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Autore: Yohao88    04/12/2007    3 recensioni
Lo scontro tra il Team Terme Funbari e il team The Ren si è concluso da poco, è terminata così anche la prima fase del torneo. Compagni che hanno percorso assieme lo stesso cammino si troveranno davanti a strade diverse. Fare la propria scelta a volte è una cosa difficile, ma più difficile ancora è tenervi fede fino alla fine. Non si può sapere come andrà a finire, non si può sapere cosa cambierà e cosa no. Bisogna solo avere il coraggio di proseguire fino in fondo...
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Hao Asakura, Yoh Asakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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«Più di un’ora in quello stadio… Prima o poi dovevi crollare anche tu, Yoh…»
Ren rivolse un ghigno vagamente soddisfatto al ragazzo che, mentre veniva trasportato penzoloni da una mano di Golem, nonostante le condizioni pietose in cui era ridotto, riuscì ad indirizzare un sorriso all’amico, che zoppicava piuttosto malfermo, diretto con i compagni di squadra verso l’infermeria nel villaggio dei Pache.
«Già! Ce ne hai messo di tempo… » aggiunse Horo Horo, il cui viso era adornato da un occhio nero, tre o quattro denti mancanti e lividi un po’ ovunque. «Capisco che Saty e l’Iron Maiden possano guarire le nostre ferite, ma devo ammettere che ancora un po’ di tempo in quell’arena, e ci saremmo uccisi a vicenda…»
Chocolove, la cui fisionomia quasi completamente modificata non rappresentava una novità per nessuno, si limitò ad annuire allegro, data la momentanea incapacità di proferir parola a causa delle labbra più voluminose del normale.
«Ma dopo tutte le baggianate che hai detto, mi sembra il minimo, Yoh…» riprese Ren, incrociando le braccia e riacquistando la consueta espressione seria, spostando poi lo sguardo su Lyserg, il meno malconcio, che stava sostenendo Ryu, poco lontano. Vicino a loro, anche Faust aveva rinunciato totalmente ad usare il suo over soul. A spingere la carrozzella su cui era seduto c’era Tamao, appena scesa nello stadio con Manta e Anna; l’itako aveva strappato bruscamente i sette sciamani agli immediati soccorsi dei Pache, ritenendo ciò una punizione sufficiente per i fatti accaduti, fatti che di certo non avrebbero tardato a tornare in discussione.
Comprese le parole di Ren, Yoh si limitò a sorridere, mentre il silenzio s’insinuava tra loro, tra Redseb e Seyrarm all’interno del Golem, Anna, che camminava a braccia conserte ai piedi del robot, e perfino tra Ponchi e Konchi, che si rannicchiarono attorno alle spalle della loro custode, la quale, arrivata ormai alla fine del combattimento, ora era ignara e perplessa riguardo a ciò che era successo. Solo le parole di Yoh rimbombavano imperterrite nelle teste di tutti, anche di chi non era presente, di chi aveva visto o solo assistito da lontano. Quel silenzio, sgradevole per alcuni, rilassante per pochi, venne interrotto dalla voce serena di Jun Tao, che venne verso di loro dall’uscita dello stadio, seguita a poca distanza da Jeanne e Marco.
«Ren, aspetta!!» disse, richiamando con una mano alzata il fratello, che si fermò voltandosi. «Avete bisogno di cure immediate. Potevi aspettare Saty, Jeanne, oppure me, prima di uscire…»
«Non importa. Sto bene» ribatté Ren, con la solita, pretesa sicurezza, riprendendo a camminare. Jun si fermò, sorridendogli ironica.
«Ah sì? Allora come mai zoppichi? E quel braccio che sanguina?»
Messo in imbarazzo dal tono malizioso della sorella, Ren storse la bocca in una smorfia infastidita, incrociando le braccia e fermandosi nuovamente, con un rossore leggero che gli colorava le guance. Anche Jeanne e Marco raggiunsero i sette reduci del recente scontro.
«E’ stata una stupenda prova di amicizia, sapete?» disse con tono pacato, la leader degli X-Laws.
«Tsk!» brontolò Ren, voltandosi appena verso il ragazzo con le cuffie dietro di lui. «Mi chiedo proprio come faccio ad essere amico di uno che salta fuori con dei discorsi tanto assurdi!»
