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Autore: chiara05    08/06/2013    7 recensioni
storia Klaroline ambientata nel 1862 a Mystic Falls. Caroline una ragazza umana di 17 anni ha una missione nella vita, uccidere il vampiro Klaus. Ma presto tra i due scoppierà una passione che renderà molto difficile il suo compito.
Dal 2 capitolo:
"Dopo qualche attimo di sgomento la ragazza tentò di colpirlo ma lui, con un movimento fulmineo, si portò dietro di lei e la bloccò con le sue braccia.
«Non hai speranze contro di me, amore» le sussurrò all'orecchio stringendola più forte. Il cuore di lei batteva all'impazzata e aveva il fiato corto come se avesse corso una maratona.
«Scoprirai che sono piena di sorprese» gli disse tentando di tirarli un calcio che lui schivò. A causa di questo movimento lo spacco della gonna aveva messo in mostra la sua gamba soda e Klaus, senza riuscire a controllarsi, aveva cominciato a disegnare cerchi immaginari su quella parte di pelle morbida e nuda con le dita. Adesso anche lui aveva il fiato corto. Caroline si sentiva in paradiso e all'inferno contemporaneamente. Da una parte voleva che la accarezzasse per sempre, dall'altra desiderava che la lasciasse per poter adempiere al suo compito"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline, Forbes, Damon, Salvatore, Klaus, Stefan, Salvatore
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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EPILOGO

 

Il battito di un cuore. Dei passi agitati. Lacrime di una donna. Il respiro regolare di un ragazzo immerso nei sogni. Il volare di una mosca. Il girare assente delle pagine di un vecchio libro.

L'odore dell'erba appena tagliata. Il profumo dei fiori. L'essenza del colore acrilico sulla tela. L'aroma del tè.

Gli occhi blu di Klaus che la osservavano con gioia mista a preoccupazione.

«Ben tornata, amore» sussurrò l'ibrido portandole un riccio biondo dietro l'orecchio.

«Co-cosa sta succedendo?» domandò Caroline disorientata. La sua testa era un recipiente di rumori e odori diversi, provenienti da chissà dove. Il suo corpo era dolorante, bisognoso di qualcosa che non riusciva ad individuare. Era come se avesse fame. O sete. Non riusciva a capirlo con chiarezza.

«Ricordi cosa è successo la notte precedente?» le chiese l'ibrido tentando di far riaffiorare nella memoria di lei i ricordi.

La ragazza si concentrò. Immagini confuse emersero dalla profondità della sua mente. Si trovavano tutti nel salone di villa Mikaelson, anche i tre Salvatore e Megan Fell erano presenti. No, non la signora Fell ma Emily Bennett.

Si mise a sedere agitata, ma Klaus le prese una mano tra le sue rassicurandola. Fissandolo intensamente negli occhi continuò a ricordare.

La strega stava per uccidere il suo amato, lei aveva provato ad intervenire ma non poteva. Era bloccata come il resto di loro. Tranne Stefan e Giuseppe. Niklaus era diventato un vero ibrido ma a caro prezzo, la morte di Trevor. Giuseppe stava per eliminare Klaus, lei era riuscita a liberarsi dall'incantesimo di Emily e aveva messo fuori combattimento il patrigno. Jane aveva liberato l'anima di sua nonna dal Grimorio. La Bennett era evaporata sparendo. Giuseppe l'aveva accoltellata alla schiena. Klaus era con lei, la teneva stretta a sé. Uno sparo. Stefan l'aveva vendicata eliminando il suo stesso padre. Lei era morta.

«Sono morta» esclamò allibita. Era morta. Eppure era ancora lì con Klaus, nel mondo dei vivi.

«Sono in transizione» mormorò quando capì. Aveva la gola secca. I polmoni non riuscivano ad incanalare abbastanza aria.

«Hei» l'ibrido afferrò i lati del suo volto e le diede un leggero bacio sulle labbra. Era viva, pensò riempiendosi di gioia. Per quanto la sua parte razionale sapesse che fosse impossibile, per un attimo aveva temuto che non si sarebbe svegliata ed era stato assalito da un sordo panico. Non aveva mai provato niente del genere.

«Va tutto bene. Non agitarti. Adesso ti farò avere un po' di sangue così completerai la transizione e dopo ti spiegherò tutto quello che c'è da sapere sull'essere un vampiro» continuò lui quando si staccò dalle sue labbra.

«Klaus» replicò lei piano «Io non voglio completare la transizione» non poteva farlo.

«Si che vuoi» disse lui dolcemente «Fidati di me, amore. Starai bene, staremo bene. Devi solo bere una goccia di sangue e poi saremo felici per l'eternità»

«Mi dispiace, ma non voglio diventare un vampiro. Lo sapevi» continuò lei con le lacrime agli occhi. Non voleva morire. Era troppo presto, era tropo giovane. Non aveva ancora passato abbastanza tempo con Klaus.

