sono separati e lui si è risposato. 
Inutile dire che quel gesto ha contribuito a farmi diventare pazza e, probabilmente, alla mia continua ostinazione nel rifiutare  gentilezze da mia madre. Chi si affeziona troppo, ci finisce sempre per rimanerci male...in un modo o nell'altro.
Tanto per, mia madre arriva armeggiando con borse e valigie di tutti i tipi, davanti la porta della mia stanza.
-Pronta? - dice, mentre si lega i capelli in una coda frettolosa.
-Si - dico, prendendo lo zaino in spalla e facendo trascinare la valigia sul pavimento.
Ci dirigiamo verso il portone di casa e, proprio mentre mia madre lo sta per chiudere, riesco a dare un'ultima occhiata a quello che era il soggiorno di casa mia.
Dopo essere riuscite a ficcare tutti i bagagli nel retro della macchina, saliamo sui nostri sedili e mia madre accende il motore.
Un lungo viaggio solo a pensarci. Non tanto per la durata in sè. E Kiss Me di Ed sheeran non aiutava granchè.
 
                                                                                                                                                                         **
Non mi ero accorta di essermi appisolata durante il viaggio, così la scrollatina di mia madre, abbastanza violenta, mi sveglia con un sussulto.
Guardo fuori dal finestrino: un bungalow bianco è circondato da un piccolo ma grazioso giardinetto e il muro di pietre è coperto, in parte, da un'edera verdeggiante. Il tutto sembra una bellissima cartolina; magari sarei stata anche contenta di trascorrere qualche settima in questo posto, se non fosse stato per il fatto che io sono qui perchè me l'ha consigliato un medico. 
Quando apro lo sportello, inspiro a pieni polmoni quell'aria fresca e d'un tratto mi sento meglio. Prendo lo zaino e mi dirigo verso il portone del bungalow. 
Mia madre è intenta a scorrere con le dita il mazzo di chiavi, in cerca di quella giusta.
Quando la trova fa un piccolo esulto di gioia e infila la chiave nella serratura. 
Spingo la porta e mi ritrovo in un corridoio con un parquet in legno finissimo. Entro e do' un occhiata all'interno: la cucina e il salone sono in comume, c'è un bagno e una camera da letto. Ma la cosa che fa nascere dentro di me una piccola luce di speranza è il camino nel salone-cucina.
Mi immagino già, seduta su una sedia con i piedi posati sul bordo, a leggere. 
Non è un granchè come bungalow, ma è comodo. Mamma deve aver speso tutti i suoi risparmi da cassiera per questa piccola abitazione.
Poso la giacca sullo schienale di una sedia ed esco dalla casa per prendere della legna, vicino al portone. Rientro con tutti gli arti ancora funzionanti per miracolo e la posiziono nel camino, in modo da accendere un bel fuoco.
- Non è male, vero? - dice mia madre, guardando il frigorifero aperto - peccato che non ci sia nulla da mangiare - dice, quasi vergognandosi.
Evidentemente deve aver speso davvero tutti i risparmi che aveva. Quasi mi sento in colpa. Quasi. 
Devo dedurre che resterò digiuna. Ed è in questi momenti che mi pento di non aver finito le salsicce a pranzo.
Sospiro e prendo dei fiammiferi dalla credenza. Ne prendo uno e lo faccio strusciare sulla scatolina. Butto il fiammifero tra la legna e la guardo prendere fuoco. 
Mi sento già le guance accaldate, quando le tocco con le mie mani. Vedo mia madre frugare nella sua borsa, cacciare il suo portafoglio e cercare di non ammettere di essere senza soldi. 
Quando si accorge che la sto fissando, mi sorride con pietà. Quasi come se si volesse scusare. 
Ma non ce la faccio a ricambiare...ne ho visti troppi di quei sorrisi. E non premettono mai niente di buono. 
                                                                                                                                                             
