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Autore: redseapearl    02/05/2013    12 recensioni
“Ecco, il giornale!” esclamò, del tutto fuori luogo. Gli altri due lo guardarono come se si trattasse di un pazzo. Kise si affrettò a spiegare. “Riguarda quello che stavamo dicendo prima. Ho notato che tutte le ragazze oggi stanno leggendo il giornale della scuola in modo… come dire… appassionato.”
Kise e Aomine guardarono Kuroko nella speranza che lui potesse risolvere quell’enigma al femminile.
“Ehm… probabilmente è dovuto alla storia che è stata pubblicata proprio oggi” spiegò l’interpellato come se fosse la cosa più logica del mondo. Tuttavia, vedendo le espressioni da triglia lessa dei due amici, realizzò che doveva essere più chiaro. “Sul giornale di oggi hanno pubblicato il primo capitolo di una fiction. Si prospetta essere una storia d’amore, suppongo sia per questo che molte ragazze ne siano attratte.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Daiki Aomine, Ryouta Kise
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Anonymous

 

 

Si chiama YAOI!

 

 

 

Kise batté due volte le nocche sulla porta dell’aula. Poco dopo, Aomine aprì la porta. Aveva un’espressione guardinga. “Non ti ha seguito nessuno?”

“Chi mai dovrebbe seguirmi?”

Aomine si sporse oltre la soglia. Controllò a destra e a sinistra per assicurarsi che il corridoio fosse deserto. Nessun’anima in vista: tutti gli studenti erano tornati a casa oppure si erano rinchiusi nelle stanze dei rispettivi club.

Afferrato per il cravattino dell’uniforme, Kise fu letteralmente trascinato nell’aula vuota.

“Si può sapere che ti prende?” chiese rivolto al compagno.

“È tutto il giorno che mi sento addosso gli sguardi assatanati delle ragazze. In aula non sono riuscito a dormire neanche cinque minuti durante la prima ora. E non ti sei accorto in mensa, quando ci siamo seduti con tutti gli altri, come ci fissavano in attesa di chissà cosa?”

“Calmati, Aominecchi! Non è da te fare così. Dovresti essere abituato a ricevere attenzioni, dopotutto nelle partite sei quello che spicca più di tutti in campo.”

“Non è la stessa cosa!”

Kise sapeva bene quanto il compagno fosse testardo. Cercare di tranquillizzarlo era inutile. La popolarità è una chimera assai curiosa: non tutti sapevano affrontarla alla stessa maniera. Il fatto che poi tutte le ragazze lo credevano gay, per via di quella storia pubblicata sul giornale della scuola, di certo non aiutava.

“Allora, cosa facciamo?” domandò Kise senza tergiversare oltre.

“Dobbiamo scoprire chi è l’autore di questo” rispose l’altro, sollevando il giornale all’altezza della faccia. Sulla pagina spiccava il testo incriminato. “Purtroppo non c’è scritto il nome, quindi la cosa sarà più complicata del previsto.”

“Capito. Immagino che dobbiamo andare al club di giornalismo e farcelo dire allora: di sicuro gli altri membri sapranno chi è.”

“Però! Allora non sei soltanto un bel faccino da copertina” celiò Aomine in tono palesemente sarcastico.

“Per chi mi hai preso! Ti ricordo che i miei voti sono migliori dei tuoi!”

Aomine non sembrò accusare il colpo e, tra un botta e risposta e l’altro, si diressero verso l’aula del club di giornalismo.

 

Perlustrarono la scuola due volte prima di riuscire a trovarlo. Dopo dieci minuti a girovagare in tondo, Kise si era risolto a chiedere ad Aomine se fosse sicuro di sapere dove si trovava l’aula che stavano cercando.

“Mi prendi per il culo? Io seguivo te: pensavo lo sapessi tu!”

“Lo stesso vale per me!”

Dopo una breve discussione di appena dieci secondi, i due si decisero a telefonare Momoi. Per fortuna, la ragazza era in possesso dell’informazione che cercavano. Chiaramente domandò ad Aomine il perché di quella richiesta e il ragazzo riattaccò il telefono bruscamente.

