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Autore: Water_wolf    17/05/2013    6 recensioni
Avete presente quelle storie che parlano di angeli? E quelle sui quattro elementi? Ecco, prendetele e buttatele nel cestino perché questa fanfiction non ha nulla a che vedere con la normalità. Perciò, ecco gli ingredienti per questa storia:
-Un angelo rincorso in metro
-Una quindicenne sempre in ritardo
-Una Milano piovosa
-Una sana dose di divertimento
-Tre cucchiai di buona musica
-Cavolate q.b
-Magia in abbondanza
-Quattro Elementi strampalati
-Una missione da compiere
-Un pizzico d'amore (attenzione a non esagerare!)
[Cap. 6 “Prendi appunti coscienza: quando un padre arrabbiato incontra un ragazzo semi nudo in casa con sua figlia, il ragazzo semi nudo è un ragazzo morto”. Il pugno lo colpì in pieno volto, l’angelo cadde a terra, dal labbro era iniziato a scendere sangue. ]
[Cap. 10 Devi aiutarlo. Devi salvarlo. Corri. Più forte. Va’ da lui. Lui ha bisogno di te. Jonas ha bisogno di te. Quei pensieri, quella consapevolezza, le facevano muovere le zampe freneticamente, mentre i cuore aveva abbandonato il petto già da un po’ per trovare una sistemazione più accogliente in gola. ]
Genere: Azione, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"I can’t separate your sins,
To me you’re acting like you’re twins
This is a mess,
Is this a test?
How many guesses do I get?
"
Tangled up, Caro Emerald


Jonas sarebbe volentieri tornato indietro nel tempo, sarebbe ritornato sui suoi passi e avrebbe implorato Astra o Zeigen di ripensarci.
Ma, poi, la sua coscienza si faceva sentire e l’angelo si ritrovava ad acconsentire in silenzio. Sì, perché sarebbe stato molto stupido credere che, anche se avesse accettato l’accordo, non ci sarebbero state delle ripercussioni.
Era venuta la figlia a prelevarlo personalmente, per conto di suo padre, per sistemarlo in una suite d’élite.
Più che camminare Jonas veniva trascinato da due scimmioni vestiti in frac, con tanto di papillon nero e occhiali da sole. Astra si era esibita in un inchino regale e, con un movimento fluido della mano, aveva accolto felice come una pasqua l’angelo nella nuova sistemazione.
Era una stanzina buia e apparentemente minuscola, mentre le pareti mandavano riflessi violetti e magenta. Astra schioccò le dita e un riflettore, come se fossero a teatro, si accese, illuminando una scultura in metallo alta circa due metri.
La giovane si avvicinò, i tacchi allucinanti che schioccavano sul pavimento, i ricci che danzavano sulle spalle, ad essa. Da vicino, Jonas ebbe l’impressione di soffocare.
Era un enorme involucro di rame, munito di viti e grossi chiodi. Il profilo appena sbozzato mostrava una cadenza femminile e, se si guardava bene, si notavano degli accenni dei seni e dei capelli.
<< Ti presento la Vergine di Rame, angioletto. >> disse, maligna.
<< Vorrei dire che è un piacere incontrala, ma proprio non ci riesco. >> si scusò Jonas, sarcastico.
Astra gli accarezzò i capelli, dolcemente. Schioccò ancora le dita e la vergine, dopo cigolii e rumori sinistri, si aprì. Miriadi di aghi spuntavano dal metallo, così come tubi di plastica pronti all’uso, quasi fossero le fila di denti di uno squalo.
<< Avanti, non la vuoi abbracciare? >> fece la rossa, con un sorriso che le arrivava da orecchio a orecchio.
<< No, grazie. >> replicò l’angelo, che  ancora doveva capire a cosa servissero quegli aghi. Astra scrollò le spalle.
<< Mettetelo dentro. >> trillò, e i due gorilla tirarono su Jonas per le spalle. L’angelo si dimenò, provò a scagliare un attacco, ma era troppo debole per opporsi.
Fu sbattuto dentro e, prima che potesse solo gridare qualcosa, la vergine si richiuse. Gli aggeggi scattarono assicurandogli polsi, caviglie, busto e collo; gli aghi si allungarono fino a bucare la pelle dell’angelo, e dai tubi iniziò a fuoriuscire un fluido nero dai riflessi perlacei. Per quanto gli fosse possibile, Jonas imprecò.

