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Autore: lady hawke    28/04/2013    6 recensioni
Fili e Kili, benché siano cresciuti insieme e siano fratelli non si somigliano affatto. Uno ha una folta criniera di capelli biondi, gli occhi azzurri e una barba degna dei suoi avi. L'altro è un po' più alto di quanto dovrebbe essere un nano, bruno e con gli occhi scuri, e una barba che non ne vuole sapere di crescere folta. Nessuno sembra dare importanza a questo fatto, e nessuno sembra essersene mai interessato. Ma se solo Kili osasse chiedere, scoprirebbe probabilmente che la sua storia è un po' diversa da come gliel'ha sempre raccontata mamma Dìs...
Genere: Drammatico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fili, Kili, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note: Con la speranza che abbiate passato un ottimo 25 aprile, ecco che siamo giunti al penultimo capitolo, colmo di fluff quanto piace a voi e buoni sentimenti. Preparatevi, perchè Fili is coming!


Capitolo quinto
                                                                                     
Da quel momento in poi, l’estate passò velocemente. L’orda di nani che aveva invaso Gabilgathol piano piano si disperse, così fece Gandalf, riprendendo le sue peregrinazioni, e così fece Galbor, che se ne tornò a Brea. Yule, inadatta all’inattività, si inserì senza difficoltà nella indaffarata routine di Thorin, e presto si mise al lavoro per regalare ai Dìs e Pirli una cassapanca per gli abiti e i giocattoli del piccolo in arrivo.
L’erede di Erebor era rimasto apparentemente lo stesso serio, a volte burbero e indaffarato mancato Re che era sempre stato. Il suo contegno rendeva difficile scorgere in lui alcunché, ma la realtà era che, se non osava ammettere di essere felice, era incredibilmente più sereno.
Sorrise per davvero però alcuni mesi dopo, quando Dìs partorì il suo primogenito e lo battezzò con il nome di Fili, un nome della famiglia del marito. Nacque nel bel mezzo dell’inverno, quando la città era completamente sepolta dalla neve. Nessuno sano di mente metteva il naso fuori dalla porta, a meno che non si trattasse di questioni di vita o di morte: Thorin e Yule, invece, pagarono il prezzo del pessimo tempismo del loro nipotino attraversando mezza Gabilgathol a piedi, per vederlo.
- Perfino l’acqua delle fontane è completamente ghiacciata.
Thorin entrò in casa di Pirli spargendo neve ovunque, mentre si liberava del pesante mantello bordato di pelliccia che era solito indossare.
Dìs, orgogliosa e raggiante come solo una neomamma avrebbe potuto essere, li accolse accomodata sul suo letto come una regina in trono.
- E’ biondo come desideravi. – furono le prima parole che le rivolse Yule, sedendosi sul fondo del letto. Il fuoco nella stanza era caldo e scoppiettante, e la giovane donna sentì con piacere il calore accarezzarle il viso e le mani. Era il suo primo inverno sulle montagne, e doveva ancora abituarsi all’asprezza di quel clima.
- Così come lo volevo. – ammise la nana. – E’ un rischio che tu e Thorin non correte. Fili somiglia moltissimo a Pirli, non trovi, fratello mio?
Thorin grugnì qualcosa di non comprensibile con fare molto antipatico, ma si avvicinò a vedere il suo nipotino, a cui concesse un sorriso, prima di baciare la sorella.
- Ti somiglia, spero non abbia preso il tuo carattere.
- Ah, sono certa che sarà un nipotino affezionato.
- Grazie per essere passati nonostante il freddo, volete qualcosa da bere per riprendervi? – domandò Pirli, radioso non meno della moglie.
- Qualcosa di caldo, ti prego. – chiese Thorin, e anche Yule, annuì convinta. Pirli fece un cenno e lasciò le due donne sole, mentre Fili gorgheggiava per i fatti suoi.
- Mio fratello ti tratta bene? – Dìs era distratta dal figlioletto, che lei stava cullando dolcemente per farlo addormentare, ma c’era sincero interessamento nelle sue parole.
- Perché non dovrebbe?
- Perché ha un caratteraccio.
Yule rise, e si sistemò i capelli dietro le orecchie. – Non preoccuparti per me.
- In caso non hai che da chiedere, io e Fili gliela faremo vedere.
- Vedere cosa? – chiese Pirli rientrando nella stanza con il cognato.
- Quanto è bello il nipotino erede di Erebor. – rispose le nana, lanciando un’occhiata d’intesa a Yule, mentre riceveva da Pirli una tazza fumante dall’aria assai invitante. Rimasero a chiacchierare tutti e quattro ancora per un po’, e quando Fili finalmente si addormentò profondamente, Thorin e sua moglie salutarono e ripresero la gelida via di casa, giurandosi a vicenda di non mettere più il naso fuori casa prima del disgelo.
