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Autore: Violet Tyrell    29/04/2013    2 recensioni
1500 circa. La guerra sacra contro Hades sta per avere luogo ma la schiera dorata di Athena è decimata dallo scontro con Ares.
Alexandra, primo cavaliere d'oro di Pisces, viene trasportata in quello che potrebbe essere il suo futuro, proprio alle soglie di una guerra in cui sarà versato molto sangue. La sorpresa però è che a chiamarla è Stafanas di Leo, un suo compagno di battaglie con cui non è mai andata particolarmente d'accordo. Perchè il guerriero ha voluto rischiare di compromettere il futuro?
Ambientata all'incirca tra la fine del 1400 e l'inizio del 1500. Presenza di Hakurei e Sage, e OC.
Genere: Guerra, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cancer Sage, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le sabbie del tempo Angolo di benvenuto: questa storia è scritta senza alcuna pretesa se non quella di lasciar sfogare la mia fantasia. I personaggi sono degli OC, e sarà ambientata in un'ipotetica Guerra Sacra del 1500 circa. Ciò perché volevo utilizzare personaggi nuovi senza rovinare la continuity di Kurumada. Ci saranno anche dei pg come Sage, Hakurei... questi qui, insomma u.u
Altri dettagli alla fine del capitolo :=)
p.s. La storia è stata riscritta, verissimo, ma già il primo capitolo è molto diverso dall'altro, inoltre anche la trama è stata rivista. Ho solo mantenuto il titolo (che no, non sapevo giungesse da Prince of Persia lol), i pg anche se ho cambiato il nome al mio Gold del Leone che da Alexandros è diventato Stafanas per evitare rassomiglianze con la protagonista.
Per il logo grazie alla grande Aresian u.u







Chapter 1 - Arriva il futuro


La maschera dorata era bagnata ma la sacerdotessa non ci badava affatto: erano due giorni che ormai pioveva e lei era seduta sui gradini della sua Casa da almeno un'ora. Si stava annoiando all'interno, e un po' d'acqua sembrava una distrazione interessante.
Alexandra era la prima donna in assoluto a indossare un'armatura d'oro: dai tempi del Mito non si aveva notizie di fanciulle in grado di ricoprire un ruolo tanto delicato, soprattutto a causa della forte convinzione che solo gli uomini potessero riuscire ad ambire all'onore più alto.
Ma anche se premiata dalla Dea con vestigia tanto preziose, Alexandra non era considerata la più potente tra i dodici cavalieri d'oro: la sua dimora era la dodicesima, l'ultima da attraversare prima di giungere alla residenza del Gran Sacerdote e della Pallade Athena. Nonostante questo, Alexandra era semplicemente considerata un piccolo ostacolo molto semplice da abbattere.

Alexandra era nata sull'isola di Creta quindici anni prima, ma l'aveva abbandonata molto presto a causa di un'epidemia che aveva sterminato la sua gente. A soli quattro anni si era ritrovata da sola sull'isola, abbandonata dai genitori periti nel tentativo di fuggire: Alexandra non aveva neppure pianto perché non era capace di comprendere ciò che significava la morte e la paura. Un uomo vestito di bianco l'aveva presa in braccio portandola con sé, e la piccola non aveva neppure fiatato: lo sconosciuto si era presentato come Gordon e l'aveva portata in uno strano posto chiamato Santuario. Alexandra aveva scoperto la verità solo alcuni anni dopo, sentendo una conversazione tra Gordon - che era il Gran Sacerdote del posto - e una ragazza che non conosceva: non vi era stata alcuna epidemia su Creta, così avevano detto, bensì era stata lei a uccidere tutti senza saperlo. E per colpa del suo sangue che era stato contaminato.
Alexandra era rimasta titubante per un po' di tempo ma dal momento che quelle due persone non erano preoccupate, decise di lasciarsi tutto alle spalle: l'addestramento cominciò a dieci anni, dopo aver personalmente domandato al Sacerdote qualcosa da fare. Alexandra odiava sentirsi in trappola e secondo lei era giunto il momento di cominciare a capire cosa fare della sua vita; venne così mandata in un altro luogo della Grecia, sotto la guida di un vecchio cavaliere dal pessimo carattere e dai modi di un barbaro.

