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Autore: iam_theinsecure    22/05/2013    0 recensioni
" Ho passato questi ultimi 3 anni a fissare la mia vita non muoversi nemmeno di un millimetro, a vederla rimanere immobile e diventare noiosa. Sono come un giocattolo rotto dimenticato dal proprio bambino.
Sospesa.
Quella parola mi era passata per la testa per un'intera settimana.
La mia vita. Era. Sospesa.
Sospesa ad un filo che non si sarebbe mai spezzato, ad un filo che non è mosso dal vento, ad un filo immobile, che non si muove.
Non sono triste. Non sono nemmeno felice se è per questo.
Solo... sospesa. "
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jay McGuiness
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Kiss me bacause I don't have the courage -


<< Grazie per aver testimoniato a favore mio oggi davanti a quell'assistente sociale. È molto importante per me quello che stai facendo, grazie >>
 
<< Non c’è di ché… >>
 
Jay era teso.
 
Oltrepassata la soglia dell’ufficio dell’assissente sociale, aveva improvvisamente cambiato espressione: non aveva più l’espressione tranquilla e spensierata che aveva dimostrato durante il processo per l'affidamento di Kay.
 
Io sono un libro aperto, mentre lui è come un diario chiuso con lucchetto.
 
Mi spaventa avere tra le mani ben poche informazioni di una persona di cui sono ormai irrimediabilmente innamorata.
 
Fa parte della mia vita da ormai più di un mese ed è da due settimane che dorme a casa mia, facendo avanti e indietro.
 
Eppure mi sembra di far entrare in casa mia uno sconosciuto di cui mi fido solo sapendo nome e cognome.
 
È una contraddizione ed è tutto molto confuso ora.
 
Mi gira la testa e le gambe mi cedono…
 
Mi lascio andare su una panchina poco lontana dall’auto, ma comincio a vedere piccoli pallini luminosi e la vista a tratti gioca brutti scherzi, creando strane chiazze nere sovrapposte ad altre estremamente luminose.
 
Sto per svenire.
È da una settimana che non mangio quasi niente.
Non ho fame.
Ho altro a cui pensare.
Ho da pensare a Kay.
 
Devo trovare un lavoro.
Devo garantirgli di poter andare a scuola almeno fino alle superiori.
 
Devo sistemare le cose con Jay.
Devo capire come sistemare le cose con Jay.
 
E mi sento sola.
 
Jay non si è accorto che mi sono accasciata sulla panchina e cerco di chiamarlo, ma il fiato mi manca e non riesco nemmeno a produrre qualche verso.
 
Ecco che si fa tutto buio.
Ecco il fischio nelle orecchie che mi trapana il cervello.
 
Ed ecco il suono secco e ovattato della mia testa che sbatte contro il legno della panchina.
 
 
-
 
 
È notte, ne sono sicura.
 
Riesco ancora a riconoscere l’odore della notte: quell’odore di aria nuova, di aria fresca, di aria che sa di rugiada, di aria che sa di luna, di aria che sa di stelle, di aria che sa… di disinfettante?
 
Aria di ospedale mischiata ad aria di notte: che combinazione disgustosa.
 
Ho la bocca amara: non mi abituerò mai a quel sapore amaro che mi lascia in bocca lo svenimento.
 
Comincio a piangere, a singhiozzare.
 
Dannato corpo, fottiti.
 
Voglio fare tremila cose a modo mio, senza mangiare, che diamine vuoi tu?
 
Perché non fai quello che ti dico? Perché non resisti senza cibo?
 
 
Solo con lo stomaco vuoto si può correre più veloci.
 
 
E tu nemmeno mi lasci fare due passi che ti ribelli.
 
A che servi se non puoi essere manovrato come la mia mente ti comanda?
 
Sei come un giocattolo rotto che non risponde più ai comandi del proprio telecomando.
 
E cosa si fa con i giocattoli rotti? Si buttano…
 
Ma io non posso buttarti, corpo, anche se ti odio con tutta me stessa…
 
 
Comincio a singhiozzare e nemmeno mi accorgo che qualcuno sta dormendo al mio fianco.
 
Nemmeno mi accorgo che qualcuno mi sta stringendo la mano mentre mi sente tremare nel buio.
 
 
<< Non accendere la luce… ti prego >> dissi.
 
 
Lo avevo sentito lasciarmi la mano e avevo sentito la sedie scricchiolarle alla perdita del suo peso su di lei.
 
Si era alzato e io non volevo essere accecata dalle luci bianche da ospedale.
 
Sarebbe stato come ricevere due pugnalate all’altezza degli occhi, dritte al cervello.
 
 
<< Non volevo accedere la luce… >> e mi abbracciò.
 
