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Autore: shellby    18/04/2013    4 recensioni
Raccolta di episodi inventati -o per meglio dire campati in aria- ed introspezioni sui fratelli Uchiha, soprattutto su Itachi (L'Itachi XD)
Il genere è vario, può andare dal fluff all'angst, quindi aspettatevi di tutto se decidete di leggerla. Inoltre lo stile cambia molto dall'inizio alla fine, io vi avvisai nel caso non vi potesse piacere.
Enjoy, if possible!
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fugaku Uchiha, Itachi, Mikoto Uchiha, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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I.Una domenica abbastanza tranquilla

Era una bella domenica soleggiata. Gli uccellini cinguettavano allegramente, posandosi graziosamente sui rami dei ciliegi in fiore che abbellivano le stradine lastricate, mentre i raggi luminosi del Sole appena levatosi filtravano debolmente attraverso la carta delle porte scorrevoli, creando un'atmosfera pacifica che metteva gli animi di buon umore.
Itachi, alzatosi di buona mattina, apprezzò molto quello strano silenzio che si era creato in casa sua, non perché normalmente non ce ne fosse, ma perché quello non era carico di tutta l'oppressione che si poteva normalmente avvertire al suo interno.
I suoi genitori quel giorno erano usciti per andare a trovare dei parenti, lasciando lui e Sasuke soli a casa. Nessuno dei due si era preoccupato, poiché sapevano che potevano tranquillamente lasciare il figlio minore al fratello.
Pur amando i suoi genitori, era contento di quella giornata in solitudine. Non aveva nessuna missione quel giorno, nessun altro impegno fuorché quello di trascorrere una giornata serenamente in compagnia dell'otouto, che presupponeva stesse ancora dormendo.
Probabilmente quel giorno doveva essersi svegliato in maniera diversa del solito, perché sentiva nonostante la fatica un certo buon umore diffondersi anche nelle sue membra. Forse stava venendo contagiato dall'ambiente placido e tiepido, tant'è che si mise persino ad intonare un motivetto, essendo il solo a gironzolare per casa.
Si diresse con calma verso la cucina, i passi che non si sentivano neanche, rimirando gli alberi in fiore.
In quello stesso momento, Sasuke, sentendo il flebile canticchiare di qualcuno fuori dalla sua porta, si svegliò. Vedendo che il sole non penetrava ancora con intensità dentro la stanza, capì  che doveva essere ancora abbastanza presto per scendere giù dal letto. Fu tentato dal farsi coccolare un po' la schiena dal suo morbido letto, ma gli tornò in mente il motivetto che aveva sentito poco prima di aprire gli occhi.
La curiosità fu così tanta che alla fine si tirò su cercando di scollare gli occhi impastati dal sonno e scostare le coperte per scendere dal suo covo caldo ed accogliente.
Si lavò la faccia e vestì in fretta, dirigendosi verso la cucina, dalla quale sentiva provenire un lieve calpestio e la stessa voce bassa che intonava quello strano motivetto di prima.
Si fermò sulla soglia con l'intenzione di spiare chi ci fosse dentro, insospettito: la sola che canticchiava in casa era la madre, ma non ricordava che avesse una voce così profonda, quasi maschile.
Possibile che fosse il padre?
Sasuke scartò quell'idea con la stessa rapidità con la quale gli era venuta in mente. Non pensò proprio alla possibilità che fosse il fratello dentro quella cucina, data la sua scarsa presenza in casa nell'ultimo periodo.
Decise dunque di scostare pianissimo le porte mobili per intravedere tramite la fessura chi si era intrufolato nella loro cucina di nascosto, tenendo una mano sulla tasca dei shuriken e deglutendo in modo da non fare il minimo suono.
La prima cosa che mise a fuoco fu una ciocca di capelli cenere ricadenti su una maglietta nera con sopra stampato il simbolo Uchiha.
"Almeno non è un nemico" pensò Sasuke, in parte sollevato, in parte eccitato dalla situazione che stava vivendo in quel momento “E non sembra nemmeno essere un individuo ostile”.
Itachi si era già accorto della sua presenza, ma preferì non dire niente per vedere cosa avrebbe fatto il suo otouto.
Sorrise dunque tra il divertito e l'intenerito assottigliando l'udito, mentre con gli occhi seguiva la teiera che bolliva sul fuoco e con la bocca continuava a fischiettare a basso tono.
