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Autore: ArashiHime    04/12/2007    7 recensioni
E' la storia di un rifiuto e una lotta tra egocentrismo dilagante. Casse audio del computer che addobbano alberi di natale, email in birmanico (spacciato per inglese) e una storia che ormai molti pensano possa avverarsi...
Guarda e Impara Tom...Guarda e impara...
Genere: Romantico, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavo per lasciarla

Stavo per lasciarla. Lei non parlava,
ma io capivo dal suo languore
che avrebbe desiderato trattenermi.

Più volte avevo creduto di indovinare
La supplica delle sue mani, sebbene ne fossi incosciente.
Le sue braccia esitanti avrebbero potuto diventare
Una ghirlanda di giovinezza attorno al mio collo...

Tanti gesti impauriti ritornano alla mia memoria
E mi rivelano cose segrete trattenute finora...

·¨¤ººº¤¨·

{2007}

{2008}


·¨¤ººº¤¨·

… « Mi dispiace. Sono stanca di aspettarti. »

Anche le favole più belle hanno una fine, miei giovani lettori…

« ...Io non ti attenderò più, Tom... »


…nessuno ne ha una colpa né un rammarico.
E’ la vita.
Le persone crescono.
Gli amori mutano.
Le ambizioni evolvono.

Nulla è statico.

·¨¤ººº¤¨·

Mi fermerò, senza dubbio stupito,
se mai ci ritroveremo in una vita futura,
nel cammino e alla luce d’un altro mondo lontano.

Capirò che i tuoi occhi, simili alle stelle dell’alba,
sono appartenuti a questo cielo notturno, e dimenticato,
d’una vita passata.

Si, comprenderò che la magia del tuo viso
È pronta ancora al balenare appassionato del mio sguardo
In un incontro immemorabile,
e che al mio amore tu devi un mistero
di cui non conosci più l’origine…

·¨¤ººº¤¨·

{2009}

{2010}

{2011}


_____________

Capitolo 23

Era una di quelle giornate che avrei rimpianto moltissimo durante i mesi invernali che ormai si stavano affacciando alle porte, ne ero più che sicuro.
Posando il viso sul palmo aperto della mia mano, guardai fuori dalla finestra con fare svogliato, incantandomi di fronte alla danza delle foglie autunnali che –sospinte dal vento- sembravano invitarmi ad uscire e, come un bambino, correre per strada allargando le braccia per cercare di fare mie quelle piccole stelle a cinque punte…
…Ma, chiaramente, tutto quello mi era impossibile.
Sospirai, alzando gli occhi al soffitto nell’udire un’ennesima domanda di quel giornalista alle prime armi che tolleravo già da un’ora e un quarto, e accomodandomi meglio sulla grande poltrona bordeaux su cui ero bellamente sbracato senza nessun ritegno o accenno di educazione, non potei che lanciare uno sguardo supplicante a chi mi sedeva accanto, e che –incurante della nevrosi collettiva- parlava a macchinetta, rispondendo più che egocentricamente alle domande postagli, fregandosene altamente di tutto il resto.
Mah. Se non altro di una cosa ero sicuro: Quella checca di mio fratello sarebbe per sempre stato un perfetto frontman, e mai avrebbe deluso le aspettative della sua band, e delle sue fan…

…Sorrisi, e di quel pensiero non potei che farne una tela elaborata.
Mi fu praticamente impossibile non rincorrere con la memoria il volto della prima fra tutte le fan che, ultima e sola, era riuscita a dividerci…
“Impensabile!” Avrei urlato un tempo, ridendo divertito “Nessuna donna ci separerà mai!”
…ma come lei mi aveva insegnato, il mondo non è una fiaba perfetta e impeccabile, e spesso anche le più solide convinzioni e certezze, sono destinate a crollare e a perdersi nel vento come i petali di un bocciolo in fiore.
Già…

« Avete ormai 22 anni, ma la vostra fama non accenna a crollare. Continuate a domare i palchi di tutto il mondo con un entusiasmo intrattenibile…nonostante tutto, avete qualche desiderio nel cassetto? »

