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Autore: crumbled    26/05/2013    6 recensioni
Non ho mai creduto nell'amore, in quello vero. Forse perchè non ho mai pensato di piacere veramente a qualcuno. O forse semplicemente perchè non volevo pensarci. Dopo tutto quello che avevo sofferto, la morte di mia madre e lo scandalo a quella stupida festa, l'amore era sempre stato l'ultimo dei miei pensieri.
Ma davvero non sapevo che mi sarei innamorata di occhi così belli. Gli occhi più belli che io avessi mai visto in tutta la mia vita.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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[Prima che leggiate questo capitolo, volevo informarvi che ho modificato qualcosa nei capitoli precedenti. Ricordate quando Charlie va a casa di Zayn e incontra Harry, Niall, Liam e Louis, i suoi amici? Ho modificato il capitolo 3, quello dove descrivo la scena, e ho eliminato Harry e Louis, quindi non sono ancora entrati a far parte della storia, magari più avanti (voi, larry shippers, non pensate male <3). C’è stato anche un cambiamento fisico su Charlie: vi ricordate dei capelli biondi? Beh, mi sembrava un po’ troppo banale, perciò ora sono castani: semplice, no? Ultima modifica: non mi trovavo bene con il presente, quindi sono passata al passato remoto legato all’imperfetto. Buona lettura (y)]


                                                     Weakness  
  

                                                                                                     
«Lights go out and I can’t be saved
                                                                                                            Tides that I tried to swim against
                                                                                                  Have brought me down upon my knees
                                                                                                                      Oh I beg, I beg and plead
                                                                                                                                                                                   Singing»
                                                                                                                                                                
Clocks; Coldplay

 