 
Riconobbi il suo profumo e i suoi capelli morbidi sul mio viso bagnato di lacrime.
 
Cercò di infilare le mani tra la mia schiena e il materasso, mi alzò e rimasi seduta, con le braccia distese lungo il mio busto e i pugni serrati.
 
 
È così pieno di vita…
 
Sotto la sua pelle riesco a sentire sangue scorrere a palate verso un cuore pieno di forza.
 
Il cuore pieno di forza di una persona che non conosce il dolore, che non lo ha mai provato e che se non fosse stato per me non avrebbe conosciuto mai.
 
 
Il suo corpo è pieno di vita tanto da trasmetterne un po’ anche al mio, in quell’abbraccio.
 
 
<< Non farlo… >> sussurrai, seria.
 
<< Non fare cosa? >>
 
<< Torna indietro finché sei in tempo >>
 
<< Tornare indietro? Indietro dove? >> confuso, non voleva lasciarmi andare.
 
<< Alla tua vita, a tutto quello che avevi e che stavi per ottenere prima di conoscere me >>
 
<< E chi ti dice che io avessi qualcosa prima di conoscere te >>
 
<< I tuoi occhi… in loro posso vedere i visi di migliaia di persone che ancora non conosci ma che renderai felici e le centinaia di posti che visiterai e che non dimenticherai mai >>
 
<< Vuoi che me ne vada? >>
 
 
Spezzò l’abbraccio.
 
Se gli avessi risposto di sì, se ne sarebbe sicuramente andato, lo sapevo.
 
E  invece mi diede solamente qualche secondo d’aria prima di prendere il mio viso tra le mani, prima di ripulirlo dalle lacrime ormai evaporate che avevano lasciato sul mio visto una sottile polverina salata.
 
Cominciò a baciarmi dappertutto, mancando apposta le mie labbra.
 
Non potevo vederlo, allora chiusi gli occhi, anche se le palpebre tremavano sotto nuove lacrime pronte a cadere.
 
Prima mi baciò sulla fronte, poi sulle mie palpebre chiuse.
 
Sul naso e poi su entrambe le guance.
 
Passò al mento, sfiorando le mie labbra con la punta del suo naso.
 
Avvicinò la sua fronte alla mia, ma ancora non mi baciò.
 
 
Lasciò tutto in sospeso.
 
 
<< Non voglio costringerti a baciarmi… >> le sue parole mi fecero male.
 
<< Baciami… fallo perché io non ne ho il coraggio >>
 
 
Passò un minuto.
 
Avrei voluto restare in quella posizione una vita intera.
 
Io e lui, uniti in quel bacio, a respirare la stessa aria, nello stesso momento, insieme.
 
Stavamo vivendo… insieme.
 
 
Smisi di tremare e cominciai a sentire dentro di me un senso di tranquillità, di pace.
 
Mi lasciai andare tra le sue braccia mentre lasciava che mi stendessi di nuovo.
 
Appena appoggiai la testa al cuscino però venni inghiottita nuovamente dalla paura, dallo stesso odio che provavo prima.
 
 
Gli occhi spalancati nel buio e lui che non smetteva di accarezzarmi la mano con il proprio pollice.
 
Sapeva che ero sveglia e lui restava sveglio con me.
 
 
<< Jay? >>
 
 
Aveva smesso di accarezzarmi la mano e avevo paura si fosse addormentato.
 
 
<< Perché non dormi? Dovresti essere stanca >>
 
 
No. Era sveglissimo.
 
 
<< Vuoi dormire con me? >>
 
<< Se ti addormentassi magari potrei dormire anche io… >>
 
<< Non in quel senso… qui, con me, in questo letto freddo. Ti va? >>
 
 
E di nuovo sentii la sedia scricchiolare.
 
Gli feci posto, alzandomi e spostando sedere e gambe più vicino al bordo del letto.
 
 
Lo sentii, pesante, stendersi sul fianco destro. Il suo braccio sinistro mi incoraggiò a stendermi e rilassarmi.
 
 
<< Non ho paura se sei con me. Non ho nemmeno più paura di me… >>
 
<< Io invece ne ho >>
 
<< Di chi? Di cosa hai paura >>
 
<< Di te >>
 
 
Scoppiai. Di nuovo.
 
E lui mi abbracciò, tremando.


-


* spazio dell'autrice *

Sono mancata per troppo tempo, lo so... è che ultimamente sto avendo problemi con me stessa, con la mia vita, con la mia personalità, con i miei sentimenti.

Perciò... scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate.

Davvero. Perdonatemi.

Spero di non aver perso lettori, anche se questa è l'eventualità a cui devo andare incontro se compaio quando mi pare a me senza continuità.
Grazie a tutti quelli che leggeranno.
Significa tantissimo per me.

- Annalisa.

 

  
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