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Autore: Heiwana_Kodai99    04/05/2013    1 recensioni
Hello! Sono nuova e questa è la mia prima storia! (non uccidetemi, non sarà un capolavoro...!)
Michelle scopre di essere stata adottata e decide di cominciare un viaggio, un lungo viaggio, sperando di poter darsi così delle risposte. Ovviamente non andrà sola, ad accompagnarla sarà Nicola, il suo migliore amico. E' un viaggio assurdo, impossibile e che dovranno affrontare completamente soli. Ad aiutarli sarà il loro coraggio, la determinazione e lo sboccio di un giovane nuovo amore.
- Non seguirmi, Nicola, sarebbe inutile.
- Ma io non voglio stare senza di te, lo vuoi capire?!
- Lo so, lo so. Ma questo è il mio viaggio...
Lui le aveva poggiato le mani sulle spalle
- Un po' d'aiuto non fa mai male, no?
Lei aveva sorriso tristemente.
- Ti aiuterò a trovare i tuoi genitori, Michelle.
Spero di avervi incuriositi!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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NUOVA VITA


Michelle cominciò a sudare freddo e si poggiò alla spalla del compagno, sentiva che le forze la stavano abbandonando, ma d'altronde sarebbe dovuto succedere qualcosa prima o poi, perchè tutta quell'agitazione proprio in quel momento? Lo sapeva, no? Fatto sta che l'aria nel polmoni non le bastava più per soddisfare il suo organismo e che presto dovette respirare spalancando la bocca e prendendo grandi boccate d'aria per farne entrare un decimo. Non aveva mai sofferto d'asma e questo l'allarmò ancora di più, avrebbe voluto urlare ma non ci riusciva.
Perchè tutta quell'ansia quando sapeva benissimo che stava per accadere?
Nicola si prese uno spavento guardandola così e la sorresse fino ad arrivare in un parchetto dietro l'angolo, dove la fece sedere per terra.
La teneva per le braccia e la guardava preocccupatissimo.
-Nicola, calmati, sto bene.
Riuscì a dire lei dopo che i suoi polmoni si accontentarono dell'aria a loro disposta.
-No, no che non stai bene.
-Si chiama shock, e passa subito.
-Non mi interessa.
Si guardarono negli occhi, il ragazzo aveva un'espressione indecifrabile che Michelle non riusciva a leggere. Preoccupazione, rabbia, malinconia... cosa?
-Nico, sto bene.
Il ragazzo si poggiò con la schiena all'albero dietro e fece appoggiare la testa della ragazza sulla sua spalla. Con una mano la stringeva a sè mentre l'altra lentamente scivolava verso la fronte, dove si fermò.
-Michelle.
-Si?
-Scotti, hai la febbre.
A quelle parole la ragazza si alzò composta, di scatto.
-Cosa?
-Hai la febbre.
-Ti stai sbagliando.
-Non è una colpa.
-Bhe... se questo impedirà il normale proseguimento del nostro viaggio, allora lo è.
-Proseguimento?
Nicola sfoggiò un sorriso privo di speranza.
-Dubito che ce ne sarà uno.
Quelle parole arrivarono dritte al cuore di Michelle come un pugnale. Poi, gradualmente, anche alla sua mente. Ancora non se ne era resa conto, Nicola aveva perfettamente ragione, il problema era che lei non voleva rendersene conto. Stava ancora sperando di ritrovare le carezze di una madre ormai dispersa. Così, invece di saltargli addosso picchiandolo a sangue come per un attimo aveva avuto il brivido di fare, si girò dall'altra parte, e lasciò libero sfogo alle lacrime. Attraversando le gote rosse di febbre esse si poggiarono sui pantaloncini, scurendo il jeans.
Si portò lentamente la mano alla fronte. Scottava.
-Credo... credo di avere la febbre.
Prese il suo zaino e uscì dal parchetto, ritrovandosi davanti all'edicola, poi si voltò a guardare il compagno.
Nicola, dal canto suo, non avrebbe mai voluto pronunciare quelle parole, almeno non con quel tono, ma non era certo tipo da tenersi la verità nascosta nel petto per non ferire le persone, purtroppo aveva detto esattamente quello che pensava e col tono che più gli si addiceva.
Guardò la compagna superare il cancello e per una volta decise di seguirla senza dubitare di lei.
Michelle camminava veloce e senza la minima interruzione, con la testa alta e lo sguardo fiero e con le lacrime che ancora le incorniciavano la pelle diafana. Dopo aver percorso tutta la via, girò, neanche lei sapendo bene dove, per una stradina laterale.
Il ragazzo si fermò e respirò pesantemente, forse per farsi notare da Michelle. Anche lei smise di camminare. Guardò in alto, gli alberi erano in fiore e lungo la via c'era un tappeto di petali bianchi.