…Il motivo per il quale, nell’udire quella domanda, mi ritornò nuovamente alla memoria il passato in quel momento ancora una volta tangibile, non riuscii a capirlo…eppure, benché il rammentare quel lontano 2007 e quel più che passato primo concerto italiano mi provocò un’orribile nostalgia, mi riscoprii nuovamente a sorridere, abbassando il volto quasi per nascondere a tutti il leggero velo di sentimento che non riuscivo a reprimere sui miei lineamenti.
Ricordai nitidamente quella sera.
Quelle urla.
Lei.
Era in prima fila…con un bustino rosso che riprendeva con strafottenza il colore dei capelli tinti di nascosto, e quello sguardo tranquillo che fu la prima cosa che mi colpì di lei…
…perché ancora mi domandavo cosa le facesse mantenere tanto la calma, compressa e assordata com’era da milioni di fan che come lei erano accorse da ogni antro d’Italia solamente per vederci in Live.
Ricordai con un sospiro il sorriso che mi sbocciò sul viso pensando “Però…carina!” …e persino il sospiro profondo che Sebastian –il mio fedele compagno di peripezie- aveva fatto quando l’avevo indicata, al calare delle luci dopo la più che conosciuta “Monsoon”.
Ricordai non senza una punta di vergogna quando mi fu annunciato che non aveva accettato di venire, e l’arrabbiatura folle che mi era montata nel petto leggendo quel biglietto da visita dalla calligrafia perfetta e invidiabile.

Grazie del pensiero?” Avevo urlato, imbestialito, rovesciando con un calcio una sedia sotto lo sconvolgimento generale “ME NE FOTTO DEI TUOI RINGRAZIAMENTI, TROIA!”

…Ma di troia aveva poco. Molto meno di tutte le altre che assieme a lei ci avevano ascoltato per quasi due ore. E quando lo capii, non potei che mordermi un labbro. Pentito.
(…) Era egocentrica. Sarcastica. Spesso velenosa e altrettanto superba…o almeno, così mi era sembrato all’inizio.
Eppure, più il tempo passava, più mi rendevo conto che in realtà non era che una bambina.
Una bambina insicura. Impaurita. Follemente emotiva.
Una bimba che aveva paura dell’amore.

…Che dolcezza –pensai inspirando silenziosamente l’aria carica di profumo di cannella- …
Avevo sempre amato quel suo carattere contorto per necessità, ma troppo ingenuo per natura.
Lo avevo sempre amato.
Forse fin dalla nostra prima e-mail…

« …Sicuramente è quello che penso » Sentii improvvisamente concludere Bill, seduto accanto a me, mentre tutti si mettevano a ridere, divertiti da chissà quale sua battutina. E io, nonostante non avessi capito né seguito il discorso, ridacchiai accompagnando gli altri presenti. Perso in tutt’altro pensiero.
…Com’era cambiato, mio fratello.
Mi fu impossibile non pensarlo quando i miei occhi andarono a incrociare i suoi, e sul suo viso maturo e adulto vidi comparire un sorriso interrogativo, perplesso: Aveva capito che non stavo ascoltando, molto probabilmente.
Sospirai, scuotendo la testa, e congiungendo le mani in grembo chiusi gli occhi.
Improvvisamente, come incalzati dalla più solitaria delle muse, mi tornarono in mente i nostri primi screzi.
La nostra prima litigata, da bambini, per quella giacca color terra che entrambi volevamo, ma di cui rimaneva solo un capo.
Sorrisi rammentando la sua prima cotta. La mia prima esperienza. Il nostro primo pessimo voto.
E mi fu altrettanto impossibile non scuotere la testa, divertito, nel ricordare la nostra prima rissa. I pugni. La rabbia. La folle gelosia…Il terrore di perdersi di vista. Di non essere più “Il mio Tom” e “Il mio Bill”. Di non essere più “Noi”.

