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Autore: Sghisa    26/05/2013    2 recensioni
A qualche anno di distanza dalla fine del college, a Neptune si incrociano nuovamente i sentieri di vecchi amici. Un mistero sembra celarsi dietro alle loro ordinarie e serene vite. Un mistero che li riunirà.
Genere: Romantico, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Dejavù

Era una splendida giornata di sole, una di quelle tipiche giornate californiane, quelle che nell'immaginario collettivo illuminano San Francisco e Los Angeles. Nemmeno una nuvola in cielo, anche se ormai l'autunno si stava avvicinando. La brezza del mare faceva sollevare i teli candidi che ornavano l'altare in legno, mentre i gigli spargevano il loro aroma intenso e allo steso tempo delicato nell'aria circostante. Dietro l'altare si apriva l'oceano, leggermente mosso ma invitante e accogliente come sempre.
Per una volta qualcuno era riuscito a sorprendere Veronca Mars. Niente ricevimento sfarzoso all'interno di un palazzo elegante, né centinaia di invitati. Solo pochi, pochissimi intimi, scalzi sulla spiaggia. Duncan si era offerto di ospitare il ricevimento, e aveva dato una mano a disporre le semplici sedie di legno e i tavoli. Veronica Mac e Parker, aiutate dalla signora Fennell e dalla madre di Jackie, avevano disposto le pietanze sui tavoli, traballanti ma d'effetto con fiori sparsi su tutta la superficie. I bambini correvano dappertutto, sollevando nuvoloni di sabbia e sporcandosi i vestiti, ma nessuno sembrava farci caso. I responsabili degli alcolici erano, nemmeno a farlo apposta, Dick e Logan. Avevano comprato dell'ottimo Cartizzen e dello Champagne, più dolce e adatto alle signore. Insomma, quello che stava per avvenire era un matrimonio tutt'altro che convenzionale, ma tutti si sentivano a loro agio. Avrebbe potuto essere una qualunque giornata sulla spiaggia, e invece stava per tramutarsi in una delle giornate più importanti della vita di Wallace.
Veronica non aveva resistito: era sgusciata in casa, era salita al primo piano e aveva raggiunto la stanza degli ospiti, momentaneamente adibita a spogliatoio per lo sposo. Wallace non aveva molto con sé, solo una piccola borsa con i vestiti di ricambio e un piccolo beauty.
"Hey, V" esclamò vedendola entrare nella stanza.
"Air-fennell…" rispose lei. "Sei emozionato?" domandò, sedendosi sul letto.
"Un pochino…" "Anche io" rispose la bionda "ti meriti questa felicità e sono sicura che sarai un ottimo padre e un favoloso marito. Wallace Fennell, tu… quello che dirò in questa stanza rimarrà in questa stanza, chiaro?" e lo fulminò con lo sguardo. Wallace annuì divertito. "Bene" riprese la donna "Dicevo. Wallace Fennell, sei l'unica persona della quale io mi sia sempre fidata. Sei l'unica persona che non mi ha mai abbandonata o tradita, sei sempre riuscito a passare oltre, a non fare domande e a rispettare anche troppo la mia insana mente contorta. Quindi, Wallace Fennell, sappi che non sono mai stata così felice in vita mia, e che sono contenta di essere qui, anche se odio i matrimoni."
Wallace la guardò brevemente prima di aprire bocca. "Sto cercando di capire quale delle ragazze Gilmore tu sia…" esclamò infine, abbracciandola.
Lei rispose all'abbraccio, ma ci tenne a sottolineare una cosa. "Tutto ciò non è mai successo, chiaro?"


