Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: afewmistakesago    23/06/2013    1 recensioni
Arielle sapeva sbucciare una mela, camminare con dei libri in equilibrio sulla testa, parlare correntemente il francese e suonare al piano forte tutte le sinfonie di Beethoven.
[.. ] Arielle portava sempre i capelli legati con un fiocco, in una coda bassa.
Arielle ripiegava sempre la camicetta color pesca nei jeans a vita alta e indossava sempre le Clarks di camoscio beige che suo padre le aveva regalato a Natale.
[..] Vorrebbe un’altra identità, forse un doppia.
Per non deludere nessuno.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Words will be just words
(2.)



 

Louis a scuola non ci voleva andare, proprio no. Non quella mattina almeno.
La sveglia aveva scombussolato il suo sonno, fin troppo; la maglietta, quella rossa che piaceva a lui, era ancora bagnata e il caffè, diamine il caffè, era finito.
Alla fine ci era arrivato a scuola, con le occhiaie evidenti e la maglia grigia, triste, ma ci era arrivato. Appena entrato si catapultò nel bagno dei ragazzi, sciacquò il viso insistentemente, come per togliersi dagli occhi quel fumo denso e grigiastro che sporcava ogni mattina il cortile dell'edificio, poi si guardò allo specchio e si impose di non sembrare un cadavere con un cuore scalpitante. L'sms di Zayn, poi, di sicuro non gli aveva migliorato la giornata: quell'idiota del suo migliore amico aveva deciso di saltare le lezioni, ancora, e Louis erano mesi che pregava Dio affinché non lo steccassero.
Sarebbe stata una giornata lunga, decisamente, e a Louis sudavano già le mani.






Arielle non lo sapeva come si sentiva quella mattina. Andare a scuola era un'azione meccanica, come il conservatorio, come il teatro e il rispetto delle regole rigide della sua famiglia. Se ad Arielle chiedevi perché andava a scuola, lei, rispondeva 'perché così si fa', non perché mi costringono e non perché è costruttivo. Come quando da bambini ti insegnano che si esce dall'acqua quando sui polpastrelli si formano le grinzette, ecco, si fa perché lo hai sempre fatto. Ad Arielle nessuno ha insegnato ad amare sopra ogni cosa, però le hanno inseganto che le parole sono troppo importanti per non soppersarle. Quindi lei ci pensa prima di parlare, ci pensa molto e troppo e sbaglia e poi ci ripensa ancora.
Da bambini ti insegnano ad essere grandi: come ti senti, se ti va di farlo o no, be non interessa a nessuno.



 
Quelle prime ore erano passate velocemente e senza imprevisti. Lo stava raccontando Lydia mentre Arielle sfogliava un libro, seduta con compostezza in mensa. Le due "amiche", anche se Arielle preferiva l'etichetta "compagne di studio", si erano riunite all'ora di pranzo per raccontarsi aneddoti più o meno divertenti delle poche ore che non avevano in comune. Lydia era una ragazza allegra, che parlava sempre con l'entusiasmo giusto per l'argomento che trattava, perciò l'altra si preoccupò quasi quando smise di parlare tutto d'un colpo. Osservò i suoi occhi che si erano dilatati leggermente e che si muovevano rapidi, poi si voltò e vide un Louis Tomlinson e un Niall Horan che si dirigevano a passo spedito verso il loro tavolo.
Lydia si chiese cosa si stessero dicendo, ignorando totalmente la possibilità che il moro stesse pregando l'amico di non lasciarlo solo. Patetico.




 
Louis si sedette con disinvoltura accanto ad Arielle, che fece finta di non notarlo e continuò a leggere Il Giovane Holden, finché lui non si schiarì la gola. "Arielle" e quasi sussurrò per non sbagliare pronuncia "ciao" e acquistò sicurezza, incoraggiato dal bel sorriso spuntato sul volto della ragazza. "Ciao Louis" chiuse il libro e fissò quegli occhi cerulei nei suoi altrettanto chiari. Pensò, poi, che appena tornato a casa quella sera avrebbe ringraziato sua madre, per avergli dato quel nome così perfetto per quelle labbra rosee.
Niall, nel frattempo, mangiava con gli occhi Lydia. Era una ragazza con i capelli mossi e castani, dello stesso colore degli occhi da cerbiatta. Le labbra erano carnose e le guance tinteggiate dall'imbarazzo del momento. Lui non si presentò nemmeno e per lei fu okay, le andò bene finché smise di guardarla e abbandonò il tavolo.



 
"Carina vero?" Ammiccò Louis all'amico, quando ormai furono abbastanza distanti dalla mensa.
"Meravigliosa" senza un minimo di imbarazzo, poi gli offrì una sigaretta come se fosse la cosa più normale dell'intero mondo. Camminarono verso il cortile, per godersi quegli ultimi cinque minuti di pausa che gli erano concessi.
"Tu con Arielle?" e Louis lo corresse, spostando l'accento sulla vocale giusta.
"Ci vediamo oggi dopo scuola, dice che faremo presto" e intanto pensò a quanto fosse impossibile conoscere una persone in un pomeriggio solo "meglio così" aggiunse per concludere. La campanella suonò, si alzò spolverandosi gli skinny jeans che indossava. "Algebra?" domandò al biondo, che lo guardò spaesato "Merda, non studio da mesi! Ci vediamo domani amico” , e che detto ciò scomparve verso la palestra.
Algebra mh, neanche lui la studiava da mesi ma, Louis , il vigliacco non lo voleva fare. Entrò in classe, si sistemò e pregò che andasse tutto bene. Si promise che avrebbe recuperato ogni argomento, ma sapeva che non l'avrebbe fatto finché non sarebbe arrivato il 4 all'interrogazione.




Poi altro che equazioni, in testa aveva solo un pensiero: l'incontro che a breve avrebbe avuto con Arielle.
La curiosità lo mangiò vivo per tutta l'ora seguente.
Com'era lei davvero? Chi?
Arielle era tutte le parole che non aveva detto.
Fine
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: afewmistakesago