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Autore: BogartBacall    17/05/2013    2 recensioni
"Sono loro, i protagonisti di questa storia. Quelli che avrebbero tutto, per essere gli eroi: soldi, fama, ricchezza, talento... ma che, agli occhi dei più, sono solo i Miserabili."
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Ogni storia hai i suoi antagonisti, anche se, talvolta, questi ultimi non sanno nemmeno di esserlo.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Pansy Parkinson, Theodore Nott | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Pansy
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Finte verità e mezze bugie
Finte verità e mezze bugie

Asteria era furiosa: il rientro ad Hogwarts dopo le vacanze di Pasqua non era andato esattamente come aveva sperato o, per meglio dire, aveva preso una piega che mai, mai si sarebbe aspettata.

Era successo sull’espresso per Hogwarts, quando il treno era entrato ad Hogsmeade iniziando a rallentare la sua corsa. Era uscita dallo scompartimento verso il corridoio, senza badare se ci fossero altre persone che stavano giungendo, e di colpo si era ritrovata addosso a qualcuno che l’aveva afferrata saldamente per le spalle. Aveva alzato gli occhi, trovandosi di fronte Draco Malfoy, che la fissava con sguardo preoccupato. Per un lungo istante si erano guardati, finché le risatine di scherno e i borbottii di Tiger e Goyle li avevano riportati alla realtà. Malfoy aveva radicalmente cambiato espressione, assumendo il suo cipiglio strafottente, allontanandola da sé.
“Fai attenzione, Greengrass…” aveva finalmente detto, “Ultimamente capita spesso che tu finisca fra le mie braccia” continuò, lanciando un’occhiata d’intesa ai suoi tirapiedi, “non vorrei che stesse diventando un’abitudine…” le sussurrò con fare malizioso all’orecchio, riprendendo la sua marcia verso l’uscita del convoglio.
Asteria era rimasta a bocca aperta. No. Non poteva essere possibile. Non l’aveva detto davvero, non poteva davvero essere. Non lui, non la persona che aveva conosciuto in quei mesi. Eppure, a giudicare dalle risate e dagli sguardi divertiti che le stavano lanciando Tiger e Goyle, sembrava proprio che Draco Malfoy l’avesse davvero umiliata pubblicamente. Si guardò attorno, furiosa: apparentemente nessun altro aveva udito le parole del giovane, tuttavia decise di richiudersi nello scompartimento, in attesa che il treno si fermasse alla stazione di Hogsmeade. Si sedette, stringendo forte i pugni. Di una cosa era certa: lui non l’avrebbe passata liscia.
 
