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Autore: SanaToadstool    30/04/2013    4 recensioni
Derek Hale era stato lontano per troppo tempo da Beacon Hills, ma scelse comunque di ritornarci per un motivo. Non avrebbe mai immaginato che quello stesso motivo sarebbe diventato anche la ragione più valida per imparare a vivere, e per ritornare ad amare.
[Dal 4° capitolo:]
Certo, Derek non avrebbe indugiato nel fargli visita a lavoro, ma, come giusto che sia, ha sempre nutrito rispetto per il suo lavoro, che comporta importanti responsabilità e poche distrazioni. Ma iniziava a sentire la tensione scorrergli nelle vene, l’ansia e la sofferenza sotto forma di pensieri ingarbugliati e frastornanti sovraffollavano la sua mente, e per ultimo, ma non meno importante, una sensazione di impazienza divorava la capacità di distrarsi dal motivo della sua complessiva agitazione: l’assenza di chiarimenti, di parole o di litigi, di confessioni e di verità; l’assenza di mezzi e momenti per poter fare tutto questo; l’assenza di Stiles. Questo flusso di scoperte che avveniva in lui non si fermava, approfondiva sempre più una faccenda che era già troppo chiara, e non serviva strapazzarsi i capelli con le mani, accovacciato a terra con i gomiti poggiati sulle ginocchia, perché non sarebbe cambiata: a Derek mancava Stiles.
[STEREK]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#Ritorno

