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Autore: __Rose__    04/05/2013    1 recensioni
Elisabeth si spaventò leggendo quel messaggio arrivato cosi all’improvviso, ma poi si accorse del ragazzo alla sua destra che la fissava. Aveva la faccia un po’ stordita con quei suoi ricci ribelli che gli coprivano tutta la fronte. Sorrise. Aveva un sorriso da mozzare il fiato. Si avvicinò lentamente e si sedette di fianco alla ragazza ancora sbalordita.
“Styles come fai ad avere il mio numero?” disse tutto di un fiato continuando a fissare i suoi occhi verdi limpidi.
“Ho le mie conoscenze Stone” disse con il suo sorrisetto strafottente.
“Louis?”
“ Si esatto.” Harry si sorprendeva ogni dannatavolta, lo capiva al volo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E fissava.
Si, continuava a fissare quel maledetto cellulare che da ore non dava segni di vita, accorgendosi anche di un lieve graffio al centro dello schermo.
Era una bellissima giornata, il sole caldo scaldava quella fredda stanza, scaldava il cuore di quella povera ragazza che aspettava da ore un suo messaggio solo per essere felice per qualche istante.
Tutta accovacciata come un gattino che voleva trovare riparo in se stessa, Elizabeth era sdraiata sul suo lettone verde, disegnando con il dito dei cerchi sul tessuto morbido del copriletto.
Odiava il suo nome. Da piccola cercava di convincere i suoi genitori a cambiarlo in qualcosa di meno “vecchio”, perché ebbene sì le ricordava la regina Elisabetta. Non che avesse qualcosa contro l anziana signora o il regno che governa, anzi amava il Regno Unito, soprattutto Londra, non vedeva l 'ora di compiere diciotto anni per partire e andare in quella città tanto desiderata. Amava viaggiare, anche se non aveva ancora avuto la possibilità voleva visitare tutti i posti possibili esistenti in questo strano mondo, assaggiare tutti i piatti proveniente dalle tradizioni culinarie delle varie città.
Ogni tanto si chiedeva perché fosse nata in quel piccolo paese, sempre le solite cose, soliti posti, solite persone opportuniste e false. Infatti Elizabeth odiava la gente in generale.
Ma per quando potesse lamentarsi della sua città natale lei amava la sua casa, la sua famiglia e i suoi amici.
 
“Cavolo scrivimi! “
 
È quello che si ripeteva ogni minuto in quei interminabili giorni. Scrivimi. Sperava tanto che lei mancasse a lui. Sperava in un suo “Ehi Ciao”. Ma niente… erano passati quattro giorni dalla loro ultima conversazione, non finta molto bene. Litigavano la maggior parte delle volte, lei stava più male che bene e si era creato un rapporto malsano, ma a lei andava bene così. Elizabeth odiava il fatto di essere cosi orgogliosa, oh quanto lo odiava. Ma era più forte di lei non doveva cedere.
Erano le tre di pomeriggio un rumore proveniente dal suo stomaco attiro l’ attenzione della ragazza. Cercò velocemente il suo portafoglio con stampato sopra una bella bandiera dell’Inghilterra, lo aprì con delicatezza e iniziò a contare quante monetine vi erano all’interno. Tre euro giusti.
Rimettendo i soldi nella tasca del borsellino lo infilò nella sua inseparabile borsa a righe bianche e azzurre e si precipitò in bagno.
Facendo un strana smorfia si legò i suoi corti capelli color bruno ramato in una buffa coda, con i suoi ciuffi ribelli spuntare di qua e di là, aprì il rubinetto e si rinfrescò la faccia con acqua gelida. A quel contatto rabbrividì. Amava l acqua...amava il contatto che aveva con la sua pelle, quella sensazione di libertà che gli si fiondava su tutto il corpo quando tratteneva il fiato e restava ferma, sott’ acqua a pensare.
Si asciugò delicatamente la faccia osservano la sua immagine riflessa.

Iniziava a innervosirsi quando non riusciva a trovare nella sua disordinata scrivania il suo book da disegno. Provò a entrare in camera di suo fratello e si mise a curiosare in giro, avendo ottimi risultati. Il grande della famiglia, Zayn aveva il vizio di prendere in prestito per lungo tempo le cose della sorella; aveva un anno più di lei ma si comportava come un bambino dell’asilo. Era moro, con una strana pettinatura da super saiyan, un viso magro e abbastanza squadrato e con quella carnagione scura dandogli un’aria misteriosa.
Elizabeth era fiera di suo fratello, gli voleva bene, e amava tremendamente i suoi occhi color nocciola così rassicuranti.
Prese la prima matita che gli capitò tra le mani e infilò tutto ciò che gli serviva ordinatamente in borsa.
Aprì il suo grande armadio stranamente ordinato e scelse la sua solita maglia a righe bianca nera con dei jeans stretti, e infine le sue adorabili Vans grigie e nere; erano un modello maschile lo sapeva bene, ma quando le aveva viste per la prima volta era rimasta mezzora davanti alla vetrina a immaginarsi come gli sarebbero state addosso.