                                                                                                                                                                        **
 
E' una sera calma e placida; si sentono le lucciole là fuori e, qualche volta, ne ho vista qualcuna dalla finestra.
Le fiamme sono belle alte e riscaldano i miei piedi in modo meraviglioso. Sfoglio una pagina del libro che sto leggendo e mi lascio sprofondare sulla sedia.
Mamma è uscita con la scusa di dover comprare qualcosa da mangiare, ma non vedo come sia possibile dato che è senza soldi. 
Probabilmente sarà andata a fare una passeggiata.
Non mi accorgo dell'ora che si è fatta, fino a quando non vedo sull'orologio: mezzanotte passata.
Inizio seriamente a preoccuparmi su dove possa essere finita mia madre.
Poso il libro e prendo il cellulare dai pantaloni, provando a chiamarla. Niente, suona ma non risponde.
Poi sento un suono. O meglio, una musichetta. Stranamente la riconosco. Il che è strano, perchè è molto semplice. E' un semplice squillare di trombe. 
Poi capisco. Corro ad aprire la porta e trovo mia madre seduta sugli scalini, con il suo cellulare che squilla e una bottiglia di vodka vicino. 
La guardo ed ho molta pena. Non mi ero mai accorta di quanto stesse male, sia per me che per papà. Insomma, ho sempre pensato che loro si amassero, e probabilmente anche mia madre. Poi bum. Tutto a un tratto finisce quell'amore: iniziano a litigare, neanche più un bacio la mattina. Tutto finito. 
E poi ci sono io. Io. La ragazza che da' solo problemi. Probabilmente se non fossi me, mi terrei anche io alla larga come gli altri. Eppure mia madre non l'ha mai fatto. Ho sempre cercato di essere distante per non affezionarmi come è successo con papà, ma solo ora mi rendo conto che lei ha bisogno di affetto.
Mi siedo affianco a lei e le tolgo la bottiglia da vicino.
-Questa la prendo io - dico, quasi sorridendole.
Lei ricambia, ma sembra più un sorriso che chiede scusa.
Poi si alza, prende il telefono e entra. La seguo con gli occhi, per poi farlo direttamente con il corpo.
La vedo piegarsi sul tavolo e imprecare, poi si asciuga le lacrime dal viso e mi guarda.
- Dai sempre la colpa a me! Ma vedi, tu non sei molto d'aiuto! Mi fai sentire una nullità! Io non so più come fare... ci sto una merda. Tutto è una merda - dice mamma tutto d'un fiato. Mi guarda con fare accusatorio. 
- Senti, lo so...- ma non mi lascia finire e continua.
- No, non voglio sentire più i tuoi insulti. Sono stanca! Perchè devo avere io una figlia pazza?Una che ascolta dalla mattina alla sera solo musica e che legge solo quei cazzo di libri! - fa un cenno con la mano verso il mio zaino - Cos'ho fatto di male, eh? Vaffanculo Kate! Vaffanculo a te, tuo padre, il tuo ipod e i tuoi libri!- così facendo, prende il libro che stavo leggendo qualche minuto fa e me lo getta nel fuoco. Lo guardo bruciare, fino a diventare cenere. 
Mi sento inutile. Se prima pensavo che la vita fosse ingiusta, beh adesso fa completamente schifo. Cerco di rimanere impassibile a quelle parole, ma semplicemente piango. Inizio a piangere per il dolore. Tutto il dolore che si è insidiato dentro di me. Che voleva sempre uscire, ma che io non ho mai permesso. Ed ora non ce l'ho fatta a trattenerlo. E' stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Prima avevo quasi tutti contro di me. Adesso anche mia madre. Sinceramente non mi stupisco se ho tentato il suicidio, perchè lo rifarei in questo preciso momento. 
Vedo mia madre venire verso di me, aprire le braccia, cercare di farsi perdonare.
Ma no, non ci riesco. Semplicemente me ne vado a letto piangendo.
 
