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Autore: darkronin    21/05/2013    2 recensioni
“Voi non siete l'unico popolo. Né siete l'unica minaccia. Il mondo si sta riempiendo di esseri fuori dal comune che non possiamo controllare”
La Terra e i suoi abitanti sono davvero al sicuro, ora che la minaccia dei Chitauri è stata debellata, o quella che si è abbattuta su New York era solo l'avanguardia di una guerra più complessa e articolata?
- - - - Crossover Avengers-X-men col Marvelverse più in generale (come dovrebbe essere in realtà)
- - - Personaggi principali aggiuntivi: Wolverine, Deadpool, Gambit, Rogue, Nightcrawler, Spiderman – nella seconda parte anche Antman, Wasp, i Fantastici4.
- - Limitate apparizioni di personaggi già noti: Thor, Loki, Odino, Hulk, Jane Foster, Erik Selvig, i senatori Stern, Kelly e Boyton.
- Altri, per ora secondari ma non meno importanti ai fini della trama: Sinistro, Emma Frost, Jean Gray, Ciclope, Xavier, Mystica, Magneto, Morph, Donna Ragno, DareDevil, Angelo, Tempesta, Kitty Pride, Colosso, Psylocke, Fantomex, Visione, Daisy, DumDumDugan, Contessa Allegra Valentina di Fontaine, Norman Osborne, Hela e Sigyn
+Riferimenti a Civil War, Dark Reign
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'ira degli eroi'
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43. Tutti a casa.







ATTENZIONE, Episodio conclusivo di lunghezza DOPPIA rispetto al solito.
Avrei potuto spezzarlo in due ma sarebbero venuti, comunque, un micro capitolo e un macro capitolo... quindi ho deciso di tenere tutto insieme...
Prendetevi del tempo per leggere tutto.
Ci vediamo sotto per i saluti.


