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Autore: Aquarius no Lilith    06/06/2013    3 recensioni
Questa storia è frutto di un sogno che ho fatto circa un anno fa e che ho voluto sviluppare.
La storia è ambientata in un ipotetico post Hades e vede tutti i gold saint tornati in vita, grazie alla dea Atena. La protagonista è Yume, cavaliere d'argento di Cassandra ed ex allieva di Saga dei Gemelli. Ella fa ritorno al Santuario dopo due anni passati a Delfi ad allenarsi alla fine dell'ultima guerra sacra. Si troverà così a dover affrontare la nuova guerra sacra contro la dea Artemide, che metterà a dura prova la sua fedeltà alla dea Atena e il suo amore per Milo dello Scorpione, minacciato da un lontano passato di cui lei non ha colpa.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La maledizione dell' amore eterno'
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La mattina dell’incontro a Delo, io e Milo scendemmo dall’ottava casa con quasi un’ora di anticipo sull’appuntamento e ci fermammo alla terza casa, poiché Milo voleva parlare un attimo a Kanon, in privato.
Quando ormai mancava una mezz’ora, ci avviammo insieme a lui e a Mu, che si era unito a noi al nostro passaggio per la prima casa, al luogo dell’appuntamento convenuto.
Dopo circa cinque minuti che eravamo lì, arrivò la dea Atena, accompagnata personalmente dal gran sacerdote.
Ella era come noi rivestita della sua sacra armatura e portava nella mano destra lo scettro di Nike e nella sinistra, lo scudo.
Il gran sacerdote, guardando me, Milo, Mu e Kanon, disse con tono autoritario:
<< Vi affido la custodia della dea Atena, sapendo che la proteggerete da qualsiasi pericolo si possa presentare.
Vi auguro anche buona fortuna, sperando che non accada nulla d’irreparabile >>.
Dopo esserci congedati da lui, ci raggruppammo tutti intorno a Mu, che ci teletrasportò direttamente sull’isola di Delo.
Come il teletrasporto si dissolse, ci ritrovammo tra le rovine archeologiche dei templi dell’isola.
<< La messaggera della dea Artemide aveva detto che ci sarebbe stata una delle sue compagne guerriere ad aspettarci, per guidarci all’interno del Santuario vero e proprio >>, disse la dea Atena.  
<< Molto probabilmente sarà nelle immediate vicinanze e ci starà aspettando >>, disse Mu. A un certo punto comparve da dietro una colonna, una ragazza dai capelli di colore biondo- rossicci e dagli occhi di una tonalità marrone scura.
<< Voi dovete essere la dea Atena e i suoi valorosi saint.
Io sono Tiziana di Ninfadora e sarò la vostra guida, per il Santuario della dea Artemide >>, disse, rivolgendosi alla dea Atena e facendole un inchino.
<< D’accordo, Tiziana.
Ora mostraci pure la strada >>, le rispose gentilmente la dea Atena.
Ebbe però il tempo, prima di voltarsi per farci strada, di lanciare a me e ai cavalieri d’oro uno sguardo di puro odio.
Che cosa potevamo aspettarci d’altro canto, se non questo o peggio?
D’altronde eravamo in pieno campo nemico e, per di più, alle guerriere donne della dea Artemide, fin dalla più tenera età, era insegnato a odiare gli uomini.
Tiziana ci condusse fino a una grotta, che si trovava non molto distante da lì e come fece un solo gesto della mano, la barriera che proteggeva il sacro santuario di Delo si dissolse nel nulla, dandoci così il modo di osservarlo e ammirarlo in tutta la sua bellezza e grandezza. Un grande lago, circondato da una foresta molto fitta e scura, si estendeva davanti a un enorme palazzo in stile classico, che alla sua destra aveva un campo di girasoli e, alla sua sinistra, quella che sembrava essere un’antica arena per i combattimenti.
Alle spalle del palazzo si vedevano diverse case sparse qua e là, probabilmente le dimore di alcune guerriere e quello che sembrava essere un campo d’addestramento.
La guerriera di Ninfadora puntò dritta verso il palazzo, alla cui guardia erano poste solo due guerriere semplici con delle lance in mano.
Come entrammo nell’edificio, sentii una fitta al cuore, infatti, tutto mi sembrava così familiare e lontano assieme…
Sapevo però, che non ero io ad avere quel senso di tristezza nel vedere quel luogo, ma ciò che nella mia anima era rimasto di Cassandra…
Nonostante tutto quello che l’era successo, questo era e restava il luogo in cui era cresciuta e si era addestrata.
