Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: cecyxx    12/05/2013    10 recensioni
Tratto dal settimo capitolo:
"- Un masso ha perforato la finestra della mia stanza, non colpendoci per poco, non può essere casuale, non trovi? Siamo già nei guai.
-Ma se la preside lo sapesse però, tutto si sistemerebbe.
-Non si sistemerebbe niente Harry. So che è difficile, ma devi fidarti di me. So che è come camminare su un filo bendati ad una distanza pazzesca dal suolo, ma devi sapere che ci sarò io a guidarti.
-Va bene Celeste. Mi fido di te."
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 

Cap. 11
P.V CELESTE
-Bene bene Celeste… Da dove cominciamo…
Penso che tu sappia che ciò che hai combinato è molto grave.-
Adesso mi espelle, ne sono sicura. Tenevo lo sguardo puntato verso il basso seguendo a debita distanza con la mia mente il noioso discorso della preside. Ovviamente mi interessava sapere se sarei stata espulsa oppure no, ma non riuscivo a concentrarmi davvero su ciò che mi stava accadendo.. Sembrava davvero ridicolo. A ripensarci qualche anno fa non avrei mai detto di poter perdere la testa per un ragazzo in questo folle modo. Eppure è successo. Ed anche se ora cerco di odiarlo non ci riesco. Vorrei odiarlo per tutto il male che mi ha fatto, vorrei urlargli contro che è tutta colpa sua, ma non ci riesco. Mi riesce più facile odiare me stessa per essergli andata dietro ed essere caduta nella sua trappola come una stupida. Magari non era neanche la prima volta che facevo questo giochino. Ora che ci penso non riesco neanche a capire perché dovrei essere arrabbiata con lui. Non ha fatto niente, non si può prendere di fidarsi di me, sono stata io che non ho potuto dargli una spiegazione quel fatidico giorno, sono stata io che non sono stata capace di tenerlo stretto ed è ovvio che dopo un po’ il silenzio su una faccenda così grave come quei tipi lo ha stancato. È assolutamente normale, anche se io speravo che non sarebbe successo.
-No, non ti espellerò.- Continuò la preside che sembrava leggere il mio pensiero e rispondere alla mia domanda. Ma come faceva a sapere che pensavo di essere espulsa?
- Perché no? Nel senso, è molto meglio così, ma con tutto quello che ho combinato espellermi sarebbe il minimo.
-Oh certo, probabilmente il 90% di tutte le altre presidi farebbe così. Ma io mi chiedo cosa impareresti se venissi espulsa e andassi in un’altra scuola. Magari i primi tempi sarebbero difficili, ma poi ti faresti nuove amicizie, ti troveresti a tuo agio e non impareresti la lezione, quindi sarebbe inutile. Invece io voglio che tu capisca la gravità di quello che hai fatto.-
Ah, ok. Mi sembrava un po’ strano che finiva tutto qua.
-        Quindi tutti i giorni tranne il fine settimana fino alla fine della scuola dopo le lezioni in cui avrai compiti in più, - Certo, perché compiti in più per tutto l’anno non bastavano –Dovrai lavorare al servizio della scuola.  Quindi la tua giornata sarà impostata in questo modo: andari a scuola, all’uscita all’una mangerai, dopodichè ti recherai al bar della scuola, dove ti diranno le varie cose che dovrai svolgere in un lavoro nella giornata di ore variabili, tutto dipenderà da te. Presto parlerò comunque con i tuoi genitori. –
-        Che cosa??? Non riuscirò mai a finire! Non avrò più tempo per fare qualsiasi cosa anche velocissima!-
-        Non penso che tu abbia bisogno del tempo libero, dato che negli ultimi tempi l’hai usato epr fare a pezzi la scuola. Ed inoltre questo è per riparare ai tuoi danni, perché così la scuola risparmierà sulla manodopera e sarai tu a dare una mano al personale.-
IO alzai gli occhi al cielo sbuffando: aveva assolutamente ragione, forse era meglio essere espulse. In più dovrò anche fare i conti con quei brutti ceffi. Oh, fantastico.
Uscii in fretta dalla presidenza, sentendomi gli sguardi di tutti puntati addosso. Camminai a testa bassa, diretta nella mia stanza, in cui ormai la finestra era stata riparata. Nei giorni scorsi avevamo traslocato ogni nostra cosa là, d auna parte tristi e dall’altra felici. Passando sentii le voci di Ant insieme a Dannie, Frank, Erik e Nick, anche se non tutti erano del college. Stavano ridendo e scherzando fra loro, così mi appostai  dietro alla porta appoggiando l’orecchio per sentire ciò di cui stavano parlando.