Benvenuto, ospite. Io sono la Vergine di Rame, qui per servirla. – gracchiò un auto parlante, facendo rimbombare la voce computerizzata al suo interno – Quando uscirà si sentirà subito meglio, glielo assicuro. Non abbia paura, diventare un Nero è più facile di quanto sembri.

Jonas sgranò gli occhi. Non voleva cambiare, non sarebbe cambiato, niente sarebbe riuscito a togliergli la volontà e le sue ali bianche. Strinse i pugni, cercò di rompere gli agganci, ma invano. E allora urlò, gridò, inveì contro tutto e tutti. Poi il fluido raggiunse la sua pelle, e lui si sentì bruciare, divorare da esso.
“Non mi avrete” pensò, prima di piombare nell’incoscienza.

§


Quando la porta si aprì, la mattina seguente, Chiara balzò addosso all’ignaro maggiordomo, abbaiando l’ordine di toglierle le manette. Seppur riluttante, quello eseguì e la quindicenne fu finalmente libera.
Neanche lo ringraziò, uscendo come un tornado dalla stanza. Bussò insistentemente alla porta di Andrea, poi a quella di Shai e Dimitri. Il Custode della Terra la guardò di sbieco non appena uscì, invitandola a spiegare le ragioni per cui l’aveva cercato. Chiara aspettò che anche i due fratelli si facessero vedere, e parlò.
<< Sentite, >> esordì << io non me ne starò con le mani in mano, non mi girerò i pollici aspettando che Jonas ritorni miracolosamente sano e salvo da noi. Agirò, anche a costo che la Winter mi spedisca in carcere. Ho intenzione di ritornare là dentro e salvare J. >>
<< E’ una follia. >> ribatté Andre’.
<< Appunto. >> rincarò Shai.
<< Ma non sono forse le pazzie quelle che ci piacciono di più? >>
I due si voltarono simultaneamente verso di Dimitri, che alzò le mani in segno di resa. Chiara incrociò le braccia.
<< Perché vi  rifiutate? Preferite venir trascinati dagli eventi sottraendovi alle scelte? >> li accusò.
La violinista la fissò negli occhi, frugando nei suoi occhi la scintilla che aveva visto Jonas, quella che l’aveva fatto innamorare di lei. << Non credo che bussare alla porta di Zeigen sia ciò che dobbiamo fare. Dovremmo, piuttosto, concentrarci sullo scoprire qualcosa in più sui vostri poteri innati. >> propose.
<< Senza contare che >> intervenne Dimitri << Emilia ha bisogno di riprendersi prima di tentare una nuova offensiva. >>
<< Ma non abbiamo tempo per questo! >> sbottò Chiara.
Sapeva che era da egoisti pensare solo al proprio tornaconto, e che avrebbe dovuto precipitarsi dalla sua migliore amica prima che da Jonas, ma non riusciva a immaginare l’angelo alla mercé di Zeigen senza che lo stomaco le si attorcigliasse. Perché, perlomeno, Emilia era al sicuro lì alla Residenza Winter, mentre Jonas no.
<< Mettiamo la proposta ai voti. >> suggerì Andrea, con fare democratico.
<< Ok. >> concordarono all’unisono.
<< Chi è a favore di Chiara alzi la mano. >> dichiarò il Custode della Terra.
Se alzi quella zampa te la taglio, intimò Shai, sperando che Dimitri la sentisse. Lui la udì eccome, e non si azzardò a farlo, benché non fosse del tutto contrario.
<< Chi preferisce indagare sui nostri doni, invece? >>
Andrea, Shai alzarono la mano, poi si aggiunse anche il ladro, borbottando qualcosa d’incomprensibile. Chiara avrebbe avuto voglia di rompere tutto ciò che le si parava davanti da lì a un chilometro, ma si trattenne, dicendosi che quella era la democrazia.
<< Bene. >> sentenziò. << Fate come preferite. >>
Perché io lo farò, avrebbe voluto aggiungere, ma tenne quella considerazione per sé. 