Yoh gli sorrise lievemente, alzando verso di lui il pollice destro, quello che non era stato tramutato un ghiacciolo assieme a tutto il braccio, o a ciò che ora ne rimaneva.
«Almeno ammetti di esserlo…» farfugliò, un po’ a fatica. Ren sbuffò interdetto e gli voltò di nuovo le spalle.
«Ma è proprio per questo che è stata una bella prova» intervenne Jeanne. «Nonostante le sue parole, avete deciso di continuare lo scontro, perché interromperlo avrebbe significato troncare ogni rapporto tra voi»
«Ma se era proprio questa la mia intenzione!!!» ribatté Ren, seccato.
«Già…» aggiunse Horo Horo, corrucciato. «Come si può dire una cosa del genere su un tizio del genere?!? Capisco che è tuo fratello… Anzi… non capisco nemmeno questo!!» disse con aria confusa, grattandosi la testa, per poi sbuffare seccato, voltando le spalle a Yoh. «Ma sì! Meglio lasciar perdere quella zucca vuota! Si potrebbe dire che ci abbia sconfitto, anche se non è così»
«Di sicuro, ha tenuto testa da solo a quattro persone…» mugugnò Chocolove, tentando, per quanto potesse, di sorridere. «E’ inciampato su un sasso prima di lanciare quello che, almeno per quanto mi riguarda, sarebbe stato il colpo decisivo, e non si è più mosso! Più o meno…»
Un sorriso curvò nuovamente le labbra di molti. Yoh ne rivolse uno sdentato ai suoi amici, accompagnato da un segno di vittoria.
Fermandosi con i ragazzi all’infermeria dei Pache per un po’, Jun e Jeanne, pian piano, guarirono tutti.
«Oh! Adesso sì che va meglio!» esclamò Yoh, stirando le dita della mano che aveva appena riacquistato, tornando a camminare sulle proprie gambe.
«Spiegami una sola cosa, Yoh…» disse Ren, voltandosi verso di lui, mentre Faust, già ripresosi, verificava la guarigione delle sue ferite. «Quant’è aumentato il tuo furyoku?»
A quella domanda, più di uno sguardo si puntò sul giovane, che alzò le spalle e sorrise perplesso.
«Be’… non so… Non ho mai controllato. Come il vostro, no?»
«Io non direi… Da quando sei tornato dall’Inferno, il tuo furyoku è più strano del solito. Non è più quello di prima…»
«In che senso?» intervenne Amidamaru, apparendo dietro a Yoh, che osservò confuso il samurai, per poi alzare nuovamente le spalle, rivolto ai compagni.
«Nel senso… che non sembra più il tuo» rispose Ren, seccato, chiudendo gli occhi. Quindi si allontanò a braccia conserte sotto gli sguardi di tutti, e uscì dall’infermeria.
«Aspettaci, Ren!!» esclamò Horo Horo, correndogli dietro assieme a Chocolove, che rivolse un’espressione confusa agli altri, prima di seguire i compagni. Le persone rimaste, uscite a loro volta, li guardarono allontanarsi, in silenzio.
«Ti rendi conto di cos’hai fatto, Yoh?» Anna, con il solito tono autoritario, si avvicinò al fidanzato, incrociando le braccia. «Dopo quello che hai detto, non solo Ren, ma anche tutti quelli che ti hanno sentito ti eviteranno, chiedendosi se sei impazzito! Come hai potuto affermare che Hao non ha amici proprio in un momento del genere?! Volevi dichiararti suo sostenitore davanti a tutte quelle persone, forse?!»
Yoh infilò le mani nelle tasche, chinando la testa con un sorriso, per poi rialzare lo sguardo sui tre ragazzi che stavano tornando alla locanda.
«Mi prenderò tutta la responsabilità di ciò che ho detto, che le conseguenze siano gravi o meno. Ho detto semplicemente ciò che pensavo...»
«Appunto!!» sbottò Anna, irritata. «Tu dici sempre quello che pensi e l’hai sempre passata liscia! Ma stavolta è nettamente diverso!»
Yoh chiuse gli occhi, abbassò nuovamente lo sguardo, mentre uno dei tanti, imperturbabili sorrisi curvava le sue labbra. Quindi rialzò la testa di scatto, con un sorriso molto più largo del precedente, e sollevò un pugno verso il cielo.