Quanta incomprensione. Quanta paura. Quanti fraintendimenti

« Domanda ad effetto! » Esclamò d’un tratto il giovane giornalista, facendomi quasi trasalire. « Il vostro ricordo più bello! »
« …Bella domanda di merda » Sussurrai di rimando io alzando gli occhi al cielo, esasperato per quella milionesima domanda idiota, e divertito da quella fortuita serie di coincidenze dalla cadenza ritmica e precisa, che sembravano volermi torturare con l’amore del passato. Ma immediatamente mi arrivò una gomitata nei reni, e io –accecato dal dolore- repressi a stento un ringhio, accennando automaticamente ad un sorriso non appena il ragazzetto lentigginoso di fronte a me si girò a fissarmi, perplesso.
« E’ una bella domanda » Rispose allora Bill, prontamente sospirando e salvandomi ancora una volta la reputazione. « Abbiamo così tanti bei ricordi… » Aggiunse ridendo. Ed effettivamente era vero. « …Il più bello…? » Disse poi, mentre io lo guardavo assorto, cercando di indovinare cosa avrebbe detto di lì ad un istante…eppure, mi resi conto che avevo sbagliato tutte le mie ipotesi, proprio quando si voltò a guardarmi, sorridendomi con dolcezza, comprensione, e un pizzico di ironia.
(…) Che pazzo.
Che pazzo fratello.
« …Il primo concerto made in Italy probabilmente » Disse infatti un attimo dopo, rivolgendosi ancora una volta al giornalista incuriosito da quello scambio di sguardi silenziosi. « …tanta pasta e pizza di prima qualità!! » Aggiunse poi prontamente, rispondendo anticipatamente alle mille domande che il bambino ci avrebbe sicuramente proposto di lì a un attimo, cercando di scavare nell’antro segreto dei nostri cuori.

…Ma non fu abbastanza –lo capimmo tutti subito-
Il bambino giornalista, forse, non era poi così moccioso.

« …E’ davvero solo questo il motivo? » Esclamò prontamente, carico di energie e curiosità, sistemando meglio sul tavolo di legno che ci separava il suo registratore nero della Sony.
« Chiaramente » Intervenni allora io, improvvisamente concitato, mentre lo guardavo di sbieco quasi a intimargli di tacere. Di smetterla.
Errore. Madornale errore…
« Ah si. Certo certo, capisco… » Rispose automaticamente lui, e sul suo viso nacque un sorriso raggiante –vittorioso avrei detto- mentre il suo sguardo si spostava lentamente alla mia destra, oltrepassando me.
Oltrepassando Bill.
Oltrepassando il registratore…
« …Presumo allora che mi sarà concesso di porre una domanda a lei, se tutto ciò non le arreca disturbo » Sussurrò un attimo dopo che i suoi occhi da ragazzo si erano fermati, e sul suo volto puerile andava a nascere un sorriso misto tra l’imbarazzo e il più che evidente apprezzamento. « …Le dispiace? » Domandò ancora, gentilmente, e dal tono garbato che si sforzava di usare avrei giurato filtrasse una più che evidente sfida nei miei confronti.
Una sfida che –come le risate a malapena trattenute dei miei compagni annunciavano- era destinato a perdere.


« Ma certo, non si preoccupi »


Io desidero te, solo te.
Il mio cuore lo ripete infinitamente.
Sono false e vuote
Le esigenze che di continuo
Mi distolgono da te.

Come la notte nel buio
Nasconde il desiderio della luce,
così al culmine della mia incoscienza
risuona questo grido:
« Io desidero te, solo te! »

Come il monsone che vuole finire
Nella calma, anche se la sua lotta
È furiosa, così la mia ribellione
S’oppone al tuo amore anche se grida:
« Io desidero te, solo te »