Chiusi gli occhi, lasciando che l’ultima lacrima mi accarezzasse il viso. Allungai un piede nel vuoto, ma poi mi bloccai sentendo la voce di qualcuno, qualcuno di familiare. Un ragazzo.
-Forse non è la cosa giusta-
Girai la testa lentamente verso sinistra e vidi una sagoma nascosta nel buio della notte. Era seduto per terra ed era rivolto verso di me. Notai che dalla sua bocca uscivano delle nuvolette bianche, per il freddo, forse. Poi capii che stava fumando.
-Come, scusa?- chiesi, incredula, a quella figura misteriosa.
Si alzò in piedi. –Sto solo dicendo che non è la cosa giusta.-
Un’ira incredibile mi attraversò di colpo. Quel tipo non mi conosceva, non sapeva cos’avevo passato in tutti quegli anni.
L'osservai mentre faceva un passo avanti e in quel momento la luce del lampione lo illuminò. Il mio cuore perse un battito. Lo conoscevo, conoscevo quel ragazzo. Era Zayn.
L’ira che poco prima mi aveva assalito, era più forte che mai, come il desiderio che avevo di tirargli uno schiaffo. Scesi, in preda alla rabbia, dal muretto di pietra del ponte. Mi avvicinai velocemente e alzai una mano per colpirlo, ma lui fu più veloce di me e la fermò.
-Come osi, brutto...- mi fermai, vedendo sul suo viso comparire un sorriso.
-Ti diverti anche? E’ divertente questo per te?- sbottai.
-Non è divertente affatto.- Pausa –Ti ho solo salvata.-
Era troppo, decisamente. Mi buttai su di lui, cercando di colpirlo in qualche modo. fu inutile: sembrava che prevedesse già tutte le mie mosse. Allora mi arresi, ma lui teneva ancora stretti i miei polsi.
-Tu non mi hai salvata. Mi hai uccisa! Ero già morta, prima, ero morta! Tu mi hai uccisa e sono morta un’altra volta!- gridai, tra i singhiozzi. Non riuscii a decifrare la sua espressione. Era impassibile. Non mi stava guardando come se stesse guardando una pazza. Mi guardava intensamente, come se stesse cercando di capire cosa nascondessi.
-Ma il suicidio non è una giusta soluzione.-
-Cosa?! Tu mi conosci? Sai cos’ho passato in tutti questi anni? Sai quanto cazzo ho sofferto? Non credo proprio! Quindi dovresti essere l’ultima persona a dirmi cos’è giusto e cosa non lo è!- gridai, tra i singhiozzi.
-Potresti spiegarmelo.-
-A te?! Non farmi ridere, non capiresti nulla.- E poi scoppiai di nuovo in un pianto isterico. E mi odiai per avergli mostrato quanto ero debole, in realtà, dentro. Perché non ero forte e coraggiosa, come tutti credevano. Ero fragile come un uccellino. Delicata come un petalo di rosa. Sensibile, e anche troppo.
Mi sorpresi quando mi strinse in un forte abbraccio. Mi irrigidii, all'inizio, poi, però mi abbandonai al suo abbraccio e gli strinsi forte la felpa in due pugni, senza smettere di piangere.
-Non sai quello che ho sofferto! Non puoi saperne nulla. Non mi conosci!- la mia voce era interrotta dai singhiozzi. –Io ho odiato e odio ogni singolo momento della mia vita! Non vedo davvero l’ora di andarmene! Io mio odio! Odio Thony e i suoi amici! Odio la mia casa! Odio la mia vita! Odio tutto e tutti! Odio anche te!-
Pensai che quelle parole lo avrebbero potuto ferire, ma la sua unica reazione fu stringermi ancora più forte.
-Mi dispiace.- sussurrò.
-E secondo te a me non dovrebbe dispiacere?-
-Calmati, ti prego.- disse. Feci per ribattere, ma i singhiozzi erano troppo forti. Non mi accorsi neanche di essere seduta sul prato, tra le sue braccia.
Persi la cognizione dello spazio e del tempo. Nessuno mi abbracciava più da tanto tempo. Chi avrebbe voluto abbracciarmi? Chi avrebbe voluto parlare con me? E la cosa che mi faceva più arrabbiare era che tutta quella gente non provava nemmeno a capire o a cercare di capire qualce fosse il problema.
Anche se stavo bagnando completamente la felpa di Zayn con le mie lacrime, cercai il più possibile di aggrapparmi a lui. Magari c'era ancora una speranza.
Dopo un po’, lasciai che mi accompagnasse a casa.
Ci trovavamo davanti al vialetto di casa, uno di fronte all’altra.
-Charlie?- mormorò Zayn, cercando di catturare il mio sguardo.
-Mmm?-
-Cos'è che hai sofferto?-
Sospirai, pensando che non sarei mai  riuscita a finire di raccontargli quello che soffrivo tutti i giorni.
-Ehm, ora è meglio che... che entri- balbettai.
-Ma, Charlie...-
-Scusa, ma ora devo entrare.-
Lui esitò un po'. -Certo, ma se hai bisogno io ci sono.-
-Grazie.-
-A domani-
Entrai in casa e guardai fuori dalla finestra del salotto. Osservai Zayn allontanarsi per poi saprire dietro l'angolo. Poi pensai a quello che mi aveva detto al parco. -Ti ho solo salvata.-
Ed era vero, lui mi aveva salvata. Mi aveva distratta, quando ero sul muretto di pietra, mi aveva fatta infuriare. Sapeva che avrei reagito così e questo suo modo mi faceva innervosire, non lo sopportavo. Era come se sapesse cosa stessi per dire o per fare. Aveva già tutte le risposte pronte. Ero così prevedibile?