Chissà quanto aveva sofferto nel doversi lasciare tutto ciò alle spalle, per seguire ciò che la sua coscienza e il suo senso di giustizia, le imponevano…
Mentre questi e altri pensieri mi affollavano la mente, passammo per innumerevoli stanze e corridoi, fino ad arrivare all’enorme porta, che già avevo visto in una mia visione.
Al di là di quel portone doveva certamente trovarsi la dea Artemide...
Come si aprirono le porte enormi di quella sala, vedemmo per prima cosa otto guerrieri della dea Artemide rivestiti delle proprie armature e, in fondo alla sala, seduta su un trono d’oro, la dea Artemide.
Accanto alla dea inoltre, vidi mia madre rivestita della sua armatura argentata e con in mano uno scettro del medesimo colore, la cui parte superiore era a forma di mezza luna.
La guerriera di Ninfadora nel frattempo era andata ad affiancarsi alle altre guerriere, sue compagne.
Tutto in quel luogo era rimasto uguale a ciò che avevo visto nella visione avuta tempo prima, in uno stralcio del passato di Cassandra.
<< Eccoti finalmente davanti a me, Atena.
Infatti, non ci rivediamo dal nostro ultimo scontro, avvenuto ormai più di duecento anni fa. Vedo anche che hai rispettato le mie imposizioni >>, disse la dea Artemide, volgendo lo sguardo dapprima alla dea Atena e poi a me e ai cavalieri d’oro.
<< Sì, è vero, Artemide.
Non ci vediamo da quel lontano giorno e sinceramente avrei preferito che il nostro nuovo incontro, non fosse stato segnato dalla guerra, che ci vede contrapposte.
Infatti, sono venuta qui con la speranza di porre fine a questa guerra terribilmente insensata >>, le rispose la dea Atena con tono deciso e calmo allo stesso tempo.
Nel frattempo io avevo su di me tutti gli sguardi sprezzanti delle guerriere della dea Artemide, esclusi solo quelli di mia madre e quello del cavaliere di Atteone.
Infatti, entrambi mi guardavano con sguardo impassibile e indecifrabile allo stesso tempo. << Definisci questa guerra insensata, Atena?
Questa guerra è scoppiata anche a causa tua, poiché difendendo l’umanità, hai ucciso troppe divinità maggiori, inferiori per potenza solo a nostro padre Zeus.
È necessario che qualche altra divinità occupi il tuo posto e amministri la giustizia sugli uomini, poiché tu ti sei troppo insuperbita e non hai più una capacità di giudizio adatta >>, disse la dea Artemide con voce un po’ alterata.
<< Lo so, ma il mio compito in quanto dea della giustizia, è proteggere l’umanità dalle divinità, che la vogliono distruggere completamente >>.
<< E non hai mai pensato alla remota possibilità che avessero ragione nell’agire in tale modo? >>
<< No, perché io crederò nella forza degli esseri umani, finché in loro sarà presente la grandissima forza dell’amore.
E non trovo neanche giusto che gli innocenti debbano pagare per le colpe delle persone malvagie >>.
<< Il sacrificio di poche persone innocenti è giustificabile per lo scopo di punire coloro che non sono degni di abitare nel mondo, che noi dei gli abbiamo donato all’epoca del mito >>.
<< Non sono assolutamente del tuo stesso parere, Artemide.
E poi sei stata tu a iniziare questa nuova guerra sacra, senza alcun motivo apparente >>.
<< Avrò anche dato io inizio alla guerra sacra, però sono stata la prima a vedere una propria guerriera, tra le più forti tra l’altro, cadere in battaglia >>.
<< Eravamo sotto attacco ed è naturale che una delle mie guerriere si sia battuta contro di lei fino all’ultimo sangue, per proteggere la sua dea ed il Santuario.
D’altronde anche le tue guerriere, se avessimo attaccato noi il vostro santuario, avrebbero reagito allo stesso modo.
E poi le tue guerriere hanno ucciso due dei miei più valorosi bronze saint, che erano sopravvissuti a tante battaglie, Artemide >>.
<< Quello era il prezzo che dovevate pagare per aver ucciso la mia guerriera Danae di Niobe.