Era tardo pomeriggio inoltrato quando i tre geniali scienziati emersero dal loro buco trascinandosi dietro una Susan fiaccata nel fisico e nella mente. Nonostante Visione, dopo un'iniziale resistenza, si fosse lasciato studiare senza tentare di ostacolarli, la donna aveva dovuto comunque tenere alta la guardia per prevenire un qualunque colpo a sorpresa. Peter era rientrato alla base e si era trasferito nella camera di Jhon, la versione miniaturizzata di una sala giochi dove si erano riuniti praticamente tutti i maschi della squadra.
Le donne, invece, si erano sparpagliate tra la sala lettura e il laboratorio sartoriale improvvisato di Janet. Coulson, insieme al suo venerato Capitano Rogers, non le perdeva un attimo di vista, facendo la spola tra i due ambienti.
Si riunirono, quindi, tutti in cucina, chi seduto all'ampio tavolo rotondo, chi appollaiato sui mobili della stessa, chi sui gradini che portavano dalla zona cottura alla sala da pranzo vera e propria e chi, ancora, stava in piedi, braccia conserte.
“Siamo venuti a capo di quella cosa...” annunciò Stark.
“In sola mezza giornata?” domandò Rogers scettico.
“Siamo tre scienziati geniali” replicò compiaciuto Pym
“E pazzi!” precisò Wilson
“Cosa può capirne uno che viveva ancora a lume di candela e che solo un mese fa si sorprendeva che l'Helicarrier fosse alimentato da una qualche forma di elettricità?” rincarò Stark, chiudendogli la bocca una volta per tutte.
“E cosa avete scoperto?” domandò, allora, il soldato, cercando di non sembrare più offeso di quanto non fosse in realtà.
“Rescue!” chiamò allora il magnate “Scortate qui il nostro ospite...”
“Rescue?” sbigottì Pepper “Cosa le hai fatto?” strepitò furibonda
“E' una Mark come tutte le altre e tu neanche la volevi!” valutò Tony incuriosito da quello strano comportamento “Ti avevo detto che saresti stata servo assistita... ora che Visione ha rimosso il suo blocco alle armature è, semplicemente, nuovamente autonoma...”
“Quindi non ero io a pilotarla davvero?” domandò, offesa e delusa.
“Certo che sì” replicò lui mentre la porta della sala si apriva silenziosamente “Se vuoi che faccia tutto lei glielo devi solo dire...”
“E quando pensavi di avvertirmi?” domandò allora, indispettita
“Ti ho avvisato!”
“No che non l'hai fatto!”
“...Me ne sarò scordato...” ammise dubbioso “O l'avrò dato per scontato...”
“Certo, genio!” sibilò lei
“Se avete finito di battibeccare...” proruppe ancora il mercenario “Potresti spiegarci?” domandò con un'alzata del mento verso le tre macchine che avanzavano nella sala, marciando in sincrono: le due armature sospingevano tra loro Visione, in tutto e per tutto identico a come l'avevano incontrato quella stessa mattina.
– Voglio porgere a lor signori le mie più sentite scuse – proclamò l'androide inchinandosi al cospetto di quella piccola folla.
“Sì sì, basta ciance” borbottò Pym mentre svitava un barattolo di biscotti e cominciava a servirsi avidamente senza offrire a nessuno.
– Permettete di presentarmi nuovamente. Il mio nome è Visione e sono stato creato come primo prototipo di macchina senziente per la caccia e la cattura di particolari forme di vita.
I presenti si fissarono negli occhi, sgomenti “Le Sentinelle sono state annunciate solo stamattina...” protestò qualcuno.
–Sono decenni che le ricerche vanno avanti e si lavora sui prototipi. Ora, per essere operative nel più breve tempo possibile, era tempo di testare me, il vero prototipo, dopo Ultron che è stato accantonato e prodotto solo a metà.–
“Cosa è andato storto?” domandò Pym curioso di sapere quale falla potesse mai avere un suo progetto, per quanto rubato, copiato ed usato con finalità completamente diverse da quelle originarie.
–In Ultron, la lega di adamantio e titanio....–
“Ma l'adamantio...” sbigottì Stark al sentir nominare la lega metallica praticamente indistruttibile
–Non ci si può difendere da se stessi.– disse serafico l'androide voltandosi a osservarlo coi suoi occhi inespressivi –La scoperta, tardiva, è stata realizzata solo qualche mese fa a Salt Lake City: l'adamantio secondario, di cui Ultron è rivestito, era più fragile dell'adamantio Beta. Non è, quindi, completamente invulnerabile oltre a essere già troppo costoso. Inoltre, resta comunque un metallo soggetto al magnetismo e si è ben pensato di evitare di servire su un piatto d'argento un così bel giocattolino a uno dei principali avversari–
“Scusa la domanda....” proruppe Rogue, sconcertata “Qual'è la differenza tra adamantio secondario e adamantio Beta?”
“L'adamantio Beta è una modificazione che subentra in seguito a una reazione con l'elevato fattore di rigenerazione del corpo mutante ospite” spiegò Wade sbracato coi piedi sul pianale della cucina e le braccia incrociate dietro la nuca “Con adamantio secondario si indica il processo con cui si può produrre dell'adamantio in quantità maggiori, a costi molto più bassi, sacrificandone però parte della resistenza. Rispetto ai più duri acciaio e titanio è più elastico e resistente alle armi convenzionali... missili balistici compresi. Però, rimaneva inadatto allo scopo. Giusto?”
– Perfetto– concordò Visione
“Ma allora tu di cosa sei fatto se la formula di Ultron non andava bene?” domandò Pepper curiosa
– Mescolate all'adamantio ci sono delle particolari cellule sintetiche... –
“Lasciami indovinare...” borbottò sarcastica Janet “Le particelle Pym?”
– Esattamente! La mescola è stata prodotta dalla Zydex e, in questo modo, posso alterare la mia massa corporea, replicare qualsiasi funzione organica ed essere sia intangibile come l'aria sia duro come il diamante.1
“Eri praticamente indistruttibile, insomma...” fischiò ammirato Tony “Abbiamo avuto davvero fortuna...”
“Ne abbiamo avuta davvero tanta, a partire dai Chitauri...” aggiunse Clint
– Produrre un esemplare come me, però, costa il doppio o il triplo di Ultron.–
“Perché produrti, allora?” domandò sconcertata Pepper “E' illogico”
–Il mio creatore, lo stesso Ultron, è riuscito ad assemblarmi come voleva lui, inserendosi nei computer e dirottando fondi. Mossa astuta che può essere mascherata una volta o due. Ma non per un intero esercito che, visti i costi, non verrebbe mai approvato. Inoltre, aveva voluto migliorarmi, fornendomi il pensiero autonomo che lo contraddistingueva, proprio perché conscio, in qualche modo, che sarei stato un esemplare unico. In questo modo, inoltre, lo liberavo dall'incombenza di dovermi gestire a distanza e potevo effettuare scelte critiche. Gli altri prototipi...– continuò Visione – ...sono stati scartati uno dopo l'altro per motivi di sicurezza. Ricordate tutti...– aggiunse fissando Tony con lo sguardo vitreo delle lenti spettroscopiche che aveva al posto degli occhi –... cos'è successo con Ivan Vanko. Un solo uomo avrebbe potuto dominare il mondo con la sua squadriglia di droni armati. Se solo si fosse concentrato sull'obiettivo giusto–
“Stavano per fare secchi bambini che portavano la maschera di Iron Man!” protestò Tony rabbrividendo al ricordo di come fosse intervenuto appena in tempo.
– Motivo per cui io sono stato dotato di coscienza e loro sono stati scartati– affermò sicuro Visione.
“Justin Hammer...” sibilò Stark indispettito
“Aspetta!” intervenne Rogers che si affaccendo nel cercare un pezzo di carta “Ecco qui...” disse scorrendo la lista e fissando i due X-men che già avevano parlato di qualcosa che gli era suonato familiare “L'avevo già sentito. Quel tale, Magneto, ce ne aveva parlato, quando ci aveva riferito di quella strana riunione...”
Stark spostò lo sguardo da lui ai due mutanti che, con un cenno del capo, gli fecero capire che era tutto lo stesso argomento. E che l'avrebbero affrontato in separata sede. “Le Sentinelle” disse solo Rogue “Tutto riporta a questo”
“Quindi, i droni che due anni fa hanno attaccato all'Expo erano dei prototipi per le Sentinelle?” domandò Natasha con tutta tranquillità, nemmeno stesse chiedendo l'ora al primo passante per strada.
– Sì– rispose altrettanto semplicemente Visione.
“La prossima mossa?” domandò qualcuno dal fondo della sala
– Non ne ho idea– ammise serafico l'androide – Ma posso presumere che, dopo il mio fallimento e non potendo stanziare più fondi così ingenti, torneranno alle semplici macchine. Magari comandate, ciascuna, da un singolo uomo. Direttamente o a distanza. Più probabilmente si tratterà, ancora una volta, di droni: un conto è buttare i soldi dei contribuenti, un altro giocarsi un abile pilota in uno scontro diretto. Oppure, possono incrementare la banca dati per una scelta dell'androide più mirata ed evitare, così, di commettere certi errori grossolani e superficiali e risparmiare sugli operatori. Sì. Propendo per questa soluzione. Gli umani sono inclini alle scelte personali, le macchine no: sono ciecamente fedeli–
“Tu no, però” lo corresse Peter Parker che per tutto il tempo aveva preso appunti.
– Io sono un androide dotato di raziocinio– replicò la macchina indignata.
“E' semplicemente andato in crash quando ha scoperto che avrebbe dovuto affrontare il creatore del suo creatore” lo aggiornò Stark
– Dio!– convenne Visione.
Se non fossero stati più che certi della sua natura artificiale, avrebbero giurato di sentire nella sua voce una punta di ammirazione estatica.
“Ancora?” sbottò Stark “Pym NON è Dio!” sillabò a beneficio della macchina che sembrava non essere poi così intelligente.
“Ti brucia, eh, che qualcuno consideri me -e non te- lo Scienziato Supremo della Terra2?”
Rogers fissò prima Visione, quindi spostò la sua attenzione sui due scienziati e scosse la testa mormorando avvilito “Che Blasfemia!”