«Vuoi seriamente lasciare tua madre, i tuoi fratelli, i tuoi amici, me?»

«È l'ultima cosa che vorrei fare ma...è necessario. Non ho scelta»

«Si che ce l'hai. Scegli di vivere»

La ragazza scosse la testa. Davanti al suo rifiuto l'ibrido si infuriò.

«Tu berrai sangue umano Caroline» asserì digrignando i denti «Puoi decidere. O lo farai di tua spontanea volontà con le buone maniere, o ti costringerò io con le cattive»

«È una decisione che spetta a me prendere, e ormai ho deciso»

«Non mi interessa cosa hai deciso. Si fa a modo mio. Tu non morirai»

«Se mi ami davvero mi lascerai morire, come è il mio volere» la giovane sapeva che tirare in ballo i suoi sentimenti per lei era un colpo basso, ma non poteva diventare un vampiro.

«È proprio perchè ti amo che non posso farlo» ruggì prima di lasciarla sola sbattendo la porta.

Le lacrime che Caroline aveva trattenuto da quando aveva aperto gli occhi si riversarono sulle sue guance. Non era così che avrebbero dovuto passare i loro ultimi momenti insieme. Il suo nuovo istinto le disse che c'era un'altra presenza nella stanza ancora prima che i suoi sensi lo percepissero. Due braccia forti e sottili le cinsero le spalle cullandola. Rebekah.

«So che non vuoi completare la transizione, ma ti chiedo di pensarci fino a questa sera prima di prendere una decisione definitiva» le chiese asciugandole il viso con un fazzoletto bianco.

«A cosa servirebbe? La mia idea non cambierebbe» le spiegò la ragazza tristemente.

«Lascia che io attui il mio piano per convincerti a diventare un vampiro, poi prenderai una decisione» davanti al palese dubbio dell'amica continuò «Per favore. Fallo per me»

«D'accordo. Fai del tuo meglio»

 

* * *

 

Damon camminava inquieto da una parte all'altra della biblioteca tentando inutilmente di leggere un libro. Dopo la tredicesima volta che leggeva la stessa frase posò il volume. Caroline presto si sarebbe svegliata. Suo fratello si era finalmente addormentato su una poltrona di quella stanza. Come aveva fatto la situazione ad incasinarsi in quel modo? Proiettando la sua vita nel futuro, a Mystic Falls, vedeva solo una voragine scura. Quella cittadina non aveva più niente per lui. L'unica soluzione era partire. Ma come poteva farlo quando le persone che amava erano impantanate in un completo disastro? Stefan aveva appena ucciso suo padre per vendicare la morte di Caroline. La sua sorellina si stava per trasformare in un vampiro, la creatura che cacciavano. La sua cara amica Rose aveva appena perso colui che considerava un figlio. Non poteva andarsene abbandonandoli al loro destino. In un momento di lucidità comprese. Li avrebbe aiutati. Avrebbe risolto i loro problemi e poi avrebbe continuato la sua vita lontano da Mystic Falls.

Una testa bionda fece capolino nella stanza.

«Si è svegliata?» domandò a Rebekah. Vedendola annuire si sentì subito più leggero. Si precipitò fuori dalla biblioteca ma la ragazza lo bloccò.

«Prima di andare da lei voglio essere sicura di una cosa» Damon alzò un sopracciglio con fare interrogativo.

«Morta o vampira?» gli chiese con la sua solita schiettezza.

«È mia sorella» rispose lui con serietà «Tutto tranne morta»

«Bene» lei annuì soddisfatta «Allora andate pure» il suo piano stava procedendo alla perfezione. Era sicura che se le persone che Caroline amava le avessero mostrato un punto di vista differente dal suo, avrebbe preso la decisione giusta.

 

* * *

 

Damon entrò nella stanza che lei divideva con Klaus e la trovò davanti allo specchio. Si toccava le gengive, come se le facessero male. Probabilmente era così, intuì. I canini premevano contro la carne per allungarsi.

Caroline lo guardò imbarazzata. Non sapeva come comportarsi. Per lei non era cambiato niente, lui era sempre il suo fratellone, ma lui era un cacciatore e lei un vampira adesso. Le cose erano diverse.

Il moro con passo deciso andò verso di lei e la stritolò in un abbraccio soffocante.

«Così non respiro» si lamentò la ragazza con un sorriso.

«Allora è un bene che i vampiri possano sopravvivere anche in apnea» No, si disse la ragazza con gioia, le cose non erano cambiate affatto. Era sempre il solito Damon.