“Credevo che avessi parlato con lei di questa faccenda” buttò lì Kise.

“Ho preferito evitare. Sastuki alle volte è troppo invadente…”

Kise avrebbe voluto approfondire meglio l’argomento, ma preferì tacere. La questione sembrava mettere Aomine più a disagio di quanto lui volesse far trasparire.

Si fermarono davanti la porta. La targhetta su di essa riportava la scritta ‘Club di giornalismo’.

“Fai parlare me” disse risoluto Aomine e, prima che Kise potesse dire qualcosa, aprì la porta di botto, palesandosi ai membri del club più minaccioso che mai.

Era molto scenografico, Kise glielo riconobbe.

Nella stanza c’erano solo tre persone: una ragazza minuta con dei grossi occhiali tondi che le coprivano metà viso; un ragazzino del primo anno seduto ad una scrivania con accanto una macchina fotografica; uno studente del terzo anno con i capelli tirati all’indietro alla leccata di cammello.

La ragazza appena vide gli invasori emise un vero e proprio squittio.

“Chi è il presidente del club?” domandò Aomine.

Seguirono due secondi di teso silenzio. Infine, timoroso, il ragazzo leccato alzò tremante la mano. “S-sono io…”

Aomine gli si avvicinò a grandi falcate, sbatté con violenza i pugni sul tavolo davanti a lui e si sporse così in avanti da investirgli la faccia con il fiato rovente. “Chi è l’autore della storia gay che avete pubblicato oggi?”

“Si chiama YAOI!” intervenne la ragazza, mostrando un’audacia molto contrastante con la sua figura mingherlina.

Aomine le lanciò un’occhiata infuocata, poi ritornò al proprio interrogato.

“N-non lo s-s-s-so…” riuscì a dire quest’ultimo. Dal modo in cui si rannicchiava sempre più, sembrava che volesse disperatamente fondersi con la sedia su cui era poggiato.

“Come sarebbe a dire che non lo sai? Pubblicate storie senza sapere chi le ha scritte?”

“Si può sapere chi sei e che cosa vuoi da noi?” Questa volta fu il ragazzo con la macchina fotografica ad intervenire. A differenza del suo presidente, non sembrava affatto intimorito dalla stazza quasi doppia del suo interlocutore.

“Ve lo dico subito. Sono Aomine Daiki, titolare della squadra di basket della scuola.”

AomineAomine…” ripeté la matricola, cercando di collegare al nome appena sentito un qualche vago ricordo. “Ah, ma tu sei il protagonista della storia! Accidenti, che fortuna!” e prima che Aomine potesse reagire in qualche modo, il fotografo prese la macchinetta e investì il giocatore con un lampo accecante. “Nel prossimo giornale questa finisce in prima pagina! Ho già il titolo: Aomine Daiki fa irruzione nel club di giornalismo! Le ragazze si strapperanno i capelli per accaparrarsene una copia!”

“Cosa vorresti fare tu? Kise, ma vuoi fare qualcosa o no?” ma quando si voltò per cercare man forte da parte dell’altro, il modello era intento ad autografare una copia del giornale alla ragazza con i grossi occhiali.

“È così che si scrive il tuo nome, giusto?” le stava chiedendo.

“Sì! Ah, che bella calligrafia che hai! E potresti anche metterci una dedica?”

“Ma certo!” acconsentì lui, sfoderando il suo sorriso più smagliante.

“Oh, scusa se ti interrompo, Kise, ma siamo qui anche nel tuo interesse, sai?”

“Scusami, Aominecchi, ma non potevo negare a questa ragazza un semplice autografo, e poi sei stato proprio tu a dirmi di lasciar parlare solo te” si lamentò l’accusato.

Vedendo che ormai tutta la sua messa in scena per estorcere informazioni era saltata, Aomine decise di dire le cose come stavano. “Sentite, ho bisogno di sapere chi diavolo sta usando il mio nome per scriverci sopra storie gay…”

“È Yaoi!”

“Ok, ho capito: yaoi!”

