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Autore: Mabelle    20/04/2013    5 recensioni
Mi sono sempre etichettata come una mattina che assomiglia alla sera, una continuazione, non ho né inizio né fine. Sono imperfetta, burrascosa, grigia, pura, ma dannatamente fredda. Sono sempre stata così: troppo gelida, perfino con me stessa. Sento di non appartenermi, di trovarmi all’interno di un corpo che non è il mio e non sono in grado di liberarmene. Mi sta tutto così stretto, non ho spazio, soffoco. Questa sensazione durerà per sempre, lo so. Quando provi quello che provo io, quando non accetti l’immagine che si riflette allo specchio, quando ti consideri un problema a cui non c’è soluzione, quando ti senti dannatamente sola, allora non puoi fare altro che crollare, ed io lo faccio continuamente, ogni giorno. Forse è questo il punto: per le persone come me non c’è soluzione. Io non sono l’eccezione alla regola. Se il mondo se ne andasse, nessuno rimarrebbe. Allora cominci a non credere più in te stessa, diventi un’automa, svolgi le azioni principali e poi basta, fine, stop. Ti dicono di essere forte e a volte sei costretto ad esserlo. Perchè per le persone come me non c’è né un inizio né una fine, siamo solo una continuazione di qualcosa.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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18. I could be beautiful.


Sfrego nervosamente le mani l'una contro l’altra, mentre torturo il mio labbro, sentendo il sapore metallico del sangue in bocca. Mi fa ribrezzo, ma l’agitazione non mi permette di smettere.

Sono seduta sul divano, le gambe incrociate, coperte dai pantaloni del pigiama che è morbido al tocco eppure, se lo sfiorassi, non troverei nulla: solo stoffa, solo vuoto. 

Niall è di fianco a me, posa delicatamente una sua mano sulle mie per interrompere questo nervosismo, ma senza buon esito.

«Cheryl.» Louis richiama la mia attenzione, i suoi occhi azzurri e grandi mi osservano. È esattamente di fronte a me, le mani strette dietro al collo, mentre i gomiti sono appoggiati sulle ginocchia per non perdere l’equilibrio.

Alla mia sinistra, un po’ più distante, Harry tiene lo sguardo fisso verso il pavimento, come se temesse un possibile confronto pur non essendo lui l’oggetto di principale attenzione.

Liam è seduto esattamente di fianco a lui, continua a spostare gli occhi da una parte all’altra della stanza, cercando qualcosa di interessante. 

Zayn sta tornando dalla cucina con in mano un vassoio contenente le tazzine per il tè e dei biscotti. Lo appoggia sul tavolo, noto le sue mani tremanti e liquido che oscilla per il troppo sballottamento. Fortunatamente non sporca nulla. Torna l’equilibrio.

«Cher.» Louis pronuncia nuovamente il mio nome, ma non rispondo. Osservo quel vassoio, mio fratello mi porge una tazzina, la rifiuto educatamente, mentre automaticamente stringo la mano di Niall, quasi per chiedergli aiuto.

«Stai meglio?» mi domanda Liam, abbozzando un sorriso.

«Sì, ragazzi.» inizio a giocare con i miei braccialetti, tuttavia la mano di Niall è sempre vicina a me.

Ognuno di loro prende una tazzina e sgranocchiano due o tre biscotti. Stanno aspettando che io parli, che dica qualcosa, forse preferirebbero un “scusate, vado in camera mia” piuttosto che una vera confessione. E, sinceramente, lo vorrei anche io. Perchè ho ammesso di aver bisogno di aiuto se alla non è quello che desidero? Dio, che stupida. Ora scopriranno tutto perchè io glielo permetterò. Non avrei dovuto ascoltare le parole di Niall. Semplicemente avrei dovuto continuare la mia dieta, in modo da dimagrire fino a raggiungere il mio peso ideale. Avrei nascosto la mia eccessiva magrezza sotto vestiti larghi. Avrei cucito le ferite delle mie sconfitte. Avrei permesso solo a me stessa di farmi del male. E forse era quello che meritavo. 

Poi, mi sento esplodere.

Vengo pervasa da un vortice di emozioni negative, risalgono la pancia, raggiungono la gola e mi soffocano, lì, da sola. 

Scoppio davanti a loro.

E piango.

Scossa da enormi singhiozzi come poche ore prima nella mia stanza con Niall.

Mi porto le mani sul viso, cerco di trattenermi, ma non ce la faccio.