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Era ormai ora di cena quando Xavier ed Erik entrarono nel refettorio scortati da quello strano angelo che era diventato Warren. Ora, sul suo volto, non si leggeva alcuna aggressività. Le ali meccaniche stridevano con l'aspetto dell'uomo già straniante di suo: i capelli biondi risaltavano come il grano sul cielo sereno del mediterraneo che era la sua pelle cianotica. L'atteggiamento era fiero ma umile allo stesso tempo e avanzava sicuro al seguito dei due uomini senza distogliere lo sguardo da nessuno.
“Non mi piace...” bofonchiò Fantomex da una poltrona nella sala successiva e da cui poteva studiarne la gestualità in tutta comodità.
“Perché? A me sembra tornato quello di sempre...” commentò Logan, sbracato accanto a lui.
“La postura... non è da Angelo...” commentò l'uomo in bianco, le braccia incrociate sul petto. “Dovremmo avvisare Braddock di stare attenta...”
“Tardi!” commentò Logan che, con la coda dell'occhio, aveva visto Psylocke ferma sulla soglia, di rientro dal bagno dov'era andata a sciacquarsi la faccia per l'ennesima volta.
“Come sta?” alitò la donna rivolta al professore, ignorando di proposito il biondo alle sue spalle
“Teoricamente bene...” rispose il professore volgendosi a guardare l'uomo che, a sua volta, scrutava Psylocke con occhi sgranati, come se la vedesse per la prima volta. “Sono riuscito a rimuovere il blocco che Emma gli aveva imposto, ma ancora non so se questa operazione ha comportato qualche modifica...”
“No, non mi piace per niente...” commentò ancora Fantomex, accigliato, mentre Psylocke si gettava con slancio tra le braccia di Warren. Angelo rimase colpito da quel gesto e quasi si paralizzò sotto l'abbraccio della donna.
“Non sono arrabbiata, Warren...” disse piano lei, alzando il volto dal suo petto, per scrutare l'espressione dell'amato che non accennava una minima reazione “Non sono arrabbiata... non essere così sorpreso... Non eri in te...”
“... Tu chi sei?” domandò Warren inclinando la testa e studiandola perplesso. Nella sala calò un improvviso silenzio. Il cicaleccio che animava i momenti precedenti il pasto erano scomparsi come se l'edificio fosse vuoto.
“Lo dicevo, io, che c'era qualcosa che non andava...” bofonchiò Jean-Philippe tirandosi in piedi e andando ad affiancare la donna, in evidente stato confusionale.
“Warren... non scherzare... sono io... Betsy...” balbettò fingendo di stare allo scherzo
“Accidenti...” commentò Xavier poco distante prendendosi il mento tra le dita, pensieroso “Emma deve aver agganciato la sua barriera a precisi ricordi. Manipolando quelli ha innalzato lo schermo che distorceva la realtà di Warren. Con la rimozione, per quanto accurata, devono essere saltati anche quelli...”
“Come sarebbe a dire?” sbottò Logan saltando su dalla sua poltrona irritato dal commento “Non si era accorto che c'era questo problema?”
“Emma è una telepate eccezionale. I nostri poteri si eguagliano ma... lei gioca d'astuzia e per quanto abbia provato a mettermi nei suoi panni e cercare di individuare trabocchetti del genere, non ci sono riuscito. La mente è uno strumento delicato, con cui non si dovrebbe giocare con tanta superficialità”
“L'avete ridotto a un vegetale!” Sbottò il canadese.
“All'inizio pensavo che fosse solo lo shock... E' evidente che mi sono sbagliato... Ho fatto del mio meglio per riportare Warren com'era in origine...”
Logan sbuffò stizzito e si ributtò a sedere “Se le cose stanno così, preferisco tenermi i miei vuoti di memoria piuttosto che rischiare di essere manipolato a questo modo...”
Mentre il professore e Logan battibeccavano, Psylocke cercava di non crollare davanti all'amorevole freddezza che Warren le stava riservando. La trattava con dolcezza ma di una dolcezza che si riserva agli estranei quando si ha un cuore colmo di compassione. E lei non voleva la compassione dell'uomo che amava. Come scottata, si ritrasse da lui e, con tutta la forza e la fierezza che riuscì a racimolare, si allontanò dalla sala, apparentemente tranquilla.
“Io vado con Bets...” disse Jean-Philippe passando accanto a Wolverine. Non ci voleva un esperto di body language per capire che la donna era sotto shock e cercava soltanto di mostrarsi forte per non farsi compatire ulteriormente dagli amici e, tanto meno, da Angelo.
Una volta all'aperto, quando fu certa che nessuno fosse nei paraggi, scandagliando tutt'intorno col suo potere psichico, Elisabeth si lasciò andare a un urlo liberatorio. Pianse a lungo, distrutta dall'espressione che aveva scorto negli occhi di Angelo, privi di un minimo barlume dell'amore che li animavano quando erano assieme: uno sguardo sincero che ammetteva di non conoscerla affatto.
“Quando hai finito, avvisami...” borbottò Fantomex poco lontano. Psylocke si volse a fronteggiarlo, infastidita dalla sua presenza. “Oh, scusa... pensavo ricordassi che ho delle placche di ceramica nel cranio che mi schermano da voi psicopatici...”
“Vattene, Jean!” strepitò lei, gli occhi gonfi di lacrime “Lasciami in pace...”
“E permetterti di fare qualche sciocchezza? Ma nemmeno per sogno...”
“Non farò pazzie...” replicò lei, gelida
“Il tuo corpo dice il contrario... dimmi... hai intenzione di tagliarti i polsi?” domandò lui come se stessero parlando delle condizioni atmosferiche. Psylocke lo folgorò con lo sguardo prima di congelarsi al suo posto, gli occhi appuntati nel nulla davanti a sé “Ah, benone... ci mancava una delle tue epifanie3... Cosa stai vedendo, tanto per curiosità?”