Intanto Sasuke si era fatto una mezza idea sull'identità della persona sospetta che si trovava nella cucina di casa Uchiha: da una parte credeva che codesta fosse il suo Nii-san, dall'altra si domandava se suo fratello potesse davvero trovarsi lì quel giorno, addirittura fischiettando allegramente, cosa che non gli aveva mai sentito fare e che lo aveva lasciato notevolmente perplesso.
Combattuto in cuor suo, il ragazzino di 6 anni rimase sulla soglia, indeciso se entrare o meno.
A quel punto fu Itachi a rompere il silenzio, intuendo che l'otouto doveva trovarsi in difficoltà.
«Entra pure, Sasuke».
A quel punto il minore la fece scorrere ed entrò dentro, un tantino imbarazzato per essersi fatto beccare a spiare proprio dall'oggetto del suo spionaggio.
«Buongiorno Nii-san» sussurrò con un filo di voce guardandolo intimorito.
«Buongiorno a te» gli rispose il maggiore, continuando a dargli le spalle e mantenendo il tono di voce neutro, sebbene si stesse un po' divertendo.
Nonostante ciò Sasuke prese coraggio e gli domandò dei loro genitori, mentre si avvicinava al fratello.
«Sono andati in visita dagli zii» rispose Itachi pacatamente spegnendo il fuoco e versando il tè nelle tazze.
Nell'udire ciò Sasuke si illuminò: significava che avrebbe potuto passare una giornata con il suo fratellone completamente da soli, una cosa veramente rara per lui.
Sebbene il più piccolo non aveva esternato quei suoi pensieri, Itachi comprese anche quello, sorridendo tra sé e sé.
Afferrò le due tazze e si diresse verso il tavolino, subito imitato da Sasuke.
Andò a prendere i biscotti, riposti da sua madre accanto al lavello, e tirò fuori dal frigo gli onigiri al tonno, alla vista dei quali il suo otouto spalancò gli occhi piacevolmente sorpreso, ed una ciotola di riso bianco per lui.
Ripose dunque il tutto sul tavolo basso e si inginocchiò di fronte al fratello, sorridendogli a mo' di scusa.
«Oggi dovrai accontentarti di questo, mi dispiace».
Udendo ciò, Sasuke si affrettò a scuotere la testa, affermando che era più che sufficiente come colazione. Avrebbe voluto dire “appetitosa”, ma si trattenne per non sembrare troppo infantile.
Mentre sceglieva quale onigiri sacrificare prima come cibo per il suo stomaco, il minore si rese conto che Itachi non era arrabbiato per il suo spionaggio: al contrario, sembrava essere piuttosto contento, anche perché gli aveva offerto uno dei suoi cibi preferiti e gli aveva sorriso in modo tranquillo, per non parlare del canticchiare e fischiettare di prima.
Mangiarono in silenzio, Itachi sorseggiando di tanto in tanto il tè con fare calmo e Sasuke guardando il primo di sottecchi e mentre addentava i suoi adorati onigiri.
Stava pensando cosa poter chiedere al suo Nii-san di fare, prendendola come un'occasione più unica che rara. Meglio comunque accertarsi prima delle intenzioni dell'altro.
«Nii-san,» prese a dire il piccolo Uchiha, fissando negli occhi il più grande, «Hai qualche piano per oggi?»
Itachi aprì un poco gli occhi, appoggiando sul tavolino il suo tè per poter parlare con il suo otouto.
«Pensavo di leggere in giardino» svelò Itachi, il quale non mancò di notare l'espressione dispiaciuta che si dipinse immediatamente sul volto di Sasuke.
Sorrise intenerito, e guardandolo in modo significativo negli occhi disse: «Ma visto il bel tempo potrei anche uscire a fare due passi».
La delusione se ne andò così come se n'era venuta, in un attimo di secondo.
Se non conoscesse abbastanza bene suo fratello, non avrebbe mai capito che quello era il suo modo per chiedergli di uscire un po' fuori con lui.
«Dove andiamo?» domandò Sasuke entusiasta, alzandosi un po' dai talloni nell'atto di sporgersi verso Itachi.
«Potremmo andare un po' a spasso per la città» propose Itachi, ben sapendo che al fratellino piaceva camminare.
«E mangiare qualche dango» ipotizzò Sasuke guardandolo euforico mentre stringeva i pugni, «Possiamo anche allenarci insieme poi?»