«Sceriffo Stilinski, dia un’occhiata anche a questa e mi dica se possiamo procedere.»
Con tante carte da firmare, funzionari qui e lì con messaggi da recapitare e criminali da condurre in cella inizia la giornata dello sceriffo della contea di Beacon Hills, che, nonostante sia responsabile di un titolo così rilevante e detenga importanti meriti al riguardo, vanta un’età giovane. Per questo tutti i cittadini, con il dovuto rispetto, continuano a chiamarlo come preferisce egli stesso: Stiles.
Quella mattinata aveva contato un cifra straordinaria di mandati d’arresto, provocati da un gruppetto di narcotrafficanti infiltrati che nei giorni precedenti avevano dato del filo da torcere agli inquirenti. A parte quell’episodio recente, non si verificarono particolari casi di criminalità negli ultimi anni, tantomeno eventi fuori dal comune, come quelli che hanno caratterizzato la sua adolescenza da detective. Il suo rapporto con Scott non era totalmente cambiato; sì, erano cresciuti, quindi i loro interessi e i loro impegni venivano affrontati con più maturità e consapevolezza, tuttavia si concedevano sempre qualche serata fra amici. Inoltre, Scott aveva imparato a controllare la sua licantropia dopo un annetto di pratica e non aveva rivalità varie con altri lupi o cacciatori, era di nuovo fidanzato con Allison e si sarebbero sposati a breve. Stiles, invece, viveva sempre nella stessa casa, in cui era cresciuto inizialmente con sua madre e suo padre, poi solo con quest’ultimo e infine da solo. Quando entrò nel dipartimento di polizia, praticamente non appena compì la maggior età e terminò gli studi liceali, affiancò suo padre molte volte, ebbe degli incarichi importanti che riuscì a portare a termine – senza trascurare i suoi studi universitari di giustizia penale – con grande maestria, degna del figlio dello sceriffo. Dopo quasi cinque anni, poi, sopraggiunse dalle contee vicine un gruppo organizzato di killer seriali, intenzionati a saccheggiare banche, rapire persone… E suo padre morì con due colpi di calibro alle costole, dopo averli inseguiti coraggiosamente e sbarrati in un vicolo cieco, permettendone l’arresto. Pena capitale per la maggior parte dei malviventi.
Fu uno dei periodi più bui della sua vita. Perse tutta la grinta di cui era dotato, la volontà di intendere ed agire, di svegliarsi di mattina, alzarsi dal letto e vivere un’altra giornata; precipitò in una profonda depressione e ritornarono gli attacchi di panico di cui aveva sofferto da piccolo, quando a morire fu sua madre. Quel vuoto non era di certo colmabile completamente, ma la presenza delle uniche persone che ormai gli erano rimaste, i suoi amici, offrirono un’ occasione a Stiles di confidare nel futuro e di ricominciare a vedere il mondo per tutte le opportunità che offre. Ogni giorno era una lotta entrare ed uscire da un posto che è tesoro di tanti ricordi: alcune volte voleva rifugiarsi nella camera da letto dei suoi, sfogliare l’album delle fotografie, ingozzarsi come un maiale e non uscirne più; altre, invece, voleva scappare, il più lontano possibile da quel cumulo di memorie dolenti e non ritornarci per molto tempo, o persino trasferirsi altrove. Fondamentalmente, nessuna delle due intenzioni contrapposte mise in atto, perlomeno non portandole a termine, ma era indubbio che non avrebbe mai abbandonato casa sua. Gradualmente si rassegnò alla realtà e riprese in mano la sua vita, distaccandosi dai sentimenti nostalgici e affliggenti, come aveva già fatto da piccolo, affinché potesse costruire una carriera e darsi una ragione per cui esistere ancora. Aiutare la città, così come faceva il suo vecchio, era ciò a cui mirava.
E poi, man mano, ritornò anche la sua solita vitalità.
«Avete parlato con i proprietari? Non si può agire senza il loro assenso» disse Stiles al suo sottoposto, leggendo l’ordinanza di demolizione di un’abitazione abbandonata e rovinata nei pressi della Riserva di Beacon Hills.
«Nelle liste degli archivi possiamo scoprire chi è stato l’ultimo possessore dell’intero lotto, ma siamo sprovvisti di recapiti» ribatté l’agente, teso a procedere con l’ordine per lo smantellamento.
«Non abbiamo il diritto di procedere.»
Di primo acchito non ci rifletté più di tanto, ma sfogliando le pagine che gli erano state rese, si accorse di poter riconoscere quell’abitazione persino ad occhi chiusi e non perché la vedesse ogni giorno: l’unico edificio abbandonato e bruciato nei pressi della riserva, che corrispondeva a quelle precise coordinate e quelle precise caratteristiche, era solo ed esclusivamente la casa di una sola persona. Quella persona è Derek Hale.
Stranamente nei registri non risultava, negli ultimi quindici anni, un proprietario effettivo (o dichiarato), e quelli precedenti erano deceduti.
«Bisognerebbe contattare qualche parente… Se non sono già tutti morti» proferì un’altra collega, e Stiles concluse, prima di ritornare nel suo ufficio: «Mi occupo io delle telefonate, lasciate la questione nelle mie mani».
Non sperava di poter ritrovare così semplicemente il numero di Derek Hale nei meandri del suo cellulare vecchio, ancor meno di ricevere una risposta – dopo tutto quel tempo, forse, lo aveva anche cambiato – ma indubbiamente non poteva autorizzare lo smantellamento di un posto che, anche ad uno così burbero come lui, richiama alla mente ricordi importanti, dolci ma anche amari. Poteva comprenderlo meglio di tutti, sapeva bene cosa significasse essere solo, per questo si prese l’incarico di preservare quell’intero appezzamento come fosse una reliquia santa, finché il diretto interessato non sarebbe venuto a reclamarla.