Per quanto piccolo e urlante, Fili divenne una presenza costante nelle vite non solo dei genitori, ma anche degli zii e dell’intera comunità dei nani. In fondo, per il momento, era l’unico erede diretto della stirpe dei Durin, e come tale veniva trattato, anche se ancora in fasce. Yule notò che cresceva lentamente, come se non avesse fretta, e non se ne sorprese; del resto i nani avevano una vita così lunga che era comprensibile che se la prendessero comoda. Si chiese se anche un figlio suo e di Thorin sarebbe cresciuto con calma, o se avrebbe avuto fretta, come gli umani, ma la sola idea la fece arrossire e la scacciò con forza dalla sua mente.
- Tutto bene? – le chiese una volta il nano, sorprendendola mentre aveva la testa persa in simili pensieri.
- Perfettamente. – aveva risposto lei, troppo precipitosamente, giocherellando con la collana che lui le aveva donato.
Passarono alcuni anni, senza che nulla cambiasse o sconvolgesse la tranquilla vita di Gabilgathol. Thorin e Yule continuavano a scendere ciclicamente a Brea per vedere Gandalf e Galbor, a volte accompagnati da Balin e Dwalin, altre volte da soli. Thorin spesso si preoccupava di raggiungere altri suoi parenti che vivevano altrove, e la ragazza era sempre la prima a fare i bagagli. Gli esuli di Erebor erano parecchi e dispersi in varie città; il nano considerava suo dovere essere un punto di riferimento anche per loro, così come Yule trovava suo dovere essergli accanto. Un dovere che lei trovava estremamente piacevole. Aveva inoltre mantenuto realmente una fitta corrispondenza con molte delle nane che erano state presenti al suo matrimonio, e queste erano sempre estremamente ospitali con lei, quando le raggiungeva; riuscivano a farla sentire una imbarazzatissima regina come la Dìs dei primi tempi.
In verità Thorin avrebbe preferito saperla a casa tranquilla, ogni tanto, ma finiva sempre per dover ammettere che amava avere la sua compagnia; la voglia di lei di vedere posti nuovi rendeva la sua energia a dir poco inesauribile, e ormai era avvezza anche alle lunghe cavalcate.
- Mi porti a casa un fratellino?
Fili, che era piccolo e paffutello, coperto di peluria bionda sulle guance, aveva da poco scoperto di saper parlare, e da allora non faceva che chiedere di avere un fratellino con ammirevole insistenza.
- Non dovresti chiederlo a tuo madre e a tuo padre? – era solita chiedere la zia, sorridendo.
- Se tu e zio ne trovate uno…
Ma non fu necessario trovare un bambino per strada, perché fu di rientro da una di queste visite, che Yule realizzò di essere incinta.
- Thorin, penso di aver trovato un fratellino per Fili, o qualcosa di simile. Un cuginetto, in realtà. – fu il suo annuncio, una sera dopo che avevano cenato. Yule si stava spazzolando i capelli, attenta alla reazione che avrebbe avuto il marito.
- E dove? – il nano alzò lo sguardo su di lei, sorpreso.
- A quanto ne so è in viaggio.
Thorin per poco non si soffocò con il fumo della sua pipa, cosa che, per sua fortuna, lo rese incapace di parlare. A Yule, che si era aspettata un tale attacco di mutismo, non restò altro da fare che sedersi accanto a lui e posare la testa sulla sua spalla. Il nano la strinse un po’ a sé con la mano libera dalla pipa, e le diede un bacio sui capelli.
Pirli e Dìs accolsero con entusiasmo la notizia, e cercarono di tenerla nascosta a Fili per qualche tempo, per evitare di sovreccitarlo, ma verso l’autunno la pancia di Yule si fece più prominente e rotonda, e mentire al piccolo nanetto, che ancora camminava tutto traballante, divenne impossibile.
- Quando arriva il fratellino?
- Fili, non sarà tuo fratello, ma tuo cugino. – era solito correggerlo dolcemente Pirli, portandoselo in giro in braccio.
- Quando arriva?
- Presto.
- Giura.
- Te lo giuro, bambino mio, ma devi stare tranquillo.
- Papà. Lo voglio.
- Arriverà, Fili, arriverà. – promise Pirli, cercando di distrarre il bambino. Operazione che si faceva difficile, per non dire impossibile ogni volta che il piccolo vedeva lo zio o la zia. Non riuscendo a rimanere in braccio a Yule, che già si portava in giro un peso per due, Fili tendeva ad arrampicarsi in braccio a Thorin, divertendosi a tirare la sua barba ogni volta che poneva una domanda.