«Non sono ancora un vampiro, e non intendo diventarlo» replicò Caroline allontanandosi di un passo.

«Perchè no?» domandò lui impassibile confondendola.

«Perchè nonostante l'uomo che amo, io sono una cacciatrice. Non posso diventare un vampiro. È contro tutto quello che mi hanno insegnato, che sono»

«Che ti hanno insegnato?» le chiese lui con tono di scherno «I tuoi insegnamenti derivano da un vecchio folle che dopo averti cresciuta come una figlia ti ha letteralmente pugnalata alle spalle. Dimentica tutti i suoi insegnamenti, bambolina»

«Questo non cambia che nel mio profondo io sia una cacciatrice» ribadì lei incrociando le braccia al petto.

«Ti sbagli di nuovo. Sei morta» le spiegò con brutale sincerità «La Caroline Forbes di una volta non c'è più. Adesso sei una persona diversa, puoi essere chi vuoi, anche un vampiro»

Quelle parole ebbero un effetto devastante su di lei. Damon aveva ragione. Lei non c'era più. Ma poteva voltare le spalle al suo passato? Ci sarebbe riuscita? Non ne era sicura.

«Ascolta, non devi decidere adesso. C'è ancora tempo» la rassicurò lui comprendendo il suo stato d'animo.

«Parli come Rebekah» gli disse con un sorriso un po' forzato.

«Allora oltre ad essere bella è anche incredibilmente intelligente. E si, mi somiglia molto» per tutta risposta la ragazza gli diede uno schiaffetto sulla spalla. Per quanto parlare con il fratello avesse messo a soqquadro la sua mente, il suo stato d'animo ne era stato enormemente giovato.

«Scusami bambolina, ma devo parlare con Rose. Poi tornerò da te» la informò baciandole la fronte. Lei annuì con un vero sorriso e lo lasciò andare.

 

* * *

 

Elijah e Rose erano sdraiati sul letto. Abbracciati nel silenzio. Quando si era svegliata la vampira aveva versato altre lacrime per il suo pupillo, ma adesso sembrava stare meglio. All'Originale piaceva pensare che quel cambiamento fosse merito suo e delle sue carezze.

Il bussare deciso di Damon li riscosse dai loro pensieri. Elijah andò ad aprire la porta.

«Caroline si è svegliata?» domandò al cacciatore sulla soglia. Il moro annuì.

«Bene. Vado a vedere come sta. Prendetevi cura di lei mentre sarò via» continuò lanciando una rapida occhiata alla donna alle sue spalle.

«E voi assicuratevi che mia sorella rimanga dell'umore in cui l'ho lasciata» si scambiarono un cenno e il vampiro sparì.

Damon si sdraiò al fianco di Rose e la strinse. Lei gli si accoccolò sul petto.

«Mi dispiace così tanto per Trevor» disse piano accarezzandole i lunghi capelli.

«E a me dispiace per Caroline» rispose lei con lo stesso tono addolorato.

«Lei starà bene, Klaus baderà a lei» le assicurò «Ma tu? Chi si occuperà di te quando io sarò partito?»

«Parti?» gli chiese con un nodo in gola. Aveva appena perso il suo pupillo, anche il suo amico l'avrebbe lasciata?

«Si. Questa città non ha più niente da offrirmi. Ma non temere» aggiunse con un sorriso sornione «Ci terremo in contatto, non ho intenzione di sparire dalla tua vita»

«Lo prometti?» chiese, nonostante le parole del moro l'avessero già rassicurata.

«Certo. Inoltre un giorno potresti sentire il bisogno di un bravo amante. In quel caso, se ci teniamo in contatto, risparmieremmo molto tempo che potremmo usare in modo più produttivo» la stuzzicò.

«Se dovesse presentarsi questa eventualità non esiterò a contattarti» gli assicurò mestamente. Quello scambio di battute le aveva fatto tornare un po' di colorito rosa sulle guance. Era il dono di Damon. Riusciva a risollevare l'animo delle persone, a farle sentire meglio con la sua sola presenza. Le sarebbe mancato non poterlo vedere ogni giorno.

«Mi faresti una promessa anche tu?» le domandò tornando serio. Rose annuì.

«Lascia che Elijah ti ami» le disse spaesandola.

«Come?»

«So che sei ancora innamorata di lui dolcezza. Ed è evidente che l'Originale è pazzo di te. Se dopo quattro secoli provate ancora gli stessi sentimenti di quando vi siete innamorati vorrà dire qualcosa, non credi?»

«Lui mi ha ferita Damon. Mi ha abbandonata quando avevo più bisogno di lui»

«Lo ha fatto perchè pensava fosse la scelta migliore per te. E sono sicuro che non farà di nuovo lo stesso errore»

«Come fai a saperlo?»