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Keith Mars era al settimo cielo. Doveva trovare sua figlia. Quella era davvero un'ottima notizia, davvero ottima. Insomma, Veronica aveva solo bisogno di una scusa per restare e lui stava giusto giusto offrendogliela. Il foglio di carta che aveva stampato pochi minuti prima in ufficio era la sua scusa, e lui lo stava tenendo stretto nella tasca del soprabito.
Era appena arrivato al ricevimento. Incontrò lo sguardo di Logan che, ancora zoppicante, gli si avvicinò. "Keith, buongiorno. Come stai?" "Bene, anzi, benissimo!" ed estrasse i foglio, sventolandolo sotto al naso del giovane uomo. "E tutto grazie a questo!" Logan prese il foglio e lo lesse. Sei sicuro che sia la mossa giusta, Keith? Insomma… Veronica non ama che gli altri decidano per lei… non penso che la prenderà troppo bene." Keith gli strappò il foglio di mano.
"Di chi è figlia? Sentiamo… tu sei solo… a proposito, cosa state combinando tu e Veronica? Vi state comportando bene?"
Logan sospirò e si avvicinò al tavolo dei drink. Si servì un bicchiere di succo d'ananas e squadrò l'uomo che stava davanti a lui con aria stupita, come per dire "di cosa stai parlando?".
"Andiamo Logan, non voglio sapere nulla di scabroso. Non mi permetterei mai… per quanto mi riguarda, e sia chiaro che sarà sempre così, tu di mia figlia hai toccato solo parti di corpo dotate di dita. Mi stavo solo chiedendo quali progetti aveste per il futuro a medio lungo termine. Vorrei solo che questa volta non commetteste sciocchezze."
Logan inarcò le sopracciglia, guardando Kith Mars dal basso verso l'alto e poi parlò. "Io non lo so Keith. C'è stato un'avvicinamento, un ritorno al dialogo, però non posso dire se Veronica voglia riprovarci o meno. Da parte mia non c'è nessun dubbio su questo: fosse per me le chiederei di riprovarci. Ma dopo quello che è successo al Camelot Veronica non si è sbilanciata. Quindi non so dirti… io prima o poi dovrò ricominciare a lavorare. Il mio agente sta decisamente pressando perché io partecipi almeno a qualche talk show, sai questa storia della sparatoria… il ragazzo orfano di padre violento e madre suicida ferito mentre tenta di salvare la sua ex del liceo… fa audience. Ho ricevuto proposte a diversi zeri… Penso che dovrò farmi vivo almeno una volta nelle prossime settimane. Los Angeles non perdona."
"Hai intenzione di fare qualcosa per convincerla?"
"No, Keith, ho passato fin troppo tempo a correre dietro a tua figlia. Se le non vuole, non forzerò la cosa: otterrei solo di allontanarla. E poi che senso avrebbe?"
Keith appoggiò una mano sulla spalla di Logan e gli sorrise. "Sei un bravo ragazzo… non pensavo che l'avrei mai detto, ma sei davvero un bravo ragazzo. Anzi un brav'uomo. Penso stia per cominciare. Prendiamo posto?" e aiuto Logan ad avvicinarsi alle sedie.
Veronica comparve dalla casa, e si sedette tra suo padre e Lilly. Sedendosi salutò tutti: Duncan, Parker, Eli, Mac e Dick. Poi incrociò lo sguardo di Logan e sorrise, a lungo, prima di sedersi.

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Jackie l'aveva colta alla sprovvista, presentandosi con una semplice tunica color avorio e i capelli sciolti. Era elegante e semplice allo stesso tempo. Unico gioiello, l'anello di fidanzamento.
Wallace non era da meno. Pantaloni di lino bianchi, camicia scura, gillet candido come le nuvole. La cerimonia fu breve e elegante, poi tutti furono liberi di alzarsi per complimentarsi con gli sposi.
Wallace e Jackie, circondati dai loro genitori, venivano salutati da tutti gli invitati. Keith si alzò e andò verso la coppia. Mentre baciava Jackie incrociò lo sguardo di Alicia. Si salutarono e si allontanarono assieme. "Come stai Kieth?" "Tra alti e bassi, non c'è male. Mi manca molto mia figlia, ma ho come la sensazione che si farà viva più spesso nel prossimo futuro. E tu, come ci si sente a diventare nonni?" "Bene e male… ci si sente vecchi!" "Vecchia, ma se sei stupenda come il giorno in cui ti ho conosciuta?"
Alicia arrossì, e i due si avviarono verso il tavolo delle vivande, continuando a chiacchierare.

