Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: Margherita Dolcevita    28/06/2013    5 recensioni
I magnifici capolavori della Clare dal punto di vista del misterioso Jonathan Christopher Morgenstern.
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clarissa, Jonathan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                                       Impazienza





Passa un po di tempo prima che Pangborn e Blackwell escano dalla casa, seguiti da Lucian, ed il cielo si è fatto scuro. La luna brilla al centro di esso. Cerco di appiattirmi ancora di più contro il muro per evitare di essere visto, nonostante il buio non me la sento di rischiare. I tre mi sorpassano senza accorgersi di niente, andando verso la strada. Io non esco ancora dal mio nascondiglio, aspetto prima che Clarissa, Jace e il Mondano escano per spiarli. 

A quanto pare Blackwell e Pangborn non li hanno visti, altrimenti sarebbe scoppiato il pandemonio lì dentro. In effetti. Penso corrugando le sopracciglia. Questo è molto strano. L'angioletto li avrà sicuramente riconosciuti, insomma non penso ci si dementichi così facilmente degli assassini del tuo presunto padre. 

Cerco di mettermi in una posizione da cui possa vederli, senza essere però scoperto . Il ragazzo angelo esce per primo seguito poi da mia sorella e dal Mondano. Jace si china verso la serratura della porta, riesco a vedere nella sua mano un oggetto lungo e argenteo che riflette la sublime figura della luna. Uno stilo.

-Qualcuno mi vuole dire dove stiamo andando?- Chiede il Mondando spezzando il silenzio che regnava in strada.
Continuo a fissarli, provando ogni tanto ad avvicinarmi, ma senza riuscirci. Non posso rischiare così tanto adesso, ci manca così poco per raggiungere il nostro obbiettivo, non posso rovinare tutto.

-Alla fermata metropolitana- Risponde il ragazzo angelo, senza scoporsi. Ha finito di disegnare la runa sulla porta, ed ora si è alzato affiancando il Mondano , superandolo di un paio di centimetri. Agli occhi esterni può sembrare calmo, ma io sono cresciuto con gli insegnamenti di Valentine, esattamente come lui. Gli ha insegnato a fingere molto bene, devo ammetterlo, ma non abbastanza. Riesco a vedere i suoi occhi bruciare dalla rabbia e dal desiderio di vendetta.

-Mi prendi in giro?- Continua il Mondano.

-I cacciatori di demoni prendono la metro?- I miei occhi si dilatano impercettibilmente, sfuggendo al mio controllo, ascoltando l'affermazione del Mondano. Gli hanno raccontato tutto! Ma com'è possibile? Non può essere stato Jace, lui è obbligato dal Conclave a non dire niente. 

I miei occhi si fermano sull'esile figura di Clarissa nascosta in parte dalle tenebre. Devono aver rivelato il mondo degli Shadowhunters anche a lei, e dopo lei deve averlo raccontato al suo amico. Penso con un po di delusione, volevo essere io ad inserirla nel mondo dei demoni e dei Cacciatori. 

-Si fa prima che in auto- Gli spiega Jace, superandoli entrambi iniziando a camminare, probabilmente verso l'Istituto, con ancora gli occhi fiammeggianti. Sento da qua il suo desiderio di prendere a calci qualcosa o qualcuno. Non preoccuparti raggazzo angelo, non dovrai aspettare poi tanto prima di fronteggiarti contro un degno avversario. Sarà un vero piacere mettere fine alla tua vita.
-Pensavo a qualcosa di più figo, tipo un furgone con scritto MORTE AI DEMONI sulla fiancata o...- Preferisco smettere di ascoltarlo, piuttosto che continuare a sentire i suoi deliri, Jace sembra della stessa opinione, visto che non si degna nemmeno di interromperlo per fargli chiudere la bocca in maniera definitiva.

-Simon- Lo richiama mia sorella con tono deciso, interrompendo le mie pene, donando un po di sollievo alle mie orecchie e svelandomi il nome del Mondano. La sua voce delicata è musica per me, un afrodisiaco che riesce a calmarmi e contemporaneamente ad accendermi in un secondo. Due parti di una stessa medaglia, ecco cosa siamo noi, siamo destinati a stare insieme.

-Basta- Nonostante questo riesco a riconoscere il tono fermo e freddo di Jocelyn nella sua voce. Sembra che i nostri geni siano separati perfettamente, io ho preso tutto da nostro padre, lei tutto da nostra madre. 

Il Mondano, Simon, le lancia un'occhiata piuttosto offesa ed irritata che sembra chiederle da quale parte sta. Cos'è quello che vedo riflesso nei suoi occhi?. Mi interrogo aguzzando la vista cercando di vedere meglio al buio. Non sarà gelosia per caso?!

