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Autore: Sissi Bennett    02/05/2013    3 recensioni
Nessuno sano di mente si sarebbe mai addentrato negli anfratti scuri della City quando la luna era alta nel cielo; la notte non era un luogo rassicurante, fatta eccezione per gli ubriachi, per gli sprovveduti e gli squilibrati, e ovviamente per lui.
Non c’era più spazio per i buoni sentimenti, niente più giustizia, niente più compassione, niente più umanità. Non quando le paure aumentavano e la pazzia trovava spazio.
E il vampiro era ben contento dell’appellativo disumano, perché voleva essere considerato un qualcosa di superiore; uno spietato assassino, senza limiti, senza scrupoli; voleva incutere terrore con il suo comportamento inumano.
Per questo adorava passeggiare per i vicoli immersi nelle tenebre e nel silenzio; perché quella era la New York che amava: malvagia, amorale, ambigua, sfacciata e disinibita; la New York che gli calzava a pennello, la New York della notte.
E lui, Damon Salvatore, ne era il padrone indiscusso.
Genere: Angst, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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A beast about to strike

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Capitolo due: New York, 1977.

 

“It comes down to reality
And it's fine with me 'cause I've let it slide
Don't care if it's Chinatown or on Riverside
I don't have any reasons
I've left them all behind
I'm in a New York state of mind”

(New York state of mind- Billy Joel).

 

Per molti quel giorno fu categoricamente da dimenticare.

Il 13 luglio del 1977, New York si svegliò sotto una cappa di afa soffocante. Il cielo era plumbeo e si confondeva con l’asfalto delle strade e con il metallo dei grattaceli. Il mare attorno a Manhattan era grigio e piatto, senza che un filo di vento andasse a muovere le sue dolci acque né a dare un attimo di sollievo agli abitanti della Grande Mela.

Non era un’estate felice per la città, vessata dai tagli da parte dell’amministrazione per via della dura crisi economica e terrorizzata da tal “Sam”, ancora non bene indentificato serial killer con una predilezione per le ragazze giovani.

La polizia brancolava nel buio più totale, i cittadini avevano paura ad uscire nelle ore più buie. La paranoia cominciava a diffondersi, un paio di lettere furono indirizzate a membri delle forze dell’ordine e ad alcuni giornali dallo stesso assassino. I testimoni sopravvissuti avevano dato solo identikit parziali e approssimativi; l’unica informazione valida fu la presenza fissa di una Volskwagen gialla sui luoghi degli omicidi.

La caccia all’auto fu instancabile, ma non servì a molto. Dopo quasi un anno, il pazzo non aveva né volto né nome. E tutti attendevano con terrore la prossima vittima.

Non fu un’estate di festa e la maggior parte della popolazione non vedeva l’ora che finisse; possibilmente con un uomo in più in prigione e con più soldi nelle tasche dei contribuenti.

Già dal mattino, quel 13 luglio si era prospettato un giorno particolarmente infausto e quando verso le dieci di sera la notte divenne ancora più scura, il panico dilagò.

New York senza luci era qualcosa di surreale: per le strade trafficate del centro si udivano solo i clacson delle macchine bloccate nel traffico; nei quartieri più periferici bande di teppisti si diedero al furto e al saccheggio.

I più fifoni si rintanarono in casa, gli altri uscirono offrendo il loro aiuto ad anziani e sventurati bloccati in ascensori; la polizia fu particolarmente ligia a distribuire arresti.

Tra la confusione, le urla, la rabbia e i problemi che ne conseguirono, ci fu qualcuno che accolse con gioia quel piccolo imprevisto.

Privato del suo solito divertimento serale, Damon Salvatore aveva abbandonato Will e i suoi impicci con l’impianto elettrico, e aveva deciso di farsi un giro per la città.

Aveva approfittato un po’ del caos per nutrirsi indisturbato in mezzo alla strada, ma il chiasso si era fatto insopportabile.