«Bene! Ora che è tutto finito, direi di andare a mangiare qualcosa! Poi me ne andrò a dormire perché sono stanco da morire! Chi viene con me?!»
Così, roteando le braccia un paio di volte, si avviò verso la locanda pensando a voce alta a cosa poteva mangiare, mentre Amidamaru lo ascoltava perplesso. Le persone rimaste indietro lo fissarono sconsolate o gli scoccarono occhiate di fuoco (N.d.A. vedi Anna…). Manta sospirò e fece spallucce, sorridendo.
«Che volete farci? E’ fatto così…»
«Be’, meno male!» disse, allegramente, Ryu, accingendosi a seguire il suo caposquadra, accompagnato a poco a poco da tutti gli altri. Ma Anna osservò immobile il giovane ancora per qualche istante. Ren aveva ragione. Qualcosa in lui stava cambiando, o era cambiato da molto tempo. Non sapeva dire cosa, ma… Yoh non era più lo stesso di un anno prima. E, per qualche strano motivo, la cosa la stava mettendo in guardia.


«Yoh?»
Manta si voltò verso l’amico, che stava osservando le stelle dalla finestra della propria camera e che, udendo il compagno, si voltò verso di lui.
«Che c’è, Manta?»
Il ragazzino gli sorrise sinceramente, poggiando i gomiti alle ginocchia.
«Volevo solo dirti che ho ammirato quello che hai detto oggi. Però… mi è molto, molto difficile… pensare che accada ciò che vuoi, stavolta. Apprezzo che lo pensi, ma…»
Yoh sorrise riconoscente all’amico seduto dietro di lui.
«Grazie, davvero…»
«Be’… so bene che finora hai fatto cambiare opinione a moltissime persone…» riprese Manta, alzando lo sguardo. «Ma qui stiamo pur sempre parlando di Hao. Non so se riuscirei mai a fidarmi di lui, dopo tutto quello che ha fatto… Non lo merita nemmeno…»
«Lo so» ammise Yoh, chiudendo la finestra. «Ma forse lo sa anche lui, e proprio perché nessuno lo fa io voglio provarci. L’ho già detto: mi prenderò tutte le responsabilità, qualunque esse siano. Dimentichi che le persone che possono vedere gli spiriti non sono mai veramente cattive…»
«Lo so, ma… Hao mi fa paura…» mugugnò Manta, giungendo le punte degli indici. Per tutta risposta, Yoh fece un ghignetto divertito.
«A volte anche a me, lo sai?»
«Allora sei pazzo davvero!!»
«Può darsi…» rispose il giovane, scoppiando a ridere con l’amico.

Sul prato fuori dalla locanda, brillava pallida la luce della luna, riflessa sul ruscello che scorreva in quella serata fredda, davanti a qualcuno che lo stava osservando in silenzio.
«Che ci fai qui, Ren? Ti cercavamo…»
Horo Horo si avvicinò al giovane che osservava a braccia incrociate il corso d’acqua a pochi passi da lui, seduto in pigiama sull’erba.
«Pensi ancora a quello che è successo due giorni fa?» domandò, mentre Chocolove lo raggiungeva. Ren sbuffò leggermente, chiudendo gli occhi, e i suoi due compagni si sedettero con lui.
«Oltre ad un miliardo di altre cose…»
«Ci fai l’elenco?» chiese Chocolove, con un sorriso vivace, incrociando le gambe.
Ren alzò lo sguardo sui pini al di là del fiumiciattolo luccicante, tacendo per un po’.
«Pensavo al nostro più grande problema, che, incredibile a dirsi, credo non sia Hao…»
«Infatti, è la fatina dai capelli turchini…» ribatté, sarcastico, Chocolove, aspettandosi una reazione dai compagni, che però stranamente non venne.
«Vi siete mai chiesti finora…» riprese il giovane cinese. «… che succederà nel prossimo torneo?»
Horo Horo lo fissò perplesso.
«Cosa intendi dire?»
«Nulla… Comincio solo a chiedermi… contro chi dovrò combattere…»
I due giovani che erano con lui non dissero niente, limitandosi, seri, ad ascoltarlo.
«Forse, la persona più pericolosa fra tutte è proprio Yoh, ve ne siete resi conto, vero?»