"Che ci sia del tenero tra quei due?" domandò Veronica, dando una gomitata al suo migliore amico. "Eddai, è mia madre…" "Non abbiamo già avuto questa conversazione? Comunque… quello è mio padre. Ed è un gentiluomo…" i due scoppiarono a ridere. Poi Veronica abbracciò il suo migliore amico. "Congratulazioni, Wallace!" e poi fu il turno della giovane sposa "Anche a te Jackie, sei stupenda!" "Grazie Veronica. E grazie per essere venuta e per aver dato un paio di consigli a Logan… nulla sarebbe successo senza di lui. A proposito…" e si voltò verso lo zoppo.
Lo abbracciò stretto e gli sussurrò all'orecchio "Grazie". Wallace e Logan si scambiarono gesti molto virili: gli uomini non si abbracciano per davvero, ma si stringono le mani e si abbracciano a metà. "Vecchio mio, sei in trappola ora!" "Non hai idea di quanto sia bello" rispose Wallace, incrociando maliziosamente lo sguardo di Veronica.
"Manchi solo tu, Mr. Echolls, anche Weevil ha deciso di sistemarsi… tocca a te!"
"Oh, non è ancora giunta la mia ora! E mi sa che non giungerà mai!"
Wallace non aveva intenzione di mollare. "Nemmeno la nostra PI preferita potrà mai riuscire a incastrarti?"
Veronica, che aveva seguito in silenzio la scena, decise di salvare il povero Logan da quella situazione. Gli sfiorò il braccio e gli domandò dolcemente: "Balliamo?" e lo trascinò verso la pista da ballo, un semplice spiazzo in mezzo alla sabbia.