-Allora?
Chiese, leggermente scocciata.
-Il... il treno è dall'altra parte...
-Lo so.
-Miche, non vorrai dirmi che...
-Si ho perfettamente intenzione di continuare il viaggio.
Nicola sospirò, quel giorno era la Michelle Determinata, non poteva in alcun modo distorgliela dal suo obiettivo.
Lei, infatti, riprese il suo passo veloce come se non fosse successo niente, intanto guardava i petali che cadevano dai fragili rami, volteggiavano leggeri nell'aria e una volta finito il loro ballo si poggiavano graziosamente al suolo.
Finita la strada si ritrovò sulla via principale. Rimasa pochi attimi in silenzio, il tempo che Nicola potesse raggiungerla e poggiarle una mano sulla spalla.
Poi, il suono più brutto che potessero immaginare ruppe il loro silenzio.
La sirena della polizia.
La macchina blu accostò al marciapiede e delle parole stridenti uscirono dall'altoparlante: - Michelle Serpentini, Nicola Cecchi, siete stati avvistati! Venite qua!
Michelle urlò.
-VAFFANCULO!
-Miche, aspetta!!
Ma la ragazza stava già correndo senza pensare, le gambe la guidavano senza sapere assolutamente dove e tantomeno perchè. Dopo poco cominciarono a bruciare, ma lei non si fermava.
La sirena aveva ripreso a suonare.
Nicola correva dietro di lei.
La vista di Michelle si faceva annebbiata dalla stanchezza.
Le gambe quasi le cedettero, ma si rimise subito in piedi e piangendo istericamente riprese quella corsa sfrenata e insensata come l'inizio di quella storia.
In questo momento vorrei avere un Diario e cominciare la pagina di oggi così.
Caro Diario,
Non voglio tornare a casa, non voglio salire su quella macchina, questo mondo finto mi fa venire la nausea e ancor di più la gente che lo abita.
Credevo di aver trovato in Nicola qualcuno che mi capisse, ma anche lui voleva riportarmi in quella che tutti credono sia la mia casa e da quelli che tutti credono siano i miei genitori.
Non so cosa farò adesso, ma le mie gambe non vogliono fermarsi, neanche questa dannata sirena. Perchè non mi lasciate in pace? Non ho il diritto di vivere come ritengo sia giusto per me? Sono grande, forse l'unica cresciuta qui.
Voglio essere serena e tranquilla, senza preoccupazioni. Questo almeno è un mio diritto?
-MICHELLEEEE!
Era Nicola, urlava con tutto il fiato che aveva in corpo.
La ragazza stava attraversando la strada, sicuramente senza saperlo neanche.
E successe quello che può succedere in un attimo.
Il cuore di Nicola si fermò.
L'aria divenne pesante e immobile.
Irrespirabile.
I petali smisero di volteggiare nell'aria.
Le persone si bloccarono per strada.
Nessuno produceva più alcun suono.
Solo quella dannata sirena.
E poi quel tonfo sordo.
Il corpo di Michelle giaceva a pochi metri da una macchina col vetro rotto, spaccato.
Una pozza di sangue si andava ingrandendo attorno al corpo della ragazza.
Caro Diario,
quanto sangue, tutto attorno a me.
Perchè la sirena non smette? Voglio riposare un po'.
Questo è sicuramente un nuovo inizio, come volevo io. Adesso starò in pace, vero? Ti prego dimmi che adesso starò in pace.
Perchè Nicola ha quella faccia così strana? E' buffo...
Bisogna che qualcuno gli dica che io sto bene, voglio solo riposare un po'.
Chiudere gli occhi. Stare in pace.
Ma quando chiudo le palpebre diventa tutto nero, lo so.
Nicola mi ama, vero? Il suo amore mi illuminerà un po' il cammino.
-MICHELLEE!
Nicola corse vicino al corpo della ragazza. Il suo corpo era attraversato da brividi, da singhiozzi. Le lacrime andavano a mischiarsi col sangue per terra.
La ragazza sorrideva.
-N...ni...cola...
-Sh.
Il ragazzo poggiò cautamente un dito sulle sue labbra rosee, indugiò sui suoi occhi blu, che lentamente scolorivano. Le prese una mano ricoperta di sangue.
-Ti amo Michelle.
-A...anch... io.
Lentamente le palpebre di Michelle si chiusero, trattenendo due lacrime, come perle di cristallo, che le incorniciavano le ciglia.
Nicola strinse il suo corpo a sè. La sirena finalmente smise di suonare.
E quando essa produsse il suo ultimo suono, il cuore di Michelle produsse il suo ultimo battito.
  
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