«Già… Credo di aver capito cosa vuoi dire» rispose Chocolove, abbassando lo sguardo.
Ren, che tornò ad osservare il ruscello, con un sospiro.
«Comincio a credere che Yoh potrebbe combattere per difenderlo, oltre che per sconfiggerlo. Almeno, stando a ciò che ha detto oggi, si potrebbe benissimo pensarla così»
«In effetti, credo abbia capito cosa pensiamo di quello» mormorò Horo Horo, poggiando il mento al dorso della mano. «Stavolta, però, Yoh vuole correre un rischio troppo alto, e noi non possiamo assolutamente permetterlo»
«Be’, speriamo cambi idea…» aggiunse Chocolove, osservando i fili d’erba vicino ai suoi piedi.
Ren alzò di nuovo gli occhi al cielo. Yoh… La sera prima del loro incontro allo stadio si era ritrovato proprio nel luogo dov’era ora, a parlare con lui. Le parole che aveva udito quel giorno valevano già come risposta.
«Non lo farà, lo sapete, e non negatelo…»
Horo Horo sbuffò nervosamente, osservando infastidito le cime degli alberi.
«Ma perché fa sempre così?! E’ ostinato come… come…» Si bloccò, tentando di trovare il paragone più appropriato, quindi, con un gesto rassegnato delle mani, riabbassò lo sguardo, sospirando corrucciato. «… come suo fratello…»
I tre ragazzi rimasero per qualche momento in un teso silenzio, rotto solo dal gorgogliare dell’acqua tra i ciottoli.
«Se dovessimo affrontarli entrambi, non ne usciremmo vivi, prima noi e poi anche Yoh…» disse d’un tratto Ren, alzandosi. «E se è questo ciò che Yoh ha deciso dopo tutta la strada che ha percorso con noi… bene. Allora ho deciso anch’io…»
E senza più una parola, il giovane ritornò alla locanda, seguito dai compagni.

***

Annunciando l’inizio di una nuova giornata, il sole spuntò sull’isola abbandonata sede del torneo. In una delle tante locande, i primi raggi penetrarono dalla finestra di una stanza, infastidendo, assieme al cinguettare degli uccelli, chi avrebbe voluto dormire ancora un po’. Con un mugolio, Yoh tentò di coprire gli occhi con le mani, dato che i suoi ciuffi ribelli non erano sufficienti. Vedendo però inutile la sua battaglia contro il giorno, si stropicciò gli occhi e si stiracchiò, osservando il soffitto per qualche secondo prima di mettersi a sedere. Aveva fatto un sacco di sogni stranissimi, negli ultimi tempi, e le precedenti ore di sonno non avevano fatto eccezione. Al contrario di come era successo molte volte dopo una nottata tranquilla, inoltre, i ricordi dei fatti accaduti un paio di giorni prima non si erano affatto allontanati. Per non parlare degli eventi riguardanti l’ultima settimana. Da certi punti di vista, potevano fargli anche piacere, ma allo stesso tempo non si era mai sentito tanto giù di corda come in quei giorni. Tutto a causa di una sola persona, persona che aveva incontrato soltanto un anno prima, dopo ben sedici anni. Prima di allora, non aveva mai avuto nemmeno la più pallida idea della sua esistenza, e poi, di punto in bianco, aveva scoperto che faceva parte della sua vita… da sempre. Gli sorse spontaneo un lieve sorriso. Era proprio una cosa strana…
Sospirando, si voltò verso la finestra, per poi strabuzzare gli occhi ancora gonfi di sonno. Proprio quella persona lo stava fissando in quel momento al di là del vetro, sorpresa quanto lui. Yoh aprì bocca per dire qualcosa, si stropicciò gli occhi perplesso, ma poi rise tra sé, come fece il volto oltre il vetro. O era il sonno, o somigliava ad Hao davvero più di quanto pensasse, se riusciva a scambiare il proprio riflesso per il volto di suo fratello, anche se… quell’espressione sorpresa, purtroppo, in lui non l’aveva mai vista…
«Che c’è, Yoh? Sei già sveglio?»
Amidamaru uscì dalla tavoletta accanto al futon del suo padrone, che gli sorrise alzandosi.
«Già! Ormai non ho più voglia di tornare a dormire. Andiamo di là?»