Anche se però quei guerrieri non valevano nulla, rispetto a Danae.
Infatti, mi è difficile pensare che una guerriera del suo valore sia stata battuta da una sola guerriera delle tue schiere e non da più di una, Atena >>.
Quel discorso della dea Artemide, mi fece letteralmente andare fuori dai gangheri e se non le risposi a tono, fu solo per non peggiorare una situazione già critica in partenza.
Come si permetteva però, di dire una cosa del genere?
In quel modo stava in poche parole, dicendo che noi cavalieri di Atena eravamo delle mezze calzette, rispetto alle sue guerriere ed il suo insulto era rivolto soprattutto a me, che ero stata la vincitrice della sua guerriera Danae di Niobe.
<< La mia silver saint, che ha battuto la tua guerriera, ha un cosmo per nulla inferiore a quello di un gold saint, quindi mi risulta difficile pensare che quello che dici possa essere vero, Artemide >>, le rispose la dea Atena, sorridendo.
Grazie, dea Atena, per la sua difesa nei miei confronti, pensai.
<< Atena, a questo punto ti dico quali sono le mie condizioni, per la fine della guerra. Voglio che tu lasci l’amministrazione della giustizia sulla terra a me e che mi consegni la tua qui presente guerriera di Cassandra.
Ora ti puoi ritirare nelle stanze, che ti ho fatto preparare.
Mi darai la tua risposta questo pomeriggio dopo il pranzo >>, disse la dea Artemide, che poi si alzò e, seguita da mia madre, scomparve oltre la porta dietro il suo trono.
Io e gli altri cavalieri allora, ci guardammo in volto, sconvolti da ciò che era appena accaduto.
Quello che aveva dato la dea Artemide, era un ultimatum vero e proprio e rimaneva comunque la remota possibilità che, in caso di rifiuto, ci saremmo ritrovati contro l’intero santuario di Delo…
Come il portone dietro di noi si aprì, uscimmo dalla sala e ci fermammo fuori nel corridoio. << Yume, va tutto bene? >>
<< Sì, tranquillo Milo. Sto bene, anche se un po’ sconvolta >>, gli risposi, sorridendo sotto la maschera.
<< Quella dea comunque, a mio parere, si è veramente bevuta il cervello.
Ma chi si crede di essere, per giudicare l’intera umanità?
E come può anche chiedere, che le sia consegnata come prigioniera una guerriera di un’altra dea? >>
Le parole di Milo, esprimevano certamente ciò che passava per la mente mia e di Mu e di Kanon.
<< Dea Atena, io sono Virginia di Ifigenia e sarò la vostra guida nel palazzo di Delo.
Ora se volete seguirmi, vi condurrò alle stanze riservate a voi e al vostro seguito >>, disse una voce dietro di noi.
Come mi girai, vidi una ragazza di altezza media dai capelli di colore biondo- castano e occhi azzurri-grigi…
Non so il perché, ma quella ragazza mi sembrava di conoscerla da una vita…
Questa sensazione probabilmente doveva essere legata ai ricordi di Cassandra, che non si erano ancora svegliati, ma che erano sempre vivi in me, in quanto sua reincarnazione.
<< Certo e ora facci pure strada >>, le rispose gentilmente la dea Atena.
Dopo aver attraversato innumerevoli corridoi, la guerriera di Artemide aprì una porta sulla destra, che conduceva a una sorta di atrio, dove si aprivano altre due porte.
<< Oltre la porta alla vostra destra si trova la parte preparata per voi, dea Atena.
La porta a sinistra invece, conduce al luogo, dove i vostri saint saranno liberi di riposarsi. Con il vostro permesso ora mi congedo e vi avverto che tornerò a prendervi fra tre ore, per la nuova udienza con la mia dea >>, disse Virginia e senza darci il tempo di dire qualcosa, scomparve oltre la porta dalla quale eravamo entrati.
Ed io ora come potevo fare?
Non potevo certamente togliermi la maschera davanti a Mu e Kanon per mangiare e poi Milo certamente non lo avrebbe mai permesso…
<< Yume, vuoi seguirmi, così mangiamo assieme? >>
Le parole della dea Atena, furono per me fonte di una grande felicità e imbarazzo allo stesso tempo.  
<< Se non vi arrecherà disturbo la mia presenza, sarò ben lieta di farle compagnia durante il pranzo >>, le risposi e dopo aver salutato Milo, Kanon e Mu, seguii la dea nelle stanze a lei riservate.
