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Autore: akami    16/11/2007    5 recensioni
Un ragazzo, bellissimo ma incredibilmente stronzo, adorato da tutte le ragazze. Una ragazza, altrettanto stronza, con molti problemi in famiglia ma che nasconde dentro di sè un carattere fragile. Tempo fa lui le ha spezzato il cuore ma ora, per un ricatto, si ritroverà obbligata a convivere con lui. "All'inizio era solo sesso. Doveva essere così se nessuno voleva uscirne ferito. Ma poi..."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Love is just a Game


Note dell’autrice: allora, questa storia ho deciso di modificarla per una serie di motivi. Il prologo rimane sempre lo stesso comunque e probabilmente anche il filo della storia. L’unica differenza è che: 1. Ora la storia è ambientata in una scuola americana e 2. Probabilmente il rating sarà più alto, perciò, io vi ho avvisato :X Ah, i commenti ovviamente, sono sempre graditi ^_^  Anche perché sennò, sarà difficile che la continui T_T




*Vi siete mai sentiti come se, dopo anni di equilibrio perfetto nella vostra vita, quando avevate ancora il controllo delle vostre azioni e tutto andava secondo i vostri piani, all’improvviso qualcosa sembra sconvolgervi, qualcosa o qualcuno che non avete mai pensato che potrebbe farvi questo effetto e creare così tanto caos nella vostra mente, e in quel momento vi ritrovate davanti solo un grande abisso ma l’unica cosa che volete è buttarvi? Beh, io sì.*


Prologo


Aspettava in segreteria già da dieci minuti. Fuori udiva il rumore degli studenti che entravano nelle rispettive classi, parlando e scherzando tra di loro.

–Signorina Miller?- chiese un donna dall’età indefinita distraendola dai suoi pensieri. Scosse la testa.
-Come scusi?- chiese. Cercava di essere gentile ma in realtà vorrebbe mandare a fanculo tutto quello. Aveva cambiata scuola e città per un capriccio di sua madre, come lo definiva lei.

Da quando aveva deciso di sposarsi di nuovo, la sua vita era cambiata completamente. Era andata ad abitare in un’altra città, in un’altra casa con due ragazzi, belli ma tremendamente stronzi, della sua età che giravano seminudi, e aveva un uomo per lei quasi sconosciuto che le faceva la predica ogni giorno, lamentandosi del suo comportamento e manipolando sua madre contro di lei.

-E’ lei la Signorina Miller?- ripeté la donna sistemandosi gli occhiali. La ragazza annuì.

-Prego, mi segua.- disse la donna aprendo la porta. Nei corridoi della scuola ormai regnava il silenzio assoluto, solo la voce degli insegnanti risuonava. La ragazza si guardava attorno cercando un’anima viva.

E allora si fermò. E il suo sguardo si incrociò in un altro.

-Jordan, quante volte glie lo devo dire di non stare a gironzolare nei corridoi?!- disse la donna con tono di rimprovero. Dalla espressione del suo volto però, il ragazzo sembrava non ascoltarla.

-Torni in classe immediatamente!- disse ancora la donna. La ragazza lo fissò. Era davvero... bello. Ma con un’espressione strafottente sul volto. Non riusciva a non guardarlo. E lui la guardava finchè non staccò lo sguardo da quello della donna ubbidendo.

-Oh, mi scusi, eccoci, siamo arrivate.- disse la donna indicando una porta. –Agitata?- chiese.

La ragazza non rispose.

-Stia tranquilla, i ragazzi qui sono molto simpatici, sono sicura che presto si farà tanti amici.- le solite cose che dicono sempre.

-Prof.ssa, disturbo?- disse la donna aprendo la porta della classe e indicando alla ragazza di entrare.

Davanti a sé, ragazzi e ragazze della sua età, con un’espressione non esattamente felice, che la guardavano.

Capelli neri che ricadevano sulle spalle con riflessi rossi, delicati occhi azzurri delineati dal kajal, alta ma non troppo e piena di curve, ma solo nei punti giusti.

Dalla fine della classe, un basso fischio e una gomitata da una delle ragazze. Gesti di approvazione e alcuni commenti sussurrati all’orecchio dalle ragazze.

All’improvviso la porta si aprì con violenza e da essa entrò un ragazzo.

-Un po’ più di delicatezza ad aprire la porta?- lo rimproverò la prof. Sospirò. Non era un buon inizio. La ragazzo lo guardò sedersi e notò la stessa espressione che aveva notato pochi minuti prima nel corridoio.

-Allora, ti va di presentarti?- chiese la prof. Ma lei rimase muta a guardare lui con quel suo sorriso soddisfatto.

-Finalmente questa scuola comincia ad essere ben frequentata.


_ _ _


2 anni dopo



La stanza era silenziosa, si udiva solo il tic tac dell’orologio.

-E’ tutta colpa tua! Sei un pervertito maniaco!- gridò la ragazza.

-Ma quante storie! Per un bacetto innocente!- disse lui sorridendo maliziosamente. –Non può nemmeno essere considerato un bacio.

La ragazza si alzò dalla sedia avvicinandosi a lui.

-Per colpa tua adesso devo rimanere qui per tutto il pomeriggio!

Quella mattina, durante le lezioni, si erano scontrati per “caso” nel corridoio –ormai succedeva spesso-. Come sempre, avevano finito per litigare e lui provocandola decise di darle un piccolo bacio. Ma niente di serio, almeno non per lui. Ma proprio in quel momento furono beccati da due prof che gironzolavano per il corridoio ed erano stati obbligati a rimanere tutto il pomeriggio a sistemare i laboratori della scuola.

-Ah, ho capito perché sei così incazzata.

Il ragazzo si avvicinò a lei prendendole il mento con una mano e avvicinando pericolosamente le labbra alle sue.

-Non volevi essere interrotta, vero? Beh, possiamo riprovarci...-

Rimasero così per alcuni istanti, con i visi così vicini, provocando un forte imbarazzo a lei che cercava di nasconderlo.

-Vedi... hai il tipico volto della ragazza che vuole essere baciata.- le sussurò. Con un lieve schiaffo lei allontanò il suo viso nascondendo il forte rossore.

Non lo sopportava, era la persona più stronza che avesse mai conosciuto. Faceva di tutto per metterla nei guai, e quando era arrivata in quella scuola si era preso gioco di lei e dei suoi sentimenti. Per questo non andavano mai d’accordo e di solito erano riputati una coppia visto che la maggior parte delle volte erano assieme anche se discutevano.

-Taci.

Si sedette con la testa appoggiata uno dei banchi.

-Che fai, scema? Dormi?

Per sua sorpresa lei annuì. E lui non disse nulla. Nonostante lei non dicesse mai nulla, lo sapevano tutti che non dormiva bene già da tanto tempo. Aveva tanti problemi in famiglia ma era così orgogliosa che non ne parlava mai con nessuno, nemmeno con le amiche.

-Uhm, scema.

Si avvicinò e la guardò meglio spostando una ciocca dal volto. Aveva tutt’altra espressione sul volto. Dovrebbe sempre apparire così serena, come in quel momento. Per un attimo si avvicinò alle sue labbra ma subito dopo si allontanò. Era ingiusto approfittarsi di lei mentre dormiva.

Un giorno, sarebbe stata lei a cadere ai suoi piedi.
  
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