Amidamaru lo guardò perplesso, mentre si vestiva. Se Yoh si era svegliato almeno due ore prima del consueto, era più che ovvio che qualcosa lo preoccupava, ma non chiese nulla al giovane e lo seguì fino alla sala comune. Lì trovarono Ryu, immerso nella lettura di una rivista motociclistica, che, notandoli, rivolse loro un allegro sorriso.
«Buongiorno, Yoh! Mattiniero, oggi?»
«Già!» rispose il ragazzo, stiracchiandosi di nuovo.
«Comincio a rendermi conto che è terminato il primo torneo… Tra un po’ sarà tutto finito. Quasi quasi, non vedo l’ora…»
«Già!» asserì Ryu, per poi chinare la testa, un po’ malinconico.
Sia lui che Yoh rimasero in silenzio per qualche momento, ma poi il giovane sorrise rassicurante al compagno di squadra.
«Non preoccuparti! Lo so a cosa…»
«… state pensando.»
I due amici, sobbalzando spaventati, si voltarono verso Anna, che era poggiata allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto. La ragazza entrò nella stanza, rivolgendosi al fidanzato.
«Soprattutto tu, Yoh. Sai bene che proprio perché sai tutto devi impedire che finisca così. Hao non deve assolutamente vincere!»
Il ragazzo con le cuffie si limitò a sospirare.
«Già… » mormorò, per poi sedersi al suo posto, serio.
«Dai! Non mi va proprio di deprimermi, ora!!» esclamò Ryu, con un sorriso. «Non pensiamoci più, ok?! Oh! Buongiorno, Tamao!» aggiunse, salutando la ragazzina entrata nella stanza assieme ai suoi due chiassosi spiriti.
Yoh alzò le braccia, stiracchiandosi per l’ennesima volta.
«Già! Hai ragione, Ryu!» disse, salutando Faust con una mano. «Allora che ne dite di andare ad allenarci, dopo?»
«Buona idea, Yoh!!» rispose Ryu. «Anche se credo che ormai sarai tu a dover allenare noi…!»
«Sì! Forse hai ragione!» rise Yoh, imitato dai propri compagni di squadra, mentre Manta, Ren, Horo Horo e Chocolove, entrati in quel momento nella stanza, cercavano perplessi di capire il perché di quell’allegria.
Nel pomeriggio, quindi, Yoh, Ryu e Faust uscirono, sotto la vigile sorveglianza di Anna, nel prato fuori dalla locanda, seguiti da Manta, venuto ad assistere.
«Potreste andare a chiamare Ren, Horo Horo e Chocolove perché si allenino con voi. Se ne vanno sempre…» propose il ragazzino, rivolto ai suoi amici, già in procinto di iniziare in seguito all’indiscutibile ordine dell’itako che li controllava.
«E’ inutile, Manta…» rispose la ragazza, appoggiandosi alla parete di legno che circondava la locanda. «Quelli preferiscono allenarsi per conto loro, soprattutto dopo ciò che è successo dopo il loro incontro. Non si nota troppo, ma…»
Pensierosa, Anna si voltò verso Yoh, che in quel momento stava parlando allegramente con Amidamaru. «Hanno interpretato le sue parole come una specie di tradimento, nonostante tengano ancora molto alla sua amicizia. Anzi, probabilmente, proprio per questo hanno deciso di stargli un po’ più lontano… Vogliono osservare da un’altra prospettiva da che parte Yoh sceglierà di stare… se così si può dire…» La ragazza sospirò tra sé, incrociando le braccia al petto. «Oramai… credo che tra poco sarà davvero costretto a scegliere…»
Manta la guardò sorpreso. Non si era accorto di ciò di cui lei gli aveva appena parlato. Anche il giorno precedente, Ren e i suoi due compagni se n’erano andati altrove ad allenarsi, ed era chiaro che Yoh non era indifferente alla cosa. Era anche vero che da qualche tempo lo aveva trovato spesso a pensare. Non si era mai chiesto a che cosa, ma aveva notato che non era più il vagare tra le nuvole di una volta. Sembrava fosse sempre più impensierito da qualcosa…
Chinando la testa, Manta si voltò poi verso Anna, aprendo bocca per chiederle un parere, ma venne interrotto ancor prima di iniziare.