Ad una settimana di distanza, Asteria persisteva nei suoi propositi. Non aveva la minima intenzione di affrontare Malfoy, era troppo offesa per il suo comportamento, a suo dire inqualificabile, e, non volendo fare la figura della ragazzina immatura che gli teneva il broncio, aveva optato per fare la cosa che meglio gli riusciva: essere invisibile. In cinque anni di scuola lei, solitaria e timida, aveva fatto parecchia pratica in quel campo e, se da un lato le dispiaceva l’idea di perdere l’unico amico che avesse mai avuto, dall’altro si felicitava del fatto che avrebbe avuto di nuovo il tempo per dedicarsi alle sue passioni, accantonate per poter dare a Draco la possibilità di farsi conoscere e darle quelle risposte che tanto agognava. In fin dei conti, Malfoy non le sarebbe mancato, di questo era certa, così come era sicura del fatto che lui non si sarebbe nemmeno accorto della sua scomparsa. Certezze che, però, vennero meno il sabato mattina successivo alla ripresa delle lezioni.
La ragazza si era alzata di buon’ora, decisa a iniziare il ripasso in vista dei G.U.F.O., e si stava dirigendo verso la Sala Grande per la colazione, quando qualcosa, o meglio qualcuno, l’aggredì alle spalle, portandole una mano alla bocca e bloccandole le braccia, sollevandola di peso. Asteria si dimenò, cercando di liberarsi, ma il suo aggressore mollò la presa solo dopo essere entrato in un’aula in disuso, chiudendosi la porta alle spalle con un colpo di bacchetta. La ragazza estrasse a sua volta l’arma, puntandola contro il nemico, abbassando la guardia, stupita, non appena ne ebbe svelata l’identità.
“Cosa diavolo vuoi, Malfoy?” sentenziò, senza troppi preamboli.
“Parlare con te” rispose lui, schietto.
“Non ho nulla da dirti.”
“Lo immaginavo, dal momento che ieri sera non ti sei presentata al nostro appuntamento, senza nemmeno degnarti di avvisarmi, peraltro!” l’accusò, offeso.
Asteria lo guardò, sbigottita. “Pensavi davvero che sarei venuta, ieri sera?” domandò, basita.
“Sì” rispose lui, glaciale, “e non c’era motivo per cui tu mancassi!”
“Nessun motivo?” domandò lei, ironica.
“Nessuno” replicò lui. “O, almeno, nessuno che mi sia noto.”
“Ne sei assolutamente certo?”
“Assolutamente.”
“Neanche… vediamo…” proseguì la ragazza, fingendosi concentrata, “il fatto che mi hai umiliata e derisa sul treno?”
Un’espressione sorpresa si dipinse sul volto del giovane.
“Non mi dirai che ti sei offesa!”
“Sì, Malfoy” rispose, “mi sono offesa” confermò, cercando di avvicinarsi alla porta.
Draco le sbarrò la strada “Andiamo, Asteria, non dirmi che non hai capito!”
“No, sinceramente non ho capito. Non ho capito quale fosse il significato recondito del volermi umiliare davanti ai tuoi due scagnozzi per un gesto che credevo ti avesse fatto piacere!”
“… e mi ha fatto piacere, Asteria, non sai quanto!” intervenne lui, “Ma, nel caso non l’avessi notato, Tiger e Goyle avevano iniziato a fare allusioni.”
“Sai quanto me ne importa di quel che pensano quei due trogloditi!” commentò lei, cercando di scansare il giovane.
“Nemmeno a me importa, ma i loro padri sono Mangiamorte! Se dovessero lasciarsi sfuggire qualcosa su di noi… cioè su di te…” si corresse, imbarazzato, “i loro genitori potrebbero riferirlo al Signore Oscuro, che potrebbe usarlo contro di me e non voglio che tu corra dei rischi!” dichiarò, accorato.
“Oh, fammi il piacere, Malfoy!” sbraitò la ragazza. “Credi che sia così ingenua da bermi questa storia ridicola? La storia del povero Draco che è costretto a rinnegare l’amicizia con la piccola Asteria per proteggerla dal Signore Oscuro?”
“Sì, dovresti, perché è la verità!” replicò lui.
“Certo, Malfoy, certo…” annuì lei, sarcastica, “Non c’entrerà, invece, il fatto che dovevi farti bello ai loro occhi, per riconquistare un po’ della fiducia che avevano in te? Davvero credi che io…” iniziò, prima che Draco la zittisse, stringendola a sé e tappandole la bocca con la mano.
Asteria si lamentò, ma il ragazzo le intimò di tacere, sfilando la bacchetta dalla divisa. Le voci di alcuni studenti si fecero sempre più vicine, man mano che percorrevano il corridoio, finché si fermarono proprio di fronte alla porta dell’aula in cui erano nascosti. Draco sussurrò alcuni incantesimi di protezione in direzione dell’uscio, tenendo la giovane stretta a sé finché i ragazzini non ripresero la marcia e il loro vociare scemò fino a scomparire.
“C’è mancato poco…” commentò, lasciando la presa sulla ragazza, “Mi ero completamente scordato di sigillare la porta e di insonorizzarla!” aggiunse, sollevato, spostando lo sguardo su Asteria, che fissava la sua bacchetta.
“Cos’è successo alla tua bacchetta?” domandò, confusa.
“Cosa?” chiese lui, vago.
“La tua bacchetta…” insisté lei, indicando la stecca.
“Oh… questa…” abbozzò “É di mia madre.”
“Che ne è stato della tua bacchetta?”
“È una lunga storia…” cercò di deviare il discorso.
“Draco…” lo richiamò lei, con tono grave, “cosa è successo alla tua bacchetta?”
Il battito del cuore del ragazzo accelerò, tanto che credette di sentirlo scoppiare da un istante all’altro.
“Io…” balbettò, confuso, “io…”
“Draco…” lo richiamò, di nuovo.
Malfoy sospirò, abbassando lo sguardo. “L’ho persa” ammise, affranto. “Sono stato disarmato da Potter durante uno scontro.”
Asteria sgranò gli occhi. “Potter?” domandò, basita, “Harry Potter?”
Il giovane annuì, incapace di guardarla in volto.