«È ancora qui con te. Dopo quello che è successo a Trevor è rimasto vicino a te. Il vecchio Elijah non lo avrebbe fatto. Sarebbe scappato convinto che sarebbe stato necessario per la tua felicità»

«Non funzionerebbe. Litighiamo in continuazione, anche per le cose più futili» tentò di giustificarsi, di aggrapparsi a quel pretesto per paura di soffrire di nuovo.

«Ho una teoria al riguardo. Penso che in certe occasioni la rabbia sia un modo di sfogare altri tipi di impulsi, impulsi libidinosi» aveva dozzine di esempi per confermare quell'opinione.

«Promesso» sussurrò Rose dopo essere rimasta in silenzio per un po'.

Damon sorrise soddisfatto, il suo programma di aiutare le persone che amava stava risultando più facile del previsto.

 

* * *

 

Caroline sedeva sul letto con Elijah. Dopo un goffo abbraccio l'Originale si era premurato di raccontarle cosa volesse realmente dire essere un vampiro. Le spiegò la cruda verità, senza abbellimenti o esagerazioni. Le illustrò i lati positivi e quelli negativi, così che potesse operare una scelta ponderata.

Per la seconda volta in quella giornata, l'uomo venne interrotto da decisi colpi alla porta. Jane e Liz Forbes entrarono senza aspettare il suo permesso.

La madre di Caroline si fiondò sulla figlia stringendola e baciandola convulsamente su entrambe le guance. Elijah si congedò ed andò a cercare il fratello furente.

«Sei così bella, figlia mia» le disse tenendola lontana per le braccia in modo da ammirarla «Devo confessarti che provo un po' di invidia a pensarti così bella per l'eternità» affermò con il classico orgoglio materno.

«Non so ancora se completerò la trasformazione mamma» le comunicò abbassando lo sguardo.

«Devi farlo» questa volta fu Jane a parlare. Si avvicinò alle due donne e si sedette di fianco alla giovane bionda.

«Ma tu odi i vampiri Jane» le ricordò Caroline con dolcezza.

«Una volta era così. Ma con tutto quello che è successo con mia nonna...le cose sono cambiate. Capisco perchè tu sia riluttante alla trasformazione ma non puoi morire. Quindi devi completare la transizione»

«Concordo completamente» aggiunse Liz stringendole la mano «Non posso sopportare l'idea di perderti, ti ho appena ritrovata» la ragazza abbracciò di nuovo la madre non sapendo cosa dire. Allungò il braccio ed inglobò nell'abbraccio anche la sua più vecchia amica.

Appena si era svegliata Caroline aveva paura di tradire il suo passato e bruciare il futuro. Damon aveva allontanato il timore dell'avvenire. Klaus era la sua costante, la certezza che la felicità fosse passare il resto di sempre con colui che era riuscito a rubarle l'anima. E adesso anche il suo passato le suggeriva di afferrare quella felicità con tutte le sue forze. Come poteva continuare a voler porre fine alla sua vita?

 

* * *

 

Rose si recò in giardino da Elijah. l'Originale aveva tentato inutilmente di consolare Klaus. Non aveva mai visto il fratello in quelle condizioni. Lui che era sempre stato così controllato, adesso sembrava un bambino sperduto. Non aveva voluto ascoltare il maggiore dei Mikaelson a lungo, troppo concentrato sulle conversazioni che Caroline intratteneva con i suoi visitatori. Sarebbe voluto andare da lei, ma sapeva che da solo non aveva speranze di convincerla a completare la transizione. Quando il fratello ricominciò a parlargli si allontanò per poter origliare senza interferenze.

«Lijah» sentendo il vecchio diminutivo con cui lo chiamava Rose, Elijah si girò di scatto. Lei aveva uno sguardo risoluto e soddisfatto, come se avesse appena risolto un problema indecifrabile. Si avviò a passo deciso verso di lui, gli gettò le braccia al collo e lo baciò. Fu un bacio lento, profondo, di quelli che svuotano la mente, provocano i brividi e fanno tremare le ginocchia. Lui le circondò la vita con un braccio e la sollevò da terra, l'altra mano dietro la nuca per rendere il contatto delle loro labbra ancora più intenso. Dopo un momento eterno le permise di nuovo di toccare il suolo e si allontanò da lei di pochissimi centimetri.

«Per cos'era questo magnifico bacio?» soffiò sulle labbra di lei. Prima di continuare da dove si erano fermati desiderava capire cosa aveva scatenato quell'azione passionale.