Anche quel dì lavorativo era terminato, dunque si mise in auto e tornò a casa. Volle il caso che quel giorno era un venerdì, e come ogni fine settimana che si rispetti, Stiles non si fece mancare una serata col suo amico Scott e quel simpaticone di Isaac. Prima che potessero arrivare, però, si freddò con una bella doccia gelata, come faceva sempre, per scaricare tutto lo stress lavorativo. Ci era abituato, o meglio, lui stesso dice che “la pelle si abitua al getto freddo e se ne bea, il flusso dei pensieri scivola insieme a quello dell’acqua e si leva dalle viscere una sensazione di quiete ed euritmia dei sensi”. L’unica sofferenza stava nel dover uscire dalla doccia, smuovere il vento e asciugarsi. Lì sì che faceva freddo. Mentre si adoperava per estrarre i documenti contenuti nella borsa e ordinarli nei cassetti, rammentò il nuovo compito che doveva svolgere, indi per cui inaugurò la sua caccia al tesoro. Non era riuscito a ritrovare nulla pur avendo setacciato tutta casa da cima a fondo per più di un’ora. Senza crucciarsi, tuttavia, attese l’arrivo dei suoi amici con un dito misurato di whiskey, cui offrì come era solito a loro. Arrivati, iniziarono a parlare delle loro giornate, di ciò che avevano combinato e anche di ciò che era invece successo nei giorni precedenti. Insomma, avevano sempre tante argomentazioni di cui parlare, monotone e comuni discussioni da uomini adulti pre o post matrimonio, ma quella sera emersero degli aggiornamenti più importanti, proprio al termine della giornata vera e propria. Le nozze di Scott erano confermate, i preparativi stavano iniziando e presto avrebbero ricevuto l’invito alla cerimonia.
«Sapete oggi ho ricevuto un’ordinanza di demolizione di una struttura situata nei pressi della riserva» disse Stiles disinvolto, fra una risata e l’altra, destando l’interesse degli altri due «Vi dice qualcosa?». I ragazzi dovettero prima scavare fra i loro ricordi, ma non fu difficile recuperare quello giusto: era sufficiente ricordarsi il bosco, le viottole che conducevano ad uno spazio ampio, in cui era parcheggiata spesso un auto nera metallizzata e ove si erigeva una struttura, di più piani, deteriorata. Si riferiva alla prima casa di Derek Hale, quella appartenente alla sua famiglia.
«Sapevo che prima o poi sarebbe capitata nel mirino delle imprese demolitrici. E’ un tugurio» asserì Isaac, calandosi nei flashback della porzione di tempo trascorso con lui. Ultimamente, secondo Stiles, Isaac soffriva di malinconia, e le espressioni facciali che assumeva spaziavano fra smorfie di dolore o di disgusto e mega sorrisi o faccette dolci. Bisognava usualmente strattonarlo per riportarlo nel mondo degli esseri pensanti e operanti.
«L’ultima era più presentabile, nel senso che non era bruciata, perciò è riuscito a venderla» ribadì Scott il concetto elaborato da Isaac, e poi domandò retoricamente, conscio in anticipo delle intenzioni del suo miglior amico: «Che hai intenzione di fare?». La risposta non si fece attendere, scollando le labbra dal bicchiere, alzò il capo e riferì ciò che aveva stabilito e che non avrebbe subito variazioni: «Troverò sicuramente un modo per contattarlo, ma non voglio farla abbattere senza il suo consenso. E’ casa sua».
Così terminò anche quella nottata e i due lupi sgomberarono la casa dello sceriffo, che subito dopo si preparò per andare finalmente a dormire.

Nel frattempo, nel bel mezzo della notte, una figura agile e atletica si muoveva fra i ceppi della foresta, servendosi dello splendore della mezza luna che solcava il cielo vasto e buio. Correva e correva, seguendo una linea immaginaria che lo avrebbe condotto a destinazione, servendosi del suo fiuto sviluppato che annusava un odore così intenso tanto quanto abituale per lui. Man mano che il traguardo era sempre più vicino decelerava, così da concludere il resto tragitto con piccoli passi. Sbucò nel posto previsto e notò istantaneamente la presenza di qualcosa di inconsueto e superfluo, che cingeva l’intera zona: erano dei nastri a strisce, legati ai tronchi degli alberi, tesi attorno al lotto, con un cartello che indicava il divieto d’accesso.
Si recò al cuore della contea e, sempre di corsa, attraversò gran parte di essa. Si soffermò a guardare attentamente un paio di case, tutte ben serrate e con le luci spente, sgranando gli occhi, per ricordare chi fossero i loro proprietari, poi proseguì; girovagò per tutta la notte, lungo le strade del suo territorio. Non c’era più bisogno che Stiles cercasse di contattarlo: l’Alpha stava ritornando in città, cosa avrebbe perso questa volta?





...D: Cioè, aspetta. C'è davvero gente che la legge? E' la prima volta che ho così tante persone nella lista delle "persone che seguono le tue storie". Vi ringrazio tantissimo! Spero di non avervi deluso con questo capitolo. Vi prego di segnalarmi tramite recensione se ho fatto qualche errore di ortografia o di altro genere, oppure il vostro parere. Anche questo capitolo è stato scritto di getto. Ora, a parte queste premesse, la storia la compongo man mano che elaboro i capitoli, quindi non c'è nulla di premeditato (ad eccezione della trama in generale), potrebbe anche cambiare il rating, che ora mantengo sul verde.
Beh, adieu. :)
   
 
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