Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: breathrauhl    19/05/2013    2 recensioni
"in quel momento anch'io avevo ripreso a vivere, avevo ritrovato me stessa nel suo battito cardiaco"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Alla fine un po’ tutti pensano alla morte come consolazione, come riposo eterno dal dolore,  tutti cercano le risposte alle loro sofferenze nella morte.

Il forte odore di medicinali mi pungeva il naso e il ticchettio fastidioso della macchina che controllava il cuore mi fece svegliare.
Ero in un letto d'ospedale.
Lenzuola bianche.
Camice azzurro.
Tipica paziente di dr. House, solo che quello non era un telefilm, era la mia vita.
Portai lo sguardo ai miei polsi, erano completamente fasciati.
Non riuscivo a muoverli, appena lo facevo il dolore mi percorreva il corpo e sentivo come se una lama stesse incidendo sulla mia carne.

"Hanna" urlò mia mamma con il fiato che le si fermava in gola.
"Hanna ti prego rispondimi, Bruce aiutami, qualcuno mi aiuti"
Non avevo neanche la forza di rispondere l'unica cosa che volevo era dormire.
Sentivo che ero stanca, stanca come non mai.
I miei occhi si stavano per chiudere quando l'unica cosa che vidi per ultimo fu il tentativo di mia madre di togliermi una lametta dalle mani, mentre le sue diventavano rosse toccando il sangue che mi sporcava l'intero braccio.
Scorreva sempre più.
Ogni goccia sporcava il pavimento.
Ogni goccia conteneva il mio dolore, il mio senso di vuoto, ogni mio fallimento, ogni goccia era una liberazione per me.

Tutto affiorò alla mia mente e in un istante e realizzai che quella notte avevo tentato il suicidio.
Mi alzai da quel letto così velocemente che tutto intorno a me divenne nero per qualche secondo.
Quel buio era lo stesso che vidi la notte prima, prima di chiudere gli occhi mentre le urla di mia madre diventavano sempre più lontane e il mio corpo meno stanco.
Aprii la porta della mia camera e probabilmente doveva essere notte perché nessun infermiere o dottore aggallava i corridoi.
Percorsi l'intero corridoio senza trovare nessuno.
Bella sicurezza,davvero.
Qualsiasi malato di mente sarebbe potuto entrare con una pistola e sparare all'impazzata.
Troppi telefilm.
Continuai la mia camminata finché non notai la una scritta che segnava un reparto.
"Psichiatria"
Sentì i polsi pulsarmi e la schiena piena di brividi.
Avevo tentato il suicidio la notte scorsa,non è una cosa normale né io lo ero.
Nessun dottore mi aveva dato la diagnosi di malata psicopatica quindi avevo ancora la mia dignità mentale o almeno lo speravo.
Cambiai direzione e proseguii per un altro corridoio.
Finalmente vidi qualcuno di familiare.
Mia madre.
Allungai il passo, ancora non riuscivo a correre e se ci provavo rischiavo di cadere a terra.
Vidi che entrò in una sala e la porta le fu aperta da un dottore che la invitava ad accomodarsi.
Mi avvicinai silenziosamente alla porta e spiai dalla tapparella che lasciva intravedere qualcosa.
Il dottore era un uomo di mezza età,sulla cinquantina.
Capelli brizzolati, un po’ lunghi occhi azzurri e tipico camice bianco.
"Joann ho letto la cartella clinica di tua figlia e dovrei darti la diagnosi è bene che tu l a sappia da me"
Come faceva quel l'uomo a sapere il nome di mia madre?
"Voglio sapere tutto Simon"
Bene, e come faceva mia madre a sapere il suo di nome?
Ho tentato il suicidio non sono stata in coma per anni.
Mi sfuggiva qualcosa.
"Sul corpo di tua figlia sono state ritrovate numerose lesioni sui polsi, gambe e alcune sul collo"
Si fermò d'un tratto e distolse lo sguardo dalla cartella clinica per dirigerlo su mia madre
"E.."
"Continua Simon"
Lo interruppe mia madre.
"Joann mi dispiace molto ma hanno cercato di violentare tua figlia, oltre a quelle lesioni ce ne sono altre, non causate da lei"
Avevo il corpo bloccato, il cuore che quasi non batteva più e il respiro che credo si fosse consumato del tutto.
"Simon cosa stai dicendo?  Hanna? non può essere"
Il dottore si alzò e si diresse verso mia madre che ormai si era alzata ed era in un angolo della stanza.
"Joann con una giusta terapia possiamo aiutarla"
Prese mia madre per un braccio e la tirò a se, lei si rifugiò tra le sue braccia.
Quelle braccia non erano di papà.
Vidi qualcosa che mi fece più male dei tagli ai polsi, qualcosa che mi fece rabbrividire ancora di più.
Mia madre stava baciando un uomo che non era mio padre.
Ero sconvolta.
Nel giro di tre minuti avevo scoperto che mi avevano violentata e che mia madre aveva una relazione con un altro uomo.
La mia vita mi sorprendeva ancora una volta.
"Signorina cosa sta facendo?"
Una voce mi fece quasi tremare dallo spavento che mi girai di scatto balbettando un "io?"
"Si proprio tu, andiamo l'accompagno in camera"
Non so cosa mi prese ma inizia a correre così veloce che non sentivo neanche un dolore.
"Signorina di fermi! Dove va? Signorina!"
La voce dell'infermiere era sempre più lontana.
Correvo, non sapevo dove.
C'erano miliardi di stanze,corridoi,ascensori.
Vidi alcuni infermieri che iniziarono a rincorrermi ma io aumentavo il passo.
Mi sentivo come se fossi uno di quei personaggi dei video game che scappano dai cattivi ma a poco a poco finivano le energie.
Ero troppo stanca.
Dovevo fermarmi.
Mi catapultai in una stanza.
Entrai e chiusi la porta dietro di me.
Grandioso la mia vita migliorava sempre più.
Ero finita in un obitorio.

  
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