L’arredamento della sala da pranzo era molto semplice, infatti, era costituito solo da un lungo tavolo da almeno dodici posti con altrettante sedie e una madia sulla parete destra e una libreria molto grande su quella sinistra.
La tavola era già imbandita e su di essa si trovavano i più vari piatti tipici greci: lo tzatzichi, la taramosalata, la moussaka, la pita, i souvlaki e il gyros.
Si può dire che c’era veramente ogni ben di dio, su quel tavolo.  
<< Yume vuoi sederti accanto a me? >>
La voce della dea Atena mi riportò alla realtà e senza fiatare, mi sedetti alla sua destra e mi tolsi la maschera, posandola sul tavolo.
<< È un vero peccato che voi, mie guerriere, siate costrette a portare una maschera, per essere degne di combattere a fianco degli uomini >>, disse improvvisamente la dea Atena.
<< Ormai è una tale abitudine, mia dea, che nessuna di noi ci fa più caso >>, le risposi.
<< Posso farti una domanda, Yume? >>
<< Certo, dea Atena >>.
<< Milo ti ha visto in volto accidentalmente o gliel’hai fatto vedere tu? >>
<< In verità mia dea, durante un duello di allenamento Milo mi fece cadere accidentalmente la maschera, vedendomi così in volto.
I sentimenti però che proviamo ancora oggi l’uno nei confronti dell’altra, erano presenti già prima che mi vedesse in volto >>, dissi, sorridendo.
<< Allora sei stata proprio fortunata Yume >>.
Dopo questo breve dialogo non parlammo più e finimmo il pranzo nel più totale silenzio. Allora la dea si andò a riposare nel letto della stanza accanto ed io dopo aver rimesso la maschera in volto, restai a guardare fuori dalla finestra della sala, che dava sul campo di girasoli.
Lasciai andare così i miei pensieri e mi chiesi come sarebbe finita e quando quella maledetta guerra contro la dea Artemide e che cosa sarebbe stato di mia madre, qualora Artemide avesse scoperto ciò che lei era per me.
Fui distolta dai miei pensieri, poiché bussarono alla porta e dissi: << Avanti >>.
Vidi entrare il cavaliere di Atteone e rimasi sconvolta, perché mai mi sarei aspettata di vederlo lì.
<< Come mai siete qui, cavaliere d’Atteone? >>
<< Sono venuto qui per portarti un messaggio da parte della mia dea >>.
<< E quale sarebbe? >>
<< Se vuoi che tua madre, ovvero la mia prima sacerdotessa Clelia di Selene continui a vivere, consegnati domani mattina alla mia guerriera, che verrà a prenderti.
Altrimenti tua madre sarà giustiziata come traditrice >>, mi rispose con tono imperioso e deciso.
Ci misi un attimo per realizzare ciò che aveva appena detto, infatti, ero terribilmente sconvolta.
<< C-come, scusa? >>
<< Hai capito bene, Yume di Cassandra.
Non potevi certo pensare che il tuo legame con la prima sacerdotessa non venisse scoperto dalla mia dea.
Ella però ti dà la possibilità di salvare la vita alla somma Clelia, chiedendo solo in cambio, che tu ti consegni a lei >>.
<< D’accordo, ho capito.
Ora che hai consegnato il messaggio puoi anche andartene, cavaliere di Atteone >>.
<< Certo e arrivederci tra poco, Yume di Cassandra >>, mi rispose, sorridendo e se ne andò. Io rimasi così sola con i miei pensieri, a chiedermi quale fosse la cosa migliore da fare in quel determinato frangente.
Non volevo certamente che mia madre morisse a causa mia, ma consegnarmi alla dea Artemide avrebbe certamente creato dei problemi ai miei compagni saint e sacerdotesse guerriere e, soprattutto, al mio amato Milo…
Però con quale coscienza, avrei potuto abbandonare mia madre, a un destino tanto crudele? Quella sarebbe stata una decisione veramente difficile da prendere e poi non sapevo nemmeno che destino mi sarebbe toccato, qualora avessi accettato di consegnarmi e ciò mi rendeva piena d’ansia…
<< Yume, va tutto bene? >>
<< Sì, tutto bene, dea Atena >>, risposi alla mia dea, tentando di non far vedere il mio profondo sconvolgimento interiore.
