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Autore: Feel Good Inc    21/06/2013    3 recensioni
{ Dragon Trainer x Le 5 Leggende x Rapunzel x Ribelle }
#I. La ragazza dai lunghissimi capelli biondi si voltò a guardarlo e solo in quel momento il tempo tornò a scorrere, la realtà rivestì i panni dell’assurdità che era – un viaggio senza senso, la cima di una torre solitaria, un patto raffazzonato a cercare di dare un significato a questo nuovo mondo ancora tutto sconosciuto per entrambi.
«Mi farai volare?»

~
#IV. Il mattino seguente, il ghiaccio aveva formato una pozza ai piedi del letto, ma la mamma non aveva voluto credere alla sua storia e l’aveva sgridata perché non aveva voluto fare pipì prima di dormire.
~
#V. «Andiamo a vivere insieme, tu e io, un giorno. In un posto qualsiasi, ma insieme.»
~
#X. «Come sta?» le venne di nuovo in aiuto la voce di Jack, lontana.
Rapunzel li raggiunse. «C’è Sdentato con lui» disse soltanto, come se nient’altro contasse.

~
#XI. «Si può sapere che hai, Merida? Oggi non sei in te.»
«Oh, scusa, Punzie. Ho fatto uno strano sogno...»

{ Jack/Hiccup/Merida/Rapunzel }
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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~ a thousand {years} more.

 

 

 

 

 

 

 

# scrigno

 

 

 

Uno dei suoi ricordi più remoti cominciava con il ritaglio del suo punto di vista tra le coperte, uno strillo soffocato, un cavallo nero come la notte tramutato in ghiaccio e un tocco freddo ma gentile sulla testa – una carezza che forse aveva solo immaginato. Il mattino seguente, il ghiaccio aveva formato una pozza ai piedi del letto, ma la mamma non aveva voluto credere alla sua storia e l’aveva sgridata perché non aveva voluto fare pipì prima di dormire.

Ancora più nitido era il ricordo della prima volta che aveva stretto al petto il suo libro preferito. Era una raccolta di miti e leggende abbellita da splendide figure, le sole parole che, così piccola, potesse decifrare; ricordava con chiarezza molte sere passate così davanti al fuoco, il suo piccolo dito premuto sull’illustrazione di una fata, la mamma che la pettinava cantandole la loro magica canzone. Era stato quel libro a insegnarle ad amare i colori e i disegni, così come a credere nelle vecchie fiabe – anche se tra quelle pagine non aveva mai trovato tracce di una creatura in grado di congelare gli incubi.

Invece, Rapunzel non ricordava quando e come avesse avuto lo scrigno. Era suo e basta, un oggetto presente da sempre nella sua torre, e forse questa consapevolezza l’aveva spinta a usarlo per nascondere i suoi tesori più preziosi, quelli di cui neanche sua madre conosceva l’esistenza. Non erano molti, ma c’erano, ed erano solo suoi.

Pascal, comunque, non demordeva.

«Oh, e va bene.» Rapunzel sospirò, sconfitta, giocherellando con la cerniera del cofanetto laccato d’oro, l’altra mano attorcigliata tra i capelli che erano sempre stati la sua unica difesa. «Solo, non ridere di me, va bene? Non l’ho esattamente visto. Non sono neanche così sicura che sia davvero successo... Penso sia perché non ho ancora deciso se crederci o no.»

Pascal continuò a guardarla con quella sua aria insofferente stampata sul musetto della stessa tonalità di lilla del lenzuolo, finché lei non cedette del tutto e gli mostrò il contenuto dello scrigno.

Questa volta, quando insieme allo spiffero le arrivò sulla nuca anche lo sbuffo di una risata, Rapunzel non dubitò neanche per un istante.

«Fiorellino» giunse la voce di sua madre dalla stanza di sotto, «chiudi il lucernario. C’è corrente, e fa freddo oggi.»

Pascal osservava con attenzione il disegno del ragazzo dai capelli bianchi.

 

 

~

 

 

«Carino.»

Rapunzel si scosta i capelli dal viso con l’avambraccio; li ha raccolti in una treccia per evitare di sporcarli con il colore, ma qualche ciocca è comunque sfuggita ai tanti lacci serviti allo scopo. Solleva lo sguardo e vede Jack sulla soglia, le mani nascoste nelle tasche anteriori della felpa, che si guarda intorno con un sorrisetto sghembo.

«Ti piace davvero?»

«C’è un po’ troppo rosa per i miei gusti, ma...» Jack comincia a camminare attraverso l’intrico del disegno che adorna tutto il pavimento, muovendosi con cautela per non calpestare i campi di pittura fresca, come qualcun altro ha già fatto in un posto e in un tempo diverso. Prima di rendersene conto, Rapunzel lo scopre accucciato accanto a sé: freddo ma gentile, come è sempre stato. «Sì, non è male.»

Lei sbuffa. «Lo so, manca un po’ di bianco.» Il barattolo è proprio accanto al suo ginocchio destro; vi affonda tutta la mano e imbianca ancora di più la pelle del viso di Jack.

Le piace sentirlo ridere. È una di quelle cose che la fanno sentire normale, che li fanno sentire tutti normali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

L’immagine di Jack che salva Rapunzel bambina dall’Uomo Nero è marchiata a fuoco nella mia mente e niente e nessuno potrà mai cancellarla: HEADCANON POWAH.

Questo capitolo è uno di quelli che mi è piaciuto più scrivere, perché, anche se ho sempre pensato che Merida fosse una principessa molto più complessa e per certi versi più umana, il periodo di ‘prigionia’ di Rapunzel mi affascina oltre ogni dire – c’è così tanto da riflettere sulle cose che ha dovuto imparare da sola tra quelle mura, ed è così semplicistico pensare solo al dopo, al suo lieto fine – e insomma, immaginarla cercare tra quei suoi pochi libri una qualche prova dell’esistenza di Jack mi scalda il cuore. A proposito, qui la cronologia è anteriore a tutto il resto – Punzie non ha ancora instaurato quel contatto con Hiccup, né Jack ha ancora tentato di salvare Merida dal matrimonio. Uhm, penso che quando tutto sarà finito posterò un indice cronologico ufficiale...

Ancora lì a chiedervi cosa accidenti sta a significare il contesto moderno?... Temo che vi farò aspettare davvero tanto. ^^’

Grazie ancora e ancora e ancora.

Aya ~

   
 
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