Itachi non replicò, limitandosi a sorridere come suo solito in direzione del fratello ed annuire.
Finito di sgranocchiare i biscotti e rifocillarsi con gli onigiri, i due si prepararono ad uscire.
Il quartiere Uchiha si era già svegliato, mostrando i suoi abitanti per le strade, alle finestre o semplicemente seduti su una panchina a prendere il sole.
Alcuni bambini mattinieri avevano prontamente occupato un lato della strada, discutendo tra di loro che cosa fare e facendo un gran baccano, mentre i grandi erano impegnati nelle loro faccende di tutti i giorni. I due fratelli seguirono le mamme che si recavano al mercato, nel centro della cittadella, pensando che, per una volta, potevano pure farla loro, la spesa.
Tutti, dal fruttivendolo al panettiere, li salutarono con gioia vedendoli passare, complimentando in un modo o nell'altro entrambi, e qualcuno non mancò di chiedere dove fossero il signore e la signora Mikoto, ricevendo puntualmente la sostanziale risposta dei due che i loro genitori si erano recati in visita dagli zii.
Ad un certo punto della loro passeggiata, Itachi fu fermato da Sasuke, che avendo per primo individuato un negozietto di dango, glielo indicò con il dito facendogli un sorriso furbo.
Itachi sollevò gli angoli della bocca, pensando che l'otouto sapeva essere deciso quando voleva una cosa.
Chiesero due spiedini al venditore, che glieli pose salutandoli con il suo vocione grosso.
Nonostante la stazza e l'aspetto intimidatorio, costui era incredibilmente bravo coi bambini, tanto che piacque subito a Sasuke.
Mentre i due discorrevano, Itachi li osservava silenziosamente posando fare protettivo una mano sulla testa dell'otouto.
Sasuke non capì il significato di quel gesto, ma ne fu felice lo stesso, continuando a conversare ancora con più slancio, raccontando al venditore di come avesse beccato il fratello a canticchiare quella mattina.
L'uomo si sorprese e poi rise del tentativo fallito di Sasuke di mettere in imbarazzo il suo Nii-san, dato che questo non si era minimamente scomposto, continuando ad avere un'espressione serena.
Proprio in quel momento una voce conosciuta richiamò la loro attenzione da dietro:
«Ah, eravate qui! Io vi stavo cercando in casa da mezz'ora!»
Si voltarono entrambi per incontrare lo sguardo del cugino, che solare si stava avvicinando a passo spedito.
«Shisui» si sorprese un poco Itachi vedendo il nuovo arrivato, «Non sei rimasto a casa con gli zii?»
«No, ho ascoltato per un po' e poi me ne sono andato perché non sapevo più che cosa fare» gli rispose questo salutando intanto con la mano di Sasuke, il quale lo guardava tra l'incuriosito e l'infastidito.
«Come va, Sasuke?» gli chiese piegandosi sulle gambe e rivolgendogli un sorriso amichevole, «Sempre attaccato ad Itachi come al solito?»
Il ragazzino di 6 anni lo guardò male, ritirandosi dietro Itachi, gesto al quale Shisui si mise a ridere di gusto.
«Permaloso e geloso, fa pure rima!» esclamò il cugino alzando lo sguardo sulla faccia di Itachi, che gli scoccò uno sguardo simile a quello del fratello, ma molto più implicito.
Shisui sorrise divertito ed ordinò anche lui un dango, proponendo agli altri due di fare un giro in città insieme a lui.
"Come se non lo stessimo già facendo" pensò il maggiore degli Uchiha, evitando però di esprimersi con testuali parole ed acconsentendo col capo.
In meno di un minuto si era ritrovato tra due fuochi ardenti: il fratellino da una parte ed il migliore amico dall'altra, tutti e due intenti a carpire la sua attenzione per farsi un dispetto reciproco. Itachi sapeva che Shisui lo faceva per stuzzicare il suo otouto, ma non poteva fare a meno di preoccuparsi per Sasuke che, a giudicare dal modo in cui gli stava appresso, la stava considerando sempre più come una sfida.
Mentre camminavano, Itachi teneva per mano il fratello per il timore di perderlo di vista nella calca e guardava contemporaneamente tutte le bancarelle che il cugino gli indicava, ognuna della quale aveva la sua storia che doveva essere raccontata.