§


Shai e Andrea avevano subito deciso di mettersi all’opera, così ottennero il permesso di frugare tra tomi, saggi e scartoffie varie raccolte nella Biblioteca della Residenza Winter.
Chiara e Dimitri, invece, si informarono sulle condizioni della Custode del Fuoco.
<< E’ molto meno grave di quello che pensavate. >> rispose loro un chirurgo che l’aveva operata, alla domanda “sopravvivrà, non è vero?” << Le abbiamo somministrato un bel po’ di SonnenblumeTieg, per questo pomeriggio sarà già in gran forma. >>
I due si scambiarono un’occhiata, sperando che almeno l’altro avesse capito che cosa fosse SonnenblumeTieg.
<< La possiamo vedere? >> domandò la quindicenne.
Il chirurgo scosse la testa << Meglio questa sera. >>
Poi, accorgendosi che i ragazzi non erano molto convinti, aggiunse, in tono di sufficienza << Vedete, la nostra medicina è molto più avanzata di quella che conoscete sulla Terra. Quindi, se vi dico che la potrete vedere dopo, credetemi. E ora filate, non ho tempo da perdere! >>
Il chirurgo li superò a passo spedito, e Chiara gli fece la linguaccia. << E chi ha voglia di aspettare? >> sbuffò.
Dimitri scrollò le spalle. << Io non mi farò ammanettare perché ho disobbedito al ‘signor nomi incomprensibili’ qui. >>
La quindicenne si morse le labbra, si prese una ciocca di capelli tra le dita e iniziò a lisciarla. Un sorriso malizioso le comparve sul volto, mentre si girava a scrutare il ladro.
<< Non è che segui gli ordini solo perché vuoi trovare la tua Emilia fresca e riposata, pronta per un po’ di flirt? >> lo stuzzicò.
Dimitri fece un mezzo sorriso e, se non fosse stato per la carnagione olivastra, si sarebbe notato che era diventato rosso fino alla radice dei capelli. Roteò un dito attorno alla tempia, un’espressione simile a quella d’un clown stampata sul viso.
<< I film mentali fanno male, Lyra. >>
<< Ah sì? >> obbiettò lei.
<< Ah-ah. >> rispose lui, continuando a far ruotare l’indice.
<< Secondo me ti piace. >> disse Chiara, scoccandogli un’occhiata indagatoria.
<< Certo, la adoro come un doberman con la rabbia che cerca di abbracciarti. >> replicò.
La quindicenne soffocò una risata. Alzò un sopracciglio, e gli puntò un indice accusatore contro, come se fosse una bacchetta magica.
<< Non sarebbe meglio dire come un cucciolo di panda? >>
Dimitri si batté una mano sulla fronte, la bocca una “O” di scherno. << Lo sapevi che i cuccioli di panda sanno essere molto pericolosi? >>
<< Dimitri, non sparare cavolate. >> lo riprese.
<< Sul serio. >> ribatté lui << Immagina un piccolo e paffuto cosetto bianco e nero, >> illustrò, creando con le mani un’immagine di una foresta << sta mangiando tranquillo il suo bambù quando, puf, arriva un’orribile ragazza castana. >> manipolò lo spazio, mostrando un sosia di Chiara davvero orripilante << Il panda si spaventa, afferra il suo bastoncino e lo punta contro il mostro. Ma la ragazza non si ferma, e arriva a qualche centimetro dal cucciolo. E allora… >> l’immagine scomparve, e il ladro mollò uno scappellotto a Chiara.
<< Ahia! >> si lamentò. Fece per colpirlo ma il ladro era già scomparso. << Non la passerai liscia! E scoprirò se ti piace davvero Emy! >> gridò.
Assunse l’espressione più compunta che conoscesse e si avviò a testa alta per il corridoio che portava ai piani superiori. Certo non l’avrebbe fatto quella giorno; aveva altri programmi in testa.