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"Dejavù" esclamò Logan guardandola intensamente negli occhi.
"Già" rispose lei, abbassando lo sguardo.
"Che succede Ronnie, non è da te fare la timida!"
"Non è il momento, Logan, siamo a una festa…"
"Beh se c'è una cosa che ti riesce bene, mia cara, è scegliere il momento meno adatto per spezzarmi il cuore, quindi… spara!"
Lei deglutì e si morse il labbro inferiore. "Logan io e te… verso dove stiamo andando?"
"Hey, Bobcat, non è che tutto questo romanticismo ti ha dato alla testa? Se vuoi propormi di sposarti dovrai almeno inginocchiarti!" e le spostò una ciocca di capelli dalla faccia. "E poi, non so, io sono uno che rispetta le tradizioni: grande chiesa, abito bianco, le damigelle le scelgo io!"
Lei sorrise, evidentemente divertita. Eppure non aveva alcuna intenzione di cedere all'ironia e lasciar sfuggire il discorso che aveva introdotto. "Logan, sii serio per una volta. Adesso dovremo prenderci cura di Lilly per un paio di settimane, mentre preparano Duncan per l'operazione e lo ricoverano. E poi? Tu hai una vita a Los Angeles e io pure, due vite così distanti e diverse… direi inconciliabili. Io sono un investigatore privato, tu una stella del cinema. Come la mettiamo? Io non voglio e non posso certo farmi notare in tua compagnia, comparire e apparire sui tabloid. E tu, come potresti adattarti a me e ai miei ritmi di vita: nessun orario, nessuna libertà… Los Angeles è un brutto brutto posto per chi vuole vivere nell'ombra…"
Logan sorrise e la strinse più forte. "V, innanzitutto stai mettendo troppa carne sul fuoco. Non abbiamo ancora parlato, discusso o deciso nulla. Prendiamoci tempo. Io devo ancora rimettermi in piedi, ma comincerò presto a lavorare. Qualche comparsata qui e lì. Però tornerò da te ogni volta che ci sarà bisogno, e anche quando non ce ne sarà! Non ci siamo visti per quanto? 9 anni… forse è il caso che facciamo un passo alla volta!"
Le prese il volto tra le mani e la fissò a lungo. Poi spostò lo sguardo sulla destra, oltre le spalle di Veronica. Penso che tuo padre voglia un ballo con te…" e si allontanò da lei.
La giovane restò qualche secondo interdetta, e poi si avviò verso il padre.
"Hey…" esclamò, cingendogli il collo con le braccia.
"Tesoro! Che onore poter ballare con te! Come stai?"
"Bene, sono molto contenta per Wallace."
"Tu e Logan, che vi siete detti?"
"Nulla… mi ha detto che vuole andare con calma, prendere tempo e non buttarsi in qualcosa che non è chiaro."
"Mi sembra un'ottima idea, che dici?"
"Centri tu con questo? Vi ho visti l'altro giorno sulla spiaggia…"
La musica continuava, e i due rimasero a ondeggiare a ritmo.
"Tesoro, innanzitutto non penso che siano affari tuoi. Però se proprio vuoi saperlo, io e Logan abbiamo parlato di cosa fare con tua madre. Lui ti conosce molto bene, e penso che sia la persona giusta cui chiedere consiglio quando si tratta di mia figlia e di questioni delicate che la riguardino. Sai, a volte tu per me sei un mistero. E' stata sua l'idea di parlartene subito e di lasciare a te la scelta, senza forzarti. E mi sembra che sia stata la scelta giusta…"
Veronica sorrise e inclinò la testa.
"E' un bravo ragazzo, tesoro, e tu devi rispettarlo. Perché ne ha passate tante, troppe, e tu non puoi giocarci come con un bambolotto."
"Mah" lo interruppe lei, indignata.
"E' inutile che tu faccia quella faccia. Sai benissimo che hai tirato la corda fin troppo con lui, l'hai sempre giudicato troppo severamente mentre ti sei sempre aspettata che lui ti accettasse per ciò che eri…"
"Papà, Logan non ti è mai piaciuto!"
"Questo non è vero. Solo pensavo che stare assieme vi facesse più male che bene. Ora avete quasi trent'anni ed è ora che ve la vediate per conto vostro. Comunque non è per questo che volevo parlarti. Estrai il foglio di giornale che sbuca dal mio taschino per favore."
Veronica estrasse il foglio e lo osservò.
"Che ne pensi?"
"Del posto di lavoro al commissariato? Io e Vinnie nello stesso edificio?" scherzò lei.
"No, tesoro. L'annuncio subito sotto. Appartamento in affitto a pochi minuti sia da casa mia che dall'ufficio. Io sto diventando vecchio e ho proprio bisogno di prendermela con comodo. Tu e Leo potreste dividervi il lavoro… che ne pensi? Io vorrei… mi piacerebbe che tu tornassi, che tu rimanessi. Già che devi fermarti per un po' visto che Duncan andrà in ospedale tra poco più di un mese e che ci sarà bisogno di te…"
"Papà… io ho il mio ufficio a Los Angeles. Lì ho la mia vita…" si fermò e pensò a quella che era la sua vita a Los Angeles. Lavoro, lavoro e lavoro. Un po' di solitudine serale e nei week end. Cosa aveva da perdere lì? E restando a Neptune cosa avrebbe guadagnato?
"Ci penserò, va bene?" e sorrise al padre, che ricambiò il gesto.
Veronica si fermò e poi trascinò Keith verso i tavoli. Senza dargli il tempo di reagire, si fiondò al tavolo de genitori degli sposi. "Alicia, io non ce la faccio più. Tacchi alti e mio padre che vuole rivivere i giorni d'oro non sono certo la combinazione ideale. Mi daresti il cambio?" E aiutò la donna ad alzarsi, senza dare a nessuno dei due il tempo aprire bocca per protestare.
"Se non sbaglio, tra l'altro, siete dei gran ballerini!" e scomparve tra la folla.