Iniziano a camminare anche loro verso la strada, diretti verso la metropolitana. Mi alzo dal mio nascondiglio, iniaziando a seguirli da una più di una decina di metri di distanza, in modo da non essere sentito.

-Ehi, ragazzino hai intenzione di rimanere qui?- La voce fastidiosa di Blackwell blocca i miei passi. Stringo forte i pugni, respirando rumorosamente cercando di trattanermi da attaccarlo. Mi volto lentamente verso di lui con il busto, in modo da poterlo vedere negli occhi.

-Hai trovato la Coppa?- Chiede con voce meno irritata Pangborn. 

-No- Dico voltandomi nella direzione in cui sono andati, ma sembrano come scomparsi. Provo ad aguzzare lo sguardo, cercando mia sorella ed il Mondano, senza però trovarli.

-Dannazione !- Impreco a voce bassa. Li ho persi, ed è tutta colpa di questi due inetti.

-Cosa volete?- Chiedo con voce carica di rabbia, girandomi completamente verso di loro. Non conosco le strade di New York. Ormai è inutile cercarli, per quanto ne so potrebbero anche essere già arrivati alla fermata della metropolitana. Penso, mentre mi avvicino a Pangborn e Blackwell. In tutti questi anni mio padre, mi ha sempre portato in posti in cui non ci avrebbero trovato. Parigi, Venezia, Praga. Non potevamo stare a New York, i Lightwood erano troppo vicini e non potevamo permetterci di farci scoprire.

-Tornare a Renwick, ma se vuoi puoi anche restare qui. Tanto la strada la sai, no?- Mi chiede Blackwell, stampandosi in faccia un sorrisetto soddisfatto ed irritante, che mi fa venire voglia di cancellarglielo con un pugno. 

-Perchè voi si?- Chiedo usando il suo stesso tono, fissandolo con rabbia, intimandogli di non rispondere. Il sorriso sparisce dalle sue labbra e riesco a precepire, anche al buio, i brividi di paura che lo percuotono.

-Non saremo forti quanto te, Johnathan, ma siamo molto più anziani ed esperti e conosciamo molto meglio di te New York e, se vuoi ritornare a casa, devi ascoltarci- Mi dice in tono più ragionevole, cercando di calmarmi. Mi volto un'ultima volta, verso la direzione in cui è sparita Clarissa, prima di rispondere.

-Bene, andiamo allora- Dico duro, seguendo Blackwell e Pangborn nel buio della notte. Rimango qualche metro più indietro, camminano in silenzio, non preoccupandomi di quello che i due seguaci di mio padre stanno parlando.

-Dovresti allungare il passo, o ti perderai. E con questo buio è praticamente impossibile ritrovarci- Mi urla Blackwell, continuando a provocarmi, giocando con il fuoco. Lo vedo iniziare a camminare più velocemente, quasi correndo, mentre sento la voce di Pangborn intimandogli di smetterla di giocare, ma lui ovviamente non lo ascolta.

-Non preoccuparti, niente è impossibile per un Morgenstern- Sussurro ghignando nel buio, sicuro che non sia riuscito a sentirmi. Pangborn, invece è riuscito a farlo, o almeno lo deduco dal fatto che si sia girato verso di me e da come mi guarda con i suoi piccoli occhi. Leggo in essi diffidenza, ma anche paura e odio.

-Quanto ci metteremo per arrivare a Renwick di questo passo?- Gli chiedo, senza un reale interesse.

-Mezz'ora, forse di più- Mi risponde senza staccarmi di dosso il suo sguardo, forse sperando di mettermi in soggezione. Illuso. Continuo a sostenere il suo sguardo con determinazione, aspettando che lui abbassi lo sguardo per primo.

-Cosa facciamo ora che sappiamo che la Coppa non l'ha Lucian?- Mi chiede arrendendosi, deviando il suo sguardo da me a Blackwell, che continua a camminare veloce davanti a noi. Lo imito, il petto che si gonfia di soddisfazio per aver vinto questa piccola sfida.

-Non li avete visti, non è così?- Chiedo ridendo della loro incapacità. Blackwell rallenta, probabilmente attirato dalle mie risate, affiancandoci. Mi fissa, senza parlare, ma non serve: la sua domanda si riflette nei suoi occhi.

-Mi sorprende che non sia scoppiata una rissa li dentro. Si sono sorpreso e anche un po deluso se devo essere sincero- Continuo senza smettere di ridacchiare. Passando lo sguardo prima sulla figura troppo grande ed ingombrante di Blackwell, poi si quella più piccola di Pangborn.

