Titolo : Winter
Winds
Fandom: Glee
Personaggi/Pairing(s): Quinn
Fabray/Santana Lopez
Avvertimenti: femslash,
post 4x14, future fic.
Note: i
personaggi hanno la sfortuna di non essere miei. Nessuno mi
paga per scrivere questa roba, molti lo farebbero per farmi smettere
Prologo.
«Non
posso, Quinn»
La
stilettata arriva veloce e potente nel petto di Quinn. Vorrebbe
piangere,
vorrebbe davvero, ma le sembra così surreale, quella
situazione, che persino le
lacrime stentano a scendere.
«Cosa-
cosa significa che non puoi? »
La
voce spezzata, il petto che si alza e si abbassa velocemente. Le mani
le
tremano lungo i fianchi, gli occhi fissi sul volto di Santana.
«Significa
che non posso. Non dopo Britt. Non posso»
Santana
è rigida, davanti a lei. Ha le braccia incrociate sotto il
seno, la spalla
tesa, il volto contratto. Quinn lo sa che sta lottando a sua volta per
non
piangere. Ma non riesce a non odiarla. La odia con la stessa
intensità con la
quale si è innamorata di lei.
Con
la quale Santana l’ha fatta innamorare di lei. Con tutti quei
messaggi, e quei
viaggi a New Heaven. E i fiori. Quinn non avrebbe mai pensato che
Santana potesse
essere capace di tanta dolcezza.
E
poi le notti insieme, e le risate e i gemiti e le loro mani intrecciate.
Quinn
sospira, gli occhi chiusi.
«Che
ci fai ancora qui allora? »
La
voce le esce fuori più acida di quanto avrebbe voluto. Il
sapore acre sulla
lingua le dice che tra poco non riuscirà a trattenerle
più, le lacrime.
Santana
si avvicina e tende una mano, ma Quinn si ritrae, scottata.
«Quinn
ti prego.. »
Scuote
la testa, allontanandosi. Gli occhi fieri e fiammeggianti della vecchia
Quinn Fabray.
Santana non li aveva più visti, quegli occhi. Non dopo il
matrimonio del signor
Schuester.
«Esci
dalla mia stanza Santana. Torna a New York»
Santana
stringe i denti. Mesi prima avrebbe lottato, contro
quell’atteggiamento. Ma
ora. Ora significa solo che l’ha persa, per sempre forse.
SI
passa la manica della giacca sugli occhi e annuisce. Prende il trolley
pronto
sul pavimento e si avvicina alla porta.
«Troverai
qualcuno che sarà capace di amarti davvero Quinn. E non
sarò io a impedirtelo.
Non posso darti quello che vuoi. Non ci riesco. Non dopo Brittany. Non
posso
fare tutto di nuovo. Non sono capace. Non posso più
innamorarmi»
Sente
Quinn ridere istericamente, e poi si chiude la porta alle spalle.
Si
poggia al legno con le lacrime agli occhi.
“Stupida
Santana, tu ti sei già innamorata di lei”
***
«Signorina
Lopez, ecco il suo caffè macchiato, e sulla scrivania le ho
lasciato le
pratiche da sbrigare oggi. Il signor Nolan vuole vederla nel suo
ufficio. Ha
detto che è importante. »
Santana
annuisce, la fronte aggrottata e il caffè
bollente tra le mani.
«Grazie,
Hope. Puoi andare adesso. »
La
ragazza dai capelli rossi fa un cenno di saluto con il
capo e si fionda fuori. Strano, pensa Santana, quanto ancora il suo
solo tono
di voce possa provocare quella paura. Sorseggia il caffè,
scivolando sulla
comoda poltrona in pelle del suo ufficio. La targa con il suo nome che
risplende sul legno lucidato. Schiocca la lingua. Quel caffè
è sin troppo
bollente. Hope
avrà bisogno di una
strigliata.
Sfoglia
annoiata la pila di fogli accatastati, poi si
volta dalla finestra. Le sembra impossibile essere arrivata ad essere
uno dei
più temuti avvocati di New York. Ma suo padre
gliel’aveva sempre detto.
“Tu
sarai una stella, Santana”
E
lei aveva fatta avverare quella predizione.
Si
alza, sistemando la gonna e allisciando le pieghe
della stoffa. La camicia che abbraccia il suo corpo in maniera sinuosa.
Il
suo ufficio è accanto a quello del signor Nolan, il
capo Nolan, come si diverte a chiamarlo Santana.
Arthur
Nolan ha cinquantatre anni e due figlie. Hope e
Stella, venti e dodici anni. Due ex mogli e tanti soldi.
Quando
Santana bussa alla sua porta, la voce di Arthur
tuona allegra.
«Vieni
avanti, Santana. »
Santana
ride. Come faccia quell’uomo a sapere sempre chi
c’è aldilà del legno, per lei rimane un
mistero.
«Come
va boss? » Cinguetta
allegra. Arthur
la guarda e ride, dietro quei folti baffi grigi. Le indica la sedia di
fronte
alla sua e versa due bicchieri di scotch, allungandogliene uno.
Santana
lo sorseggia appena. Non le piace bere di
mattina, nemmeno il migliore degli scotch.
«Allora,
Santana. Ho due cose da dirti. Primo, complimenti per il caso Wade.
Credo di
non aver mai sentito arringa più brillante di quella. »
Santana
alza le spalle, fintamente disinteressata. Un
piccolo sorriso che le si disegna sulle labbra.
«Secondo,
ho bisogno che tu ti occupi di un nuovo potenziale cliente.
E’ Americana ma ha
passato gli ultimi due anni in Europa, in Francia o in qualche posto
del
genere. E sta per aprire la sua prima galleria fotografica qui a New
York. Ho
bisogno che tu la convinca a prendere in considerazione
l’idea di firmare con
la nostra società. Potremmo aiutarla in qualunque momento.
Ed è molto famosa,
aldilà dell’Oceano, per cui mi aspetto che la sua
notorietà attiri altra gente»
Santana
rimugina sulla questione mordendosi le labbra.
Poi scuote le spalle e annuisce, l’espressione felina sulla
bocca.
«Non
preoccuparti boss, ti farò avere un nuovo cliente entro la
fine della giornata»
Arthur
annuisce e ride, buttando giù l’ultimo sorso di
scotch e alzandosi in piedi.
«Sapevo
che non mi avresti deluso Lopez. Sei l’avvocato migliore qui
dentro. Quella
Fabray non avrà scampo»
Santana
tossisce. Le labbra serrate e gli occhi
spalancati.
Quella
COSA?
«Mi
scusi? »
«E’
il suo nome, qualcosa come Quan, Quinn. Non lo ricordo. Ma che importa?
La
farai innamorare di te entro la fine della giornata, no?
»
Angolo
degli alcolisti anonimi.
AHAHHAHA
WHAT A JOKE.
Si, sono tornata. Ma non per molto comunque. L’idea
è che sia una storia a 3,
massimo 4 capitoli. Giusto una cosa veloce ‘cause I miss
them. #brbsobbing
E niente *shrugs* io sono già innamorata di Hope, voi no?
#redheadkink erriwhere.
Basta, that’s it. Vi lascio a rimuginare sulla porcheria che
ho scritto o sul
senso della vita. IDK. *abbraccia tutti*