Dopo quello che sembrò essere un tempo infinito, sentimmo bussare alla porta e alla risposta affermativa per l’entrata da parte della mia dea, ci ritrovammo nuovamente di fronte la guerriera di Artemide, Virginia di Ifigenia.
<< Ora la mia dea è pronta a ricevervi per la seconda udienza, dea Atena >>, disse, accennando un sorriso.
<< D’accordo, Virginia.
Appena saremo riunite ai miei tre cavalieri d’oro, ti seguiremo fino alla sala delle udienze >>, rispose la dea Atena.
Uscimmo così nel vestibolo e lì incontrammo Milo, Kanon e Mu già pronti per la partenza.
Mentre seguivamo Virginia di Ifigenia attraverso i corridoi del palazzo della dea Artemide, Milo mi si affiancò e strinse la mia mano per farmi forza, come se avesse capito che qualcosa non andava in me…
Come ci trovammo nella sala del trono davanti alla dea Artemide, il mio cuore perse un battito, pensando a ciò che sarebbe potuto accadere di lì a poco, anche a causa mia.
<< Qual è allora la tua scelta, Atena?
Vuoi continuare la guerra sacra tra noi o acconsentire alle richieste, che ti ho fatto? >>
<< Ho deciso di non accettare le tue richieste, poiché non le ritengo giuste e in linea con quello che è il mio ideale di giustizia >>, le rispose tranquillamente la dea Atena.
<< Mi aspettavo una risposta del genere, Atena.
Allora a questo punto, sappi che sarà guerra totale tra noi e non avrò pace, finché tutti i tuoi guerrieri non moriranno.
Ora va via con i tuoi saint e sappi che non sarai più la benvenuta qui a Delo >>, rispose la dea Artemide.
Quando giungemmo al limitare del Santuario, lì dove c’era l’ingresso, mi voltai un’ultima volta indietro a guardare quel luogo e la mia mente si caricò di un triste presentimento.
Era come se sapessi già cosa mi sarebbe accaduto in seguito, anche senza alcune visione del futuro.
E nel mio cuore, avevo già preso la mia decisione, riguardo alla sorte di mia madre.
Una volta fuori dal Santuario di Delo, Mu ci teletrasportò tutti insieme davanti all’ingresso del Santuario di Atene.
Alle pendici del Santuario, c’era il gran sacerdote ad aspettarci.
<< Com’è andato l’incontro a Delo? >>
<< Non molto bene, dato che siamo ancora in guerra con la dea Artemide>>, rispose Kanon.
<< Capisco. Ora fate pure ritorno alle vostre rispettive case, mentre io e la dea Atena rimarremo qui ancora un po’ a parlare >>.
Ci congedammo così da loro e io dopo essermi allontanata assieme a Milo e averlo guardato, dissi: << Io ora faccio ritorno alla mia casa, perché devo mettere delle cose a posto e parlare con Aglae >>.
<< D’accordo, Yume.
Ti aspetto però da me stasera per cena, perché ti devo parlare >>, mi rispose, abbagliandomi come al solito, con il suo bellissimo sorriso.
Dopo esserci salutati così, tornai alla mia casa, dove mi sedetti sul letto a pensare su ciò che avrei dovuto fare, per evitare a mia madre il terribile destino, che mi era stato esposto.
Passai così il pomeriggio, facendo una lunga riflessione su quello che avrei dovuto fare e più volte fui ripresa da Aglae, poiché non prestavo la minima attenzione a tutto ciò che mi raccontava di sé e Kanon, che l’aveva baciata il giorno prima.
Verso le sette e mezza , mi avviai verso l’ottava casa, sapendo che quella sarebbe stata la mia ultima serata con Milo e che sarebbe stata veramente dura non fargli capire nulla.
Quando fui sulla soglia degli appartamenti di Milo, feci un profondo respiro e come fui entrata, mi diressi nella sala.
Lì trovai la tavola apparecchiata e tutto l’ambiente rischiarato dalla luce delle candele,  poste nel candelabro sulla tavola.
È tutto così romantico, pensai.
<< Siediti pure Yume, non appena ho finito di cucinare, arrivo da te >>, sentii dire da Milo, che era alle mie spalle.
Mi sedetti dunque al mio solito posto e dopo essermi tolta la maschera, cominciai a far vagare i miei pensieri su tante cose diverse tra loro.
