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Autore: BogartBacall    21/06/2013    3 recensioni
"Sono loro, i protagonisti di questa storia. Quelli che avrebbero tutto, per essere gli eroi: soldi, fama, ricchezza, talento... ma che, agli occhi dei più, sono solo i Miserabili."
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Ogni storia hai i suoi antagonisti, anche se, talvolta, questi ultimi non sanno nemmeno di esserlo.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Pansy Parkinson, Theodore Nott | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Pansy
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Attraverso la tempesta

Correva. Correva in direzione contraria rispetto alla folla di studenti impauriti che voleva lasciare Hogwarts al più presto. Correva, senza nemmeno sapere perché stesse correndo, perché lo stesse facendo. Sapeva solo che voleva trovare suo padre e portarlo lontano da lì, anche solo per togliersi la soddisfazione di dirgli in faccia perché lo odiava tanto, perché non provasse alcun rispetto per lui.
Scansò un gruppo di ragazzini del primo anno e si sentì chiamare da una voce femminile.
“Theodore!”
Ignorò il richiamo, continuando a correre.
“Theodore!”
Non poteva fermarsi, non aveva tempo, doveva tornare verso il castello.
“Theo! Fermati!”
Il tono imperativo del richiamo lo costrinse a fermarsi e a voltarsi, scorgendo Asteria che correva verso di lui. La lasciò avvicinare, poi riprese la sua marcia spedita.
“Che vuoi?”
“Dove stai andando?” domandò la ragazzina, di rimando.
“Secondo te?” rispose lui, ironico, “Pensavo di fare una visita di piacere a Gazza!”
“Hai intenzione di combattere?”
Theo sospirò, sentendo il suo cuore accelerare. “Ancora non lo so… Valuterò quando mi troverò nel mezzo dell’inferno.”
“Vengo con te!”
“Scordatelo!” replicò, categorico.
“Andiamo, Theo!” lo supplicò.
“Ti ho detto di no, Asteria! Sei una ragazzina!”
“Non voglio certo combattere!” ribatté lei, ferma.
“Allora perché vuoi tornare?” chiese lui, evitando un gruppo di piccoli Tassorosso.
La ragazza sospirò. “Se Blaise o Daphne fossero là in mezzo, non vorresti essere sicuro che stiano bene? Che siano vivi?” incalzò, ansimando, cercando di tenere il passo del giovane.
Nott rise, amaro. “In questo momento, li lascerei volentieri in mezzo alla battaglia, credimi.”
La giovane gli restituì uno sguardo in tralice.
“E sentiamo,” proseguì lui “chi sarebbe questa persona per la cui incolumità stai rischiando la vita?”
“Un amico” si limitò a rispondere.
“Credevo non vi parlaste più” osservò lui, cogliendo l’allusione.
“Ti ripeto la domanda: se Blaise e Daphne fossero là in mezzo, non vorresti sapere che sono quantomeno vivi?” domandò, di nuovo, fermandosi in mezzo al passaggio gremito di studenti.
Theo la guardò, serio. Capiva benissimo come si sentiva, se aveva deciso di ritornare lì era perché voleva sapere suo padre al sicuro e l’idea dei suoi due amici lontani da tutto quello lo rincuorava.
“E sia. Ma non dovrai entrare nel castello. Andrò io in avanscoperta, cercherò di trovare Malfoy e ti porterò sue notizie.” spiegò. “Per nessuna ragione” proseguì, vedendo l’entusiasmo della ragazza, “dovrai mettere piede nella battaglia. Sono stato chiaro?”
Asteria annuì, decisa, gli occhi che le brillavano per l’emozione.
“Bene” concluse, porgendole la mano. “Sei pronta?”
La piccola Greengrass annuì, afferrandogli la mano, riprendendo la loro folle corsa verso Hogwarts.

Studenti che scappavano terrorizzati da un lato all’altro del castello, professori impegnati ad erigere sistemi di difesa contro gli attacchi esterni, auror e membri dell’Ordine della Fenice che sbucavano da ogni angolo. E loro tre, intrusi fra gli eroi, a cercare di mimetizzarsi il più possibile fra la folla, per quanto potesse essere possibile passare inosservati, a Malfoy, Tiger e Goyle.
“Allora?” sollecitò Tiger “Qual è il piano?”
“Per ora riuscire a salvarci la pelle e non farci notare” rispose Draco. “Almeno finché gli altri non saranno riusciti ad entrare nell’edificio.”
“Ci vorrà molto?” osò chiedere Goyle.
“Non credo” replicò Malfoy. “Si dovrebbero già essere riuniti” aggiunse, massaggiandosi l’avambraccio sinistro, “dovrebbe essere questione di attimi.”
Un fragoroso boato annunciò la caduta delle difese del castello, aumentando il panico. In quello stesso istante, Potter, Weasley e la Granger sfrecciarono lungo le scale che conducevano ai piani superiori. Draco uscì dal nascondiglio in cui si erano rifugiati e, con un cenno del capo, invitò i due tirapiedi a seguirlo.