…La prima volta che riuscii a vederla da vicino, a sfiorarle quasi per errore un braccio e a sentirne il dolcissimo profumo, fu durante quell’estate di cinque anni prima.
La ricordo distintamente come la più bella delle fate. Seduta su quel muretto in pietra bianca con lo sguardo perso all’orizzonte, e il sole della giornata che ne baciava i lineamenti bamboleschi e i capelli color del miele sospinti dal vento.
Ricordo le sue manine piccole e bianche strette quasi spasmodicamente al suo blocchetto degli appunti immacolato, e la sua espressione…
…una maschera di disperata bellezza.
“Chissà a cosa sta pensando” Mi riscoprii a domandarmi mentre la mia sacca da viaggio cadeva a terra, poco distante da lei, e il mio volto stanco non si pienava dell’incanto che lei riusciva a creare…
Quanto l’avevo attesa.
Quanto l’avevo incosciamente amata.
Quanto l’avevo cercata
…perché infondo, non avevo nessuna intenzione di infrangere le sue convinzioni di un incontro tessuto dal fato. Non mi andava di vederla arrabbiarsi e preoccuparsi, men che meno sentirle chiedere perdono.
Mai le avrei detto che nessun destino aveva collaborato al nostro incontro.
Mai le avrei confessato che solo la mia follia mi aveva spinto a trascorrere ogni giorno dal mio arrivo, ad aspettarla nascosto in quella piazza.
In sua attesa.
Solo in sua attesa.
…Ero un bambino a quel tempo. Temevo di perderla. Di non vederla.
“Mi accontento anche solo di osservarla di nascosto” Ecco cosa mi dicevo mentre la mattina presto mi recavo in quella che sapevo per certo essere la sua piazza preferita.
In tutta Firenze, sapevo che lei andava sempre lì quando si sentiva sovrastata dai suoi sentimenti…
…E nonostante non avevo nessuna certezza che in quel preciso momento della sua vita lei avrebbe scelto proprio quel posto per sfogare, scrivendo, ciò che sentiva…
…Avevo semplicemente deciso di giocarmi il tutto e per tutto.
Sicuramente.
Per lei. Il tutto e per tutto.

« …La prego, mi dica… » Mormorò il giornalista, accomodandosi maggiormente sulla poltrona e protendendosi leggermente in avanti mentre io –di rimando- arricciavo il naso e distoglievo lo sguardo, disgustato da quella forma di apprezzamento così volgarmente evidente. « …Non è difficile seguire il tour di una band di una tale popolarità, accompagnando i membri in ogni estenuante impegno lavorativo? » …E per un istante mi sembrò quasi che la sua domanda ne celasse un’altra.
Chissà perché –pensai socchiudendo gli occhi e cercando di riportare alla memoria quel documentario sul fitness orientale…e sulla facilità di comprimere le vie respiratorie nell’assumere le varie posizioni.
Ma soprattutto: Chissà QUALE altra domanda.
« Mmh… » Mormorò l’anima dall’altro capo del tavolo.
Una mano delicata e affusolata che si alzava ad adagiarsi sulle labbra scarlatte e lucide.
Un sorriso che andava a nascere sul volto, gentile e posato.
…Un bellissimo paio di occhi color dell’ambra che si socchiudevano, quasi divertiti.
« …No, direi di no. Non sono estranea alla realtà del grande pubblico, e trovo decisamente emozionante poter sperimentare un simile entusiasmo mondiale. Senza contare che l’opportunità di viaggiare molto mi aiuta, e sono davvero felice di poter sfruttare pienamente questa mia occasione… »
« Capisco…con i suoi romanzi, immagino che visitare posti nuovi possa essere stimolante » Sembrava quasi rattristato da quella risposta.
« Decisamente » Sentii rispondere, e in quell’istante, finalmente, riuscii a vederla.

Si chinò leggermente in avanti, verso il tavolo ligneo di mogano lucido che la separava dal ragazzino riccio che continuava a mangiarla con lo sguardo, e quel solo gesto bastò per lasciar pervadere la stanza del suo profumo dolcissimo, e far calare i presenti nel più totale silenzio, mentre quei lunghissimi e liscissimi capelli color del miele non ricadevano setosi ad oscurarle il viso sorridente…
…proprio quel viso che, in anni e anni, era cambiato. Tanto. Forse troppo.
Perché adesso di bambina non aveva proprio più nulla. La mia bambina non esisteva più.
Esisteva solo lei.
Il talento mondiale.
Esisteva lei. La donna adulta. La modella.
Lei con i suoi libri dal successo intrattenibile. Lei con i suoi incarichi pubblici. Lei con le sue sfilate.
Lei con la sua dolcezza. I servizi fotografici.