Sasuke, vedendo il fratello così assorbito da Shisui, faceva del suo meglio per attirare la sua attenzione rivolgendogli ogni tipo di domanda che gli venisse in mente, in modo da sviare il suo interesse su di lui.
Caos totale insomma.
A salvare il primogenito Uchiha da quella situazione fu il brontolio famelico proveniente dallo stomaco del suo otouto. I maggiori si girarono verso di Sasuke fissandolo con uno sguardo stranito, mentre questo imbarazzato cercava di farsi piccolo piccolo al loro sguardo.
Itachi sorrise mentre Shisui rideva divertito; era da un'ora che andavano avanti ed indietro freneticamente senza meta, era ovvio che il ragazzino avesse fame.
Il maggiore degli Uchiha allora fece cenno al minore di avviarsi verso casa ed invitò il cugino a venire con loro, dato che non gli sembrava avesse altro da fare.
Chiacchierando del più e del meno arrivarono in fretta a casa Uchiha.
Questa era davvero una bella casa, grande e spaziosa, munita di giardino abbastanza esteso ed abbellito da alberi in fiore. Tutto in lei esprimeva maestosità.
Una volta all'interno si tolsero le scarpe e si diressero tutti e tre in cucina.
«Cosa vorreste da mangiare?» domandò Itachi mentre posava i sacchetti della spesa sul ripiano della cucina, uno dei quali era pieno di pomodori, ortaggio prediletto dal fratellino. In mezzo a quelli spiccava il colore verde chiaro di un cavolo, ortaggio preferito dal maggiore.
«Pomodori!» fu la prima risposta che ricevette, ovviamente pronunciata da Sasuke.
«Anch'io voglio i pomodori, mamma!» li prese in giro Shisui imitando un bambino capriccioso.
«E pomodori siano» concesse Itachi sconsolato, tirandoli fuori dal sacchetto e cominciando a lavarli, facendo attenzione a scegliere i più succosi.
Nel frattempo il cugino si era avvicinato per mettere sul fuoco un po' di sano riso, non intendendo veramente mangiare solo pomodori come pranzo. Lui, poi, preferiva di gran lunga di più le melanzane, perciò che se ne faceva di così tanti pomodori?
Itachi lo lasciò fare, sicuro che almeno non avrebbe fatto saltare niente in aria, mentre contava mentalmente i pomodori che passava sotto l'acqua. Sasuke, interpretando quel gesto come un permesso speciale riservato solo al migliore amico, si alzò irritato per andare anche lui a dare una mano ad Itachi.
«Nii-san, cosa posso fare per aiutarti?» la voce candida del bambino innocente qual era Sasuke risuonò nelle orecchie di Itachi estremamente adorabile.
Lo guardò un attimo negli occhi, pensando di rimandarlo a sedersi liquidando la faccenda con un semplice sorriso, ma vedendo la scintilla di determinazione che sprizzava vivace dentro di essi, non ce la fece a dirgli di no.
«Puoi occuparti tu della spesa?» gli chiese allora gentilmente poggiando a terra i sacchetti pieni di cibo. Sasuke annuì con energia, mettendosi subito all'opera.
Shisui non poté che trovarlo spassoso: il comportamento del piccolo Uchiha gli ricordava tanto quello di un cagnolino ubbidiente che faceva in tutto e per tutto ciò che gli ordinava il padrone.
Piegò le labbra all'insù guardando Itachi, che fece la stessa cosa, e si andò a sedere.
«Dì un po', perché sei così affezionato a tuo fratello, Sasuke?» chiese al bambino che indaffarato non gli prestava granché attenzione, credendo vinta la sua sfida con lui.
Il nemico si era ritirato a sedere, e suo fratello non aveva fatto niente per impedirlo, il che significava che non aveva più bisogno di lui.
A quella domanda Sasuke passò dal bianco caratteristico della sua faccia al rosso bordeaux, restando in silenzio.
Anche Itachi non disse niente, in parte spettando anche lui la risposta che non arrivò poiché il fratellino si era completamente inceppato.
Un lampo di tristezza gli attraversò per un attimo gli occhi, mentre finiva di affettare i pomodori, subito disperso da un sorriso malinconico.
«Shisui» lo riprese Itachi con un tono di ammonimento spingendo intanto col coltello le fette di ortaggio su un piatto ovale, «se vuoi mangiare, stai in silenzio».