-Pensavo che la rabbia verso i due che hanno ucciso suo padre, avrebbero risvegliato il suo istinto omicida, ma...A quanto pare mi sbagliavo. Pensavo anche che voi foste dei cacciatori migliori, che riusciste ad accorgervi se qualcuno vi sta spiando, ma a quanto pare sbagliavo anche su questo- Dico con tono saccente e canzonatorio. Vedo l'onergumeno viola stringere violentemente la mascella, come se volesse azzannarmi il collo.

-Stai mentendo- Dice con tono duro Pangborn, fermando la sua camminata, probabilmente sorpresa dalla notizia. Io continuo a camminare tranquillamente superandomi. Dopo qualche secondo, però, mi fermo, sbuffando, ricordandomi che senza quei due, io non ho la più pallida idea di quale strada prendere per tornare a Renwick.

-No, affatto. Penso che la verità sia cento volte più divertente, quindi che senso avrebbe, per me, mentire?- Gli chiedo riaquistando il mio sorriso storto.

-Sei un demone. Come potremmo fidarci di te?- Chiede con tono di disprezzo Blackwell. Preferisco ignorare la sua domanda senza dargli la soddisfazione di una risposta da parte mia, nonostante questo non riesco ad evitare che il mio sorriso scompaia. Come osa parlarmi così. Demone, che definizione restrittiva per me, non sono solo un demone. Sono l'incontro perfetto fra i due mondi bene e male. Sono un angelo oscuro. Sono...Il peggiore incubo di chiunque. 

-Lo fai stare zitto tu o devo pensarci io?- Chiedo retorico a Pangborn, che subito annuisce e cerca di calmare l'amico posandogli una mano sulla spalla, sossurrando parole che al mio orecchio arrivano distorte.

-Mi è sembrato di capire che tu lo abbia visto. C'era qualcun'altro con lui?- Chiede dopo aver calmato l'energumeno. Non smetto di osservare Blackwell nemmeno per un secondo, riesco a sentire la sua rabbia come se fosse la mia, ma nonostante questo non si muove, non mi attacca, sa che sarei troppo forte per lui, e questo mi fa tornare il sorriso sulle mie labbra sottili.

-Un ragazzo e una ragazza, ma non cercavano la Coppa Mortale- Rispondo lapidario senza aggiungere nient'altro. Il pensiero di rivelare l'identità di mia sorella, non mi sfiora nemmeno per un secondo la mente. Quando sarò faccia a faccia con mio padre, solo allora, dirò realmente chi ho visto.

-E un eccellente cacciatore come te ha avuto paura di due ragazzini e di una bambolina indifesa?!- Chiede ironico Blackwell, sorridendo divertito. Sembra deciso ad esternare la sua rabbia con le parole, ma non sa chi ha provocato. E la situazione, ora che è troppo tardi per rimediare, si fa molto brutta per lui.

Con un movimento talmente veloce da non essere stato visto dai miei due interlucutori, estraggo il coltello dal fodero. Mi basterà questo per dargli una lezione e fargli chiudere la bocca una volta per tutte. Penso, mentre mi avvicino a passi lenti alla mia vittima, nascondendo il coltello dietro la schiena.

-La tua lurida madre non ti ha mai insegnato che se non hai niente di carino da dire, è meglio chiudere quella putrida e marcia bocca che ti ritrovi?!- Chiedo a voce alta, lasciando scaturire da essa tutta la mia ira, marcando gli ultimi due aggettivi. 

Vedo lo Shadowhunters stringere i pugni, e molleggiare leggermente su i piedi. Sta per attaccarmi. Penso entusiasta, come un bambino che ha avuto il suo prima giocattolo e non vede l'ora di poterlo provare, mentre rigira il coltello fra la mia mano, giocandoci un po, in attesa di poterlo impiantare nella pelle viole del mio avversario. 

Pangborn, fa un ultimo tentativo di calmarlo, nei suoi occhi ho visto un luccicchio di preoccupazione. Deve essersi accorto del coltello che tengo dietro la schiena, ma è troppo tardi Blackwell, non si fermerà prima di avermi ucciso a mani nude. Sempre che io non riesca ad ucciderlo per primo.

Prima che Pangborn riesca a fermarlo Blackwell si scaglia verso di me, il gomito piagato e la mano chiusa a pugno. Schivo senza difficoltà il gancio destro che ha sferrato. Sono diviso, una parte di me vorrebbe giocare con la mia preda, divertirmi un po prima di finirlo, mentre l'altra, la più sanguinaria non riesce ad aspettare e vorrebbe ucciderlo subito.