Erano ore che attendeva, o almeno così le sembrava. Theo non aveva più fatto ritorno, generando in lei il panico. Che avesse brutte notizie da comunicarle? O, peggio, che gli fosse capitato qualcosa? Asteria aveva i nervi a fior di pelle: non riusciva più ad aspettare, ormai, doveva sapere. Si fece coraggio, approfittando dell’apparente momento di calma al di là della porta, inspirò profondamente, e aprì il passaggio che la separava dalla devastazione.

Blaise uscì dalla Testa di Porco, guardandosi attorno, quando Daphne lo raggiunse, ansimante.
“Eccoti, finalmente!” esclamò. “Non sono riuscito a trovarlo, nessuno ha sue notizie da quando ci hanno visti discutere.”
“Asteria è sparita” dichiarò la ragazza, grave.
“Cosa?” chiese Zaini, sconvolto. “Come sarebbe a dire che è sparita?”
Daphne sospirò, distrutta. “Nessuna delle sue compagne di dormitorio l’ha più vista. E un ragazzino del terzo anno sostiene di averla vista correre verso il castello con un ragazzo alto e con i denti da coniglio” aggiunse, le lacrime agli occhi.
“Theo…” confermò Blaise. “Vieni qui…” continuò, attirando a sé la ragazza e stringendola in un abbraccio.
“È colpa mia, Blaise…”
“Non è il momento per i sensi di colpa, ora” la zittì lui “Dobbiamo ritrovarli.”
Si scambiarono uno sguardo d’intesa, si presero per mano e si rimisero sulla strada per il castello.

“Me ne sbatto di quello che pensi tu! Non prendo più ordini da te, Draco. Tu e il tuo papino siete finiti!”
Le parole di Tiger gli rimbombavano ancora nella mente, mentre lo osservava lanciare maledizioni contro Potter e soci, Malfoy che cercava di farlo desistere, ricordandogli che doveva essere il Signore Oscuro ad ucciderlo. Ma Vincent sembrava posseduto, animato da una furia omicida che non gli aveva mai visto prima di quel momento. Non capiva. Non capiva davvero cosa dovesse fare, a chi dovesse dare retta. Osservava la scena come impietrito, incapace di agire, di muovere un muscolo, finché un Incantesimo di Disarmo lo colpì, facendo volare lontana la sua bacchetta. Iniziò a saltare, cercando di recuperarla, mentre riusciva ancora ad udire i battibecchi dei suoi due amici. Perché quello erano, per lui, amici, gli unici che avesse mai avuto. Sentì Tiger lanciare un Anatema che Uccide, senza capire a chi fosse rivolto, intravide Malfoy nascondersi e poi fu il buio.

Cosa diavolo pensava di fare, Malfoy? Voleva prendersi tutti i meriti, anche se era disarmato, terrorizzato, inutile, come sempre. Lui non si sporcava le mani, lui ne usciva sempre pulito e vittorioso, anche se il lavoro sporco toccava agli altri. Ma non quella volta. Quella volta, sarebbe stato lui, Vincent Tiger, ad uscirne vincitore e il Signore Oscuro l’avrebbe premiato. Alzò la bacchetta, deciso ad invocare la Maledizione più potente di cui avesse memoria. Sarebbero morti tutti, orrendamente bruciati da quell’incantesimo. Anche Malfoy, anche Goyle, l’inutile Goyle che se ne stava fermo senza fare nulla, aspettando che qualcuno gli desse ordini. Nessuno di loro meritava di vivere. Evocò la formula, sorprendendosi di essere riuscito a produrre un incantesimo tanto potente, rendendosi immediatamente conto di aver appena firmato la propria condanna a morte.

Come aveva potuto essere così stupida? Uscirsene con quella stupida frase… Davvero credeva che le avrebbero dato retta, che avrebbero consegnato Potter al Signore Oscuro, così, senza combattere? L’unica consolazione era che, così, era potuta fuggire senza dover fingere di voler combattere una guerra di cui, francamente, le interessava davvero, davvero poco. L’unico pensiero di Pansy, in quel momento, era mettere la pelle al sicuro, lontano dalla battaglia, lontano da Malfoy.
Draco… per quanto si sforzasse di non pensarci, la sua mente correva sempre a lui. Era vivo? Era fuggito o stava combattendo? Quando Voldemort aveva lanciato quel messaggio di tregua, aveva davvero sperato di vederlo sbucare fra la folla, fedele alla sua proverbiale codardia, sfruttando la prima occasione di fuga. Invece, di lui non c’era traccia, così come erano spariti Daphne, Zabini e Nott.
Un sordo rumore di esplosione la fece sobbalzare, generando grida di panico fra i ragazzini che la attorniavano. La battaglia era ricominciata e a lei non rimaneva che sperare che non si portasse via le persone a cui più teneva, ma a cui, per orgoglio e per stupidità, non aveva mai avuto il coraggio di confessarlo.