Sento le figure dei ragazzi irrigidirsi, le braccia di Niall avvolgere il mio esile corpo, mentre la sua testa si appoggia sulle mie spalle. Louis afferra le mie mani, allontanandole dal volto e mi vergogno. Un viso pallido, rigato dai resti del mascara, le labbra rosee per i morsi e le guance arrossate.

«Cheryl, cosa ti sta succedendo?» la voce roca di Harry si fa spazio tra i miei singhiozzi, mi interrompo bruscamente e alzo lo sguardo verso di lui.

«Non ho mangiato per più di tre giorni, ho pensato che sarei potuta diventare bella.»

Allora è così che ci si sente? Una volta spogliati delle proprie insicurezze, delle proprie preoccupazioni, delle proprie ossessioni, siamo nudi. Non abbiano più nulla, nemmeno la paura e il timore. Ed io ora mi sento così, perchè l’ho ammesso. Ho ammesso che non mi piaccio nemmeno un po’, che ho bisogno di dimagrire, che nessuno mi sta aiutando, che mi sento soffocare, che sto perdendo tempo, che non basto mai.

Nessuno dice nulla, così ne approfitto per asciugarmi il viso con i fazzoletti che mi ha porto Liam.

Parlate. 

Parlate, cazzo. 

Avete voluto sapere la verità, bene, ve l’ho sbattuta in faccia, ora dite qualcosa.

Louis respira profondamente, lo vedo chiudere debolmente gli occhi per riaprirli poco dopo.

«Vorrei parlare da solo con te, Cheryl.» ecco qual è la decisione che ha preso mio fratello. Vedo i ragazzi alzarsi, so che vorrebbero dire qualcosa, ma non sanno cosa. Niall tentenna per qualche minuto, non sa se restare oppure lasciarmi qua senza di lui.
Gli sorrido debolmente.
Ha capito.
Sale le scale insieme agli altri.

«Ora non dire nulla, Cher, fammi parlare, per favore.» si siede davanti a me, mentre io mi metto comoda sul divano. 

Sarà una lunga conversazione.

Un estirpare dalle radici.

Uno scavare dalle fondamenta.

Un farsi male indirettamente.

«Sai, io ti vedevo così, persa nel tuo mondo, rinchiusa nella tua stanza. Mi chiedevo cosa ti stesse succedendo eppure non mi immaginavo che ti stessi distruggendo da sola. Ti ho osservata nei tuoi movimenti, ho apprezzato le tue minuzie e ho imparato a conoscere il tuo silenzio. Mi hai allontanato ed io, purtroppo, ti ho permesso di farlo. Mi dispiace, Cheryl. Mi dispiace di non essere rimasto quando tu ne avevi più bisogno. Mi dispiace di averti permesso di farti del male. E non ti meriti tutto questo dolore ed io l’ho capito, davvero. Non so come tu abbia fatto ad arrivare a questo livello e come nessuno di noi se ne sia accorto. Dio, quanto siamo stati stupidi. Ora ti vedo così piccola e vulnerabile, racchiusa nel tuo corpo che tanto dici di odiare ed io vorrei fartelo amare. Non so cosa fare, Cheryl. So che hai bisogno di aiuto, ma io non credo di poterti davvero dare ciò di cui hai bisogno. Questo problema non parte da me, ma da te, da quello che hai dentro.» le sue mani si appoggiano sulle mie ginocchia. «Cosa stai cercando, Cheryl?» mi domanda.

«Louis, per favore...» lo imploro.

«Dimmelo perchè io davvero non capisco.»

«Proprio perchè non capisci, non te lo dirò.»

«Fidati di me.»

«Louis, io mi fido di te, davvero. Solo che ora non puoi pretendere che io stia qua davanti a te e ti racconti di tutto il dolore che ho dentro. Non puoi pretendere di esserci ora - alla fine - quando non ci sei stato all’inizio. Non ti sto chiedendo di capirmi, non l’ho mai fatto con nessuno. Quindi, per favore, non rendere tutto più complicato.»

«Sto solo provando a rimanere.»

«So come andrà a finire ora. Tutti voi mi soffocherete, mi starete addosso per controllarmi, ma non è questo ciò di cui io ho realmente bisogno. Ho bisogno di guardarmi allo specchio e di non sentirmi uno schifo. Ho bisogno di sentirmi a mio agio quando indosso un paio di shorts e una maglietta a maniche corte. Ho bisogno di sorridere agli sconosciuti che incontro per le vie, senza preoccuparmi di ciò che penseranno del mio aspetto fisico. Ho bisogno di me, soprattutto. E quel “me” non comprende né te né gli altri ragazzi.»