-Ehy Ant, come sta Celeste?- Chiese Dannie.
-Chi?
-Celeste, la ragazza con cui sei stato nei giorni scorsi…
-Ah, lei. Penso che la terrò a debita distanza, perchè anche se è una bomba id ragazza non è un agnellino, penso che ha un carattere troppo forte e potrebbe mandarci nei pasticci.
-Quindi la scaricherai?
-Certo.
-Ma non pensai come l’hai trattata? Sarebbe veramente perfido questo.
-Può darsi.
-Può DARSI? Sarebbe questa la tua risposta?
-Non urlare con me, capito?- Disse Ant avvicinandosi e appoggiandole la testa al muro della stanza prendendola per i capelli– o finisci male-
Corsi via, neanche molto triste. Ora era l’ultimo die miei problemi Ant e penso che in fondo non mi sarei aspettata di più. Già, proprio così. Tornai nella mia stanza e appena arrivata mi misi a dormire.
 
Oggi è un altro giorno. Un altro giorno da buttare nel cesso. Ma forse potevo cercare di renderlo migliore.
-Celeste, che cosa ti ha detto la preside?- Continuarono a chiedermi Luan e Crystal che dalla sera precedente me lo ridicevano, ma io ero troppo stanca per rispondermi. Ma forse adesso era un momento migliore. In effetti penso che ogni momento era migliore di ieri.
-Andiamo in mensa, quando ci saranno anche i ragazzi vi racconto.
-Quindi starai con noi? E Ant?
-MI ha solo usata.- Risposi io cercando di non far notare la leggera nota di tristezza che avevo nella voce. Non penso di esserci riuscita molto bene, perché invece di rinfacciarmelo con qualcosa come “te l’avevamo detto” o “era meglio se ci ascoltavi invece di cadere direttamente nelle sue braccia” mi abbracciarono e mi dissero semplicemente:
-Sappiamo che è stato un momento duro, ma possiamo superarlo insieme e tornare come prima.
-Grazie ragazze. MI siete mancate.
Era veramente starno che mi avessero perdonato così in fretta e la stessa cosa per i ragazzi, che al sapere che sarei tornata con loro gioirono come pazzi.  E non solo sarei tornata con loro: sarei tornata la stessa. Avevo restituito a Dannie i vestiti che mi aveva prestato ed ero tornata ai vecchi e cari colori. Non so perchè ma Dannie mi sembrava veramente strana. Sembrava quasi che provava tristezza nel sapere ciò che mi era successo.
-Senti… Mi dispiace davvero, Ant non si sarebbe dovuto comportare in quel modo. Davvero, qualsiasi cosa tu abbia bisogno io sono qui.- Mi disse sorridendomi. Io cercai di ricambiare il sorriso. Non sembrava proprio il suo posto insieme a quei ragazzi, come probabilmente non era il mio.
Quando spiegai a Louis, Niall, Liam, Zayn ed Harry ciò che mi era successo, non mi dissero buona fortuna o simili. Mi dissero invece che mi avrebbero aiutata, anche Harry. Durante tutta la conversazione mi sforzai di non guardarlo mai, soprattutto negli occhi, perché penso che alla sua vista sarei potuta sentirmi male, solo a pensarci mi salivano le lacrime agli occhi.
Il pomeriggio seguente mi recai al bar, con una bruttissima sensazione, ma penso che fosse normale nell’andare a lavorare. 
-Allora tu sei la nuova arrivata. Beh, hai causato davvero tanti guai alla scuola.- Disse un ragazzo magro a alto, con dei profondi occhi blu che aveva la mai età. Avrei voluto rispondergli ironicamente “No? Ma sul serio? Non me n’ero accorta, io pensavo di aiutare la scuola!” ma mi trattenni.