A Manhattan la situazione era decisamente più sotto controllo; nessuno si era sognato di spaccare vetrine e derubare negozi, men che meno di compiere atti vandalici. In ogni caso, le persone faticavano a mantenere la calma: il blackout aveva interrotto bruscamente il ritmo frenetico della città e i Newyorkesi non poteva accettarlo.

Damon provava pena per loro, perché non riuscivano a percepire l’unicità di quel momento; erano troppo abituati a viaggiare a cento all’ora per fermarsi un attimo a contemplare la bellezza di quel buio. Le loro orecchie erano sorde alla vera voce della città. Quella voce non urlava solo “dovere”, ma anche divertimento e magia.

L’essenza di New York stava lì sotto i loro occhi e quegli stolti preferivano girarsi dall’altra parte.

Possedere l’immortalità aveva indubbiamente i suoi vantaggi, permetteva di apprezzare aspetti che non tutti avrebbero colto in condizioni normali. Purtroppo a volte diventava particolarmente noioso, se il mondo intorno si rifiutava di fare silenzio.

Damon, normalmente, amava la confusione, ma il chiasso del 13 luglio rimarcava soltanto ottusità e ignoranza, disfattismo; stava lentamente risvegliando il suo istinto più violento.

Credeva che non avrebbe più trovato ciò che stava cercando, finché non arrivò nei pressi di Greenwich Village.

Finalmente lo spirito di New York gli si aprì davanti agli occhi: decine di ragazzi erano in strada a festeggiare. In una mano tenevano candele per illuminare l’oscurità, mentre le radio riempivano l’aria di musica.

Greenwich era un quartiere residenziale, benestante. La gente non aveva paura ad andarsene in giro, perché nessun serial killer si sarebbe mai inoltrato là e, nonostante il blackout, non c’era il rischio di saccheggi. Il livello di sicurezza era davvero alto.

La serata del vampiro improvvisamente si animò di nuova euforia. Era ora di godersi il buio, di andare a caccia.   

Aveva un’ampia scelta davanti a sé. L’atmosfera era perfetta. Le fiammelle delle candele irradiavano una tenue e tremolante luce; andavano a illuminare solo il viso delle persone. Il resto era avvolto nella penombra.

Damon poteva muoversi indisturbato, studiare le sue prede e designare la sua vittima. Nessuno faceva caso a lui. Festeggiavano con troppo entusiasmo per accorgersi di ciò che stava accadendo accanto a loro.

Erano anni di ribellione, di cambiamento e anche di paura. I giovani volevano far sentire la propria voce. Abbattersi non era una possibilità.

Nei momenti più bui, bisognava accendere la luce. New York aveva tutto quello. Nonostante la crisi, il pericolo nelle strade, lo stallo nell’amministrazione, la città trovava la voglia di appoggiarsi al lato più positivo.

Damon individuò una figura snella, sotto a un lampione. Distingueva perfettamente le gambe lunghe, coperte da una gonna di jeans molto stretta.

La giovane stava parlando con due suoi coetanei, ma presto li salutò e si mosse tra la folla, forse in cerca di qualcun altro.

Non si accorse assolutamente di essere seguita. Il vampiro la studiò, tenendosi a distanza. Voleva valutare bene le condizioni prima di attaccare: sembrava un po’ alticcia, ma era abbastanza lucida da camminare senza perdere l’equilibrio. Quello era già un punto a suo favore; Damon odiava avere tra le mani ragazze ubriache, perché diventavano insopportabili e davvero poco attraenti.

Un leggero stato di ubriachezza era perfetto: dava a lui la possibilità di agire come più preferiva e scioglieva i nervi alle sue vittime.

La giovane improvvisamente si fermò e si voltò. Aveva l’impressione che qualcuno la stesse guardando, ma non c’era nessuno dietro di lei.

Quando riportò gli occhi davanti a sé, vi trovò un bellissimo uomo dai capelli corvini e gli occhi color ghiaccio.

Damon capì di averla già in un pugno dal sorrisino curioso che si disegnò sulle labbra della rossa. A volte credeva che fosse davvero tutto troppo semplice. Nessuna donna sapeva dirgli di no; rimanevano talmente affascinate dal suo bell’aspetto che staccavano ogni connessione con la ragione.