Non riusciva a trovarlo. Aveva perlustrato tutto il castello, ogni corridoio, ogni antro, ma di suo padre non c’era traccia. Uscì nel cortile, per l’ennesima volta, e fu allora che lo vide, impegnato in un duello con un avversario insieme ad un compagno Mangiamorte.
“No!” urlò, vedendo partire un fascio di luce rossa diretto contro suo padre.
Lanciò un incantesimo di disarmo, ma era troppo lontano. Tentò di avvicinarsi, cercando di non perdere di vista il duello, ma c’erano troppe persone fra loro, tutte impegnate in sanguinosi scambi d’incantesimi, da cui doveva cercare riparo.
Vide un fascio di luce rossa partire dalla bacchetta di suo padre, nello stesso istante in cui il giovane mago di fronte a lui produceva un incantesimo scudo.
“No!” si sentì urlare, consapevole di quello che sarebbe successo di lì a poco.
Infatti, nel giro di pochi istanti, lo schiantesimo rimbalzò sulla difesa dell'avversario, facendo rimbalzare indietro suo padre, proprio sulla traiettoria di un Anatema che uccide evocato dal suo complice, nello stesso istante in cui gli occhi di padre e figlio si incrociarono per l’ultima volta, generando un sorriso sul volto del signor Nott, prima di cadere esanime a terra.

Erano piombati in quell’inferno senza quasi accorgersi di quanto accadeva attorno a loro. Quello che gli importava era ritrovare Theo e Asteria, al più presto. Dovevano scappare, ritornare al sicuro, fuggire da tutto quello. Erano arrivati al castello durante la tregua sancita da Voldemort, assistendo impotenti alla sfilata di cadaveri e feriti che venivano condotti verso la Sala Grande, e si erano messi subito alla ricerca dei due ragazzi, senza risultati. Ma ora che la battaglia era ricominciata, trovarli era diventata un’impresa impossibile.
Si erano separati e mai come in quel momento Daphne si ritrovò pentita di aver insistito con Blaise, inizialmente contrario, per prendere quella decisione. Voleva tornare a casa, con Asteria, dimenticare tutto quello, riappacificarsi con Theo e andare avanti con la sua vita.
Un incantesimo di disarmo la colpì. Si voltò trovandosi di fronte un licantropo, lo sguardo lussurioso, che si leccava le labbra, famelico.
Fece per gridare di terrore, ma la voce le si soffocò in gola, mentre il mostro si preparava a compiere un balzo verso di lei.
Chiuse gli occhi, rannicchiandosi su se stessa, preparandosi all’aggressione, udendo uno schianto a pochi passi da lei. Riaprì gli occhi e vide il lupo mannaro giacere privo di sensi, a terra. Alzò lo sguardo e vide Theo, bacchetta sguainata, ansimante, a pochi metri da lei. Le si fece incontro, le porse la mano, la sollevò da terra e la strinse a sé, baciandola con trasporto, come se fosse l’ultima cosa che stava per fare.
“Cosa ci fai qui?” le domandò, grave.
“Sono venuta a cercare te e Asteria.”
Qualcosa mutò nell’espressione del giovane. “Non era nella stanza al termine del passaggio che collega Hogsmeade al castello?”
“No…” rispose l’altra, confusa.
“Dannata ragazzina!” imprecò, furioso. “Dobbiamo trovarla!”
“E Blaise?” domandò la ragazza.
“Troveremo anche lui” la rassicurò. “Ora andiamo!”
Corsero su per le scale, diretti ai piani superiori, verso la Stanza delle Necessità, dove speravano di ritrovare Asteria. D'improvviso un lampo di luce illuminò l'antro delle scale, seguito da una fragorosa esplosione. La terra tremò sotto i loro piedi e Theo si ritrovò a terra, un forte fischio nelle orecchie, mentre un pesante torpore lo avvolgeva.