«Per dimenticare i torti del passato e ricominciare una vita insieme. So che non sarà facile, che dovremo affrontare una marea di problemi e che io dovrò superare la morte di Travis, ma vorrei averti al mio fianco» aprirgli il suo cuore le faceva ancora paura, ma non la terrorizzava più come prima. Una parte di lei provava ancora del risentimento per il modo in cui l'aveva abbandonata secoli prima, ma sapeva che insieme a lui sarebbe riuscita a risanare tutte le ferite del passato.

«Cosa ti ha fatto cambiare idea?» indagò Elijah con un sorriso pieno d'amore ed euforia.

«Damon» rispose lei semplicemente. All'Originale cominciava a piacere quel cacciatore impertinente. Poi ricordò che non molto tempo fa era stato l'amante della sua Rose e tornò a detestarlo. Non voleva pensare a loro due insieme, e aveva un unico modo per farlo. Svuotare la mente. Con un sorriso indolente ricominciò a baciare la vampira.

 

* * *

 

A pomeriggio inoltrato Caroline si stava indebolendo. Era quasi il tramonto e la ragazza non aveva ancora accettato di assumere sangue umano, anche se, Damon ne era sicuro, l'avrebbe fatto presto. Sperava solamente che non sarebbe stato troppo tardi.

Da una finestra del primo piano vide Rose ed Elijah in atteggiamenti intimi e sorrise orgoglioso del suo operato, accantonando leggermente la sua preoccupazione per la sorella.

Poteva considerare concluso il progetto di aiuto per Rose. Quello per Caroline era in corso. Mancava solo suo fratello.

Stefan sedeva ancora sulla poltrona della biblioteca su cui si era addormentato quella mattina. Aveva lo sguardo vacuo, fisso nel vuoto davanti a sé. Damon lo chiamò senza successo. Gli mise una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione, ma anche questo gesto non suscitò nessuna reazione. Il ragazzo sembrava una statua. Come se il dolore provato fosse stato troppo da sopportare e l'avesse prosciugato trasformandolo in pietra.

Non sapendo cos'altro fare, il moro prese un bicchiere pieno d'acqua e lo rovesciò in faccia al fratello. Finalmente suscitò una risposta.

«Cosa diavolo stai facendo?» gli urlò contro Stefan.

«Ti risveglio da questa specie di ipnosi» disse agitando la mano davanti alla faccia del fratello.

«Smettila» sibilò il minore dei Salvatore bloccandogli il polso «Sto benissimo. Ora lasciami in pace»

«No. Tu non stai bene per niente» asserì l'altro premendogli un dito sul petto.

«Hai ragione. Mi sento distrutto. Ho ucciso nostro padre. Caroline è un vampiro per causa mia. Sono stato catapultato all'inferno, e la cosa peggiore è che sono io Caronte . Sei contento adesso?» Si alzò in piedi facendo arretrare il moro di qualche passo.

«Certo che no, Stef. Come potrei esserlo? Sto bruciando all'inferno con te, ma hai torto su due cose. Primo: Caroline non è stata uccisa per colpa tua. È stato il delitto di Giuseppe, non il tuo. Secondo: non è ancora un vampiro. È in fase di transizione e non è sicura di volerla completare diventando una creatura della notte»

«Se non completa la transizione morirà» sussurrò Stefan. Dopo il guizzo di vitalità di poco prima si sentì di nuovo stanco «Non può morire»

«Lo so» disse Damon appoggiandogli entrambe le mani sulle spalle «Parla con lei. Forse riuscirai a convincerla. E se non dovessi riuscirci avrai avuto la possibilità di dirle addio»

Stefan non rispose. Con passo rapido si recò dalla ragazza che amava.

 

* * *

 

Caroline sentì aprire la porta e sperò con tutta sé stessa che fosse Klaus. Un sole pallido illuminava la stanza. Finalmente stava giungendo il tramonto e i raggi del sole non la infastidivano più facendole dolorosamente formicolare la pelle.

Quando vide entrare Stefan la sua mente si bloccò. Non si aspettava di vederlo. Adesso lei era una vampira, più o meno. Perchè era andato a trovarla? Era lì per dirle che doveva lasciarsi morire? Una piccola parte dentro di lei sapeva che aveva ragione, ma l'idea di lasciare Klaus era insopportabile.

«Ciao Care» disse lui avanzando verso il centro della stanza. Non sapeva cosa dire. Come dirlo.

«Ciao Stef» replicò lei a disagio «Siamo così formali» aggiunse dopo un secondo.

«È vero» acconsentì lui «E noi non lo siamo mai stati»

«Come stai dopo...dopo quello che è successo a Giuseppe?» si informò. Sapeva quanto il ragazzo fosse attaccato al padre ed era preoccupata per gli effetti che avrebbe avuto il suo gesto.