Sasuke, nell'osservare che il fratello non aveva dato peso a quella domanda ma al contrario l'aveva deliberatamente ignorata, divenne ancora più costernato di prima.
Dopo di ciò nessuno proferì più parola.
Sasuke finì in fretta di mettere le varie cibarie che avevano comprato nel piccolo frigo situato sotto il ripiano della cucina e nelle varie mensole, per affrettarsi poi a sedersi di fronte al cugino, il quale lo guardava con una punta di quello che al piccolo Uchiha parve disappunto, ed Itachi spense il fuoco, distribuì il riso in porzioni uguali nelle ciotole e portò il tutto in tavola, tirando fuori dal frigorifero anche delle alghe e delle salse nel caso qualcuno avesse voluto servirsene.
Mangiarono nel totale silenzio, sebbene ognuno dentro di sé non cessava di pensare all'accaduto.
Ad un certo punto tuttavia Shisui decise di rompere il silenzio, girandosi a fissare Itachi con insistenza: «Però io non vedo cosa ci sia di male in quello che ho chiesto».
Il maggiore dei fratelli Uchiha seguitò a mangiare con calma, mentre Sasuke veniva dilaniato da sentimenti contrastanti: affetto, invidia e gelosia, senso di inferiorità, vergogna, ma soprattutto un tremendo imbarazzo.
Non vi era dubbio che amasse il fratello più di qualsiasi altra persona, ma al contempo si sentiva di tradirlo nel provare gelosia ed invidia nei suoi confronti. Complice era anche l'imbarazzo ad ammettere una cosa del genere ad alta voce.
«Non sono questioni che ti riguardano» replicò improvvisamente il maggiore, non scomponendosi affatto nel pronunciare ciò.
Shisui continuò a guardarlo intensamente. Lasciò dunque perdere, visto che il cugino non sembrava voler discutere della cosa di fronte al fratello, già abbastanza colpito dalla tensione che si era creata tra i due.
«Ho capito» si arrese infine, posando le bacchette ed alzandosi dal tavolo, «Grazie per il pranzo».
«Dove stai andando?» gli domandò Itachi senza però muoversi dal suo posto.
L'unica risposta che si sentì fu un “A dopo” accompagnata da un cenno sbrigativo con la mano, ed in men che non si dica il ninja scomparve.
Nel frattempo Sasuke taceva ed osservava tutto sempre più allibito.
«Sasuke» richiamò la sua attenzione Itachi dopo una breve pausa sorridendogli in modo rassicurante «non ti preoccupare, Shisui è solo strano».
Il minore annuì senza tuttavia rispondere, limitandosi a guardarlo. Si vedeva che non era per niente convinto.
Il primogenito sospirò lievemente:
«Avvicinati un attimo» gli ordinò pacatamente, «hai qualcosa sulla guancia».
Sasuke fece come gli fu detto, sporgendosi un poco sopra il tavolo, aspettandosi che la mano del fratello gli sfiorasse la guancia, invece della fronte e dei capelli.
Sgranò un po' gli occhi, sorpreso, ed anche Itachi era turbato in cuor suo: non capiva se l'aveva fatto più per sé stesso che per il fratellino. Non era totalmente sicuro della risposta.
«Hai finito?» chiese allora al piccolo Uchiha mentre posava anch'egli le bacchette.
Sasuke annuì.
«Bene, allora sparecchiamo ed incamminiamoci verso il bosco».
Annuì nuovamente, sbrigandosi a fare ciò che gli aveva detto il fratello.
Non sapeva bene né cosa pensare, né cosa provare. Il sole che splendeva fuori non rispecchiava per niente ciò che provava dentro...
Circa mezz'ora dopo erano già nel bosco, indecisi sul da farsi.
Sasuke insisteva perché il fratello gli insegnasse la tecnica della moltiplicazione. Passò dunque al tono supplichevole, visto che quello insistente non aveva nessuna presa su Itachi, il quale si trattenne dal ridere solo per amore dell'orgoglio del suo otouto.
Si stava apprestando ad acconsentire, quando una voce famigliare giunse dall'alto:
«Ce ne avete messo di tempo, fratelli Uchiha!»
I diretti interessati sollevarono il capo verso gli alberi, individuando non con poca fatica un Shisui mezzo assonnato seduto su un grosso ramo, che li salutò agitando poco la mano.