Certo, quando scoprivano il suo lato meno umano, normalmente si pentivano della loro scelta, ma quella era un’altra storia.

« Ciao » sorrise lei.

Le labbra di Damon si piegarono all’insù. Era troppo facile a volte.

« È un po’ tardi per andare in giro da sola » le fece notare.

« È pieno di gente qui » rispose la ragazza, guardandosi intorno.

« Forse troppa » buttò lì Damon « Stai aspettando qualcuno? »

« L’ho trovato ora ».

Davvero troppo semplice.

Il vampiro le passò un braccio intorno alla vita e la condusse tra la massa di giovani. Quella povera ragazza credeva di aver vinto alla lotteria. Si lasciò guidare in una stradina un po’ lontana dal chiasso, tra due edifici molto eleganti.

Damon restò piacevolmente sorpreso: si aspettava almeno un minimo di resistenza. Di quei tempi la gente era molto sulla difensiva, non permetteva a un estraneo di avvicinarsi con tanta facilità.

Quella ragazza probabilmente abitava nei dintorni; sembrava di buona famiglia, non era abituata a serial killer o pericoli. Quella zona era tranquilla e sicura. Almeno fino a quel momento.

Non capitava spesso che Damon girasse per quartieri così eleganti; li trovava troppo snob e assolutamente poco divertenti. Aveva trascorso tutta la sua vita umana circondato da ricchi e nobili, a destreggiarsi tra balli e buone maniere.

Da quando era diventato vampiro, aveva imparato ad apprezzare anche l’altro lato del mondo, quello più sfacciato. Era stato piuttosto difficile lasciare i panni del borghese bene educato. Ricordava ancora gli anni in cui si portava sempre dietro un fazzolettino per pulirsi; il sangue gli faceva ribrezzo e lui si affrettava a finire le sue vittime, abbandonando i corpi in mezzo alla strada, troppo cieco per capire il piacere che avrebbe potuto trarne. Questo almeno finché non era arrivata Sage; da allora la sua vita era cambiata radicalmente.

« Mi piace questa giacca » osservò la ragazza sfiorandogli il giubbotto di pelle « In questo quartiere nessuno le indossa, troppo underground ».

« Mi trovi underground ? » ghignò Damon.

« Adoro i ribelli » rispose la rossa. Un secondo dopo aveva attaccato le labbra a quelle del vampiro e lo aveva spinto contro al muro.

Damon la lasciò fare; era una di quelle sere in cui aveva solo voglia di prendersela con calma e gustarsi il momento.  Aveva sempre avuto una preferenza per le ragazze intraprendenti. Rendevano la caccia molto più eccitante. Gli ricordavano Katherine in qualche modo, deliziosamente bella in tutta la sua irriverenza.

Avvertì una mano della giovane scivolare sul suo petto e più in basso, fino all’orlo dei pantaloni. Li slacciò e s’intrufolò per accarezzarlo.

Damon interruppe il bacio e le prese il viso tra le dita « Non urlare » le ordinò, soggiogandola per farla stare tranquilla. Lei fermò i movimenti della sua mano.

Il vampiro s’imbronciò « Continua pure » la incitò.

Le carezze ripresero e lui scese sempre più smanioso verso il suo collo. La schiacciò maggiormente contro al muro e annusò l’odore della sua pelle. I suoi canini si allungarono e scalfirono appena la carne della ragazza. Uscirono poche gocce di sangue; Damon le raccolse con le labbra. Stava aspettando il momento giusto per mordere. Voleva arrivare al limite prima di assaporare il suo sangue, voleva sentire il piacere esplodere.

La rossa muoveva il polso sempre più velocemente, con l’altra mano gli aveva arpionato il collo. Spostò il volto per cercare un altro bacio e incontrò la sguardo trasformato del vampiro. Era sotto ipnosi e non gridò, non si dimenò. Era semplicemente elettrizzata dal brivido che le trasmettevano quegli occhi.

