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Autore: Meramadia94    24/04/2013    5 recensioni
Ryan viene ricattato. La vita di una persona a cui tiene molto è stata messa in pericolo. Per salvarla dovrà scegliere cosa è più importante: l'amore per la famiglia o il suo senso di giustizia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Kevin Ryan, Nuovo personaggio, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Eccomi qui, appena approdata sul fandom di Castle.

E' la prima fanfic che scrivo e quindi spero che vi piaccia. Niente favoritismi quando e se recensirete, mi raccomando. Cattivi come l'aglio andato a male.

Se qualcuno con questa fic si ritiene palgiato o copiato, me lo faccia sapere e io non esiterò a farla finire nel cestino.

 

 

 

New York non era mai stata una città sicura.

Non lo era di giorno, figuriamoci di notte.

E la ragazza ne era fin troppo consapevole.

Ma la certezza definitiva l'aveva avuto quella notte, in quel momento, quando due uomini sbucati da Dio solo sa dove le saltarono addosso.

Tra le loro braccia forti e muscolose, ma per niente rassicuranti, non faceva altro che divincolarsi.

Due rottwailer formato umano contro una ragazza.

Davvero poco equo come scontro.

Urlava come un' assatanata, implorando che qualcuno si affacciasse e che venisse a salvarla, o che perlomeno chiamasse la polizia.

Ma per coloro che abitavano nei dintorni, lei non era nessuno.

Solo una possibile causa di problemi nel caso si fossero immischiati e pertanto tanto valeva abbandonarla al proprio destino.

Sentì un piccolo dolore esplodere nel braccio sinistro.

Di li a poco le sue resistenze cominciarono a mancare, per poi abbandonarla del tutto e si lasciò andare tra le loro braccia.

Dopo che si fu addormentata la sbatterono senza il minimo riguardo in un furgoncino bianco, bande nere.

Nessuno li aveva visti da quello che avevano potuto appurare.

Ma anche se qualcuno li avesse visti, identificarli sarebbe stato difficile visto che indossavano dei passamontagna e la targa del furgone era completamente sporca di fango.

Sfrecciò nella notte, condicendo quella giovane verso un destino alquanto incerto.

 

La mattina dopo era come se non fosse successo niente.

Bambini che andavano a scuola.

Adulti che andavano al lavoro.

Anziani in chiesa.

Anche alla omicidi era tutto normale, anche se era tutto troppo tranquillo in quel periodo.

Nessun omicidio, o comunque nessun omicidio violento.

C'erano solo un muccio di scartoffie da controllare, compilare e firmare.

''Grazie Castle...''- fece Beckett quando lo scrittore le porò il caffè come tutte le mattine.

Non c'erano omicidi o emergenze in corso, ma lo scrittore avendo voluto entrare nella squadra era tenuto a portarle il caffè tutte le mattine.

In quel momento arrivò Ryan.

''Buongiorno ragazzi...''- salutò togliendosi la giacca, sedendosi alla sua scrivania.

''' 'Giorno.''- dissero i due quasi in coro.

''Stasera vi va di venire a cena a casa mia? Mia madre è fuori, Alexis è a cena e poi al cinema con le sue amiche...''- propose Castle. Non gli andava di passare la serata da solo.

''Io ci sto.''- concordò Beckett.

Ryan tentennò-:'' Io passo. Stasera ho gia un impegno.''

''Oh... va bene...''- fece Castle-:'' serata tra uomini con Esposito o cenetta a lume di candela con Jenny?''

''No...''- fece Ryan mettendosi ad esaminare delle carte. Stava per rispondere ma in quel momento vennero raggiunti da Esposito insieme a un uomo sulla quarantina, benvestito e con una ventiquattrore.

''Ragazzi...''- annunciò il detective di colore-:'' abbiamo un caso.''

''Ti prego dimmi che è un omicidio.''- implorò Castle.

Tutto tranne che occuparsi di quelle scartoffie.

''Un rapimento va bene lo stesso?''- chiese Esposito-:'' quest'uomo sotiene di aver assistito al rapimento di una donna questa notte.''

''Si...''- fece l'interpellato-:'' avevo fatto tardi a una riunione di lavoro e stavo tornando a casa.

Sulla strada, tra la terza e la prima strada, ho sentito qualcuno urlare. così mi sono nascosto e ho assistito a tutta la scena: due enormi gorilla stavano stringendo una ragazza che non faceva altro che urlare e dimenarsi.

Volevano trascinarla in macchina ma non c'era verso perchè non faceva altro che agitarsi. Ad un certo punto le urla si sono calmate, poco per volta e se ne sono andati con lei... probabilmente è svenuta.''

''Ricorda che ore erano?''- chiese Beckett.

''Mezzanotte e trenta. Me lo ricordo perchè vicino alla zona del rapimento c'era un negozio di televisori e altri articoli di quel genere e i televisori erano accesi, e davano un programma che trasmettono solo a quell'ora.''

Beckett iniziò a non vederci più.

''Lei però avrebbe potuto fare qualcosa.... era presente, poteva impedire che venisse portata via contro la sua volontà, e invece si è nascosto senza fare niente....''- lo guardava con gli occhi della freddezza-:'' è stato a guardare mentre una ragazza innocente veniva rapita.''

Le sembrava addirittura di sentire le urla disperate di quella ragazza che implorava di essere liberata, che non le facessero del male, che implorava aiuto... un aiuto non arrivato.

L'uomo si ritrovò preso in contropiede e cercò di giustificarsi-:''Lo so... avrei dovuto, volevo andare li ad aiutare quella povera ragazza, ma cerchi di capire.... sono solo un rappresentante, mia moglie è disoccupata e abbiamo due figli, un terzo in arrivo.... ho avuto paura. Per me e per loro.''