Il fotografo rispose: “Credici, non è che non te lo vogliamo dire, ma noi non sappiamo davvero di chi si tratta.”

“Esatto” disse il presidente. Ora che la minacciosità di Aomine era stata stemperata, aveva riacquistato un po’ di colorito sulle guance e non balbettava più. “Ieri mattina ho trovato nella cassetta della posta questa lettera.” Porse al giocatore un’anonima busta bianca. “Dentro c’era il testo del primo capitolo della storia e una nota dell’autore, in cui diceva che se l’avessimo pubblicato il giornale avrebbe avuto nuova popolarità.”

“Dunque è per questo che lo fate.” Aomine aprì la busta e dentro non vi trovò altro che un semplice foglio stampato. Nessuna firma, nessun nome… niente di niente. Un autentico buco nell’acqua. “Merda” imprecò a mezza voce. “E avete avuto davvero nuova popolarità a pubblicare questa roba?”

“Altro che!” disse il ragazzo del primo anno. “Abbiamo esaurito tutte le copie: fino ad oggi se in tutta la scuola leggevano il giornale dieci persone al massimo era anche tanto!”

Aomine non poteva credere che una cosa simile potesse realmente piacere alla gente fino a quel punto. Capì che non poteva riporre fiducia nei membri di quel club; se anche avessero saputo chi era il loro benefattore, di certo non glielo avrebbero detto: sarebbe stato come darsi la zappa sui piedi. I loro interessi erano praticamente opposti.

“Andiamocene” disse, dirigendosi verso l’uscita ma la studentessa lo fermò, gli porse il giornale e gli chiese: “Mi faresti l’autografo?”.

Prontamente, Kise gli prestò la penna, sul viso un sorriso solidale. “Benvenuto nel mio mondo.”

 

 

Quando chiusero la porta, sentirono dall’altra parte le urla estatiche della ragazza. “Quella copia del giornale sarà un vero e proprio trofeo per lei” sentenziò Kise. “Pazienza, era l’unica pista che avevamo. Non ci resta che aspettare e vedere cosa succederà. A quest’ora non dovrebbe esserci nessuno in palestra, visto che saranno tutti andati a vedere l’amichevole. Che ne dici di qualche one on one?”

Aomine si bloccò di colpo e lo fissò con aria truce come se il compagno lo avesse offeso nel modo più orribile possibile.

“Ho detto qualcosa che non va?”

“Questa mattina sembravi un ebete quando Tetsu ci ha detto di questa storia. Come mai ora sei così tranquillo? Sembra quasi che non te ne freghi niente di essere lo zimbello della scuola!”

Kise sospirò. Erano ritornati al discorso iniziale. “Non è che non me ne freghi niente, ma sai… io sono già un personaggio famoso, e questo per me è solo un effetto collaterale della popolarità. La gente parla, spettegola e fantastica su tante cose. Io non so come si scriva una storia, ma suppongo che da qualche parte bisogna pur prendere ispirazione. Penso che l’autore abbia deciso di creare un personaggio ispirato a me perché godevo già di una certa notorietà.”

“Quindi è colpa tua se io mi sono trovato in questa merda: mi stai sempre attaccato peggio di un chewingum sotto la suola delle scarpe!” Aomine riprese a camminare e Kise lo seguì.

“E ora che si fa?”

“Ho bisogno di scaricare il nervosismo, quindi preparati: oggi ti straccerò più del solito.”

“Pensavo ce l’avessi con me per averti involontariamente messo in questa situazione” disse Kise senza mascherare il sollievo per quel poco cordiale invito.

“Infatti, almeno così ti renderai utile.”

Aominecchi, non sono mica il tuo antistress!”

  

 

 

Note dell’autrice

Avrei voluto aggiornare prima, ma causa impegni vari ho dovuto rimandare ad oggi! I capitoli sono ancora un po’ corti, ma presto diventeranno un po’ più lunghetti, anche se non in modo eccessivo.

Bene, e anche questa è andata: spero di rimanere il più costante possibile con gli aggiornamenti ^^

 

   
 
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