«Shisui» fu l'unico commento di Itachi, abituato a ritrovarsi il cugino dappertutto.
«Anch'io sono contento di rivederti, amico mio» scherzò balzando giù dal suo nascondiglio, atterrando subitaneo di fianco al maggiore degli Uchiha.
«Hey Sasuke!» ghignò flettendosi sulle ginocchia per essere sullo stesso livello del cuginetto «Che ne dici se te la insegno io la tecnica della moltiplicazione?»
Sasuke lo squadrò in silenzio, ritirandosi piano dietro il fratello esattamente come fece al negozietto dei dango.
«Preferisco che sia Nii-san ad insegnarmela» contestò guardandolo negli occhi.
Lo aveva detto con una tale serietà che persino Itachi ne rimase nel profondo stupito, ed in un certo senso lusingato.
«Illuso» mormorò Shisui sorridendo. Il cugino non lo vide, dato che gli stava dando le spalle ed era chinato verso il suo otouto, perché altrimenti avrebbe compreso al volo che aveva in mente qualcosa.
Infatti il Fulmineo, come lo aveva denominato il villaggio già alla tenera età di 13 anni, scattò in piedi, si girò verso il maggiore degli Uchiha e lo tramortì per poi sollevarlo di peso.
Itachi non ebbe il tempo di reagire, ma Sasuke non si rese neanche conto di cosa stava succedendo.
«Se è così, allora prova a prendermi! Devi meritartelo, tuo fratello!» affermò non smettendo di sorridere neanche per un secondo.
Sasuke rimase dapprima pietrificato. Sapeva per sentito dire dagli abitanti del villaggio, dal padre e dal fratello che il cugino era praticamente il ninja più veloce nell'intero clan.
Come avrebbe potuto lui compararsi con una persona simile?
«Guarda che non te lo restituisco finché non mi prendi ed arrendersi non rientra nelle opzioni» tenne a precisare al minore degli Uchiha Shisui saltando su un ramo di media altezza, mentre Itachi cercava inutilmente di sciogliere la presa del migliore amico e protestava mantenendo però il suo tono pacato di sempre.
«Anche se, per te, potrei anche decidere di andarci piano».
Quelle parole sortirono l'effetto desiderato: Sasuke si irritò notevolmente, lasciando trasparire la rabbia sul volto. Aveva colpito con precisione il nervo dell'orgoglio.
Shisui si voltò e cominciò a correre sghignazzando e prendendo in giro Sasuke, mentre questo gli stava alle calcagna.
Il pomeriggio lo passarono così, tra le risate di Shisui, tredicenne un po' anomalo, e le minacce del piccolo di casa Uchiha, bambino di 6 anni.
Nessuno pensava al povero Itachi che, sballonzolato di qua e di là, si tratteneva a fatica dal rimettere.
Almeno però quella domenica i fratelli Uchiha impararono qualcosa di molto importante: mai ignorare una domanda, specie se a porgerla era Shisui Uchiha.
Per il resto, fu una domenica abbastanza tranquilla. Abbastanza.

Quella stessa sera.
«Allora, vi siete divertiti in nostra assenza?» domandò mamma Mikoto mentre tirava fuori le stoviglie per apparecchiare il tavolo. Papà Fugaku era andato un attimo in bagno, ma ovviamente non lo aveva detto ad alta voce.
Inclinò il capo all'indietro per studiare le espressioni dei suoi due figli, le quali le parevano alquanto indecifrabili a prima vista: Itachi non sollevò nemmeno la testa alle sue parole, continuando a fissare il tavolo, e Sasuke lo guardava inquieto.
«Sì, mamma, Shisui è venuto a tenerci compagnia» le rispose infine il maggiore dei due, girandosi a sorriderle tranquillo.
La signora Uchiha non colse i significati celati all'interno di quella frase, continuando ad interrogarli con interesse.
"Beata ignoranza" pensò Itachi mentre la ascoltava parlare.

Nota dell'autrice:
Buona sera! Non avendo tempo non posso dilungarmi, perciò vorrei solo precisare che il personaggio di Shisui non corrisponde a quello del manga, ma dato che non vi sono descrizioni precise sulla sua personalità ed età, mi son presa la libertà di plasmarlo a mio piacere.
Ringrazio chiunque abbia letto/buttato un occhio/sbadigliato!
Alla prossima,
Dia
 

 
  
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