Dopo poco arrivò Milo che, con mia grande sorpresa, portava con sé una pizza margherita…
L’aspetto sembrava invitante e sinceramente speravo che altrettanto lo fosse il sapore.
Trascorremmo la cena in tutta tranquillità e come sempre accadeva, ci lasciammo andare alla passione subito dopo il pasto e quella volta, non so come mai, mi sembrò ancora più bello e dolce del solito…
Forse perché sapevo che quella era la nostra ultima notte insieme…
<< Yume >>, sentii dire a un certo punto a Milo.
<< Sì, amore mio? >>
Smisi così di accarezzargli i lunghi capelli, che mi ricadevano per la maggior parte sul petto e sulla schiena, poiché mi teneva stretta a sé.
Era come se avesse paura che io scappassi da un momento all’altro…
E subito mi smarrii in quei suoi stupendi occhi azzurri, così simili a due oceani turchini, nei quali mi sarei potuta perdere per sempre.
<< Ti dovrei dare una cosa >>, disse e, girandosi verso il comodino, aprì il cassetto e ne trasse fuori una scatolina di colore blu, che poi mi porse.
<< Che cos’è, questa volta? >>
<< Aprila e lo vedrai >>, mi rispose Milo, sorridendo.
Il contenuto della scatolina mi sconvolse: era un anello dalla forma di serpente che si mordeva la coda a rappresentare l’infinito e, sulla testa, era incastonato un rubino.
<< Yume, cavaliere d’argento di Cassandra, una volta finita la guerra sacra contro la dea Artemide, vorresti sposarmi e formare con me una famiglia?>>
Mi aveva fatto la proposta, guardandomi dritta negli occhi ed io, facendo lo stesso, risposi:
<< Eccome se lo voglio, Milo.
Sai, infatti, che il mio cuore appartiene solo a te >>.
Ci amammo così ancora a lungo e solo alle prime luci dell’alba, ci addormentammo abbracciati, prima che ciò accadesse, però non potei non osservare con tristezza Milo.
Quando mi svegliai, erano appena le sette e trenta, secondo la sveglia sul comodino e dopo aver raccolto i miei abiti sparsi per la stanza, mi andai a rivestire in bagno.
Come fui pronta per uscire, andai un’ultima volta da Milo e dopo avergli dato un bacio d’addio e aver posato la mia lettera sul cuscino accanto al suo, me ne andai, piangendo.
Per fortuna non si vedeva, poiché avevo rimesso la maschera e in modo molto veloce, attraversai tutte le case zodiacali e giunta ai piedi del Santuario, andai a recuperare il mio scrigno dell’armatura nel mio alloggio.
Mi diressi in seguito verso la pianura, dove avevo incontrato mia madre e lì trovai ad attendermi la guerriera, che ci aveva fatto da guida nel Santuario di Delo, cioè Virginia.
<< Hai accettato dunque? >>
<< Sì >>, le risposi e dopo aver osservato un’ultima volta il Santuario che era stato la mia casa per così tanto tempo, mi lasciai travolgere dal dolore, che mi pervadeva tutta .
Vidi arrivare in lontananza il mio maestro Saga e allora gli gridai: << Addio maestro mio e padre che non ho mai avuto.
Perdonatemi per favore e vi prego di aiutare Milo a superare la mia scomparsa >>.
A quelle mie parole si fermò e l’ultima cosa che vidi prima di scomparire assieme a Virginia in un fascio di luce, furono le lacrime che gli scendevano copiose, sulle guance.


Nota dell'utrice: e con questo capitolo si chiude la prima parte della storia. 
Spero solo di non aver deluso nessuno con questo capitolo e che continuerete a seguirmi, nella seconda parte. 
la seconda parte inizierò a pubblicarla da dopo la maturità e spero che vi piacerà, come la prima. 

Ci tengo a ringraziare coloro che hanno messo la storia tra le seguite:
2307,ace12, Antares 91, milly_ fra_ salvatore, nightfox, Saruccia, scacri, Sharmagic_ Borealis e valepassion95.
Grazie a Sagitta72, che l'ha messa tra le ricordate e a alex_love e a milly_fra_salvatore, che l'hanno messa tra le preferite.
Grazie comunque anche a tutti coloro che leggono solamente e a coloro che hanno recensito.

Ciao e alla prossima, 
Lilith.

  
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