Psylocke rimase imbambolata ancora per qualche istante e quando sembrò svegliarsi fece scivolare lo sguardo su di lui, accigliata “Ma non esiste!”
“Cosa?” domandò Fantomex che non capiva la sua improvvisa, nuova, irritazione “Non me lo vuoi dire? Tanto lo sai che lo scoprirò presto in ogni caso, no?”
Lei lo fissò indignata “Fatti passare l'idea! Io e te, mai! Piuttosto morta o suora di clausura!”
“Quale idea, Bets? Sono solo preoccupato. Come un buon compagno di squadra dovrebbe essere...”
“L'unica cosa che ti muova, Jean, sono i soldi o l'interesse personale. Non cercare di incantarmi...”
“Scusate...” li interruppe la voce di Angelo alle spalle della donna.
Psylocke sbarrò gli occhi nel riconoscere la voce tanto amata, quasi terrorizzata dal doverlo affrontare nuovamente. “Cosa vuoi, Warren?” domandò acida
“Io... non capisco...” disse fissandola.
Pur avvertendo il suo sguardo sulla propria schiena, Psylocke non osò voltarsi, restando ostinatamente girata verso Fantomex, quasi Angelo avesse interrotto una discussione molto importante. “Lo so...” disse solo, in un sospiro “So cosa vuol dire quando ti portano via un pezzo di memoria o un trauma ti cambia la personalità. Lo so. So che tu non sei più... lui... Ma non voglio ammetterlo... non ancora.” Commiserandosi, si scoprì a desiderare che fosse solo un brutto incubo e, timidamente, si voltò a osservarlo, nonostante la sua ferrea decisione di non cedere a quella debolezza “Tu... provi qualcosa.... di tenero ... per me? A livello inconscio, magari, non lo so...”
La sua domanda nascondeva una supplica palese che diede il voltastomaco all'uomo in bianco ma che il nuovo Warren non colse “Ma certo!” disse lui in un sorriso smagliante, allargando le braccia per accoglierla.
Lei rimase perplessa e attonita, incredula: cos'era, allora, la freddezza che aveva letto nei suoi occhi? “Davvero? Tu...”
“Se è tutto questo che ti preoccupa puoi stare tranquilla... Io amo tutto ciò che è vivo. Non temere. Perché dovrei odiarti?” disse lui, convinto di compiacerla, con quel commento. “Posso vedere la tua anima sofferente. Vedo che è in difficoltà!” disse prendendola per le spalle “Posso aiutarti! Ti prego... accetta il mio aiuto...” fu la supplica che le rivolse lui, da vero angelo qual'era.
Psylocke aveva vissuto il suo conflitto tra l'affetto filiale che lo teneva agganciato alle idee eugenetiche del padre e ciò che riteneva giusto e sacro: la stessa natura di mutante sua e dei suoi amici che lo portava a lottare per i soprusi degli uomini. Aveva visto la disperazione più nera in cui Warren era caduto a seguito dell'operazione che l'aveva privato delle ali e lei aveva sofferto per la rabbia cocente che lo aveva animato in quei giorni. Ma quel distacco, quell'amore incondizionato verso tutti, com'era il Warren che aveva conosciuto anni addietro, ma senza alcun trasporto verso di lei, non riusciva ad accettarlo. Egoisticamente, avrebbe voluto che lui ricordasse tutto ed era fortemente tentata dall'innestargli i suoi ricordi. Ma non sarebbe stato giusto, come non lo sarebbero stati il vissuto e la reazione alla stessa esperienza.
In ogni caso, non sarebbe mai più stata la stessa cosa. Il Warren di cui si era innamorata e con cui aveva condiviso così tanto era sparito.
Un battito di ciglia ed aveva incontrato la sua versione violenta e rancorosa.
Un respiro ed eccolo tornato indietro nel tempo, dimentico di anni, forse decenni, della propria vita. Forse avrebbe faticato addirittura a riconoscersi allo specchio: quella sfumatura cianotica e quelle ali metalliche, ora ridotte a una sorta di jet-pack sulla schiena, al di là degli anni che il suo volto mostrava, sarebbero state sufficienti a destabilizzarlo.
Quanto erano risaliti indietro nel tempo i danni provocati dall'operato di Emma? Ricordava qualcosa? Della sua infanzia, magari...
E lei? Poteva ricominciare tutto da capo? Avrebbe avuto la forza di farlo innamorare ancora di sé? Di aspettarlo? E vederlo, magari, innamorarsi di un'altra?
No, si rispose. Non sarebbe riuscita a sopportare tutto quel dolore. Quindi era meglio chiuderla al più presto, per evitare inutili sofferenze, per entrambi.
“Grazie...” disse liberandosi della sua presa quanto più delicatamente possibile, per non offendere il suo animo di nuovo così altruista e generoso “Ma credo di essere pronta per andarmene...”
“Non dire scemenze!” ringhiò Jean-Philippe andando ad afferrarla per un polso “Non te lo permetterò, a costo di starti incollato ventiquattro ore al giorno e seguirti anche in bagno!”
Psylocke sorrise per l'ingenuità dal compagno di squadra. Probabilmente doveva avere un'aria davvero distrutta se aveva tratto in inganno anche lui “Pensavo solo di andarmene, domani mattina, con le prime luci dell'alba, e tornare in Inghilterra...”
“Vuoi andare da tuo fratello4?” domandò l'altro, per niente convinto “Un giro per i cimiteri non è la cosa più sensata da fare, in questi momenti...”
“E tu sei un esperto, vero?” replicò lei seccata e sarcastica.
“Ti seguirò... e ti darò ospitalità, avanti! Non credo che E.V.A.5 abbia particolari problemi... persona più, persona meno...” disse stancamente prendendola sotto braccio e conducendola nuovamente alla villa, lasciandosi alle spalle un Warren rinato ma frastornato da un mondo che non capiva più.