Cinque anni dopo la ragazza era di ritorno al Santuario, dove le venne consegnata l'armatura d'oro dei Pesci: Alexandra si era inchinata alla giovanissima Athena, ricevendone la benedizione dopo averle giurato fedeltà. Ad Alexandra piaceva l'idea di essere riuscita a conquistare un ruolo importante all'interno del Santuario, di cui condivideva le leggi e appoggiava gli ideali.
Tuttavia la sua convinzione di essere diventata qualcuno svanì rapidamente: ben presto le giunsero voci spiacevoli, che sostenevano che un vero guerriero non avrebbe dovuto limitarsi a giocare con le rose, e neppure essere costretto a portare una maschera sul volto. Alexandra non si era mai posta il problema, ma all'improvviso cominciò a sentirsi inadeguata, soprattutto sentendo le lodi che ricevevano i suoi compagni.
Shing, il cavaliere di Aries, era stato allievo del Sacerdote ed era riuscito a sgominare parecchi nemici: si vociferava che fosse addirittura il più forte tra tutti e dodici. Poi c'era Bertram del Toro, un vero e proprio colosso, che assieme a Dorian di Gemini e Robert di Scorpio aveva combattuto due anni prima contro i seguaci di Ares quando il sanguinario Dio aveva tentato di impadronirsi del Santuario.
Poi seguiva Florian di Libra, a cui era affidato un compito strano a Goro-Ho, Mike di Cancer che riscuoteva molto successo tra le donne del Santuario, fossero queste ancelle oppure apprendiste o anche schiave, e che pareva essere molto forte. Il cavaliere della Vergine, tale Shiva, era considerato molto strano dato che trascorreva quasi tutto il suo tempo nel giardino della sua Casa, ma allo stesso tempo era considerato il più vicino alla Dea e al Sacerdote per i suoi modi saggi ed esperti; poi c'era Pedro del Capricorno e suo fratello Pablo di Sagitter, considerati i maggiori esperti del combattimento, anche se sembrava che Fjodor di Aquarius fosse riuscito a sconfiggerli entrambi un un duello che lo vedeva in svantaggio numerico.
"Ehi, Xan! Hai un minuto?"
Alexandra chiuse gli occhi nel tentativo di mantenere la calma: detestava quella voce sempre allegra, e soprattutto quel nomignolo assurdo con cui lui la chiamava. Non aveva bisogno di indovinare chi fosse perché la guerriera già lo sapeva: riaprì le palpebre, sentendo il corpo rigido per l'irritazione. Stafanas di Leo stava salendo l'ultima rampa di scale che conduceva proprio alla sua dimora, e come sempre aveva un sorriso stampato sul volto.
La ragazza non riusciva proprio a farsi piacere il cavaliere della quinta Casa, e quando si trovavano vicini, per qualche assurda ragione riuscivano sempre a litigare: Alexandra riusciva sempre a essere gentile con tutti, persino con chi non l'approvava, ma quando si trattava di lui non c'era niente da fare. Era più forte di lei, doveva contraddirlo.
Stafanas aveva tre anni più di lei e si erano conosciuti circa dieci anni prima, quando ancora lei non aveva iniziato l'addestramento: lo aveva visto fare a pezzi una roccia e le era sembrato molto simpatico, almeno finché non si era accorto di lei e ritenendo di essere divertente, le aveva lanciato addosso qualche frammento di roccia. Alexandra non aveva ovviamente gradito, e dopo avergli mollato un ceffone, se ne era andata con aria altera.
Da allora i dispetti erano stati all'ordine del giorno e la ragazza aveva tirato un sospiro di sollievo quando il suo addestramento l'aveva condotta lontano da lui, al punto che scoprire di nuovo la sua esistenza al suo ritorno le aveva sminuito la gioia per il ruolo ottenuto.
E non solo: Stafanas sembrava essere amato da tutti, tanto che si vociferava che le ancelle facessero a gara per essere invitate nella sua dimora. Alexandra più volte si era chiesta come mai il Sacerdote non proibisse ai suoi cavalieri di comportarsi a quel modo, ma ben presto aveva scoperto che solo le donne erano obbligate a seguire la legge sulla maschera, e che agli uomini era concesso tutto, purché non gettassero disonore sul Santuario.
"Che cosa c'è?"
Alexandra era sulla difensiva: non era dell'umore giusto per litigare, inoltre sapeva che non era conveniente attirarsi le ire di un suo superiore. Infatti aveva sentito dire che Stafanas di recente aveva aiutato Shiva di Virgo nella preparazione di strategie difensive, pertanto era praticamente uno dei loro capi, con suo grande dispiacere.
Il cavaliere ricordò solo dopo che alla guerriera non piaceva essere chiamata a quel modo, ma ormai era tardi per rimediare; si affrettò a raggiungere la ragazza, assicurandosi di non prendere più pioggia del dovuto. Stafanas notò che la giovane non aveva accennato a muoversi, come se stesse bene sotto l'acqua: il ragazzo osservò i lunghi capelli neri di Alexandra che pendevano bagnati sull'armatura, chiedendosi se non fosse successo qualcosa.
"Per arrivare brevemente al dunque, devi affiancarmi in una missione: andremo io, te e Goran della Lepre a scovare uno spectre che si nasconde a Sparta. La fonte è certa e ho totale libertà d'azione da parte del Sacerdote."
Alexandra chiuse di nuovo gli occhi, irritata: perché non poteva portare con sé qualcun altro? Chiunque! Non aveva alcun bisogno della sua presenza, ma lui era venuto ugualmente a disturbarla; la guerriera si alzò e strizzò i capelli completamente fradici. Avrebbe voluto farlo sugli stivali dorati del cavaliere di Leo, ma non era ancora giunta a una provocazione tanto smaccata.
"Purché facciamo in fretta", rispose Alexandra in fretta, desiderando che fosse già finita la missione.