…Lei che ogni notte si intrufolava nel nostro lettone, arrivando dal fondo e spuntando con il visino arrossato e ridente sui cuscini della testata, dove sprofondava sospirando. Stanca della sua giornata. Felice della sua vita.

Era lei.
…Lei…
Non avrei saputo, sinceramente, come altro definirla.

« …Un’altra domanda » Instette il giornalista, passandosi una mano sul viso, e allontanandosi quasi con disperazione mentre cercava di ritornare a respirare per la mia più che disgustosa irritazione. « …Circolano voci ormai persino accertate, di una sua presunta relazione con… » Si interruppe, e automaticamente mi lanciò uno sguardo toccato.
Squadrò senza ritegno i miei dread, e il mio fedele cappellino.
Quasi arricciò in naso, sconcertato, posando gli occhi sul mio abbigliamento Urban rivisto e corretto nel corso degli anni.
Sul mio portamento strafottente.
Sul mio sorriso compiaciuto. Di sfida.
Pienamente conscio delle proprie possibilità.

Avanti moccioso. Fammi sentire. Vediamo fin dove riesci ad arrivare…
se arriverai.
Idiota.

« …il qui presente, signor Tom Kaulitz…Lei smentisce? » Pronunciò il mio nome con veloce irritazione prima di riportare il suo sguardo su di lei, e la sua sola vista fece addolcire ogni suo lineamento, ogni suo velo di rabbia e gelosia…
…evento che, per un attimo, fece nascere in me la tentazione di alzarmi e spaccargli il viso.
Si. Sentiamo.
Perché no?
Perché non avrei potuto farlo?
Cosa c’era che me lo impediva?
Lo ammazzo se solo si riazzarda a…
…ma la mano di mio fratello mi frenò, e la risata di lei mi tranquillizzò, istantaneamente. Follemente. Come una magia dal quale sarei stato per sempre lontano dal capirne i segreti.

« E’ una domanda divertente » La sentii rispondere. Tranquilla. « Non è il primo che me la pone. Ma io, come a lei e come a tutti, la invito a leggere delle poesie. »
Che sciocca.
Per quanto ancora si sarebbe divertita in questo modo infantile?
« Poesie? » Replicò il giornalista, spiazzato da quella risposta. Dovevo ancora concepire come lei faceva a deridere tutti, facendo in modo che mai nessuno lo capisse e pensasse, addirittura, di essere stato lui stesso a raggirare il prossimo.
Dovevo davvero capirlo.
« Si. Una in particolare le potrà essere d’aiuto… » Sussurrò. La voce dolce, le braccia lunghe e bianche che, delicate, andavano a spostare il registratore rivolgendolo verso di lei…
…piccola egocentrica.
« Ascolti attentamente, la prego…

Che io abbia un segreto,
come la pioggia non sparsa in una nuvola d’estate,
un segreto avvolto di silenzio,
col quale poter perdere tempo

Che io abbia qualcuno a cui mormorare
parole d’amore, là dove le onde oziose
si distendono sotto gli alberi insonnoliti.

Quest’ora sembra attendere un evento,
voi mi chiedete la causa delle mie lacrime. Delle mie parole.
Non posso dirvelo: e’ un segreto non ancora rivelato… »

…E mentre sentivo mio fratello abbassare lo sguardo e sorridere, gentile…
…mentre vedevo lei reclinare la testa di lato, lasciando che i lunghi capelli le scoprissero il collo candido…
…io non potei fare a meno di ridere, divertito...

Tutto quello, era quasi assurdo.
Quasi.