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Già che era lì, l'originario gruppo di Vendicatori e X-men si fermò anche per cena.
Visione sedette con loro, sorvegliato direttamente dalle armature autonome. La sua presenza, e quella delle due armature vuote ma semoventi, risultava inquietante e agevolò la consumazione del pasto in silenzio: da brava macchina non necessitava alimentazione nonostante fosse, in tutto e per tutto, identico ad un essere umano e ciò aveva un effetto straniante sui commensali.
Venne poi deciso, di comune accordo, che l'androide sarebbe andato alla Stark Tower e, lì, J.A.R.V.I.S. l'avrebbe sorvegliato direttamente. Per ogni precauzione, Pym applicò sulla nuca del sintesoide un congegno che monitorasse e controllasse il loro ospite.
Volarono in formazione, Visione al centro tra le due donne e Tony in testa come apripista. Si infilarono, uno dopo l'altro, in un corridoio nascosto, quasi fosse la predisposizione per un altro ascensore, che dalla sommità della torre li condusse nelle viscere della stessa.
Gli altri membri del gruppo li raggiunsero con mezzi più tradizionali. Ad eccezione di Spider-man, che preferì usare il suo solito filo per oscillare come un novello Tarzan nella jungla metropolitana. Anche perché non c'era abbastanza spazio in auto e già Wade aveva fatto casino per avere Natasha accanto a sé. O direttamente in braccio, se lo spazio non fosse stato sufficiente. Fu così che Steve, che rimaneva un gentiluomo d'altri tempi, si era sacrificato, e imposto, al centro del sedile posteriore per preservare l'unica donna da attenzioni moleste, schiacciando di proposito il mercenario contro il finestrino. A farne le spese, però, era stato anche Gambit. Ma lui era abituato alle situazioni scomode e tacque per amor di pace.
Coulson avrebbe dato volentieri un passaggio ma doveva fermarsi al Baxter Building per conferire privatamente con Pym in merito al suo progetto sui guardiani robotici.
“E ora cosa facciamo?” domandò Clint quando fu uscito dall'Acura Nera, la voce che echeggiava sinistra in quel ambiente cavo.
Si guardarono attorno, spaesati e totalmente persi in quel luogo sconosciuto: per i due agenti S.H.I.E.L.D. quella era una novità assoluta: più che di garage si poteva tranquillamente parlare di hangar o di bunker. Da qualche parte sopra le loro teste, arrivava, ovattato, il possente ruggito metallico del gigantesco reattore Ark che alimentava la torre. Potenti fari illuminavano dall'alto le viscere scure della terra facendo pesare tutta la piccolezza umana e dando l'illusione del silenzio siderale.
“Sembra la Bat-caverna” osservò Deadpool “Solo che non ci sono i pipistrelli a scagazzarti in testa. D'altronde abbiamo pure il maggiordomo... che ne dici, Stark, costruisci un droide che ospiti fisicamente J.A.R.V.I.S.? Con quella voce lo vedrei bene con le fattezze di Paul Bettany6...”
Tutti attesero la risposta del magnate perché, in realtà, era un'idea balenata nella mente di tutti. L'espressione sul volto di Pepper, però, li lasciava perplessi: sembrava sapere qualcosa e, ancor di più, sembrava divertita come se lo avessero messo in difficoltà. Dopo qualche minuto, quando ormai si erano convinti che non avesse proprio sentito la domanda, Stark sbuffò “J.A.R.V.I.S. era davvero il mio vero maggiordomo. Mi ha praticamente cresciuto lui!”
“E quando è morto tu ne hai sintetizzato la voce e... hai anche scansionato il suo cervello?” Domandò l'arciere esterrefatto.
“Che schifo” “Sei macabro!” protestò qualcuno prima ancora che lui potesse anche solo accennare una replica.
Le rimostranze furono scavalcate dalla risposta del proprietario di casa che, praticamente, si era messo a urlare “No! Non gli avrei mai fatto una cosa simile! Ma dopo qualche mese... è stata colpa sua!” Disse indicando Pepper che roteò gli occhi al cielo, esasperata.
“Dev'essere sempre colpa di qualcun altro, no?” Vedendo le occhiate curiose degli altri, proseguì “Ero appena stata assunta e facevo proprio le veci di Edwin Jarvis. All'epoca, di robot, c'erano solo J e J5, quelli che ora si chiamano semplicemente Ferrovecchio e Tu7. Sistemando il casino che Tony combina ogni volta che viene lasciato da solo, ho trovato un filmato che vedeva il mio predecessore e Tony quasi litigare. Litigare come fanno anche ora, molto pacatamente e tramite frecciatine. Il sistema che voi conoscete come J.A.R.V.I.S. -Just a Really Very Intelligent System- esisteva già ma era anonimo e impersonale. Gli domandai perché, per sentire meno la solitudine, visto che era così geniale, non aveva fatto in modo da poter avere un dialogo minimo almeno con la sua macchina. Tanto non è che gli serva molto: gli basta avere un brusio di fondo, qualcuno che lo riprenda e qualcuno da prevaricare, parlandogli addosso, e Tony già non ti calcola più. Rispose che lui non era un tipo nostalgico e cestinò l'idea come tutte le altre cose. Che poi puntualmente riprende, però. Ad ogni modo...” continuò dopo essersi presa un'occhiataccia al vetriolo “... voleva mostrarsi forte ma, attaccandosi alla bottiglia, non faceva che peggiorare la situazione.”
“E' un vizio, allora!” protestò la spia spostando immediatamente l'attenzione dai vari congegni che riempivano l'ambiente all'uomo che era stato il suo datore di lavoro.
“Passarono tre giorni” continuò Pepper “E di punto in bianco trovai le porte che mi salutavano o mi correggevano se sbagliavo a strisciare il badge: non aveva dormito e si era nutrito solo di caffè...”
“Non è sentimentale..” lo canzonò Clint “...l'alcolista!”
“Era stata solo una buona idea!” replicò il magnate, offeso e imbarazzato “Con l'aiuto di Pym...”
Aiuto? É lui l'esperto di intelligenze artificiali...” lo corresse Pepper
Stark la prevaricò, non volendo ammettere che l'altro scienziato potesse saperne qualcosa più di lui in qualunque campo scientifico “Con la consulenza di Pym l'ho potenziato come un qualunque computer: potevo anche avere un dialogo intelligente e stimolante. Durante i miei esperimenti, poteva ricordarmi cose che magari, in un particolare procedimento, il mio cervello si era dimenticato... Era come avere un secondo me!”
“E il generatore Ark?” domandò Pepper con un sorriso sarcastico che le sollevava metà della bocca in una smorfia derisoria: anche il prototipo, che lei aveva voluto conservare, era stato cestinato e successivamente ripescato per salvarlo.
“Sei stata previdente!” ammise pur di non dargliela vinta “Ma mi hai chiamato sfiga!” protestò lui
“Visto che le idee che hanno gli altri sembrano essere sempre così brillanti... perché non mi fai contento?” Domandò allora Wade. Al di là della maschera ci si poteva ben immaginare lo sguardo sognante che aveva nel porre quella richiesta
Stark lo studiò a lungo. Quindi borbottò alle armature, nuovamente vuote, che si erano andate a disporre ordinatamente nella teca insieme a tutte le altre “J.A.R.V.I.S.? Crea un drone umanoide...”
– Un androide, signore?– domandò la voce sintetica perplessa
“No, più precisamente un sintesoide! Prendi come base il qui presente Visione. Usalo come cavia, scansionalo, fallo a pezzi, fa quello che vuoi...” continuò, incurante delle proteste dell'interessato e di Pepper che, in qualche modo si era fatta garante della sua custodia “Tanto è roba di Pym. Quindi, preparami una bozza che visionerò domattina. Mi raccomando. Tieni il ragazzo impegnato e sotto controllo!”
– Sarà fatto, signore!– rispose l'entità elettronica con un accenno di sorriso nella voce
“E...” Tony tossicchiò imbarazzato “Prova a simulare un rivestimento esteriore partendo da Paul Bettany. Così anche il soldato d'inverno8 non avrà più problemi a capire con chi parliamo, quando ci riferiamo a te”
– Certo, signore. Devo ammettere che apprezzo molto la scelta del signor Wade Wilson. La trovo appropriata alle circostanze–
“Mettiti al lavoro!” ringhiò Stark di rimando con secchezza per sopprimere l'improvvisa irritazione: apprezzava? Trovava appropriato?
Era solo un dannato robot, non il vero Edwin Jarvis: perché si risentiva tanto, nemmeno il giudizio mirasse a sminuire direttamente lui.
Si trattava solo del suo Ego ferito che, per un momento, non era stato sotto la luce dei riflettori o era gelosia per qualcuno/qualcosa che lui riteneva solo sua proprietà esclusiva?
Tanti pensieri gli vorticavano nel cervello da quel pomeriggio, rimettendo in discussione la sua decisione di non sostenere la registrazione dei superumani.
Dopo gli eventi di quei giorni, con un comunicato stampa ancora da rivedere, ora aveva un nuovo obiettivo nella vita. Tenere Pepper al sicuro era già la sua priorità. Al di là di quello, sentiva l'esigenza di mettersi in discussione e non solo tramite le sue macchine. Chi era davvero lui? Perché i commenti di Jarvis gli sembravano tanto inappropriati?
Ancora. Aveva fatto bene a rendere pubblica la sua identità, quella volta, tanti anni prima? Come potevano esistere aberrazioni simili a Visione, fuori da ogni controllo? Avrebbe dovuto riconsiderare ancora una volta la propria posizione nei confronti della registrazione dei mutanti. Forse non era giusto costringere tutta la popolazione superumana a venire monitorata. Ma gli eventi di quel giorno continuavano a dargli da pensare: forse sarebbe stato legittimo chiedere che venisse stilata una lista con il nome di tutti, con relative abilità; in casi di attacchi simili a opera di superumani, forse sarebbe stato utile sapere contro chi o cosa si stava combattendo. E gli dei? Se mai fossero tornati, come dovevano essere considerati?