***


"Non avresti dovuto portare proprio Alexandra, sapevi che c'era questo rischio! Abbiamo sprecato la nostra occasione di ottenere delle informazioni!"
Le parole del Sacerdote rimbombavano nella testa di Stafanas, facendogliela sentire molto pesante; la missione era stata un disastro sotto tutti i fronti e ormai l'alba stava giungendo. Il ragazzo appoggiò il telo con cui si era asciugato sullo schienale di legno della sedia, ma era distratto.
Sì, sapeva che era un rischio portare con sé qualcuno con del sangue velenoso nel corpo, ma a lui era sembrata una buona idea: Alexandra era una novizia in fatto di missioni e stava a lui coinvolgerla per renderla più esperta, più sicura di sé. L'idea di farle fare esperienza era stata buona, ma neppure lui aveva previsto un fallimento del genere.
Per prima cosa a Sparta si erano scontrati con l'improvvisa comparsa di alcuni superstiti guerrieri di Ares: evidentemente erano rimasti vivi e si nascondevano ancora in quella città, compiendo crimini minori. Inoltre era risultato subito evidente che lo spectre li utilizzava per coprire i propri movimenti, e prima che gli potessero mettere le mani addosso, se l'era svignata in fretta: Stafanas aveva ancora il braccio che doleva e anche il pensiero di essersela cavata non gli sorrideva, soprattutto pensando all'avventatezza di Goran. Il loro compagno aveva avuto la pessima idea di camminare sul letto di rose rosse steso da Alexandra per sbarazzarsi velocemente dei loro avversari, così non erano riusciti a salvarlo.
Era morto praticamente all'istante, e neppure essere stato recuperato dalla ragazza gli aveva consentito di sopravvivere alle loro cure; Alexandra gli aveva coperto il volto con la propria maschera dorata mentre lo riportava vicino a lui, ma anche quello non era stato utile.

Il cavaliere andò a sedersi sulla sua sedia più scomoda, cercando di scacciare una sensazione spiacevole: aveva avuto solo una fugace visione del volto della guerriera, prima di girarsi per non essere indiscreto, ma ora che si trovava nel silenzio della sua dimora, doveva ammettere che si sarebbe sentito meglio se avesse potuto vedere bene quel volto costantemente celato.
Più volte aveva cercato di immaginare chi ci fosse sotto quella protezione dorata, che volto avesse la sua più accanita tormentatrice: era solo curioso, non ambiva come altri a disonorare l'onore delle fanciulle osservandole, anche se sapeva che sarebbe accaduto. Però doveva riconoscere che era frustrante parlare con qualcuno che era sempre costretto a nascondere la faccia; tuttavia da una parte era un bene che non fosse riuscito a guardarla, che avesse preferito voltarsi per mantenere inalterato l'onore di entrambi.
Probabilmente si trattava comunque di una bella ragazza dato che la leggenda voleva che i guerrieri della costellazione dei Pesci fossero i più avvenenti tra tutti, anche se a lui non interessava nulla dell'estetica: il problema ora era che Alexandra aveva senza volere mandato a morire un loro compagno, e che la colpa sarebbe ricaduta sulle sue spalle nonostante le avesse detto lui di spargere delle rose velenose a terra. Calciò con rabbia un'altra sedia prima di decidere: sarebbe tornato dal Sacerdote a discutere della questione, non aveva senso che venissero presi provvedimenti contro di lei quando aveva solo fatto che che le era stato ordinato.
Poco importava che fosse molto tardi, si sarebbe fatto ricevere.