«Dopo che l'ho ucciso?» domandò indifferente. Poi la maschera cadde «Malissimo. Mi sento un mostro. Ho ucciso il mio stesso padre»

«Non sei un mostro Stef, non pensarlo nemmeno»

«Ed ho lasciato che uccidesse te. Potevo muovermi, contrastarlo, ma non ho fatto niente fino a quando non era troppo tardi»

«Non è stata colpa tua. Era deciso ad assassinarmi, prima o poi avrebbe trovato il modo di farlo comunque»

«Ma non sarebbe stato adesso. Avresti vissuto almeno un po'. Sei così giovane Care ma adesso...»

«Dovrò morire» concluse lei senza lasciarlo finire.

«No!» esclamò lui subito «Adesso non potrai più sperimentare molte esperienze umane. Cosa ti fa credere che io avrei terminato la frase in quel modo?»

«Odi i vampiri. Sei un cacciatore, non puoi farne a meno» disse semplicemente. Era stato così anche per lei prima che incontrasse Klaus e scoprisse quanto era stata cieca fino a quel momento. Il mondo non era fatto di bianco e nero, ma di mille sfumature di colori.

«Potrò anche odiare i vampiri, ma tu...sei tu. Non potrò mai odiarti, neanche quando sarai una di loro» spiegò con tono malinconico e dolce.

«Non sono sicura di voler essere una di loro» gli confidò.

«Non puoi morire, Care. Non posso sopportare di vivere in un mondo dove tu sei morta»

«Grazie per amarmi così tanto» gli disse come un addio. Quello era un addio. Qualunque fosse stata la scelta di Caroline non si sarebbero più visti. Anche se lei avesse scelto di vivere, l'avrebbe fatto con Klaus e lui doveva dimenticarla. Liberare il suo cuore da lei.

Stefan azzerò le distanze tra loro e le posò un casto bacio sulle labbra.

«Addio Caroline» mormorò «Prenditi cura di te. E vivi pienamente la tua vita, anche se la passerai senza di me»

«Addio Stefan» il ragazzo si avviò vero la porta. Prima di uscire si girò verso di lei per guardarla un'ultima volta. Poi uscì dalla stanza e dalla sua vita.

 

* * *

 

Caroline rimase qualche secondo a fissare la porta chiusa da Stefan. Aveva appena detto addio ad un fratello, un amico. Una calda lacrima le scese lungo la guancia.

Due forti braccia l'avvolsero da dietro stringendola contro il suo petto. Klaus. Era entrato dalla finestra appena era uscito il cacciatore. Inutile dire che aveva ascoltato ogni parola.

«Mi dispiace per essermi arrabbiato prima» le sussurrò nell'orecchio mentre si abbandonava contro di lui.

«Non importa, capisco la tua reazione. Se io mi trovassi al tuo posto non so cosa farei» si girò e nascose il volto nell'incavo della sua spalla.

«Vivi» la supplicò stringendola fino a farle male «Vivi»

«Io non so se posso» rispose lei guardandolo negli occhi.

«Se mi ami davvero vivi per me» non poteva perderla. E lei voleva passare l'eternità con lui, glielo leggeva in quegli occhi azzurri che amava tanto.

«La mia scelta non ha niente a che fare con i miei sentimenti per te. Ti amo, lo sai. Ma è una decisione importante che cambierà il resto della mia esistenza» tentò di spiegarli.

«Perchè sei così indecisa? Non può essere solo per la questione della cacciatrice» c'era sotto qualcos'altro, lo sapeva. Aveva accettato lui, la sua famiglia. Lei era l'unica in grado di non farlo sentire solo. Non poteva lasciarlo.

«Ho paura» confessò «Ho paura che la sete di sangue sarà troppo forte e che non riuscirò a controllarmi. Ho paura che cambierò, che diventerò un'estranea per...per sempre»

«Essere un vampiro non cambia chi sei, lo amplifica. E io non lascerò che la sete di sangue prenda il sopravvento su di te. Te lo prometto» adesso che aveva capito quali demoni la trattenevano davvero, poteva sconfiggerli.

«Resterai al mio fianco? Qualunque cosa succeda?» chiese specchiandosi nei suoi oceani blu. Avrebbe sopportato tutto. Tranne perdere lui.

«Sempre» le promise con le fiamme negli occhi «Se accetti di stare con me per l'eternità non te ne pentirai, amore. Renderò la tua vita magnifica, ti farò benedire ogni ora, ogni minuto, ogni secondo di aver fatto questa scelta»

Caroline annuì prima di rendersene conto. Voleva lui. Tutto il resto non importava.

«È un si?» domandò Klaus acceso dalla speranza «Caroline ho bisogno di sentirtelo dire, è un si?»