1 James KAKALIOS, La Fisica dei supereroi, Einaudi, Torino, 2005, pagg 352-354
“Oltre alla visione laser, alla capacità di volare e alla mente di un computer, Visione ha il superpotere di un controllo totale e indipendente della propria densità. E' un grado di rendere il suo corpo, o una qualsiasi parte di esso, duro come il diamante o tanto inconsistente da passare attraverso gli oggetti solidi. Kitty Pryde degli X-Men supera i muri grazie al suo potere mutante di variare la probabilità quantistica dell'effetto tunnel, mentre Visione, quando vuole entrare in una stanza, dovrebbe limitarsi a usare la porta.
La densità di ogni oggetto corrisponde alla massa per unità di volume, e si può modificare cambiando una di queste due grandezze. Il volume dipende dallo spazio medio tra gli atomi. In genere nei solidi gli atomi sono piuttosto compatti, quindi si può considerare che si tocchino (devono essere così vicini per formare legami chimici, che in fondo sono ciò che tiene insieme gli atomi in un solido). In linea di massima, tutti i solidi hanno una densità simile, più o meno entro un fattore dieci. Il diamante è un materiale duro non perché i suoi atomi siano particolarmente vicini, ma perché i legami chimici che tengono insieme gli atomi di carbonio sono molto rigidi e inflessibili. La grafite, usata come mina per matite,ha la stessa composizione chimica del diamante, ma è molto morbida; la sua densità è circa la metà di quella del diamante, ma la grande differenza nella durezza è dovuta ai legami chimici deboli che tengono insieme gli strati dei piani esagonali di atomi.
Anche se Visione fosse in grado di controllare la propria densità a piacere, mantenendo l'integrità strutturale del suo corpo, non riuscirebbe a passare attraverso i muri. Un gas, per esempio l'aria nella vostra stanza, è relativamente diluito, dato che lo spazio medio tra gli atomi è circa dieci volte maggiore della grandezza di un atomo. Eppure il fatto che l'aria della vostra stanza sia meno densa del muro non significa che lo possa attraversare. Ed è un bene, perché altrimenti l'aria di un aeroplano fuoriuscirebbe dalla fusoliera, e i viaggi aerei sarebbero ancora meno piacevoli. Quindi dobbiamo dedurre che Ultron, costruendo Visione con il potere di cambiare densità, abbia fatto un altro errore (il primo era stato quello di credere che questo nobile androide potesse tradire i potenti Vendicatori).”