***



Due giorni ininterrotti di pioggia avevano lasciato il segno: ora l'aria era fredda e l'estate era completamente dimenticata. Alexandra non era però uscita dalla sua dimora, preferendo rimanere sotto al pergolato che si trovava nel giardino di rose della sua Casa.
In pochi mesi erano fiorite, ricoprendo tutto il giardino e anche parte della dimora: ce n'erano di tutti i colori, e non solo le tre che amava utilizzare in battaglia: era un piacere per gli occhi, rilassava chiunque ci mettesse piede anche se Alexandra di rado riceveva ospiti. Preferiva tenere solo per sé quell'angolo di paradiso, era molto gelosa dei propri spazi; in quel momento però avrebbe desiderato sparire, magari inghiottita dalle piante che tanto amava. Aveva un dolore cocente lungo tutto il corpo, ma aveva rifiutato di farsi trasportare da Stafanas nel tragitto di ritorno.
Era tutta colpa sua, eppure la ragazza sapeva che il Sacerdote aveva sgridato lei: non era stata una buona idea cospargere di rose l'area di battaglia, anzi era una mossa da stupidi. Quella parole le bruciavano ancora nella testa, ferendola più dei fendenti di fuoco degli avversari che avevano incontrato. E l'idea era stata di Stafanas, che aveva avuto l'ardire di non pronunciare neppure parola per prendersi la responsabilità: che codardo.
La guerriera si alzò e tornò all'interno della propria dimora, cercando rifugio nella stanza dove dormiva: era spoglia, con solo alcune rose a ricordare chi fosse il padrone di quella Casa. Alexandra si gettò sul letto dopo aver lasciato l'armatura poco distante, e chiuse gli occhi sperando di non svegliarsi più. C'era qualcosa di consolante nei sogni e sperava di poter trovare la pace almeno lì.
A destarla fu un rumore, anche se Alexandra non reagì subito: preferiva restare sotto le coperte calde, non voleva uscire dal letto. Aveva percepito una sensazione strana, ma dal momento che era piacevole, era rimasta lì rannicchiata sotto le lenzuola, finchè non sentì chiaramente un tocco sulla guancia.
Si mosse quasi in automatico, chiedendosi se non fosse parte del sogno: di fianco a lei c'era chiaramente il cavaliere d'oro del leone, lo riconosceva per via dei capelli castani e degli occhi azzurri che la stavano fissando. Per un momento la ragazza non capì nulla, ma poi ricordò dov'era - ovvero nella sua stanza - e che quella specie di principe era niente meno che il suo nemico. Era assurdo.
"Scusami per averti svegliata, Alexandra. Avrei atteso che lo facessi da te, ma..."
La frase non venne terminata: la voce del cavaliere - che indossava la sua Gold Cloth con mantello annesso - sembrava molto più matura di quella che era abituata a conoscere, e Alexandra cominciò a domandarsi se non fosse un sogno quello che faceva. Da quando la chiamava per nome? Lui utilizzava quel nomignolo stupido, per infastidirla, mentre quello che aveva davanti sembrava soprattutto preoccupato di averla disturbata.
Si limitò a fissarlo, imbambolata, e poi ricordò: non aveva la maschera.
Il panico la avvolse: era sempre molto attenta a indossarla, e di solito nessuno entrava nella sua stanza. Come si era permesso lui di farlo? E la osservava come se non fosse accaduto nulla.
"Ma sei impazzito?! Non ricordo di averti dato il permesso di entrare qui, sparisci prima che ti dia un calcio!"
Ma la sfuriata della ragazza non provocò alcuna reazione aggressiva: il cavaliere non rispose, limitandosi a porgerle quella maschera che aveva tenuto in mano fino a poco prima, lasciando sconvolta Alexandra.
"Hai ragione, ma non hai nulla da temere: il tuo volto mi era già noto, ma dovevo accertarmi che fossi davvero tu e non un impostore... Sto per dirti una cosa che ti sembrerà assurda, ma ti prego di credermi e seguirmi senza farmi domande..."
La voce pareva sofferente e Alexandra ne fu colpita, anche se le sembrava di sentire un mucchio di sciocchezze: quando mai aveva visto il suo volto? Non era sempre lui che per fingere di minacciarla, le prospettava mille modi diversi per togliergliela? Eppure sembrava più credibile del solito: Alexandra rimise in fretta la maschera e gli fu se non altro grata che si fosse allontanato dal letto.
"Allora? Che cosa vuoi? Non ti basta avermi messo nei guai oggi?"
Il cavaliere sembrava praticamente sordo a ogni provocazione, anche se il suo volto continuava a restare teso e sofferente.
"Purtroppo temo di dover esigere da te ancora qualcosa, proprio come questa notte. Prendi la mia mano, per favore, e seguimi nel futuro: io arrivo da li."
Alexandra rimase immobile per qualche istante, fissando la corazza dorata del Leone. Doveva aver sentito male, sicuramente.
"Che stai dicendo? Futuro? Sapevo che eri strano... ma arrivare a tanto... Forse sei posseduto da qualcosa...
Alexandra chiuse gli occhi nel tentativo di mantenere la calma: il guerriero che aveva di fronte non aveva proferito altre parole, ma aveva un'espressione tesa e angosciata. Aveva previsto una reazione simile e doveva risolverla in fretta: anzi, era del tutto normale che fosse diffidente, soprattutto considerando il momento delicato in cui era capitato.
Forse era ancora in tempo per cambiare idea... Lo pensò per alcuni istanti ma poi ricordò ciò che l'aveva spinto fin lì, e quanto fosse fondamentale l'aiuto di Alexandra. Non poteva tirarsi indietro, non ora che era lì.
"Immagino che ti sia difficile credermi... ti spiegherò cosa succede ma non posso farlo qui, è troppo rischioso. Ora vieni, stiamo perdendo troppo tempo." E senza aspettare una risposta afferrò il braccio della guerriera, trascinandola letteralmente con sè.
Alexandra rimase senza parole: quello non poteva essere il Gold del Leone, era troppo forte! L'aveva letteralmente presa per un braccio e costretta a muoversi: solo poche ore prima aveva chiaramente fatto capire di non avere alcuna intenzione neppure di sfiorarla per via del sangue velenoso - non che lei ambisse a un contatto con lui, tutt'altro - ed ora aveva persino la forza fisica di piegarla al suo volere.
Decisamente c'era qualcosa che non andava.
Così come all'esterno: Alexandra ricordava un cielo ormai privo di nuvole, invece quell'alba tinta di rosso e arancio aveva qualcosa di grottesco. Sembrava che il mondo fosse cambiato radicalmente nel giro di poche ore; la ragazza fece per protestare ma non appena messo piede nel cerchio di sabbia che circondava la casa dei Pesci, fu come essere risucchiata in un vortice. Le sabbie si erano mosse, imprigionandola in una tempesta non aggressiva.