«Si tesoro. Voglio passare il resto della mia vita con te» rispose con voce rotta dall'emozione. L'ibrido senza aspettare un secondo di più la baciò con forza, passione e possessione. Ora sarebbe stata sua per sempre. Lo è sempre stata, gli disse una vocina nella sua mente.

«Devi bere sangue umano. Non abbiamo molto tempo» affermò staccandosi da lei. Era così vicino ad avere quello che aveva sempre desiderato, che non avrebbe permesso a niente e nessuno di portarglielo via.

«Eccoci» strillò Rebekah entrando come un tornado «Ho ascoltato tutto ed ho comunicato la notizia agli atri. Damon si è offerto come volontario. Vi lascio soli» e se ne andò con la stessa velocità con cui era arrivata.

«Cosa?» esclamò Caroline istericamente «No, potrei fargli male»

«Voglio farlo, bambolina» disse il moro arrotolandosi la manica della camicia fino al gomito «Sono il tuo fratellone ed è compito mio prendermi cura di te. Su, ora smettila di fare i capricci e bevi»

«Può farlo qualcun'altro» insistette la ragazza.

«Vuole un collegamento con te, amore» le spiegò Klaus con un sorriso. Aveva compreso cosa cercasse di fare il moro. Una volta ne sarebbe stato geloso, adesso comprendeva che era solo il bisogno di un fratello di non essere lasciato indietro «Vuole che porti una parte di lui nella tua nuova vita»

«Oh» disse solo la ragazza.

«Avanti, se aspetti ancora un po' morirai» le mise fretta Damon. Non era una persona sentimentale e nascondeva i suoi sentimenti dietro al sarcasmo. Venire messo a nudo in quel modo lo imbarazzava.

«Divertente» bofonchiò Caroline mentre avanzava verso di lui «Non so cosa devo fare» ammise rivolta verso l'Originale. Lui si portò alle sue spalle e le afferrò i fianchi.

«Segui l'istinto. È una cosa naturale. Devi solo mordere» davanti alla sua preoccupazione continuò «Non temere, sono qui. Se non riuscirai a fermarti da sola ti aiuterò io»

Fece come le aveva detto e morse. Il sangue scivolò copioso attraverso la sua gola saziandola. Era una sensazione magnifica a cui avrebbe voluto abbandonarsi, ma la consapevolezza delle mani di Klaus sui suoi fianchi la ancorava alla realtà. Si staccò dal braccio di suo fratello e si appoggiò al suo ibrido come aveva fatto pochi minuti prima. Lui, come sempre, la strinse a sé.

«Sei stata bravissima» mormorò nel suo orecchio con orgoglio. Lei sorrise.

«Stai bene?» chiese a Damon preoccupata.

«Mai stato meglio. Tu? Come ti senti, bambolina?»

«Forte. E felice, molto felice. Mi sento come se potessi scalare la montagna più alta del mondo sulle mani» spiegò esterrefatta delle sue stesse emozioni. Si sentiva piena di vita.

«Sta davvero bene?» questa volta si rivolse a Klaus.

«Appena trasformati in vampiro si è emotivamente instabili. È tutto amplificato. Ma lei ha me. Starà bene» gli assicurò stringendola ancora di più. Adesso non doveva temere di spezzarla.

«La affido a te ibrido. Se le dovesse capitare qualcosa ti verrò a cercare» lo informò allungando la mano.

«Puoi contarci cacciatore» sottolineò le sue parole con la stretta di mano.

 

* * *

 

Damon era seduto nella cabina 34 del treno per New York City. Erano passati dieci giorni dalla trasformazione di Caroline e, dopo essersi assicurato che la sua sorellina fosse in ottime mani, aveva deciso di partire. D'altra parte aveva concluso il suo piano. Rose si era ricongiunta con Elijah e Stefan aveva accettato che Caroline non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti.

Il fischio del treno lo informò dell'imminente partenza. Se voleva scendere quello era il momento per farlo. Con un sorriso pigro allungò i piedi sul sedile di fronte, appoggiò la testa al muro e chiuse gli occhi.

«Questo posto è libero?» chiese una voce conosciuta. Stefan.

«Cosa ci fa qui? Il treno è partito»

«Quando questa mattina sei andato via dalla tenuta Salvatore ho capito cos'era che mi rimaneva a Mystic Falls. Mio fratello»

«Ma io me ne sono andato quindi...»

«Già, non mi rimaneva più niente» disse buttando per terra le gambe del fratello per sedersi.

«Sei sicuro di quello che stai facendo Stef?» gli domandò Damon. Non chiedeva altro che la compagnia del fratello.

«Donne, feste e un compagno di avventure? Non chiedo niente di meglio» rispose usando il tipico sarcasmo del moro.