Fu obbligata a piegare nuovamente il capo. Damon era pronto e lasciò i suoi canini penetrarle la pelle, cominciando a succhiare con sorsi lenti.

Quel liquido denso e rosso era delizioso. Si premurò di non prelevarne troppo. Quella ragazza lo intrigava da impazzire e progettava già di tenersela tutta la notte.

Proprio sul più bello, appena prima del culmine, Damon percepì un fastidioso formicolio alla nuca. Alzò il viso dal collo della ragazza e fece scorrere lo sguardo lungo la stradina fino allo sbocco nella grande via, occupato da una figura minuta che lo fissava con occhi sbarrati e parecchio imbarazzati.

Charlie Hastings si maledisse. Non era sua intenzione diventare la testimone di un momento così intimo. Paradossalmente sembrava lei quella colta in flagrante.

Non era il tipo da girovagare spesso a Greenwich Village; la sua zona si trovava da tutt’altra parte, oltre il ponte, a Brooklyn.

Si era diretta in centro solo perché i suoi amici avevano insistito. Nonostante la città fosse nel caos più totale, il passaparola non si era fermato e presto si era diffusa la notizia di una fantastica festa tra le strade di quel quartiere residenziale.

Si era trascinata con fatica fino a Manhattan, ma la stanchezza aveva quasi subito preso il sopravvento. Aveva lavorato tutto il giorno e il suo unico desiderio era tornare a casa a dormire. Sul punto di salutare i suoi amici, però, aveva notato un’ombra familiare.

Si era allontanata dal suo gruppo per seguirlo. Non si era rivelato facile; il vampiro serpeggiava tra la folla senza farsi notare, ma lei gli aveva puntato gli occhi addosso e non lo lasciava un secondo. Lo aveva scorto parlare con una ragazza e allontanarsi.

Forse era stata azzardata; non era da tutti i giorni incontrare un mostro del genere e scamparla senza un graffio; avrebbe fatto decisamente meglio a dimenticarlo, come le aveva suggerito lui.

La sua mente testarda si era impuntata: voleva ringraziarlo, perché l’aveva salvata.

Solo arrivata all’inizio di quella viuzza, si era resa conto di quanto fosse stupida la sua idea. Li aveva beccati avvinghiati uno all’altro, talmente stretti da non distinguere le due forme.

Non aveva neanche fatto tempo a distogliere lo sguardo che l’uomo aveva alzato la testa dal collo della ragazza.

Charlie ora era pietrificata. Non si mosse perché sapeva che non sarebbe servito a molto. L’avrebbe riacciuffata in un istante.

Lo osservò staccarsi dalla giovane e sussurrarle qualcosa e lei annuì apatica.

Il vampiro tirò su la zip dei pantaloni e rivolse infine tutta la sua attenzione verso Charlie. In un secondo le fu davanti, con un sorrisino beffardo « Non ti facevo una guardona ».

Charlie arrossì vistosamente « Non era mia intenz- … non volevo, insomma » iniziò a balbettare « Non credevo di rivederti così presto » confessò.

Damon alzò le sopracciglia divertito e non replicò.

« Ti ho visto poco fa e ti ho seguito ».

« Questo è evidente » commentò lui.

« Grazie » pronunciò di getto Charlie  « Grazie. È questo che ti volevo dire. Grazie per esserti sbarazzato di quell’uomo e … avermi lasciata andare».

Era strano da dire. Grazie di non avermi ucciso, quello era il senso.  

Damon addolcì lo sguardo « Questo è davvero tenero, tu sei molto tenera » precisò « È così triste che tu debba morire così. Se solo mi avessi ascoltato … » cambiò tono talmente in fretta che il sorriso di Charlie non fece nemmeno in tempo a sparire.

Il vampiro l’afferrò prepotentemente per le spalle e la trascinò nel buio della stradina alle sue spalle, sottraendola alla vista delle altre persone.