La gravidanza impedì a Yule di potersi spostare con suo marito, fatto che la rese scontrosa e indisponente; Thorin si dimostrò così irremovibile che a nulla valsero le sue reiterate proteste. Il mancato re  finì per zittirla ribattendo semplicemente che tirare fuori un caratteraccio da nano non avrebbe reso la sua partenza più probabile. La ragazza di Brea rimase a casa con il suo pancione e la sua irritazione, e chiunque la incontrò in quei giorni non poté non trovarla estremamente simile al marito. Dwalin ne fu addirittura sorpreso.
Sfogò il suo malumore dovuto al riposo forzato con l’intaglio, operando piccoli capolavori con pezzi di legni diversi piccolissimi. Preparò per sé una cassapanca, così come aveva fatto per Dìs, con viticci intrecciati di diverse tonalità sul coperchio. Liberando così la mente, fu pronta a perdonare un marito dalle eccessive premure e dai modi rudi, quando questi rientrò a casa.
Fu incalcolabile il numero di volte in cui fu costretta a cavarsi schegge di legno dalle mani, operazione che Thorin, se si trovava nei paraggi, osservava con affettuosa attenzione, perché gli ricordava Brea e i suoi primi incontri con lei. Come aveva promesso al fratello, però, usò gli aghi anche per cucire il corredo del suo primo bambino in arrivo.
- E’ rassicurante vederti cucire, dovresti farti meno male.
- Non credere, Thorin. Mi pungo con imbarazzante facilità; il cucito non è esattamente il mio campo, quasi quanto il legno non è il tuo, signor Scudodiquercia.
- Avevi considerato la scelta del legno buona, se ben ricordo.
In effetti, Yule faticava a cucire. Essendo però una perfezionista, sentiva il bisogno di fare tutto con cura, e questo le faceva perdere molto tempo, perché sembrava dover riflettere tra un punto e l’altro. Lavorava dunque con aria seria, e con la fronte corrucciata.
- Mi dicesti che fu un caso, però.
Eppure, anche così concentrata, la giovane donna non dimenticava di avere sempre la risposta pronta.
Passò l’inverno senza troppe novità, salvo il numero imbarazzante di lettere che giungeva alla casa dell’erede di Durin per avere notizie sulla futura madre.
- E’ perché in teoria sta per nascere il futuro erede al trono, vero?
- Un erede al trono ben misero, Yule, visto la casa in cui nascerà.
A lei non piaceva che il marito usasse sempre questo tono così depresso, riguardo alla faccenda. Sapeva che Thorin era irritato da chi, seppur armato di buone intenzioni, finiva per ricordargli cosa aveva perduto, ma continuava a non vederne il senso, considerata la stima che tutta la gente di Erebor nutriva per lui. Yule aveva visto coi suoi occhi il rispetto e l’autorevolezza che ispirava in quei nani, e lo viveva lei stessa di riflesso, in quanto sua moglie. Ciò andava al di là dell’esilio.
- Tu vuoi riprenderti quel trono, vero?
Era una domanda che non gli aveva mai posto, durante quegli anni insieme. Se poteva, Yule evitava l’argomento perché non sopportava di incupire il nano senza una valida ragione. Conosceva la sua frustrazione e aveva intuito il suo disperato bisogno di riscatto, ma non aveva mai lasciato che queste cose prendessero voce. Ora, però, la questione andava affrontata.
Thorin trovò difficile rispondere onestamente a quella domanda complicata. Desiderava sconfiggere il drago con tutte le sue forze, ma era un’impresa difficile da portare a termine; un pensiero pericoloso per chi si stava costruendo una famiglia, lo sapevano entrambi. Avrebbe voluto con tutte le sue forze poter dire che non ne aveva bisogno, che la sua vita felice, realmente felice, gli era sufficiente. Eppure Smaug lo visitava ancora spesso, in sogno, come un tormento senza fine. La sua risposta, dunque, fu sincera:
- Sì.
Yule annuì in silenzio; era preparata a questo, perché era la risposta che si era aspettata da lui.
- E io dove sarò?
- Al mio fianco. – era una risposta semplice questa, da dare. Se fosse realmente riuscito a riavere Erebor, Yule sarebbe stata accanto a lui, come una regina. Le prese la mano nelle sue. – Assieme al piccolo in arrivo.
- Pensi che sia maschio, dunque?
- E’ quasi sempre maschio, siamo nani.
- Parla per te. – Yule sorrise divertita. Avevano tempo, per pensare al futuro.
  
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