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Autore: AbbieWriter    10/06/2013    5 recensioni
'White Horse Tavern' diceva la grande insegna blu a caratteri bianchi. Il locale era piuttosto affollato, perciò mi imbucai tra la gente del posto e i turisti armati di Canon, e cercai un posto dove sedermi. Optai per il bancone, e mi accomodai su uno sgabello alto, poggiando i gomiti sul tavolo e la testa sulle mani. Osservando pigramente il posto, notai un ragazzo seduto da solo a un tavolo, con l'espressione concentrata su un album da disegno, che muoveva freneticamente la matita sul foglio di carta. Rimasi incuriosita da lui, fino a quando non alzò lo sguardo verso di me, e i nostri occhi si incrociarono. Fu lì che il tempo si fermò.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mia testa uscì immediatamente dall'armadietto, dove il mio libro di matematica sembrava essersi volatilizzato, e guardai con occhi sgranati Maggie, socchiudendo la bocca.
«Hai detto New York?!» esclamai quasi gridando, la mia migliore amica si guardò intorno imbarazzata.
«Non gridare, Em! Ho detto New York, sì. La gita di quest'anno sarà lì» mi disse piuttosto tranquilla, ma riuscii a cogliere una punta di eccitazione nella sua voce.
Mi lasciai sfuggire un gridolino di gioia, abbracciando la ragazza davanti a me, che sorrideva comprensiva. 
«Ci credi Meg? Noi a New York!» 
«Beh, è così. Ed è incredibile che tu non ci sia mai stata. Siamo in New Jersey, New York è praticamente dietro l'angolo» disse lei, con un sarcastico tono di disappunto.
«E invece non ci sono mai stata. Anche se vivo in New Jersey non vuol dire che abbia per forza visitato New york» le risposi inarcando le sopracciglia.
«Okay, okay, ho capito. Ora andiamo, la lezione sta per iniziare» Poi Maggie mi prese per mano e ci avviammo velocemente verso l'aula di matematica, dimenticandomi completamente del mio libro scomparso.

Io sono Emily, per gli amici Em. Non c'è molto da sapere su di me, anche perché nessuno mi chiede mai qualcosa di personale. So solo che passerei ore con un foglio e una matita in mano, perché disegnare è la mia passione. Disegno ogni cosa: i germogli dei fiori, i bambini che giocano al parco, le finestre bagnate di pioggia.
Mio padre è un importante imprenditore, mentre mia madre è un avvocato; a causa dei loro lavori hanno delle vite molto impegnate, ed è per questo che non andiamo mai in vacanza tutti insieme, e perché non ho mai visto New York. Frequento Princeton, un famoso college nel New Jersey, e quest'anno, l'ultimo, i professori sono stati così gentili da organizzare una gita scolastica nella Grande Mela. E' sempre stato il mio sogno, quello di visitare New York, perché è piena d'arte e di vita: non smetterei mai di disegnare lì. La mia amica Maggie, invece, c'è stata un sacco di volte, perché sua madre è una pittrice. Probabilmente è lei che mi ha provocato questo amore per il disegno, viste tutte le ore passate insieme a lei e a sua figlia quando eravamo piccole. Ho un rapporto speciale con la madre di Maggie, è come una seconda mamma per me, anche perché la mia non c’è mai stata.

**

«Oh, santo cielo. Sei incorreggibile!» esclamò Maggie appena uscite dalla classe, camminando per i corridoi che iniziavano ad affollarsi velocemente, vista la fine delle lezioni.
Sorrisi radiosamente. «Non è colpa mia se sono andata bene in matematica» dissi in tono modesto.
«Sei andata bene? Hai preso A+! Io posso solo sognarmi una A+. Tanto per cambiare a questo compito ho preso C» e il suo tono prima piuttosto vivace, si trasformò in una lamentela, con tanto di viso corrucciato.
«Dai, non prendertela. Se avessi accettato di farti aiutare da me forse sarebbe andato megl-»
«No! Te l’ho detto, voglio farcela con le mie forze. Adesso chi se la sente mia madre… farà una delle sue prediche, e non so nemmeno se mi fa venire a New York» dopo quella frase mi fermai di botto e mi voltai verso di lei.
«Non avete capito niente, tu e tua madre. Tu verrai a New York con me, che la cosa vi piaccia o no! Convinco io tua madre» proclamai con tono convinto. Ma sia io che lei sapevamo che nonostante fosse una persona meravigliosa, sua madre era molto severa quando si parlava di voti. Tuttavia, riuscii a strapparle un sorriso con la mia determinazione.
Ci salutammo e ci avviammo una a casa propria.