§


Le stelle brillavano di una luce bianca quella notte, bucando il cielo scuro con tanto bagliore. Chiara aveva sempre amato quegli astri, così vicini eppure così lontani. Ma a Upward le vedeva da un’altra prospettiva: non erano più puntini lucenti, ma fuochi che bruciavano nel cielo, e riflessi rossi e azzurrini li facevano assomigliare a tante piccole fatine.
Chiara lanciò un’occhiata allo specchio a parete e, vedendo riflessa la propria determinazione, pensò che non avrebbe mai potuto fallire. Si legò i capelli nocciola in una coda alta, si sistemò le pieghe del pull blu di Prussia e, senza conoscere bene il motivo, si passò un velo di rossetto ciliegia sulle labbra.
Forse era perché, in ogni film d’azione che aveva mai avuto l’occasione di guardare, la protagonista era una donna forte, sicura di sé e sexy, mortalmente sexy. E Chiara si sentiva come nel bel mezzo d’un set, a recitare una parte di rilievo, dando il meglio delle sue capacità.
Spalancò la finestra, osservò per qualche battito di cuore le stelle infiammare la notte ancora giovane, e ruotò lentamente un polso, che venne subito circondato da un fiumiciattolo d’acqua. Avanti, pensò, e scivolò sopra una scia argentea giù dalla finestra.