-E tu che fai qua? Non devi studiare?-
-Beh, io studio e lavoro qua, ma la mai è una situazione particolare che forse un giorno ti spiegherò. Comunque come tuo primo compito devi portare quelle scatole là in fondo nel magazzino della scuola. Lasciale nello spazio nella terza porta a destra.- presi due scatole abbastanza grandi, ma stranamente molto leggere. Feci per andarmene quando sentii una voce dietro di me che mi diceva:
- Ah giusto: non aprirle.- Chissà perché la voce del ragazzo mi era familiare, l’avevo già sentita, ma non riuscivo a connettere dove. Certo, devo ammettere che la tentazione di sbirciare era forte, ma penso che ero in guai abbastanza seri per potermi mettere ad infrangere ancora le indicazioni, così andai al magazzino e lasciai lì le due scatole. Io non amo il magazzino della scuola. È molto buio e lungo e le luci dopo un po’ che stanno accese si spengono da sole, quindi se non ti muovevi finiva che rimanevi bloccato lì nel buio più totale e non penso che sia molto bello. Così mi diressi con passo veloce verso  la terza porta sulla destra. Le posai a terra e PUF. Ciao ciao luce! Sentii qualcosa afferrarmi tappandomi la bocca. Ero sicura che erano ancora quei brutti ceffi e non alieni o mostri della notte, ma sapere di essere vicino a loro già mi metteva i brividi, a sapere di essere con loro in un magazzino come quello era molto peggio. Aspettai di sentire che cosa voleva adesso, ma non uscì nessuna parola dalla sua bocca. Mi infilò qualcosa nella tasca della felpa e poi lo sentii correre via, mentre l’unica fonte di luce proveniente dall’esterno della porta del magazzino si spegneva alla chiusura della porta. Cercai di inseguirlo, ma lui mi diede una forte spinta che caddi all’indietro e mi slogai una caviglia. Fantastico, l’unica uscita dal magazzino era appena stata chiusa a chiave. Pensai che gridare aiuto non fosse precisamente l’idea migliore del mondo, non credo che la preside sarebbe stata entusiasta dal fatto di trovarmi chiusa lì. Infilai una mano nella tasca e tastando cercai di capire cosa avevo in mano. Per un attimo pensai fosse una bomba, ma poi mi accorsi che non lo era sicuramente. Sembrava quasi una chiavetta per il computer, ma pensai che era meglio controllare alla luce più tardi perché era impossibile saperlo con certezza. Da fuori non si sentiva niente, sembrava che la scuola fosse deserta. Il cuore cominciò a battermi ancora più forte, ad ogni minuto in più che passavo là dentro mi sembrava di soffocare di più. Decisi di camminare perché sarebbe stata un’attesa troppo lunga ad aspettare che qualcuno aprisse la porta, così andai a cercare una via d’uscita, come una finestra magari o forse era soltanto per sciogliermi le gambe e scaricare l’ansia in un gesto. Sta di fatto che continuai e fare su e giù per il lungo corridoio, incapace di trovare un’uscita, mentre la caviglia slogata reclamava riposo. Continuavo a camminare lentamente, con le mani tese davanti a me nella speranza di non andare a sbattere contro niente. Poi penso di aver visto qualcosa. O forse erano solo dei puntini che mi venivano prima di svenire, perché poco dopo si spensero e non ricordai più niente. So solo che una porta si aprì e qualcuno mi tirò fuori dal magazzino.
 
P.V HARRY
E va bene, confesso di essere stato io a tirarla fuori. Ero comodamente sdraiato sul mio letto, ma sentivo troppo la sua mancanza. Quando avevo appoggiato l’orecchio all’armadio per sentire il suono della sua voce, sentii soltanto Crystal e Luna che dicevano fra loro che stranamente non era ancora tornata e parlando con quel ragazzo dagli occhi blu ero andato a cercarla nel magazzino, dove l’avevo trovata stesa sullo sporco pavimento con una caviglia slogata. La stavo per portare in infermeria, ma lei mi disse:
-Fermati Harry!- Io mi fermai con lei in braccio e le chiesi cos’aveva.
-Dove mi stai portando?
-In infermeria, hai una caviglia slogata.
-Lo so anch’io questo, ma nn portarmi là.
-Perché no?
-Perché la preside penserà subito male se mi faccio male il primo giorno. Già ce l’ha con me, ci mancava solo questa.
-Va bene.- Risposi io semplicemente e la portai nel bagno della nostra stanza, mentre lei mezza assonnata stava per addormentarsi sul mio petto.  La feci sedere sul bordo della vasca e con delle bende le medicai la ferita, mentre lei mi guardava con degli occhioni sofferenti, che mi facevano tremare le dita sapendoli su di me.