“Theo...” una voce ovattata lo riscosse. “Theo, svegliati!”
Aprì gli occhi a fatica, trovandosi di fronte il volto di Zabini.
“Grazie al cielo!” esclamò Blaise, sollevato. “Ero al piano di sopra, ho sentito l'esplosione e mi sono affacciato. Ti ho visto a terra e sono corso qui. Come ti senti?”
“Sono stato meglio...” mugugnò, tamponandosi un sopracciglio sanguinante. “Che è successo?” domandò, sentendo canti di giubilo provenire dall'esterno del castello.
“La battaglia è terminata. Potter ha vinto” sentenziò, lapidario. “Andiamo!” lo incitò, aiutandolo ad alzarsi. “Dobbiamo trovare Daphne!” aggiunse, mettendosi in cammino.
“Aspetta!” urlò Theo, trattenendolo per un braccio. “Che significa 'Dobbiamo trovare Daphne'?” chiese delucidazioni.
“Significa che Daphne è tornata indietro con me per ritrovare te e Asteria. Ci siamo separati, ma ora...”
“Questo lo so!” lo zittì l'altro. “Quel che intendevo dire è dove è andata ora.”
“Non ne ho idea.” rispose l'altro, confuso. “Perché, vi siete incontrati?”
“Era con me, prima dell'esplosione” affermò, deciso.
“Ommerda!” imprecò Blaise.
Tornarono sui loro passi, scostando le macerie, senza risultati. Un senso di vertigine colse Theo, che si appoggiò al parapetto semidistrutto, chiudendo gli occhi per attenuare la sensazione di capogiro. Riaprì gli occhi e, finalmente, la vide. Il corpo di Daphne giaceva un paio di piani più sotto, apparentemente privo di vita.
“Blaise!” urlò, “Blaise, l'ho trovata. Corri!” gli intimò, correndo a perdifiato giù per le scale.
Scavalcò i cumuli di macerie, arrivando al corpo della ragazza. Le tastò il polso, sentendo il battito, flebile, ma presente.
“E' viva!” gridò all'amico. “Aiutami a spostarla!”
“Daphne...” le sussurrò, in lacrime. “Daphne, ti prego, non morire, non lasciarmi anche tu, ti prego...”

Camminava tra le macerie, guardando le rovine di quella che, per cinque anni, era stata la sua seconda casa. Non aveva trovato Draco, nonostante avesse perlustrato ogni angolo, ogni anfratto del castello. Temeva davvero che gli fosse successe qualcosa di terribile, ma preferiva crogiolarsi nella speranza che fosse riuscito a fuggire.
Arrivò alla soglia della Sala Grande e indugiò alcuni istanti: aveva evitato di entrarci fino a quel momento, perché sapeva che, durante la tregua, lì erano stati portati i cadaveri dei caduti. Si fece coraggio e varcò la porta.
E lo vide. Stretto ai suoi genitori, come se al mondo ci fossero solo loro, incuranti del fatto di essere circondati da persone che avrebbero potuto linciarli, in quanto “nemici”. Ma, ormai, non importava più nulla a nessuno. Non c'erano più nemici, perché la guerra era finita. E lui era lì, sano e salvo. Vivo.
Non sapeva cosa, di preciso, l’avesse spinta a tornare indietro, nella battaglia, rischiando la sua stessa vita, ma pensò che, probabilmente, si trattava dello stesso motivo per cui, mesi prima, aveva deciso di iniziare a frequentarlo, infischiandosene delle raccomandazioni che i suoi genitori le avevano fatto prima di iniziare l’anno scolastico. Era la persona che, più di altre, andava evitata, di quei tempi. Tutta la sua famiglia era concorde: la neutralità era la scelta migliore. Eppure, lei era andata contro ogni logica, ogni affetto. Ci aveva riflettuto a lungo, concludendo che non le importava di cosa pensassero gli altri, di cosa pensassero i suoi stessi genitori. Lei voleva stare vicina a lui, perché gli credeva, perché teneva a lui.
Per un istante lui alzò lo sguardo e i loro occhi si incrociarono. Le sorrise e lei fece lo stesso, di rimando. Era felice. Perché sapeva che, finalmente, anche lui aveva trovato ciò che stava cercando.


Le parti in corsivo sono tratte da "Harry Potter e i doni della morte"

Buongiorno a tutti! Chiedo immensamente perdono per aver mancato l'aggiornamento della scorsa settimana, ma sono in un periodo particolarmente  frenetico. Ragione per cui ho deciso che , dopo l'aggiornamento della prossima settimana, quello che chiuderà il capitolo "battaglia finale", mi prenderò una lunga pausa, penso fino a dopo l'estate, anche se so che questo attirerà su di me le ire di voi lettori. Mi dispiace davvero molto, ma gli impegni sono davvero moltissimi,, il lavoro mi massacra e l'ispirazione sta venendo meno. Qiuindi, onde evitare di rovinare la storia con capitoli scritti in modo frettoloso e poco sentito, ho deciso di prendermi un po' di tempo.
Ringrazio chi mi ha seguita finora e chi continuerà a farlo, in particolare coloro che mi stanno recensendo: abbiate fede, prima o poi risponderò a tutte le vostre recensioni, promesso!
Alla prossima settimana,
BB

   
 
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