L’aveva soggiogata a dimenticarlo e non aveva funzionato. Chiaramente la ragazza assumeva della verbena o la stava indossando; era a conoscenza dell’esistenza dei vampiri e doveva essere eliminata per proteggere il segreto.

Damon le esaminò il collo, le braccia e le mani. Fu molto deluso di non trovare nessuno gioiello; avrebbe tanto voluto assaggiare il suo sangue, ma a quel punto doveva supporre che fosse pieno di veleno.

L’avrebbe uccisa alla vecchia maniera. Le si avvicinò minaccioso.

Lei alzò le mani come se volesse fermarlo « Sono una prostituta » annunciò.

« Non sono uno schizzinoso » le assicurò continuando ad avvicinarsi.

« Lo faccio per mia sorella, non per me » proseguì « Ha solo dieci anni. Frequenta una scuola privata, è molto costosa e noi siamo state adottate ».

Un attimo prima faceva fatica a sillabare la parola ‘grazie’ e ora gli raccontava tutta la sua vita, con una parlantina a macchinetta.

« Non sono interessato » le comunicò, decisamente infastidito.

« Senza di me non potrebbe pagare la retta » spiegò Charlie, bloccandolo di nuovo « La sto aiutando, ha bisogno di me. Io non posso morire ».

Il vampiro frenò il suo attacco. Non era la prima volta che una della sue prede lo implorava di lasciarla in vita adducendo i nomi dei propri familiari. Nella maggior parte dei casi, erano solo spaventati dalla morte e cercavano di far leva sul suo senso di pietà per salvarsi la pelle.

Questa ragazza, invece, brillava di sincerità. Non parlava per lei, parlava davvero per il bene della sorella. Era terrorizzata al solo pensiero di abbandonarla.

Damon sapeva che cosa si provava ad avere il peso di un fratello sulle spalle; l’immagine di Stefan che scappava dopo aver perso nuovamente il controllo nel 1912 ancora lo tormentava. Era una sensazione fastidiosa che spesso ignorava, ma non se ne andava mai; riposava in fondo al suo cuore, pronta a saltare fuori in momenti come quello.

Squadrò un’altra volta la biondina che attendeva impaziente una risposta: aveva l’aria di chi avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di rimanere con sua sorella e aiutarla.

Lentamente un’idea cominciò a stuzzicare la mentre del vampiro. In tutti quegli anni si era nutrito secondo due precise modalità: o ipnotizzava le sue vittime o le colpiva senza pietà. Non aveva mai bevuto da un essere umano consenziente.

Aveva  avuto molte schiavette del sangue, ma erano come bambole svuotate, che lui poteva zittire e manipolare a suo piacimento. Cosa che, se all’inizio lo aveva eccitato, adesso lo annoiava e basta.

Si chiese come potesse essere servirsi per una volta di una ragazza nel pieno delle sue facoltà, che pensava con la sua testa, con la sua personalità. Magari qualcuno un po’ difficile da piegare, che rappresentasse una piccola sfida.

« Da quanto prendi la verbena? » le domandò senza darle altre spiegazioni.

« Cosa? » si stupì lei, esibendo un’espressione confusa.

« Possiamo eliminare la parte in cui fingi di non sapere niente e arrivare direttamente al motivo per cui sei a conoscenza dell’esistenza dei vampiri? Sei imparentata con le streghe? Qualche fanatico del soprannaturale? ».

« Quindi non mi uccidi? » ne dedusse Charlie, sorpresa.

« Cerchiamo di non saltare alle conclusioni prima di aver chiarito la situazione » la smorzò Damon « Focalizziamoci di nuovo sul punto importante: perché hai preso della verbena? »

« Io, giuro, non so di che parli. Non ho mai visto un vampiro prima d’ora, a parte al cinema; non ero neanche sicura che tu lo fossi. Potevi anche essere un cannibale o che so! E che diamine è la verbena? »

Cannibale? Lo aveva appena paragonato a un cannibale?