                                                                         
                                                                                                                                                                    **
 
E' strano tutto ciò che sogno. Fin troppo. Non ero mai stata una ragazza con una fervida immaginazione, nonostante leggessi solo libri di avventura e fantasy.
Eppure quel sogno fu l'avventura più pazzesca che avessi mai letto.
Sto dormendo e qualcuno mi sveglia con una mano calorosa sulla spalla. 
- Ehy Hailey, svegliati -.
Ok, questo è davvero strano. Perchè, insomma...la gente non sogna mai di chiamarsi in un altro modo.
Sbatto freneticamente gli occhi e, quando metto a fuoco il luogo in cui mi trovo e colui che mi ritrovo davanti, quasi mi viene un colpo.
- Hailey? Ehy, ci sei? Mi sa che il vino di ieri sera ti ha dato alla testa - dice il ragazzo che mi trovo davanti.
-Chi è Hailey? - biascico.
Il ragazzo scoppia a ridere e mi tocca la punta del naso con l'indice.
- Si, direi di si - dice, continuando a ridere e porgendomi una fetta di pane con una tazza di latte.
- Prendi...direi che servono più a te che a me - lo guardo stralunata e con difficoltà prendo ciò che mi porge.
Inizio a masticare, ma solo quando ho finito di bere il latte mi rendo conto di dove mi trovo.
E' un prato verdeggiante, con in fondo un bosco. Intorno a me c'è una specie di campo, tronchi usati come sedie e delle tende. Tende ovunque.
Ingurgito l'ultimo pezzo di pane (mangio piuttosto in fretta, dato che la sera prima non avevo mangiato) e chiedo:
- Ma...cosa diamine succede? -
Il ragazzo di cui non so ancora il nome, ma la situazione mi dice che lo dovrei sapere, inizia a ridere ancora più fragorosamente.
Poi, vedendo il mio sguardo serio, aggrotta le sopracciglia e inizia a dire:
- Wow, non ricordavo che ne avessi bevuto così tanto- alza le sopracciglia - comunque...beh, niente. Siamo accampati per attaccare l'esercito di Yra, una regione del Paese abitati da esseri ripugnanti e tu sei una delle infermiere e una delle più brave guerriere che io abbia mai visto - dice con un ghigno sulle labbra.
- Che? - dico, quasi cadendo dal tronco.
- Guerriera -.
All'inizio mi scandalizzo abbastanza, poi però ricordo che tutto è un sogno e mi lascio trasportare come se fosse normale.
Annuisco senza pensare e mi alzo.
- Dove vai? L'infermeria è dall'altra parte - mi dice sorridendo.
Porto una mano sulla fronte, come per 'uuh, che imbranata' e me ne filo via, sentendolo biascicare su qualcosa che aveva a che fare con il 'troppo vino' e 'devo diminuire le dosi'.
Giro intorno al campo e, per trovare l'infermeria, entro in diverse tende, tutte ovviamente sbagliate.
Ed ogni volta, tutti mi salutano con vigore, quando io non so nemmeno chi sono.
Dopo svariate figuracce, riesco a trovare l'infermeria. Puzza molto, ma è fresca.
 Gironzolo tra i lettini, ma i pazienti non sembrano troppo feriti: chi ha qualche graffio, chi ha mal di stomaco, chi ha un forte emicrania, o chi semplicemente è venuto per le infermiere che stanno riordinando gli antibiotici in un armadietto.
Mi avvicino a loro con timidezza, quasi avendo paura.
Vedo quella mora girarsi indispettita e guardarmi con le sopracciglia alzate.
- Beh? - inizia -Hayley, è tardi, cribbio! -
Mi prende per mano e mi trascina in una stanzetta buia e fredda.
- Cambiati in fretta, sai che dopo ci sono le iniezioni - dice, girando i tacchi e lasciandomi sola con una divisa bianca sull'avambraccio.
Inizio a togliermi una giacchetta che non ricordavo di avere e, mentre estraggo il braccio dalla manica, un pezzo di ferro sul muro me lo graffia.
Inizia a uscire del sangue, ma non me ne preoccupo più di tanto. Insomma, quelle due ragazze sembrano saperla lunga sul sangue e sulle bende. E, anche se è solo un sogno,  io stessa ,in teoria, sono un'infermiera.
Inizio a sentire un lieve bruciore su quel punto e mi accorgo che la ferita è abbastanza profonda.
Poi capisco. In genere in un sogno non provi dolore.
E proprio quel dolore mi fa capire che quello non è affatto un sogno


   ** 


 Emh...allora, devo dire che questa storia mi piace ouo
Abbiamo visto che Kate è pazza e che ha qualche problema con la sua famiglia. Tant'è che le parole della madre la feriscono molto. 
Poi...il sogno. 'Il sogno' non è un sogno lol
Poi capirete nei prossimi capitoli come fa ad accadere tutto ciò ewe
Quiindi, beh recensite in tanti c': fatemi sapere se vi piace o meno la storie e mettete tra preferiti, ricordate e sguite adsj
Al prozzimo capitolo ouo
                                             
  
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