2 In realtà la battuta è di Etenrità ma, per non incasinare la trama, lo cito così :)

3 Bets ha anche limitate capacità precognitive che si manifestano in modo abbastanza incontrollato.

4 Brain Braddock, fratello gemello della mutante, nonché Capitan Bretagna.

5 Di Fantomex non ho parlato abbastanza.... Dunque, cominciamo col dire che per la creazione di Fantomex Grant Morrison trasse ispirazione da Diabolik, protagonista dell'omonimo fumetto italiano (tanto che la sua partner E.V.A. prende il nome della storica amante Eva Kant) e dal personaggio letterario francese Fantômas, che ha giocato un ruolo non indifferente nella scelta del nome
Fantomex possiede (oltre a tre cervelli in uno protetti da placche di ceramica) un sistema nervoso esterno contenuto nella sua partner E.V.A., un organismo bio-tecnologico che lui afferma essere emerso dalla sua bocca durante il periodo trascorso nel Mondo. Capace di assumere varie forme e dimensioni, E.V.A. mantiene quasi sempre quella di navetta volante simile ad un U.F.O. permettendo così a Fantomex di viaggiare velocemente da un posto all'altro comodamente seduto al suo interno. La loro relazione, oltre che telepatica, è empatica cosicché quando l'uno prova dolore anche l'altra lo sperimenta; tuttavia quando E.V.A. è lontana, Fantomex non prova dolore o soffre per le ferite eventualmente riportate. Oltre a permettere di guidarla a distanza e utilizzare i suoi "occhi" per avere un altro tipo di visuale, E.V.A è anche capace di generare e rilasciare potenti raggi energetici.