"Ciao Madre vado a fare un giro! torno per le cinque" urlò con tutto il fiato che aveva dalle scale aspettando impaziente una risposta.

"Va bene! Fai la brava!" la solita frase : fai la brava, non parlare con gente che non conosci, non accettare caramelle dagli sconosciuti. Le solite frasi che si sentiva dire fin da bambina. I suoi genitori erano molto protettivi nei suoi confronti, anche se nell’ultimo periodo gli avevano dato molte più responsabilità e più libertà, ed ad Elizabeth questo faceva molto piacere.
Uscì da casa sbattendo la porta di ingresso e si fermò ad osservare il cielo sereno di quel venerdì pomeriggio, gli venne da sorrise, chiuse gli occhi concentrandosi sul rumore del venticello che gli scompigliava i capelli, e gli uccellini che annunciavano la calda e aspettata estate.
Si sentiva bene, era strano come un giornata di sole gli trasmettesse così tanta allegria.
Prese il suo ipod, si infilò le cuffie stando attenta a non farle incastrare con i suoi orecchini, e iniziò a far scorrere le playlist che aveva fatto la sera precedente.
“Relax” fu la sua scelta. Una serie di canzoni che per lei avevano un significato importante. Ma tra tutte era presente in quella playlist una melodia preferita. Aveva bisogno di ascoltare quella canzone, la sua canzone, aveva bisogno di un incoraggiamento, e ogni santa volta riusciva sempre a trovarlo.
 
She's a good girl, loves her mama
Loves jesus and america too
Shes a good girl, crazy 'bout elvis
Loves horses and her boyfriend too

It's a long day living in reseda
There's a freeway runnin' through the yard
I'm a bad boy 'cause I don't even miss her
I'm a bad boy for breakin her heart

And I'm free, free fallin'
Yeah I'm free, free fallin'

 
Lei era in caduta libera. Voleva precipitare in caduta libera, nel vuoto, mentre lasciava questo mondo.
Si lasciava trasportava da quella canzone, si lasciava cullare dalla melodia, dalle corde della chitarra che in una delicata armonia riuscivano a dare infinte sensazione a Elizabeth.
Amava quella canzone. La ascoltava quando era triste, felice, agitata, nervosa.
Alzò le braccia al cielo e iniziò a cantare il ritornello, senza fare caso allo spavento che aveva procurato alla povera vecchietta con in mano un sacchetto della spesa, fece un lungo respiro e scoppiò in una fragorosa risata continuando a camminare.
 
“Un gelato yogurt e nocciola grazie! “ il proprietario Robert la guardò con un sorriso accogliente preparando subito ciò che aveva richiesto. Ormai la conosceva Elizabeth, ordinava sempre gli stessi gusti, ogni sera quando usciva con i suoi amici facevano sempre un salto a salutare il gelataio, sorrideva sempre, anche quando c’era qualcosa che non andava lei cercava di nasconderlo, senza grandi risultati.
Si divertiva a scrivere nella lavagnetta attaccata al muro  cose senza senso : “ Ciao sono un Panda” “Vas Happenin boys?”  “Superman is here”  Robert non gli aveva mai chiesto il significato di quelle frasi, non gli importava tanto, gli piaceva solo vederla sorrise ogni volta che prendeva in mano il pennarello blu, scrivendo frasi del genere. Adorava Elizabeth era una ragazza solare, alla mano e sempre pronta ad aiutare gli altri, andava molto d’accordo con suo figlio Harry, non si vedevano molto ma quelle poche volte parlavano fino allo sfinimento.
“Ciao Robert! Salutami Harry!” la vide uscire dalla porta tutta contenta, come quando un bambino riceve un giocattolo tanto amato, saltellando di qua e di là.
 
-Ehi Neev allora come è andata la prima lezione di canto? Baci   E.-
 
Inviò il messaggio rimettendo il cellulare in tasca.
Neev era la sua migliore amica. Si conoscevano da anni e  ormai sapevano tutto l’una dell’ altra. Amava il suo modo di parlare, il modo in cui faceva gli occhi dolce per convincerla a far qualcosa, il suo modo di consolarla, l’essere cosi dolce. Elizabeth aveva bisogno di una persona dolce al suo fianco. La faceva stare bene. Si ricordava ancora la loro prima litigata: una stupida litigata per la razza del cane si sua nonna. Rise al solo pensiero.
Camminava lungo il marciapiede ripensando alla loro ultima chiacchierata sul dondolo di casa sua e all’anguria divorata in mezzo secondo. Stavano crescendo e Elizabeth se ne rendeva conto; iniziavano ad avere dei progetti diversi per il loro futuro, idee differenti, ma comunque sapeva di essere sempre loro, Elly e Neev, due ragazze con problemi adolescenziali comuni sdraiate sul letto a raccontarsi segreti.
I suoi pensieri vennero interrotti da una bambina urlante che cercava di scappare dalla presa di sua mamma e questo fece capire ad Elizabeth di essere arrivata a destinazione.
Il suo parco. Il parco che fin da bambina adorava. Amava quelle altalene, quel castello, quella pista di biglie, era tutto perfetto anche se esistevano parchi più belli, ma lei amava quello e basta.
Si sedette sulla sua banca, notò una scritta che gli fece comparire un sorriso sul suo volto “Ti voglio bene El.  Da Neev” erano passati sei anni da quando la sua migliore amica prese un pennarello verde e scrisse quella frase.
Aprì la sua borsa e prese il suo fedele book. Iniziò a sfogliarlo, sorprendendosi di quanti disegni erano presenti.
Bambini, animali, alberi…disegnava tutto ciò che vedeva, insisteva parecchio per far si che il disegno fosse perfetto, stando anche in quel parco per ore e ore fino ad essere soddisfatta del suo lavoro.
 