Si, pensò Damon, ci divertiremo.

 

* * *

 

5 ANNI DOPO

 

«Londra è stupenda» gli disse Caroline strofinandogli il naso sul collo.

«Mmmh» rispose incoerentemente Klaus. Di certo averla a cavalcioni su di sé, coperta soltanto dalle lenzuola del letto vittoriano, non lo aiutava a formulare un pensiero completo.

Nei cinque anni passati l'ibrido le aveva mostrato tutto quello che di bello aveva da offrire il mondo. Avevano visitato grandi città, paesini di pescatori e templi. Non importava molto dove fossero, fintanto che erano insieme.

«Dobbiamo ancora leggere la corrispondenza» gli ricordò lei notando un plico di lettere da aprire sulla scrivania.

«Non mi interessa in questo momento» le rispose lui cominciando a baciarle il collo.

«È quello che dici tutte le volte, per questo le lettere si sono accumulate» lo rimbeccò nonostante lo incoraggiasse a continuare piegando il collo di lato.

«Come vuoi allora» in un baleno scivolò via da lei ed andò a prendere le missive.

«Hei» lo accusò lei «Non si lascia una donna insoddisfatta sola su un letto» tornò da lei e la fece sdraiare sulla schiena. Lui sopra di lei.

«Hai ragione, amore» mormorò nel suo orecchio schiacciandola sotto di sé con uno sguardo lascivo «Rimedierò presto, te lo assicuro. Ma prima leggiamo questa importante corrispondenza» si mise seduto sollevandola dalle braccia. Uno di fronte all'altro, incastrò le loro gambe come pezzi di un puzzle.

«Allora» cominciò «La prima è di mio fratello Kol. Ci informa che sta facendo progressi con Jane Bennett. E qui» disse prendendone un'altra «C'è quella di Jane che ci informa che non cederà mai alle sue avances».

Dopo la sua trasformazione Jane era partita per il Sud America per cambiare vita, per non dover più essere costretta a vivere nel mondo sovrannaturale. Il destino però le aveva fatto incontrare il famigerato Kol Mikaelson. Caroline non era sicura del rapporto esistente tra i due ma poteva giurare che c'era molto più di quello che i due dicevano.

«E quella?» la ragazza indicò una busta al lato sinistro di Klaus.

«Questa è di Bekah. Dice che le manchi e che non vede l'ora di vederti. Si è innamorata di un conte italiano» riassunse scuotendo la testa.

«Non imparerà mai» esclamò lei con un sorriso.

«E non fa nessun accenno a me. Mi chiedo perchè abbia scritto il mio nome sulla busta allora» borbottò mettendo via il foglio.

«Ha scritto il tuo nome perchè sa che dove ci sei tu, ci sono anch'io» gli ricordò con un bacio. A lui tornò immediatamente il sorriso.

«Vado avanti?» chiese alla sua donna. Lei annuì.

«Elijah e Rose ci informano che presto verranno a Londra. Ci chiedono se saremo ancora qui, così potremo incontrarci»

«Mi piacerebbe rivederli» esclamò lei felice. L'ultima volta che si erano visti risaliva a sette mesi fa, quando, dopo una visita a Mystic Falls, avevano accompagnato sua madre Liz nel paesino della Francia in cui risiedevano per farle una sorpresa.

«Ed eccoci all'ultima» dopo una pausa aggiunse «È dei fratelli Salvatore».

In quegli anni si erano tenuti in contatto con Damon, ma non aveva più avuto rapporti con Stefan.

«Cosa dice?» domandò esitante.

«Elena, la moglie di Damon, è incinta del secondo figlio. Mentre Stefan si sposa con una ragazza di nome Katherine. E ci invita al matrimonio. Dice che la sorella dello sposo non può mancare» le spiegò dolcemente.

Finalmente Stefan era andato avanti. Si era liberato di lei. Un sorriso genuino spuntò sul suo bel viso illuminandolo. Erano tutti felici. Le persone che amava stavano bene.

«Adesso che abbiamo letto tutte le missive cosa facciamo?» gli chiese lei maliziosa ricoprendo la sua bocca con la sua.

«Rimedio a questa brutta situazione» rispose lui tornando a sdraiarsi sopra di lei.

«Quale situazione?» gli chiese maliziosamente.

«Una donna insoddisfatta nel mio letto»



Ed ecco l'ultimo capitolo della mia storia. Questa è stata la prima storia che ho scritto e volevo ringraziare tutte le persone che hanno letto, commentato e aggiunto tra le preferite, seguite ecc. questa fan-fiction. E' soprattutto grazie a voi e al vostro calore che mi sono divertita così tanto a scriverla.
Spero di rincontrarci presto con un'altra storia un bacione ;D

  
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