**

Arrivai a casa mia, dopo una camminata piuttosto lunga sotto il sole cocente dei primi di giugno. B. Nesmith St., diceva il quadrato in… marmo? sulla parete laterale del muro. Dopo qualche metro arrivai a casa, che tutti descrivevano come una villa immensa, che però io trovavo solo molto noiosa. Entrai accolta dal maggiordomo di casa, e mangiai da sola come tutti i giorni. In teoria i miei arrivavano verso il pomeriggio, ma in pratica non sapevo nemmeno dove diavolo fossero; ci avevo fatto l’abitudine ormai.
In camera mia mi tolsi la divisa scolastica e mi sciolsi i lunghi capelli castani raccolti parzialmente in un nastro, legandoli con un semplice elastico. Mi buttai sul letto avvolta in un maglione tre volte più grande di me, ma leggero (adoravo quel coso) e accesi il portatile. Dopo qualche minuto, il puntuale nome di Meg fece capolino sullo schermo del mio telefono.
«Ehilà» finsi di salutarla sorpresa.
«Ehi» rispose lei dall’altro capo del telefono, con aria afflitta. Mi drizzai a sedere sul letto con le gambe incrociate.
«Che succede?» chiesi preoccupata.
«Ho parlato con mia madre» sentenziò lei come se si stesse deprimendo ancora di più. Inspirai tutta l’aria che i miei polmoni potevano contenere e trattenni il respiro.
«Allora?» chiesi con un filo di voce. Maggie iniziò a parlare, e dietro il telefono la sentivo sempre più piccola e triste.
«E..» cominciò, facendomi venire un’ansia pazzesca. Stette in silenzio per qualcosa come 3 secondi, ma a me sembrarono 3 ore. Poi la sua voce arrivò nitida dal mio capo del telefono, perché stava gridando felice. «Vengo a New York!» Sentendo quelle parole mi buttai sul letto facendo un sospiro di sollievo.
«Non farmi mai più scherzi del genere! Non posso crederci» dissi sorridendo da sola come un’idiota, ma sapevo che anche lei sorrideva.
«Neanche io. Credevo che mia madre andasse su tutte le furie, ma poi le ho spiegato la situazione.. la tua felicità, la mia felicità.. e le ho promesso che non ci divertiremo per niente» concluse ridendo. In lontananza sentii la voce ovattata della madre di Maggie che le diceva di chiudere la telefonata, perciò ci salutammo e ci demmo appuntamento per il giorno dopo, davanti all’entrata della scuola. Saremo partite per New York alle 8 in punto.

**

La sera, nel mio letto, coperta dalle lenzuola leggere, non riuscivo ad addormentarmi per l’eccitazione. Vedevo la mia valigia poggiata contro il muro della camera, e facevo infiniti viaggi mentali su come mi sarei divertita in una delle città più grandi del mondo. Non immaginavo, però, che quella gita scolastica mi avrebbe cambiato la vita.



 

Ciao a tutte :) Questa è una nuova fanfiction su Zayn, se avete letto per favore lasciate una recensione, anche breve, perché se non la legge nessuno non vale la pena continuarla. Spero che vi sia piaciuto il primo capitolo, e non preoccupatevi se alcune cose possono sembrarvi poco chiare, nei prossimi capitoli si spiegherà tutto c:
ps: Emily e Maggie vanno al liceo, sono all'ultimo anno, ma per farvi immaginare meglio le cose (?) ho scelto come ambientazione il college di Princeton, che è un'università. :) 
Se avete qualcosa da chiedermi sono su twitter, mi chiamo @shescontagious :)

Personaggi: -Emily

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-Maggie

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