« La verbena è un’erba. Ora rispondi alla domanda: com’è possibile che sia nel tuo sangue? »

« Non lo so! La mia amica Audrey va matta per le tisane; forse mi ha fatto bere un tè o qualcosa di simile. Ero da lei quella sera, prima d’incontrarti».

Damon scosse la testa allibito. Tutto quel casino era stato sollevato da una fanatica degli infusi. La cosa cominciava a rasentare la banalità più deprimente.

« Che cosa fa questa verbena? Perché pensi che io l’abbia presa? » chiese Charlie.

Damon non si curò di risponderle. Se davvero quella ragazza era all’oscuro come sosteneva, non desiderava certo rivelarle tutte le sue vulnerabilità.

« Supponiamo che io non ti uccida, saresti disposta a fare tutto quello che ti chiedo, quando te lo chiedo e come te lo chiedo, senza remore e senza opposizioni? » le domandò piegandosi verso di lei « Tieni presente che se la tua risposta è negativa, sarò costretto a sbarazzarmi di te ».

Arte della persuasione. Non tutti ne erano in possesso; lui sì.

« Mi dai la tua parola che non mi ucciderai? »

« Dubiti dell’onestà di un vampiro? » sogghignò Damon « Presentati tra due giorni al Billy’s, è un locale, si trova a Brooklyn. Concluderemo il nostro patto. E non bere più tè alla verbena » le ordinò puntandole un dito contro.

Esattamente come la prima volta in cui si erano incontrati, Charlie rimase sola nel vicolo. Rilasciò quasi inconsapevolmente un lungo sospiro, mentre i suoi nervi si sciolsero lentamente scaricando la tensione accumulata.

Si mise a correre, via da quella strada, via da Greenwich Village. Aveva appena scoperto l’esistenza del regno sovrannaturale, ma poteva già immaginarsi in che casino si fosse cacciata.

Da lontano, due occhi azzurri non si persero neppure un movimento. Damon non poté trattenere un moto di soddisfazione per la sua nuova conquista.

Quel 13 luglio del 1977 non fu un giorno funesto proprio per tutti.

 

Il mio spazio:

È arrivato infine il secondo capitolo. Purtroppo ci metto sempre qualche settimana ad aggiornare. Ho altre storie in corso e tra un mesetto cominceranno gli esami e sarà un delirio. Scusatemi in anticipo per i disastrosi ritardi.

Avete il secondo incontro tra Damon e Charlie! Spero davvero di non essere andata fuori personaggio con Damon.

Può sembrare che si sia subito addolcito, ma vi prometto che non è così. Charlie lo incuriosisce, niente di più. È stato smosso dal pensiero di Stefan, questo sì. Lo trovo verosimile dato che nella serie tv hanno ribadito più e più volte quanto Damon tenga al fratello.

Di Charlie non sappiamo ancora niente. Inizieremo a scoprire di più dal prossimo capitolo; vi avviso, però, che la troverete molto più normale di quanto sia apparsa fino ad ora. Spero che non rimarrete deluse.

Il blackout del 13 luglio 1977 è un fatto realmente accaduto. Ci sono stati davvero saccheggi nei quartieri più periferici e a Greenwich Village si è festeggiato tutta notte.

Anche le informazioni che ho dato sul figlio di Sam sono vere, ma non entrerò più così nei dettagli. Non vorrei diventasse troppo macabro.

La canzone è New York State of Mind di Billy Joel, apparsa per la prima volta nell’album Turnstiles nel 1976.

Se non sbaglio, nella puntata 4x17 non viene detto dove si trova precisamente il bar di Will. Ho ipotizzato che si trovasse a Brooklyn, un po’ per questione di comodità dato che anche Charlie vive lì, un po’ perché mi sembrava il distretto più adatto al tipo di locale.

Ringrazio infinitamente le ragazze che hanno commentato il primo capitolo e tutti coloro che hanno letto e inserito la storia tra i preferiti e seguiti!

Mi auguro che vi sia piaciuto questo capitolo. Lasciatemi un commentino e mi farete molto felice!

Alla prossima,

Fran;)

  
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