                                                                 ***
Ero seduta su una panchina in pietra, proprio davanti la scuola. Le lezioni erano finite da poco e non volevo andare a casa. Tenevo con due mani un libro che mi aveva preso molto: 'Ragazzo da parete'. In qualche modo, riuscivo davvero a immedesimarmi nel protagonista, Charlie. Avevamo in comune molte cose e anche il nome.
-Io l'ho letto la scorsa settimana- disse qualcuno, accanto a me.
Sobblazai. Ero talmente immersa nella lettura che nemmeno mi ero accorta del ragazzo che si era seduto vicino a me. Liam osservava il libro che tenevo in mano, sorridendo.
-E l'ho trovato molto... drammatico- aggiunse.
Visto che non aprivo bocca per dire qualcosa, lui continuò a commentare il libro.
-Sì, insomma, alla fine Charlie riesce a capire il motivo del suo comportamento.-
-Non vorrai raccontarle come finisce la storia, eh, Liam?- parlò una voce allegra, non lontano da noi. Girammo la testa nello stesso momento e vedemmo Niall avanzare verso di noi per poi sedersi accanto a me. Liam a destra e il biondo a sinistra.
-Lui l'ha già letto cinque volte questo libro, sai?- mi informò Niall.
-Non è vero- ribattè il ragazzo dai capelli castani -Solo tre.-
-Solo?- chiese, divertito, l'altro.
-Ecco che arriva il Boss- esclamò Niall. Alzai la testa e, proprio davanti a me, trovai Zayn, a una decina di metri dalla nostra panchina, che si dirigeva verso di noi. Si muoveva su uno skateboard ed era davvero abile a usarlo. Indossava una canotta bianca e la camicia a quadri aperta svolazzava attorno al suo busto.
Sorrise, quando incorciò il mio sguardo, ma io lo distolsi immediatamente e riportai la mia attenzione sul libro, appoggiato sulle mie gambe.
-Hei- salutò Zayn, dopo essersi avvicinato a noi. -Che succede?-
Tenevo ancora la testa china sul libro, come se davvero stessi leggendo quelle parole, quelle frasi. Perchè non l'avevo salutato? Perchè non l'avevo salutato con la stessa facilità in cui gli altri due ragazzi avevano fatto? In un certo senso, mi vergognavo. Mi vergognavo davvero per aver mostrato a Zayn quanto fossi fragile, debole, la sera prima. Non avevo avuto nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi e salutarlo con un semplice 'ciao'.
'Sono una codarda', pensai.
-Abbiamo trovato Charlie sola soletta.- rispose Niall, riportandomi alla realtà.
-Così abbiamo pensato di farle compagnia- concluse Liam.
Vi fu un momento di silenzio.
-Io ho fame- disse Niall.
-Ma davvero?- disse Zayn in tono ironico e scherzoso.
-Vieni con noi, Charlie?- chiese lo stesso ragazzo che un attimo prima aveva 'preso in giro' Niall.
Fui costretta a guardarlo negli occhi.
-Hem, veramente io...- cominciai, ma Niall, dopo essersi alzato dalla panchina, mi afferrò la mano, tirandomi su.
-Non farti pregare! Andiamo, che ho fame.- si lamentò lui. Rimasi un po' confusa e sorpresa da quella confidenza. Ma non m'importava molto, così accettai l'invito, anche se sapevo che non avrei toccato cibo.
Lanciai un occhiataccia a Zayn, che fece spallucce, come per scusarsi di aver aperto bocca.
'L'ha fatto apposta', pensai, infastidita.
I tre ragazzi mi portarono in un fastfood e si sorpresero quanto gli dissi che non avevo appetito. Tutti gli studenti uscivano dalla scuola, alla fine delle lezioni, con una fame da lupi: non io.
Ci sedemmo a un tavolo accanto alla finestra del locale.
-Come va con il progetto di scienze?- chiese Liam, curioso.
-Non abbiamo concluso molto, vero?- disse Zayn.
-Sei sicura di non volerne un po'?- mi chiese Niall, accanto a me, allungandomi il suo panino.
Feci cenno di no con la testa, rifiutando il pranzo.
-No, infatti.- risposi a Zayn.
-Sarà meglio impegnarci di più, oggi.-
Me ne ero quasi dimenticata. Quel pomeriggio, sarei dovuta andare a casa di Zayn, per il progetto che ci aveva assegnato il professore. Sbuffai un po' troppo rumorosamente.
Più tardi, finito il 'pranzo', uscimmo dal fastfood. Salutai i ragazzi e stavo per andarmene, quando Zayn mi afferrò il braccio. Mi girai e incontrai il suo sguardo.
-Perchè non vieni subito da me? Così, magari, finiremo prima- propose.
Ci pensai un po' su. A casa non avevo niente da fare. Mio padre, ovviamente, era al lavoro. Se fossi andata da Zayn in quel momento, sarei tornata a casa prima che si facesse buio.
Accettai e mi portò a casa sua. Questa volta, però, non era solo. C'era sua madre, una giovane e gentile donna e in salotto due ragazzine guardavano la televisione, evidentemente sue sorelle.
Salimmo le scale e arrivati in camera sua, Zayn mi chiese di chiudere la porta. La lasciai socchiusa e lui alzò gli occhi al cielo: sembrava, in parte, divertito.
