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Autore: Fairfoul    25/05/2013    1 recensioni
Mi chiamo Seren. Scrivo per non dimenticare... più. Credo di essere ricco, anche se non bello, ma non so perché. So solo che lassù ho qualcuno che mi vuole bene, come i due angeli stampati sulla mia carta portafortuna. La mia storia deve essere raccontata. Qualcuno deve sapere che cosa mi sta succedendo. Qualcuno deve sapere perché.
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo scusa per l’assenza, ma in questi giorni ho dovuto rimettermi in pari con la vita sociale. Ho fatto delle ricerche e pare che i soldi, la casa e tutto quel che c’è dentro, appartengano a questo tale Adriano Levercuno e tutti, a quanto pare, sono convinti che sia proprio io. Non solo: devo essere anche abbastanza conosciuto, perché, quando sono entrato in banca, il tizio allo sportello mi ha salutato con trasporto e chiamandomi per nome, come un barista saluta un avventore abituario. Pazzesco! Che razza di vita conducevo prima? In ogni caso, doveva essere una vita piacevole. La casa è bellissima: 180 metri quadri di loft arredato con oggetti di design che penso potrebbero tranquillamente sfamare, individualmente, villaggi africani interi. Tencnologia? Ovviamente di ultima generazione! Televisori da parete che quasi non basta a contenerli, un tablet e un computer che pare un’astronave. Tanta bella roba, eppure ho passato settimane a cercarmi sui social network e su internet ma non ho trovato un bel nulla. Mi sembra veramente idiota il fatto che io abbia una specie di astronave in casa e poi non usi i social network. Che razza di nerd figlio di papà ero? Sicuramente ero un burlone, perché altrimenti che senso avrebbe la porta di legno massiccio che si apre direttamente sul muro? Probabilmente mi divertivo così quando invitavo a casa qualcuno… E qui sorge l’altro problema. Questa casa trabocca di cose costose, ma non c’è una maledettissima rubrica telefonica e visto che l’unico ritrovato tecnologico veramente utile – il telefono – non è pervenuto, sono letteralmente solo al mondo. Dovrò aspettare che qualche mio amico – ammesso che ne avessi – si stupisca della mia assenza, la smetta di cercarmi ossessivamente a un telefono che non posseggo – più? – e si decida a venire a farmi visita. Forse così potrei mettere insieme qualche brandello della mia vita passata… Anche la questione famiglia è a dir poco spinosa: o uso la stessa tattica passiva che dovrei impiegare con gli amici, o mi metto io in movimento e mi vado a cercare a Neive quel che rimane del mio albero genealogico. Ma è strano… Ogni volta che mi riprometto di andare, poi qualcosa me lo fa uscire di mente e me ne ricordo solo la notte. Ah, la notte. Altro momento idilliaco. Nel letto a cinquantasei piazze che mi ritrovo, mi giro e mi rigiro in preda a assurdi incubi che quando mi sveglio scompaiono prontamente dalla mia memoria, lasciandomi spossato, sudato e confuso. Perdo ore di sonno a lambiccarmi il cervello sul mio passato inesistente e a fare ipotesi che si rivelano comunque inutili, perché non possono essere dimostrate. E poi c’è quella carta. Quella maledetta carta con gli angeli che ora è tornata bianca. Eppure, non credo di essere pazzo al punto da avere anche le allucinazioni. Ho visto, e sarei disposto a giurarlo sui miei cari, ammesso che ne abbia ancora in vita, la scritta su quella carta. Però, se veramente ho visto quel che ho visto, io chi sono veramente? Ora: qualcuno può dirmi come potrei dormire con questi pensieri che mi rotolano nella mente? Quella carta continua a ossessionarmi. Passo giornate intere a osservarla, sprofondato in poltrone dall’aspetto futuristico, nella speranza che appaia nuovamente quella scritta. Osservo il gettone blu fino a perdere la vista. Ormai lo conosco a memoria. Ogni imperfezione, ogni riga, ogni screpolatura nella vernice metallica che copre la latta di cui è fatto. Nulla di nulla. Ah, c’è un’altra cosa: ve la ricordate la storia del clown da corsia? Quella delle carte che usano i maghi e che quindi, di conseguenza, io sarei un mago? Penso che quest’ultima parte non sia vera. Altrimenti, avrei almeno uno straccio di libro di magia, o qualche scatola con trucchi magici di plastica. Ancora una volta, nulla. Ma questa carta devo pur averla presa da qualche parte. Qualcuno me la deve avere data. E se io non sono un mago, ammesso che non l’abbia trovata in un viaggio in America, nel qual caso si rivelerebbe perfettamente inutile, allora è un mago che me la deve avere data. Ho girato non so quante tabaccherie chiedendo se vendevano carte con il dorso come quella, ma ho solo trovato le care vecchie Modiano plastificate e le Dal Negro, con i dorsi rossi e blu pieni di ghirigori e arabeschi. Dunque, se i comuni venditori di carte non hanno quelle di produzione americana, allora bisogna importarle e se così è, dubito che un giocatore qualsiasi si prenda la briga di farlo, o quanto meno di cercare proprio quelle, se può prendere quelle “normali” nel negozio sotto casa. A meno che non abbia bisogno proprio di quelle carte. Dai video che ho visto su you tube, tutti i giochi di magia, o anche i tutorial, sono fatti con carte come quelle del clown, salvo rare eccezioni. Tutto questo non fa che confermare la mia tesi: questa carta me l’ha data un mago. Questi sono i ragionamenti che mi hanno tenuto compagnia in queste settimane. Ho appena concluso una ricerca su internet, al termine della quale ho scoperto che i prestigiatori sono riuniti in circoli – non dissimili da quelli del golf o della scherma, solo che lì si parla di palline e spade con intenzioni del tutto diverse – sparpagliati per tutta Italia. Ne ho trovato anche uno a Torino, che mi pare che sia abbastanza famoso, a quanto dicono. Con il mio solito tempismo, sono riuscito a terminare le mie ricerche esattamente il mattino dopo il giorno in cui i soci di questo circolo si riuniscono. Mi toccherà aspettare una settimana, poiché gli altri giorni sono dedicati alle lezioni, a quanto dice internet, poi andrò lì e finalmente cercherò di capire se qualcuno sa qualcosa di questa maledetta carta… Oppure, ma sarebbe veramente sperare in un miracolo, incontrare qualcuno che mi riconosca e mi possa dire chi io sia veramente. Seguiranno aggiornamenti.
  
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