Beckett sospirò.

''Va bene, anche lei aveva le sue ragioni.... per caso conosce la ragazza, ha visto i rapitori...''

L'uomo dissentì.

''Mi dispiace, era troppo buio e non sono riuscito a vedere niente....''- fece costernato.

I tre detective e lo scrittore erano indecisi se ridere o piangere.

Una donna rapita, non avevano idea di chi fosse e perciò non potevano nemmeno indagare sul suo conto, ne interrogare gli affetti della vittima....

Come si poteva lavorare così?

''Però poco dopo che l'hanno portata via, per terra c'era qualcosa che brillava, e mi sono avvicinato per vedere meglio.... durante la colluttazione con i suoi aggressori ha perso una cosa.. un ciondolo.''

''Perchè non ce l'ha detto subito...?''- disse Beckett, e senza aspettare una risposta lo interrogò-:'' Per caso, ha con lei questo ciondolo?''

L'uomo annuì e tirò fuori dalla tasca un ciondolo d'argento, a forma di rombo e con al centro un ametista.

Il fermaglio era rotto.

''Beh... non è molto ma se riusciamo a scoprire dove è stato comprato questo ciondolo, potremo anche scoprire chi lo ha aquistato.''- ipotizzò Esposito.

Ryan era pallido come un cadavere.

''Scusa... posso vederlo meglio?''- chiese Ryan.

Beckett annuì e glielo porse.

Ryan non riusciva crederci.... non poteva essere...

''Ehy fratello...''- fece il suo partner, visibilmente preoccupato, mettendogli una mano sulla spalla-:'' ti senti bene?''

Ryan si rese conto che gli avevano rivolto una domanda solo dopo qualche secondo e rispose, sempre più pallido-:''Si.... sto bene.... scusate, devo fare una telefonata.''- corse con il passo più svelto che aveva nella sala ristoro, tirò fuori dalla tasca il cellulare e dopo aver composto il numero poggiò il ricevitore all'orecchio.

Sembrava nervoso.

I suoi amici erano preoccupati e uno ad uno lo raggiunsero nella sala ristoro.

''Dannazione...''- imprecò l'irlandese chiudendo la chiamata a cui nessuno aveva risposto.

''Sei sicuro di star bene?''- chiese Beckett-:'' sei molto pallido, forse dovresti andare a casa per oggi....''

''No, vi assicuro che sto bene....''- peccato che la sua affermazione fosse subito smontata dal pallore delle guance e dal fatto che avesse iniziato a tremare.

Castle fece partire la macchina del caffè e quando fu pronto porse la tazza all'amico.

Il detective si sedette e lo mandò giu tutto in un fiato senza preoccuparsi di bruciarsi la lingua.

''Va meglio?''- chiese Esposito quando il collega ebbe posato la tazza sul tavolo.

Ryan annuì.

''Ora ci spieghi cosa ti è preso?''- chiese Beckett.

In tanti anni che lavorava con Ryan, non ricordava di averlo visto così sconvolto per un rapimento, un omicidio o chissà quale altro crimine.

''Non c'è bisogno di rivoltare chissà quanti negozi per scoprire chi ha venduto quella collana o chi l'ha comprata... la conosco fin troppo bene, come conosco la donna che stiamo cercando.''

I due poliziotti e Castle sgranarono gli occhi.

''Davvero la conosci?''- fece Beckett incredula.

Ryan annuì.

Uno dei pochi casi in cui non era necessario avvisare le famiglie.... ma era comunque doloroso.

''Si chiama Deborah, ma tutti la chiamano Debby... ha ventuno anni, studia alla Hudson University, vive in un appartamento sulla 34° strada e lavora part-time in un negozio di abbigliamento...''- fece Ryan senza alzare lo sguardo.

''Come fai a sapere tutte queste cose?''- chiese Castle incuriosito.

Prima Ryan diceva di avere un impegno per quella sera, ma non era ne con Esposito nè con sua moglie che avrebbe passato la serata, e sembrava conoscere molto bene una donna sulla ventina che era appena stata rapita...

''Si tratta di mia sorella minore.''- fu un fulmine a ciel sereno per tutti.

''Sei proprio sicuro?''- fece Beckett in apprensione. Se non altro avevano scoperto il perchè dell'ansia di Ryan per quel caso-:'' ci sono molti ciondoli come questo in giro, può darsi che sia solo una terribile coincidenza...''

Ryan fece cenno di no con il capo.

''Purtroppo ne sono sicuro....quella collana gliel'ho regalata io quando ha finito il liceo, come augurio per l'università, e lei non se ne sarebbe mai separata. Inoltre, ho fatto almeno tre chiamate al suo cellulare e mi da sempre irraggiungibile.''

Era sul punto di piangere.

''Quando vi siete sentiti l'ultima volta?''- chiese Beckett.

Mai interrogatorio ai familiari di una vititma era stato più difficile.

Sia per lei che per Ryan.

E anche per Esposito e Castle, ci avrebeb scommesso un anno di stipendio.

''Ieri pomeriggio verso le cinque... mi ha chiamato per ricordarmi che stasera ero a cena a casa sua e voleva sapere se preferivo il cinese o il giapponese. Aveva una voce allegra e spensierata, tipica di chi non ha nessun problema...''

''Ti va se andiamo a casa sua per cercare indizi che possano condurci a una pista?''

Ryan annuì.

Mentre uscivano dalla centrale Esposito prese la parola per dare voce a quello che anche Castle e Beckett pensavano.

''Fratello.... la ritroveremo.''- e non era una frase detta solo per dare coraggio.

Ma una promessa.

Ryan trovò la forza per sorridere.

Era bello avere degli amici. 

  
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