6 L'attore che, nell'originale, presta la voce all'I.A. E' ricordato per il ruolo di Silas ne Il codice Da Vinci

7 Sì, sorpresa delle sorprese, i robot cretini sono 2! ma uno è un po' più sveglio... in originale Dummy (anche ribattezzato Butterfinger -noi diremmo mani di pasta frolla-) e You. Il primo risale a un anno prima l'ingresso al MIT, il secondo gli è più giovane di soli due anni. Jarvis arriva dopo il MIT (la documentazione la trovate qui ).
J5 è una mia aggiunta, in omaggio a Corto Circuito visto che -nella mia testa- i robot di Stark devono molto al protagonista di questo film, Numero 5, ribattezzato Jhonny, vuoi per il braccio o per i cingoli... N°5 che poi cmq è stato ispiratore anche di Wall-E, brutalmente scopiazzato...

8 In realtà è il nome in codice di Bucky ma la neve, il freddo e i ghiaccioli (cose che rimandano al sonno prolungato di Cap) a me fan venire in mente l'inverno....
Visto che nella Ultimate Avengers -il film- Nat ha una storia con Cap (nel 2 si vedono i figli...il discorso tornerà più avanti, non temete) e visto che in passato, invece, ce l'aveva avuta con Bucky (come risulterà dal secondo film di Cap, spero!) … Beh... Loro hanno mescolato le cose ancora una volta??? E allora lo faccio pure io! Tiè! Bucky prende il posto di Cap? Bene... allora io do il suo nome a Rogers ù_ù
PS: questo discorso ritornerà nella prossima parte e sarà centrale nel rapporto tra Vedova, Cap e Clint...

AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV AV

Eccoci alla fine ragazzi...
Finalmente direte voi!
Invece no. E' solo Fine primo tempo... E io mi rifaccio al cinema di un tempo, più simile alle opere teatrale, dove di tempi ce n'erano più di due. Ergo, non prometto nulla sulla brevità dell'opera totale.
Che dire? Ho chiuso, più o meno, i discorsi imbastiti ma ne ho lasciati molti altri in sospeso: vi ho raccontato la mia versione di Budapest, ho mosso i primi passi per riavere, nuovamente nel gruppo i mutanti -anche se non quelli giusti, che continuano a fare i vergognini- com'era in principio ma che per questione di diritti cinematografici sono rimasti esclusi, ho introdotto altri storici membri... Insomma... era la parte delle presentazioni, come in teatro, vi ho raccontato una sorta di antefatto. Ora ognuno ha fatto la sua mossa e nella prossima parte vedremo l'evolversi della situazione.
Rien ne Va plus, dice il croupier (Letteralmente “Niente è più valido” cioè -Avete fatto il vostro gioco, ora aspettiamo e vediamo i risultati-). La prossima parte esporrà le dirette conseguenze di queste mosse (e altre che, nel frattempo, sono rimaste in ombra).

Cosa ne sarà del rapporto di Nat e Clint? E i Vendicatori del Baxter Building si integreranno con il gruppo già eterogeneo che stanzia presso la torre di Stark? I mutanti verranno degnamente rappresentati in questa task-force di superumani per salvaguardare il pianeta?
Ma soprattutto... il subdolo piano di Loki, che non è stato ancora svelato del tutto, a cosa mira e quali altre sorprese riserverà ai nostri eroi?
E l'atto di registrazione? E le Sentinelle (allargate alla cattura, non solo dei mutanti, ma di tutti i non perfettamente umani)?
Insomma, cominciato all'alba di AVX questa fic era già nata con l'intenzione di arrivare a ciò che ora viene pubblicato come Uncanny Avengers. Ma d'altronde, era naturale, con metà del corpo mutante che ha militato nei Vendicatori o per lo S.H.I.E.L.D.

Che dire? Grazie a tutti quelli che mi hanno seguito fin qui in questa avventura, cominciata quando avevo appena cominciato il mio stage ad Anversa... :) Mi avete fatto compagnia fino adesso e spero vorrete continuare a darmi motivo di sfogarmi (perché questo è lo scrivere, per me: raccontare storie mi aiuta a svuotare la mente e a lavorare meglio a tutti gli altri progetti che porto avanti in parallelo. E più è caotico il periodo più scrivo...). Su, una volta che avrò finito anche gli esami del 3° anno mi resterà solo la stesura della terza tesi... (ma chi me lo fa fare?). XD se volete potete puntare gli orologi. Al più tardi a novembre voglio finire! Quindi non vi tedierò con una saga infinita (anche se 43 capitoli non sono mica pizza e fichi).

Ok, basta ciance...
Ci risentiamo presto -la prossima settimana- con la seconda parte, per l'appunto, L'ira degli eroi – Rien ne va plus.
Ciaooo
   
 
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