·¨¤ººº¤¨·

« Ehi Federica, smettila di sfottere i nostri giornalisti » Esclamò Bill, afferrandola per i capelli e tirandola delicatamente indietro il tanto che bastava per osservarla in viso; e io -dinnanzi a quell'ennesima manifestazione di intolleranza, non potei che sospirare alzando gli occhi al cielo-
Per quanto si sforzava, ancora non la digeriva. Non lei.
Non Arashi Hime.
« Si scusa scopino » Replicò di rimando la scrittrice, acida, scoccandogli un’occhiata divertita senza dare il minimo accenno di scacciare la mano dell'interlocutore dalla sua testa. « La prossima volta sfotterò te: perché non passi da casa mia a spolverare? Non trovo più lo swiffer » Ringhiò girando leggermente su se stessa e passando velocemente la mano sulla cesta di capelli gellati del mio gemello, per il mio più che diviso sconvolgimento.
Anche lei, però...potrebbe minimamente...
« …Attenta a quel che dici, mi ci vuole poco a narcotizzarti e venderti al mercato nero » Sibilò Bill, socchiudendo gli occhi irritato, sicuramente indeciso se strapparle via una ciocca di capelli o sputarle in un occhio. « Famosa e ricercata come sei, ci faccio un affare… »
« ...Ne dubito » Ribatté prontamente Georg, passandoci avanti –seguito a ruota da Gustav (il più divertito di tutti i presenti)- mentre continuava a sfogliare una rivista dalla dubbiosissima origine. « La riporterebbero indietro dopo cinque minuti… »
« Chiaro » Replicò Federica stessa, ghignando sarcastica prima di lanciare uno sguardo a chi ancora la teneva ferma. « Finché non scoprono la verità, nessuno avrà il coraggio di uccidermi » Blaterò riprendendo a camminare con testardaggine, fingendo che le lacrime di dolore nei suoi occhi brillanti fossero dettate dalla noia, e non dal dolore. « …vero Billosky? » Aggiunse un attimo dopo, soffermando infine il suo sguardo su mio fratello. Bellissima...
...E le bastò un sorriso perché il mio gemello le lasciasse i capelli e voltasse il viso in mia direzione -prima di averlo accuratamente ripulito da ogni imbarazzo momentaneo.

Uccidila –mi supplicava a gesti. Disperato.
Uccidila se mi vuoi bene.

« No Bill » Replicai di rimando io, passandogli davanti con gli occhi chiusi e le braccia conserte. « …Ci incrementa le vendite. »

.......... ??????????

·¨¤ººº¤¨·

Nel tuo sonno, al limite dei sogni,
aspetto guardando in silenzio il tuo viso,
come la stella del mattino che appare per prima
alla tua finestra.
Con i miei occhi berrò il primo sorriso
Che, come un germoglio, sboccerà
Sulle tue labbra semiaperte.
Il mio desiderio è solo questo.

·¨¤ººº¤¨·

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5
....
…E se vi state ancora chiedendo come siamo arrivati a tutto questo.
Se quest’ultimo capitolo vi sembra strano.
Incomprensibile.
Inutile.
Affrettato…mi dispiace, miei cari lettori. Con il prossimo romanzo saprò farvi maggiormente emozionare.
C’è solo una morale che vorrei che capiate tutti voi:

Ad una fine segue sempre un inizio.
Ad una morte vi è sempre una rinascita.

…E per quanto scontato tutto ciò vi potrà sembrare…credetemi, quelle poche parole:

« ...Io non ti attenderò più, Tom... »

…Hanno sempre un futuro, davanti.
Perchè nulla è statico.
Nulla è apparenza.

« …Perché da oggi mi trasferisco con te. »

…Infondo, chi pensate che io sia? Una bambina? Una bambola? Una cretina…?

Io sono Federica.
Arashi Hime. Scrittrice e modella.
Io sono il prodotto dei miei sogni e delle mie scelte.

Grazie del pensiero
…sono sicura che ne avete da dispensarmi ormai.




“Grazie del pensiero"
Quarta ristampa.
Edizione 2008/2009



E il libro si è concluso.

  
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