Osservava tutto ciò che si trovava intorno a lei, ma il suo sguardo venne attirato particolarmente da una bambina mora, occhi azzurri e con qualche lentiggine qua e là sul suo paffuto naso. Era intenta a raccogliere margherite per infilarle tutte in uno spago, cosi da creare una specie di collana.
Anche Elizabeth da piccola raccoglieva fiori di tutti i tipi anche se si sentiva in colpa dopo averli strappati, pensava che si facessero male e ogni volta mugugnava qualcosa di incomprensibile. Li regalava a tutti, andava in giro per il parco a dare fiori a tutti: donne bambini, signori, anziani. È cosi che Elizabeth si faceva amare.
 
“Ecco tieni questo è per te” la ragazza seduta sulla panca non si accorse che la bambina dagli occhi azzurri si era avvicinata porgendole dei fiori. Aveva un’ aria allegra, gli occhi le si illuminavano, quel azzurro verde acqua si rifletteva sui suoi marrone chiaro. Alcuni ciuffi di capelli le coprivano la fronte dandogli fastidio e la bimba se ne accorse, facendo una smorfia simpatica.  Era davvero una bella bambina, a Elizabeth gli venne voglia di abbracciarla e riempirla di baci, ma si trattenne.
 
“Grazie piccola, sei davvero gentile” 
 
Un sorriso gli comparve sul suo volte, osservava quei fiori lentamente. Voleva far qualcosa per quella bambina se lo sentiva dentro, doveva renderla felice.
 
“Io ti vedo spesso qui al parco, io sono Maya, e ho nove anni, tu come ti chiami e perché hai sempre in mano quel quaderno? Fai i compiti?” lo disse con un pizzico di vergogna, come se avesse paura che a Elizabeth non importasse niente, come se fosse risultasse fastidiosa.
“ Piacere sono Elizabeth, ma puoi chiamarmi Elly se vuoi e io sono un po’ più grande di te piccola. Ho quasi diciotto anni. No non sono compiti, io odio fare i compiti e tu? Sai a me piace tanto disegnare, infatti vengo in questo parco per trovare l’ ispirazione”
Elizabeth a queste parole fece un movimento teatrale mettendo le mani sotto il mento.
“ Se vuoi resti qui con me e ti faccio un bel ritratto e te lo regalo. Dato che tu mi hai regalato questo bellissimo fiore!”
 
La piccola Maya non se lo fece dire due volte e si sedette velocemente di fianco a Elizabeth.
Lei la fissava contenta e iniziò a disegnarla. Voleva essere precisa nei minimi dettagli: partì a disegnare i suoi occhi, le piacevano cosi tanto e da li si occupò del naso lentigginoso, della sua piccola bocca e delle sue guanciotte. Voleva rendere felice un bambina che non conosceva. Si era già affezionata subito. Lei si affezionava a tutti subito. 
 
“Ecco a lei signorina” gli porse il disegno alla bambina che iniziò a gioire saltando da tutte le parti.
 
“Sei bravissima! È bellissimo grazie!”
 
Una voce in lontananza fece girare Maya. 
 
“Maya andiamo è tardi” 
 
La bambina obbedì subito diede un piccolo bacio ad Elizabeth e la salutò tenendo stretto ormai diventato il suo disegno.
 
-Fai ritratti a bambini che non conosci e non ne hai ancora fatto uno a me? -
 
Elizabeth si spaventò leggendo quel messaggio arrivato così all’improvviso, ma poi si accorse del ragazzo alla sua destra che la fissava. Aveva la faccia un po’ stordita, con quei suoi ricci ribelli che gli coprivano tutta la fronte. Sorrise. Aveva un sorriso da mozzare il fiato. Si avvicinò lentamente e si sedette di fianco alla ragazza ancora sbalordita.

 






-Ciao a tutti! Scusate per alcuni errori di grammatica! Sono abbastanza nervosa...spero che vi sia piaciuta! Recensite se vi va, così se volete il continuo pubblico gli altri capitoli:) Fatemi sapere! Ciao :) - Rita
  
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