«Su, avanti!!!» sbottò la ragazza, cogliendolo alla sprovvista con il brusco comando rivolto ai tre sciamani di fronte a loro.
«Non rimanete lì a giocherellare! Iniziate ad allenarvi!!»
«Ma Anna…» mugolò Yoh, con fare annoiato. «Ormai non possiamo ottenere molti più risultati di così! E poi ho sonno…»
«Taci, scansafatiche!! Ve lo dirò io quando sarete veramente pronti!!» ringhiò l’itako, seccata.
Con un sospiro, Yoh estrasse l’Harusame dal fodero e sorrise ai compagni di squadra.
«Be’… visto che ci siamo, facciamo le cose per bene! Cosa possiamo perfezionare?»
«Tutto, naturalmente!» intervenne Anna, con la sua devastante franchezza, facendo versare lacrime amare ai tre compagni.
«E va bene! Su, iniziamo!» esclamò Yoh, impugnando l’Harusame con due mani davanti a sé. Poi si voltò di nuovo verso la fidanzata, leggermente intimorito.
«Ma… sei sicura che dobbiamo ripassare tutto da capo?»
«Non si abbassa la guardia, maestro!» esclamò Ryu, attaccando svelto il ragazzo, la cui spada, dopo aver fatto un lungo volo roteando in aria, andò a piantarsi sul fondo del ruscello che scorreva poco distante. Yoh la guardò perplesso, ancora con le mani alzate, per poi sorridere timorosamente ad Anna.
«Eh eh! Ops!»
«Tsk! Sei proprio senza speranze, Yoh…!»
Il ragazzo si voltò di scatto, vedendo Ren, Horo Horo e Chocolove che venivano verso di loro.
«Ren! Siete venuti ad allenarvi con noi?» esclamò con un sorriso, per poi aggiungere: «Be’, aspettatemi qui! Vado a riprendere l’Harusame!»
E senza lasciar loro il tempo di replicare, corse verso il ruscello, scendendo la cunetta che faceva da argine, dove osservò la sua spada, grattandosi la testa incerto.
«Mmh… ora come faccio? Oh, be’…»
Si tolse gli zoccoli che portava sempre e arrotolò l’orlo dei pantaloni, mettendo un piede in acqua.
«Ehi! E’ fredda!» si lamentò, rabbrividendo. Quindi allungò una mano, sporgendosi in modo da dover entrare il meno possibile nel fiumiciattolo.
«Ecco… Ci sono quasi…»
«Buongiorno, signor Yoh!»
«Eh?»
Udendo quella vocina, il giovane si voltò perplesso, per poi sobbalzare stupito.
«Opacho!!»
Colto di sorpresa, perse bruscamente l’equilibrio, e cadde tra mille spruzzi nel ruscello, rimanendovi seduto. Quindi fissò un po’ smarrito il bimbo, che lo stava salutando con fare orgoglioso.
«Che… che ci fai tu qui?»
«Ti ho portato un messaggio del signor Hao!»
«Oh… ehm… davvero?» farfugliò Yoh, un po’ confuso dall’insolita notizia. Opacho annuì con convinzione.
«Il signor Hao ti deve parlare!»
«Adesso?»
«No, ci penserà lui a chiamarti…» rispose il bambino. «Io ho finito, signor Yoh!»
Detto ciò, si circondò col suo over soul lanoso e sfrecciò in fretta verso il bosco, sotto lo sguardo interdetto di Yoh. Cosa voleva Hao, stavolta?
Rialzandosi, afferrò l’Harusame e uscì dall’acqua.
«Yoh! Ti ho sentito gridare! Va tutto bene?!»
Sentendo la voce di Ryu che lo chiamava, il giovane si voltò, notando l’uomo che si stava dirigendo verso di lui con Amidamaru, Tokagero, Horo Horo e Chocolove. Tutti fissarono perplessi il ragazzo grondante d’acqua, segno che non si erano accorti di null’altro.
«Che ci fai ridotto così?» domandò Horo Horo, corrugando la fronte.
Yoh risalì l’argine con la spada in mano, strizzando un po’ i vestiti fradici.
«Ah… sono caduto in acqua…»
«Ma come fai ad essere sempre così maldestro?» disse allegramente Chocolove. Yoh sorrise a sua volta, strizzando la maglietta.