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La festa stava volgendo al termine. Jackie e Wallace, che ballavano ancora stretti stretti, sarebbero partiti la mattina successiva, lasciando i bambini a nonna Alicia per qualche giorno. Poi, tornati dalle Hawaii, avrebbero finito di preparare la casa e si sarebbero trasferiti.
Logan Dick e Mac continuavano a proporre brindisi e ridevano e scherzavano. Keith e Alicia, per la prima volta dopo anni, stavano chiacchierando amabilmente del più e del meno. Eli e Parker, i prossimi, stavano fissando i bambini che correvano da tutte le parti.
Veronica osservava tutto ciò e sorrideva. Le era mancato tutto ciò, le erano mancate le sue persone. Ora che aveva assaporato di nuovo il gusto degli affetti, della compagnia, e perché no dell'amore, temeva che non sarebbe riuscita a tornare indietro.
Mentre pensava a questo sfiorava con lo sguardo la nuca di Logan, le mani intrecciate di Eli e Parker, gli sguardi complici di Mac e Dick, suo padre e il sorriso che gli increspava le labbra, i piedi nudi di Jackiee Wallace che si muovevano a ritmo. E poi gli occhi azzurri di Duncan, che si accorse dello sguardi di Veronica e, dall'altro lato della pista da ballo, alzò il bicchiere in segno di brindare.
Poi Veronica sentì un rumore alle sue spalle. Una porta che sbatteva e passi che si precipitavano giù dal portico. Veronica si voltò e vide Leo, trafelato, che le correva incontro.
"Veronica, dove è Duncan?"
"Che succede?" domandò lei alzandosi in piedi.
"Veronica, stanno venendo a prenderlo. Mi ha telefonato Angela: hanno riaperto il caso Kane!"
"Ma come, i Manning hanno ritirato le accuse…"
"Non quel caso Kane: Duncan è accusato di aver ucciso sua sorella…"
Veronica rimase impietrita, poi la porta sbatté di nuovo. Rumore di passi, molti, concitati. Veronica calcolò che non sarebbe riuscita ad avvisare Duncan, che non sarebbe riuscito a scappare. Non c'era tempo. Cercò con lo sguardo la piccola Lilly. La vide e gridò con tutto il fiato che aveva in corpo. "Logan, porta Lilly lontano da qui!" lui non ebbe bisogno di fare domande. Agguantò la bambina che stava correndo verso di lui e sparì dietro la casa.
Veronica prese Leo per un braccio e lo trascinò verso il portico. "Dobbiamo fermarli…"
Ma era già troppo tardi: lo sceriffo scese i gradini.
"Duncan Kane…"
Veronica stava per frapporsi tra i due uomini, ma dietro a Vinnie comparse Angela, che scosse la testa. Veronica si fermò dove era. Suo padre le si avvicinò e le cinse le spalle.
Vinnie aveva raggiunto Duncan che rimase interdetto."…sei in arresto…" continuò lo sceriffo, estraendo le manette "… per l'omicidio di Lilly Kane" concluse chiudendo i braccialetti metallici attorno ai polsi del giovane. E poi lo trascinò verso la casa, accompagnato dalla formula di rito. Mentre veniva trascinato fuori, Duncan si girò verso Veronica e le lanciò una silenziosa supplica alla quale Veronica rispose con un lieve cenno della testa.
Quando la porta della veranda si richiuse dietro le spalle di un'ammutolita e triste Angela, veronica si voltò verso il padre e parlò. "Sai papà, penso proprio che mi fermerò da queste parti ancora per un po'. A quanto pare c'è del lavoro da fare…" e si avviò verso l'uscita. The batch is back.


Spazio autrice: E così finisce "Sulle tracce del passato". Tre anni ci sono voluti perché io riuscissi a partorire questa piccola storia. Se potessi, ringrazierei Rob Thomas e il suo team di autori per aver cerato Veronica Mars e il suo mondo. Ringrazierei Kristen e Jason, Enrico e tutti gli altri per aver interpretato a quel modo i loro personaggi. Personaggi che sono venuti talmente bene da essere entrati nel mio immaginario e non averlo più abbandonato.
Una cosa posso fare, ringraziare voi che avete pazientato fino alla fine, o che avete letto anche solo un capitolo. Voi che avete commentato e voi che avete aggiunto questa FF alle seguite.
Avevo cominciato questa storia perché non accettavo come il telefilm era finito e mi ero costruita un seguito che ho deciso di trascrivere. Ora che il film si farà (e spero che darà anche una degna fine alla storia di Veronica Mars) non sento l'urgenza di proseguire in quello che è il mio mondo marsiano. Tuttavia ho lasciato uno spiraglio, un'opzione. Il ritorno di Veronica a Neptune, il suo ripercorrere le tracce che si era lasciata dietro ricostruendo il suo passato ma gettando anche le basi per il suo futuro, finisce qui. Se dovessi riuscire a trovare il tempo e l'energia, la nostra PI preferita potrebbe tornare, per salvare Duncan.
Ora chiudo e vi saluto!
A presto

Sghisa

  
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