“Io non capisco…” proseguì lei. “Se Potter ti ha disarmato vuol dire che stavi duellando con lui… Sbaglio?”
“No” ammise lui “Non sbagli.”
La ragazza scosse il capo “Mi sembrava di aver capito che eri stanco di essere un Mangiamorte… che non volessi più combattere.”
“Non è così semplice, Asteria, credimi.”
“Questo lo so…”
“No! No che non lo sai!” gridò lui. “Credete tutti di sapere cosa significhi, ma nessuno di voi lo sa! Altrimenti non passereste il vostro tempo a guardarmi storto, a giudicarmi, o, peggio, a fingere che io non esista!”
“Io non ti giudico!” ribatté lei, offesa.
“Oh, sì che lo fai! Pensi che il semplice fatto che io non voglia più essere parte di quell’esercito di pazzi basti ad evitare di combattere, ma ti sbagli. Questo” urlò, esibendo il braccio marchiato, “è il simbolo della mia eterna sudditanza a Lui, che lo voglia o meno. Si smette di essere Mangiamorte solo quando si smette di vivere, Asteria. Ma naturalmente, tu, questo non lo puoi sapere!” concluse, sprezzante.
“E questo cosa vorrebbe dire?” incalzò lei, offesa.
“Vorrebbe dire che è facile giudicare, dall’esterno. È facile proclamarsi ferventi sostenitori della supremazia del sangue puro, è facile detestare Babbani e Mezzosangue, è facile, se non hai nulla da perdere. I tuoi genitori non sono Mangiamorte, nessuno si aspetterà mai che tu lo diventi, che tu salvi la tua famiglia dalla gogna. In qualunque momento, in qualunque modo andranno lei cose, tu potrai rinnegare tutto quello in cui hai sempre creduto, senza che nessuno possa recriminare nulla. Ma io no. Io sarò per sempre il giovane Mangiamorte che ha quasi ucciso Silente. E anche se dovessimo vincere questa dannatissima guerra, la mia vita rimarrà comunque un inferno, perché mi porterò dietro il rimorso per aver lasciato che mi marchiassero e che decidessero da che parte dovevo stare. Per cui, fammi un favore, Asteria, non dirmi che capisci, perché non potrai mai capire!” concluse, dandole le spalle, appoggiandosi ad uno dei banchi ammassati contro le pareti.
Seguirono interminabili secondi di silenzio, un silenzio talmente insopportabile da costringere Draco a voltarsi per cercare lo sguardo di Asteria.
La ragazza lo fissava, fiera, anche se gli occhi erano velati di lacrime.
“È questo quello che pensi di me?” chiese, risoluta. “Pensi che sono solo una ragazzina viziata che non potrà mai capirti?”
“Non è quello che ho detto…” tentò di ribattere lui.
“Sì, Draco, è quello che hai detto” lo interruppe. “E sai una cosa? Se davvero la pensi così, non capisco perché tu abbia voluto confidarti con me.”
“Asteria, io…” cercò di giustificarsi.
“Cosa pensavi, Draco? Che fingendoti un povero ragazzo incompreso sarei caduta fra le tue braccia? Che sarei diventata il surrogato di Pansy? Beh, mi dispiace per te, ma io non ci sto. Volevo davvero capire cosa ti passasse per la testa, perché nei tuoi occhi vedevo sofferenza e solitudine, ma evidentemente mi sbagliavo. Non hai bisogno di me” dichiarò, ferita.
“Asteria, ti prego…” disse lui, quando la vide procedere verso la porta.
“Sai qual è la cosa che mi fa più male?” continuò. “È che ho litigato con mia sorella, per causa tua. Ho litigato con Daphne perché ha cercato di farmi capire che non mi avresti mai avvicinata con il solo scopo di essermi amico” ammise. “Ho anteposto te alla mia famiglia perché credevo davvero che avessi bisogno di me, che avessi bisogno di un’amica, e invece, per tutto questo tempo, tu non hai fatto altro che pensare che io fossi una ragazzina stupida e facilmente manipolabile!”
“Non ho mai pensato una cosa del genere” obiettò il giovane Malfoy.
“Non l’avrai pensato… Ma è quello che hai detto” controbatté lei. “E sai qual è la cosa che più mi fa male, Draco? È che credevo davvero che ti fidassi di me, che mi avessi scelta perché mi ritenevi sufficientemente matura da poterti confidare senza che io potessi pensare che lo stessi facendo per interesse nei miei confronti, finendo per innamorarmi di te. Perché davvero, Draco, io non provavo nulla per te, nulla più della stima per aver capito che quello che ci è stato sempre insegnato, forse, non è poi così giusto.”
Malfoy la fissò, incapace di proferire parola. Era così piccola, eppure stava pronunciando quel discorso così profondo, con un tono, però, privo di qualsiasi emozione, come se non volesse dargli la soddisfazione di ammettere che teneva a lui.
“Beh, Draco, arrivederci” si congedò, quando fu ormai chiaro che lui non avrebbe ribattuto alle sue accuse. “Buona fortuna. Ti auguro che, nonostante tutto, questa guerra ti porti a capire cosa vuoi veramente dalla vita.”
Gli passò a fianco, senza degnarlo di uno sguardo, chiudendosi la porta alle spalle, lasciandolo con la consapevolezza di aver appena perso l’unica persona che l’avesse mai capito davvero.


Beh, non potete certo dire che non vi avessi avvisati...
Le cose stanno cambiando, la situazione si fa sempre più tesa e la battaglia è alle porte... Beh, mancano ancora tre capitoli, ma vi assicuro che saranno capitoli intensi! D'altronde, non potevate certo pensare che da qui in avanti andasse tutto liscio, no? Si sa, io amo il dramma!
Ringrazio ancora tutti coloro che mi stanno seguendo, anche in silenzio, e le mie fedeli recensitrici, Rosmary, Lietome_ e il grande ritorno di  EmmeDraiocht!
Alla prossima,
BB
   
 
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