§


Emilia si era aspettata di provare un dolore lancinante al minimo movimento, invece, accadde tutto il contrario. Riuscì a mettersi seduta senza sforzo, e persino a muovere qualche passo per la stanza. Era tardo pomeriggio; le 18.00 erano passate da un quarto d’ora. Un’infermiera si era assicurata che non facesse pazzie, così la informò che, per lei, le visite sarebbero state concesse più in là.
La Custode del Fuoco aveva accettato di buon grado, pensando che si sarebbe concessa un po’ di tempo per riposare. Ma le ore passarono, le energie tornarono quasi appieno, e la noia era diventata la sua unica compagna.
Quando ormai aveva perso le speranze che qualcuno arrivasse –stava già assaporando l’amarezza che le aveva provocato l’assenza di Chiara- qualcuno bussò. Diede le spalle alla porta, facendo finta di dormire.
Quel qualcuno spostò uno sgabello, facendo stridere il pavimento, e rimase in silenzio. Bocciò il pensiero che le suggeriva che lo sconosciuto fosse Chiara, e rimuginò su chi sarebbe stato zitto in quella situazione.
Forse Andrea, pensò. Poi una voce familiare diede riposta alle sue domande. << Mi avevano detto che con quel… mmh… SonnenblumeTieg saresti stata in gran forma per oggi pomeriggio. Tzè, i medici sono proprio degli inetti. Perché tu stai dormendo, e io sto parlando con praticamente nessuno. Quando mi rinchiuderanno in manicomio, la Winter la pagherà cara. Che simpaticona, non sembra anche a te? >>
Emilia s’impose di non rispondere, benché il cuore le battesse a mille e le parole erano a fior di labbra. Perché, di tutti quelli che potevano venire, proprio lui? Perché, Dimitri?
<< Io non sono mai stato pessimista >> il suo tono si era fatto gravido di malinconia, di serietà << ma devo ammettere che non mi conosco per niente. Sapevo già che cosa sarebbe accaduto, tre giorni fa, quando il Presidente ha detto ciò che ha detto. E le mie teorie su un possibile Armageddon non si sono, poi, rivelate così errate. Pensavo saresti morta… lo sai? In un certo senso, l’idea che morissi non mi rendeva felice come pensavo, libero dalla ragazza che mi aveva fatto svenire il primo giorno che ci eravamo incontrati. Se potessi, farei in modo che la mia mente non formulasse certi pensieri su di te, anzi, probabilmente preferirei soffrire di amnesia temporanea di breve durata per dimenticare il tuo viso, puntualmente, ogni cinque secondi. Sei una scocciatura unica, sappilo. Me ne lavo le mani, io te l’ho detto, se dormi o no non importa, ora sai che sei così irritante da non lasciarmi scampo nemmeno nella mente. Ah, me ne vado. >> sbuffò, spostando rumorosamente lo sgabello.
Una mano lo afferrò per il polso, facendolo girare di scatto.
Merda, pensò il ladro.
Emilia lo scrutava con i suoi occhi castani, le pagliuzze mogano che danzavano chissà quale ballo, inchiodando il ragazzo in quella posizione.
<< Potrò essere tutto quello che vuoi, ma tu sei l’essere più strano che abbia mai incontrato. >> iniziò, cercando di mantenere un tono mesto << Sai, a volte vorrei strozzarti ma, in un certo senso… mi piaci. >>
Persino alla bionda quelle parole suonarono stonate, sbagliate. Sono una vera idiota, pensò, perché lei non sapeva chiaramente quali sentimenti provava nei confronti di Dimitri.
<< Che… che cosa intendi dire? >> domandò, temendo la risposta che avrebbe potuto dargli la ragazza.
<< Be’… che potremmo provarci, no? >>
Il ladro fece finta di non aver capito. << Provare a fare che cosa? >>
<< A essere qualcosa di più che amici, o compagni. >> sussurrò Emilia.
Dimitri tremò impercettibilmente. Poi, rise. Un riso folle e irrazionale invase la stanza, e il ladro si passò più volte una mano nei capelli.
<< Io me ne vado. >> sentenziò, aprendo la porta e uscendo dalla stanza. La Custode del Fuoco rimase un attimo imbambolata ma, non appena si rese conto del rifiuto, si sentì in dovere di fare qualcosa.
Emilia si alzò dal letto, senza curarsi delle lenzuola che caddero sul pavimento. Si trascinò dietro la flebo, come una propagazione del suo corpo, e andò spendita verso Dimitri.
<< Possiamo provarci, aspetta, Dimitri! >> gridò a pieni polmoni, nel mezzo del corridoio.
Le sembrava d’essere su un set cinematografico, quando la protagonista supplicava l’amato di non lasciarla. Il ladro si volse verso Andrea, il quale voleva vedere in che condizioni si trovava Emilia, totalmente ignaro di ciò che era successo tra i due.
<< Andrea. >> lo chiamò Dimitri.
<< Sì? >>
<< C’è una cosa che non ti ho mai detto… >>
<< Che cosa? >> La sua voce tremò.
Il ladro si fiondò su di lui e premette violentemente le proprie labbra sulle sue. E, con una recitazione degna di Oscar, disse << Ti ho sempre amato. >>
Si voltò, per poi scomparire con eleganza.
Emy fissava Andrea con la bocca spalancata, così come il ragazzo.
<< Tu non sei gay, vero? >> La domanda rimase sospesa nell’aria.
Sipario!

***

ANGOLO DELL'AUTRICE DA MANICOMIO
Ok Hahahahah io mi sto scompisciando! Lo amo troppo quel ragazzo, troppo! *-*
Sono una specie in via d'estinzione, per favore, se mi trovate eccessivamente demente, non esitate a sopprimermi, che salverete il mondo da tanta stupidità!
Capitolo un po' d'intermezzo *è tronata in sé, finalmente*, il prossimo sarà un po' più eccitante, con un salvataggio sul filo del rasoio compreso.
Dato che questa settimana tutti i cinema italiani hanno abbassato il prezzo dei biglietti a tre euro, qualcosa è scattato nella mia mente e mi sono detta: "perché non rendere un po' stile film questo capitolo?"
Il "SonnenblumeTieg" è un miscuglio di parole che non ha un significato preciso, Sonnenblume vorrebbe dire 'girasole' in tedesco, mentre 'Tieg' intruglio, impasto...
Mi serviva un nome strano, ecco.
Spero di riuscire ad aggiornare presto, perché ci sono un po' di interrogativi c:
Jonas diventerà un Nero? La Winter scoprirà i piani di Chiara? Andrea con che cosa ucciderà Dimitri? Emilia concederà una sepoltura al suo cadavere?
Ora mi dileguo, che devo ancora smettere di ridere!

Water_wolf

 

  
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