Cominciammo subito a studiare, leggendo una pagina a testa, facevamo a turni. Toccò a me. Lessi parola per parola, cercando di stare attenta, ma c'era qualcosa che me lo impediva. Mi sentivo come se qualcuno mi stesse costantemente interrompendo. Ciò mi infastidiva. Intanto che leggevo cercai di capire quale fosse il problema. Ero seduta sulla stessa sedia in cui mi ero seduta due giorni prima. Zayn, invece, era seduto al contrario su un'altra sedia girevole: teneva stretto al petto lo schienale, le gambe pendevano da entrambi i lati della sedia.
Poi mi accorsi che mi stava osservando, mentre continuavo a leggere, senza prestare attenzione. Mi irritavo sempre di più, sentivo la rabbia crescere dentro di me.
-Charlie- mi interruppe nel bel mezzo di una frase. Dal tono in cui aveva detto il mio nome, non sembrava affatto che mi stesse chiamando.
Alzai la testa e i miei occhi incontrarono subito i suoi.
-Cosa?- balbettai.
-Charlie, Charlie- I suoi occhi scrutarono i miei, si strinsero in una fessura. Le sopracciglia leggermente corrugate. Un po' allungato verso di me.
Avevo già visto un paio di volte Zayn fumare, davanti la scuola. E anche ieri sera al parco. Chissa cosa fumava? Sigarette o erba? Canne? Spinelli? Ad ogni modo, quella volta mi sembrò che avesse un po' esagerato.
Imitai il suo stesso sguardo, allungandomi leggermente verso di lui.
-Zayn.- mormorai, con il suo stesso tono, quasi per prenderlo in giro.
-Di cosa ti fai?- gli chiesi.
Inarcò le due sopracciglia, sgrandando gli occhi: quella frase sembrò coglierlo un po' di sorpresa. Poi, però, sorrise divertito.
-Di niente,- disse convinto -fumo solo sigarette, quelle innocue. Perchè me lo chiedi?-
Fui io, questa volta, a inarcare le sopracciglia -Hai detto il mio nome tre volte.-
-Ah. Charlie.- mormorò, pensieroso -Non è un nome da maschio?-
Alzai gli occhi al cielo. Non era la prima persona a ricordarmelo: alle elementari mi prendevano in giro per quello.
-E' solo il diminutivo, il mio soprannome.-
-Di quale nome?-
-Charlotte- risposi -E il tuo? Zayn. Zayn, Zayn. E' strano.-
-E' Zayn Jawaad Malik- mi corresse -Mio padre è per metà inglese e pakistano.-
-Oh, ora capisco. Beh, Jawaad, posso usare il bagno?-
Lui fece un gesto teatrale indicandomi una porta. Mi alzai e mi diressi verso il bagno di camera sua, sentendomi il suo sguardo addosso.
Dopo aver fatto quel che dovevo fare, tornai in camera sua e vidi che stava usando il cellullare.
Mi sedetti sulla sedia dove avevo appoggiato il libro, prima di andare in bagno.
-Zayn, sarà...- iniziai, ma mi fermai subito dopo aver notato che quello che stava usando non era il suo celllullare, ma il mio.
-Quello è il mio cellullare!- esclamai andandogli in contro.
Lui fu più veloce di me, si alzò dalla sedia e, quando cercai di afferare il telefono dalle sue mani, lo alzò sopra la sua testa. Zayn era più alto di me di almeno venti centrimetri e questo fatto mi intimidiva. Perciò saltellavo sulle punte dei piedi, cercando inutilmente di riprendermi il telefono. Lui non smetteva di far scorrere il pollice della mano sinistra sul touch-screen del mio telefono. Chissa se steva leggendo i miei messaggi?
-Dammelo subito!-
All'improvviso, Zayn scoppiò in una fragorosa risata.
-Cosa c'è? Ridammi il telefono!- esclamai, arrabbiata.
-E così io sarei il Puttaniere, eh?- disse, divertito. Ovviamente aveva visto 'come' avevo salvato il suo numero sulla rubrica. Non mi sembrava offeso.
Mi fermai, smettendo di saltellare, e lui mi osservava, sorridendo. In quel momento notai come un guizzo nei suoi occhi. Luccicavano. Erano così... puri. Non avevo mai visto occhi come i suoi. Sembravano vissuti, come se in soli diciassette anni avvessero visto di tutto e di più. La nostra vicinanza mi vece arrossire e feci un passo indietro.
-Ora d-dovrei andare, Zayn.- mormorai, abbassando lo sguardo.
-Certo- e mi porse il telefono. Lo afferrai.
-Ci vediamo domani.-
                                               ***
Tornata a casa, ripensai alla sera precedente. Avevo mostrato a Zayn quanto ero debole, in realtà, dentro. E mi vergognavo molto, perchè a scuola la gente pensava che io non avessi mai avuto sentimenti, vista la mia espressione. Dicevano che entravo sempre, ogni giorno, in uno stato di apatia: non reagivo mai. E correvano già in giro voci dei miei tagli.
Questo mi rendeva debole.
 
 
 
-
Mi dispiace davvero dei miei continui ritardi, ma mi sto preparando per gli esami, perciò non ho molto tempo. Spero che i cambiamenti non vi dispiacciano.
Ps: Sto già scrivendo il prossimo capitolo :)
-Sof.
   
 
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