«Be’… non l’ho fatto apposta. Opacho è apparso all’improvviso e mi ha spaventato…»
«Opacho?!!!» domandarono i tre sciamani in coro, mentre anche gli altri tendevano d’un tratto l’orecchio per ascoltare. Quella visita poteva essere collegata ad una sola persona, quindi a niente di buono.
«Be’… sì…» fu la semplice risposta. «Se n’è andato un attimo fa, non l’avete visto?»
Per qualche secondo, nessuno rispose, osservando la faccia perplessa del giovane e la sua consueta ma sempre sorprendente tranquillità.
«E cosa diavolo sarebbe venuto a fare qui?!!» sbottò poi Horo Horo, irritato.
«Be’… mi ha portato un messaggio di Hao…» rispose semplicemente Yoh, alzando le spalle e sorridendo con calma, per poi assumere un’espressione un po’ perplessa. «A quanto pare, vuole parlarmi…»
Detto ciò, rivolse un sorriso vivace a tutti, non curandosi minimamente dei loro sguardi allibiti.
«Vado a cambiarmi! Poi torniamo ad allenarci?»
«MA COME PUOI DIRE UNA COSA DEL GENERE!?!?» esclamarono Ryu e Chocolove, con fare esasperato.
Il ragazzo li fissò con aria perplessa.
«Perché? Qualcosa non va?»
«Ma ti rendi conto che se Hao vuole parlarti proprio ora che il torneo sta per finire, non si prospetta nulla di buono?!!» gridò Manta, puntando un dito contro di lui.
Tuttavia, Yoh non fece una piega.
«Perché? Che c’è che non va?»
«Lasciamo perdere!» sbuffò Anna, seccata. «Su, tornate ad allenarvi, voialtri!!»
Ren fece un sorrisino ironico, voltando le spalle a Yoh, che si voltò a guardarlo.
«Tsk! Oltre che invitarti al bar, ora viene a cercarti anche qui…»
«A quanto pare, andate più d’accordo del previsto…» commentò Horo Horo, sarcastico, infilando le mani in tasca.
Ren osservò per un attimo il cielo limpido sopra di lui. Il secondo torneo si avvicinava. E in quanto a Yoh… probabilmente avrebbe dovuto affrontarlo, prima o poi. Ma l’avrebbe sconfitto ad ogni costo, per poi diventare Shaman King.
«Non potrai stare in eterno da entrambe le parti, credo tu lo abbia capito…» disse freddamente, tornando a guardare il giovane Asakura. «Il torneo finale è vicino, Yoh. Vedi di ricordare ciò che ho detto…»
E facendo un cenno ai compagni di squadra, si allontanò, sotto lo sguardo serio e pensieroso di Yoh.

Hao sorrise tra sé con aria soddisfatta, osservando dall’alto del ramo di un albero il contrasto tra i giovani poco lontani da lui. Forse avrebbe dovuto muovere molto meno di un dito per separare Yoh dai suoi compagni, dall’ultimo ostacolo che si frapponeva tra loro due. Senza volerlo, Yoh stava facendo tutto da solo. Scambiare qualche parola con lui aveva fruttato più del previsto…
Alzandosi in piedi, il giovane si fece circondare dal proprio over soul, allontanandosi in volo, in silenzio.
I compagni di Yoh non sopportavano che loro due si rivolgessero il più piccolo sguardo, men che meno che stessero vicini.
Vedevano Yoh allontanarsi da loro. Avevano paura e ciò non li faceva più fidare appieno del loro compagno. Yoh invece si fidava di loro, e non voleva lasciarli. Ma allo stesso tempo teneva molto al voler stare vicino a lui. Una cosa inutile quanto insensata…
Oh be’… l’avrebbe lasciato fare e avrebbe continuato la partita pur sapendo già il nome del vincitore. I compagni di Yoh erano i dadi, la meta era il Grande Spirito, le caselle ostacolo erano quasi finite. Presto avrebbe teso la mano sulla sua pedina, su Yoh, sulla sua metà. Doveva solo aspettare che si facesse prendere… e intrappolare.
Sorridendo lievemente, alzò lo sguardo al cielo limpido. Era piuttosto bravo a sfruttare le debolezze altrui. Tutti ne avevano. E, nonostante le apparenze… Yoh non faceva eccezione.
  
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