Aveva lasciato il sole sul punto di nascere e ora lo trovava al tramonto, solo con un cielo meno tempestoso e più incline al rasserenamento. Alexandra si alzò in piedi e cercò di mettere a fuoco l'ambiente che la circondava: erano sicuramente sul lungomare ateniese - riconosceva il luogo, poco distante da Capo Sounion - e non c'era nessuno oltre a loro.

Non ci stava capendo più nulla.




Nota Autrice:

Beh, un buongiorno a tutti :=) Avrei effettivamente altre storie da continuare, ma questa è già stata scritta perciò non mi costa molto controllarla e postarvela xddd Spero l'inizio vi possa piacere^^
Questa storia l'ho sognata, almeno in gran parte, i dettagli sono stati limati mentre la scrivevo u.u e spero vi piaccia Alexandra. Per lei ho scelto la costellazione dei Pesci per via della particolarità del sangue velenoso, ero incerta con Aquarius che si sarebbe adattato comunque molto bene. Teoricamente sappiamo che solo Albafica era velenoso, ma sono dell'idea che anche il buon Aphro lo fosse u.u
E poi c'è Stafanas: lui l'ho plasmato un po' per come penso io Aiolia. E come vedete i due non vanno troppo d'accordo XDDDD Ora vi lascio con la domanda finale su cosa accadrà u.u se avete tempo e voglia, gradirò con piacere i vostri pareri sulla storia^^ Un bacio a tutti**
   
 
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