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Autore: ehyitsanerd    17/05/2013    0 recensioni
"Ecco che tutte queste domande ed i pensieri più sbagliati venivano a farmi compagnia. Ed io lì, accovacciata a terra, con le ginocchia alla stessa altezza degli occhi, la testa abbassata, gli occhi socchiusi, quasi in transe, mentre le lacrime bagnavano il mio corpo e il freddo dell'Inverno asciugava tutto con le sue folate di vento fredde e gelide come il cuore della gente."
Genere: Drammatico, Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'incamminammo verso la classe, tremendamente vuota, sembrava quasi abbandonata a se stessa, come me.
Le mie ragazze, sì, amo chiamarle così, si erano sedute. Sofia, Clara e Devonne sembravano così felici ed io... come al solito ero depressa.
Cercavo di abbozzare qualche sorrisetto falso per non farle preoccupare, infondo... sarei stata solo un peso per loro.
Non volevo rovinare le loro giornate, così piene di sole e di chiacchiere, per una stupida depressione che non credevo importasse a qualcuno.
Come al solito arrivarono un gruppetto di ragazzi, proprio dopo un minuto che entrai in classe, e mi presero in giro... cominciarono a chiamarmi "grassa, stupida, cretina, brutta" e con mille altri nomignoli che non starò qui ad elencare, mi urterebbe ancora di più.
Le mie amiche non se ne accorsero, ma non potevo far loro una colpa, me la dovevo sbrigare da sola.
Così, dopo che mi derisero alle spalle e si allontanarono da me... ero finalmente libera di prendere il cellulare e collegarlo alle cuffie prima che sarebbe arrivata la professoressa della 1ª ora.
Così feci. La prima canzone che mi partì dalla mia playlist "depressa e monotona" come la chiamavano le persone che mi circondavano, era"don't forget".
Amavo quella canzone e per quanto potesse davvero farmi star bene, cercai di ascoltarne ogni singola parola, proprio come sto facendo ora mentre scrivo.
Ad ogni modo, ascoltai solo quella, perché l'inizio della successiva fu impedito dal "buongiorno" della professoressa che era appena arrivata. Era estremamente bella, alta, snella, carnagione olivastra e tratti meridionali. Aveva una proprietà di linguaggio davvero elevata. Era la seconda professoressa, dopo quella di Greco, che mi colpì non appena le vidi.
Erano belle ed intelligenti, e mi facevano star bene con i loro sorrisi, ma gli altri non lo capivano e mi prendevano in giro chiamandomi "lesbica" anche per questo.
Però, proprio non capivo. Come potevano chiamarmi così solo per cercare di somigliare a quelle donne così acculturate e sofisticate come loro? Tutti si prendevano gioco di me e no, non faccio la vittima... è così. La prima ora passò così velocemente proprio come tutte le altre finché non arrivai alla quinta.
Quel giorno dovevamo uscire alle 14:00, quindi mi restava ancora un'altra ora prima di poter tornare a casa, mangiare e studiare e... beh, piangere. L'ultima ora fu proprio la più dura... dopo aver fatto il compito di Storia alla quarta, credevo che avrei potuto riposarmi e ascoltare la spiegazione della professoressa, ma quest'ultima, anch'ella così accurata ed umile, decise di interrogarmi.
Beh, non andai proprio bene e non riuscii a prendere la sufficienza... non ci riuscivo mai con lei. Mi diceva che vedeva i miei sforzi, ma per quanto tentassi di non affogare, non riuscivo proprio a nuotare bene.
Tornai a posto, con la testa abbassata, gli sguardi stupiti dei miei compagni di classe e quelli tristi e dispiaciuti delle mie amiche che mi consumavano dentro. Mi mettevano un'ansia tremenda.
Saranno stati proprio quelli a farmi sudare freddo.
Non volendo più sopportare quella situazione, decisi di andare in bagno.
Mentre camminavo per i corridoi della scuola pensai al fatto che ultimamente la mia media era calata, soprattutto in quella materia. Il 4 e mezzo non me lo meritavo, io studiavo... e mi sembrava ingiusto. Inoltre tutti i sorrisi, le risate dei miei compagni che avevano preso almeno la sufficienza mi facevano capire quanto fossi sbagliata.
La scuola ed il mio rendimento scolastico erano le cose a cui tenevo di più... aspiravo a molto.
Appena entrai in bagno sentii una forte puzza di fumo; alcune ragazze stavano fumando. Le sentivo parlare dei loro problemi e del fatto che li superavano attraverso quell'aggeggio. Non ci pensavo minimamente a toccarla, ma poi... all'improvvisamente, decisi di ripensare alla promessa che feci con la mia amica.
Presi la prima cosa che mi capitò, e... il resto lo potete immaginare. Non voglio spiegare esattamente ogni singolo passaggio così minuziosamente da farvi immaginare che cosa feci... resta a voi capirlo. Mi sentivo, in un certo senso, soddisfatta della mia vita quando lo facevo. Un taglio e via, come se volessi dare per l'appunto uno "strappo" alla mia vita.
Abbassai le maniche della maglia fino ai polsi e tornai in classe con un grande sorriso, simile a quello di Demi. Nessuno si accorse di niente, a parte dei miei amici che si accorsero della carta igienica che si era attaccata alle punte delle scarpe da ginnastica e cominciarono a deridermi anche per quello finché non suonò la campanella.
Avrei voluto salutare le mie amiche ma ero arrabbiata e delusa, non per loro, ma per me stessa.
Così uscii dalla classe, sperando che almeno il compito fosse andato bene e mi diressi nel pullman.
Ero sola anche lì, nessuno si sedeva vicino a me... e quindi misi gli auricolari e continuai ad ascoltare delle canzoni di Demi.
Quando arrivai sotto casa mia, mangiai velocemente e mi misi sul letto a pensare a ciò che mi era successo mentre il rumore della pioggia fuori mi faceva vibrare il cuore e l'anima.
Mi addormentai piangendo e mi svegliai tre ore dopo, con le mani di mia madre e mio padre che mi accarezzavano il volto mentre sentivo discussioni del tipo:" cosa le sarà successo? Perché ha le labbra rosse e il viso pallido?"
Loro credevano che io dormissi, ma in realtà riuscivo ad ascoltare molte più cose di quanto facessi da sveglia.
Quando se ne andarono, accesi il tablet e controllai la posta. "NO MESSAGES". Mi sentivo morire dentro.
Nemmeno le mie amiche mi avevano scritto, mi sentivo così male.
Ma infondo non potevano crearsi una vita su di me, per compensare i miei fallimenti. Così me ne feci una ragione, mi girai a sinistra e, dopo aver fatto scorrere una lacrima sul cuscino, mi addormentai con la frase "our love is like a song, you can't forget it at all" della canzone di Demi.
  
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