Lo sento sbuffare rumorosamente.

È solamente la verità, Louis.

E mi dispiace.

«Ma quel “me” che tanto nomini, ora non esiste perchè sei completamente distrutta.»

«Grazie per avermelo ricordato.»

«Era per dirti che hai bisogno d’aiuto. E la parola aiuto comprende sia me sia gli altri ragazzi.»

Questa volta sono io a sospirare.

«Quanto pesi ora?»

«Non lo so.»

«Cheryl.»

«Dio, Louis, non lo so.»

«50? No. 48? No. 46? No. 43? - abbasso lo sguardo - Cher, pesi 43Kg?»

«Per favore, lasciami stare.»

«Rispondimi.»

«Cazzo, non lo so. Può darsi. Smettila di farmi tutte queste domande.» si passa una mano fra i capelli nervosamente.

Mi alzo dal divano, vengo colta da un giramento di testa, ma non lo do a vedere. Mi sto per voltare, mentre Louis afferra la mia mano.

«Questa volta resto, Cheryl.»

«Vorrà dire che me andrò io.» mi libero dalla sua stretta e salgo velocemente le scale. I piedi nudi a contatto con il pavimento freddo mi fanno venire i brividi. Appoggio la schiena contro il muro del corridoio, anch’esso gelido.

Vengo avvolta dai pensieri.

Freddo.

Tutto mi si sta ritorcendo contro.

Freddo.

Non basto più a nulla.

Freddo.

Che senso ha?

Freddo.

Mi sento inutile.

Freddo.

Sono inutile.

Freddo.

La porta di fianco a me si apre, appare una figura dai lineamenti che conosco fin troppo bene, proprio per questo vorrei andarmene, ma le mie gambe non rispondono ai miei comandi.

«Mi permetti di salvarti?» mi domanda.

«No.»

«Mi permetti di aiutarti?»

«Nemmeno.»

«Perchè?»

«Perchè il male che provo e mi faccio l’hai visto solo ora, quando l’ho mostrato.»

«Cheryl, non puoi andare avanti così.»

«Io posso eccome, anche senza voi.»

«Cambiati.»

«Eh?»

«Hai capito benissimo: mettiti su una felpa e un paio di jeans che usciamo. Io e te.»

«Neanche per sogno.»

Zayn mi afferra la mano, trascinandomi verso la mia stanza.

«Non credo tu voglia che sia io a vestirti.» sorride maliziosamente.

«Aspettami giù tra dieci minuti.» chiudo la porta alle mie spalle.

Che ha in mente? Solo lui lo sa.

Afferro i vestiti che avevo lasciato appoggiati alla sedia e mi cambio. Nel mentre, ho il tempo di guardarmi allo specchio.

Orrenda.

Le cosce sembrano più grandi.

Brutta.

La pancia non è come vorrei.

Pietosa.

Le braccia sembrano cadenti.

Schifo.

Non mi posso vedere.

Indosso velocemente gli abiti per non dover essere sottoposta ancora una volta a quell’orribile tortura: guardarmi allo specchio.

Infilo il telefono in tasca, dopo di che scendo le scale.

Zayn è appoggiato allo stipite della porta, sta parlando con Louis e appena mi vedono, smettono.

La prima ad uscire sono io ed è il moro a chiudere la porta.

«Cheryl.»

«Dimmi.»

«Se non puoi amare te stessa, lascia che lo faccia io per te.» stringe le sue dita intorno alle mie, mentre camminiamo così. 

Io e lui.

L’odio e l’amore.

Il bianco e il nero.

Il niente e il tutto.









MABELLE.
Lo so, non dite nulla.
E' da più di tre settimane che non aggiorno e mi dispiace da morire. 
Davvero non pensate che mi sia dimenticata di voi, giuro.
Vi assicuro che si stanno rivelando i mesi più lunghi e stancanti che io abbia mai trascorso. 
Ansie. Preoccupazioni. Verifiche. Stress.
Trovo pochissimo tempo perfino per danza e quello che rimane, be', dormo, lol.
Seriamente, non vedo l'ora che finisca aprile e anche maggio.
Sta diventando pesante ed io sono veramente stanca.
Spero che per voi la situazione sia migliore. 
Vi siete scordate di me? ♡
Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto e cercherò in tutti i modi di aggiornare il più presto possibile. Qualora non riuscissi, be', prendetevela con la mia prof di greco, lol.
Un bacio enorme. ♡

Twitter: @xharrysbreath

  
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