-Grazie.- Mi disse mentre continuavo ad avvolgere le bende.
-Hai voglia i dirmi com’è successo?
-Non posso dirti che è successo.- Pensai che quantomeno non mi aveva mentito. Era sempre un passo avanti.  Sbuffai chiedendomi il perché di quel silenzio così ostinato. Alzai gli occhi alla fine dell’opera e le dissi di stare attenta. Evitava il mio sguardo. Faceva così da un po’ di tempo, ma nonostante mi ferisse non vedere più i suoi occhi azzurri penso che era meglio così. Perché lei non riusciva a sostenere il mio sguardo ma non penso che io sarei stato abbastanza forte da sostenere il suo. Mi alzai in piedi e lei tentò di fare lo stesso, ma senza buoni risultati: non potendo far peso sull’altro piede cadde in avanti, dove per fortuna la presi io, ma lei si staccò in fretta.
-Guarda che non mordo.
-è vero: non mordi. Fai peggio.
-Che cosa ti ho fatto di così malvagio?
-HO passato dei momenti terribili a causa tua.
-Mi dispiace ma non pensare che io sia stato bene.
-Però mi hai lasciata.
-Solo a parole tu hai ancora il mio cuore.
- Tu avevi il mio, ma poi l’hai sbriciolato come le stelle cadenti, che si dice di esprimere un desiderio al loro passaggio e poi si sgretolano nel nulla. Come se non valessero niente.
-Io non volevo farlo.
-Allora perché l’hai fatto?
-Io non potevo più vivere con il tormente di sapere che qualcosa ti stava tormentando e dio non potevo fare nulla!
-E così ti sembra di aver risolto la situazione?
-Uhm… No.- Dissi io.
-Ed or ame ne vado.-  Si mise a camminare zoppicando.
-Ti posso portare io se vuoi.
-No, vado da sola.
-Dimmi la verità: tu non vuoi il mio aiuto, non vuoi che io ti veda senza maschera, non vuoi mostrarti debole.
-Tu mi hai già dimostrato che sei benissimo in grado di farmi star male come nessun altro riuscirebbe ed hai tradito la mia fiducia. E vuoi sapere la verità? Eccoti accontentato: c’è un motivo se io mi sono unita a Nick e agli altri. C’è un motivo se cerco di non guardarti. C’è un motivo se cerco di tenerti a debita distanza e se ho combinato tutto questo casino a scuola. Era solo per dimostrarti che io posso stare benissimo senza di te. Per farti capire che anch’io so vivere senza te. Non volevo che vedessi che al tuo cospetto non valgo uno zero, non volevo vedessi la sofferenza di averti perso. Tu per me eri tutto. Tu eri il mio sorriso la mia gioia. ED ora è solo colpa tua se sono messa così male. Ed io anche se vorrei essere arrabbiata con te non ci riesco. Ed è vero che non ero io. Ed è vero che ti ho mentito. Ma era per una buona causa.-
Credo che un pugno nello stomaco da un pugile professionista mi avrebbe fatto meno male.  La vidi andarsene lentamente, mentre io sconvolto rimasi lì, in preda all’angoscia.
 
 Hey ragazze!
Come state? Male lo so che vi è mancata la mia ff. Sì, so anche di essere modesta. Allora allora… Boo non so che dire. Che capitolo… Le cose si stanno sistemando ma vanno ancor amale. Molto male. Nah, non worratevi. Noi non ci sentiamo da mesi giusto? Lo so, colpa mai che ho avuto un sacco di imprevisti e poco tempo per scrivere, ma quando ho visto la decima recensione mi sono data da fare! Yeah! Beh, vi lasico delle domande:
1)Idee sui brutti ceffi? Vi svelo un segreto: non sono Ant e gli altri!
2)Impressioni su Dannie?
3)Ci saranno svolte per celeste ed Harry? Come?
So che ho parlato poco anzi, niente in questo capitolo degli altri membri, ma il prossimo capitolo sarà dedicato interamente a loro. E se state leggendo la nota dell’autore scrivete POO nei commenti.  Bene, mancano i ringraziamenti yeah: grazie a tutte quelle che leggono/recensiscono/mettono te preferite/seguite/ricordate la mia ff, di cui adesso non faccio i nomi perché ho un po’ fretta, ma presto li aggiungerò. Spero che vi piaccia il capitolo, Kiss!!!
cecyxx
 

  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: cecyxx