Mentre sono distratto in questi pensieri non riesco a vedere il secondo pugno con cui Blackwell mi attacca. Non riesco a schivarlo, e il suo attacco si infrange sulla mia mascella, spaccandomi il labbro. Senza dargli il tempo di ritirare il braccio, gli afferro il polso, rigirandolo duramente verso l'alto, rompendoglielo.

Il mio avversario cade a terra, gemendo dal dolore, con l'altra mano si tiene il polso ferito, cercando di liberarlo dalla mia presa. Io continuo a tenere l'arto ben stretto fra le mie dita, mentre gli punto il coltello, che tenevo ancora dietro alla schiena, alla gola, senza però premere sulle pelle. 

Rimango immobile, permettendomi di gustarmi la sua espressione di terrore e rabbia per essersi fatto battere da un ragazzino come mi chiama lui. Non smette, però, di fissarmi dritto negli occhi, come a voler protteggere quel minimo di orgoglio che ancora gli è rimasto. Sento i passi di Pangborn, dietro di me, avvicinarsi cauti.

-Hai avuto la tua occasione per farlo tacere. Ora, se non vuoi fare la sua stessa fine ti consiglio di non muoverti-
Lo ammonisco. Sento i suoi passi fermarsi e il respiro pesante di qualcuno. Quando vedo delle nuvolette bianche crearsi dalla mia bocca, capisco che il respiro non è il suo, ma il mio. Il cuore mi batte forte eccitato dal pensiero del sangue che da lì a poco scorrerà per tutta la strada. L'energumeno viola prova a salvarsi mimando con le labbra "Aiuto". Una muta richiesta che spera che l'amico la colga.

-Tuo padre si arrabbierà molto- Mi dice Pangborn, pensando che questo possa fermarmi.

-Meglio chiedere il perdono, che il permesso- Dico duro premendo la lama affilata del coltello, contro il riflesso bluastro della giugulare. Basterebbe un piccolo taglietto fatto in profondità per farlo dissanguare in pochi secondi, ma un'immagine mi blocca. 

Clarissa.

Non posso, se lo uccido mio padre non si fiderà più di me. Devo resistere alle tentazioni, non è ancora il mio momento, ma lo sarà molto presto. Lascio di scatto la presa sul suo polso, permettendogli di accasciarsi a terra e di indietreggiare, ancora spaventato.

-Vediamo di muoverci. Abbiamo già perso troppo tempo, non voglio arrivarci domani mattina a Renwick- Dico duro, mentre guardo Pangborn andare ad aiutare l'amico ad alzarsi, mettendosi in mezzo fra di noi, come se volesse fare da scudo. Che ci provi, che mi attacchi, li ucciderò tutti comunque, prima o poi. 

Con estrema lentezza rinfodero il coltello e aspetto che quei due si decidano a superarmi e ad indicarmi la strada per arrivare da mio padre. Dopo essersi assicurato che il suo amico, non abbia ferite mortali, Pangborn insieme a Blackwell mi precedono camminando a passo svelto, forse sperando di seminarmi. In poco tempo arriviamo a destinazione.

-Fagli un'Iratze, non vogliamo far sapere a mio padre di questo piccolo battibecco. In fondo era solo un'innoquo litigio fra amici- Calco in quest'ultima parola tutto il disgusto possibile. L'energumeno, apre e chiude la bocca subito dopo. Finalmente ha capito qual'è il suo posto. Penso, mentre li precedo su per la scalinata.

Trovo mio padre seduto al piccolo tavolino, intento a rigirarsi annoiato fra le dita un bicchiere di vino scarlatto. Lui non mi degna nemmeno di uno sguardo, mi fa solo un piccolo cenno con la testa verso la sedia davanti a lui, in un muto invito a sedermici. Senza dire niente gli ubbidisco, perchè è questo il mio posto, per adesso.

Il suo viso è scarno, sciupato, bianco come quello di un vampiro. I suoi occhi, di solito così autoritari e sicuri, sono appannati da un qualcosa che resco a catalogare come risentimento.

-Come mai ci avete messo tanto? Lucian ha apposto resistenza?- Chiede. Ora mi è tutto chiaro. Pensa che l'abbiamo ucciso. Per quanto mio padre odi lui e tutto quello che Graymark è diventato, non riesce a dimenticare i vecchi tempi in cui loro due erano amici, fratelli, parabatai. Questo è un legame che non si spezza molto facilmente ed è impresso ancora in profondità nell'animo di Valentine.

-No. Lui non aveva la Coppa- Ora si è completamente voltato verso di me, gli occhi ricolmi di stupore, e...Sollievo. Probabilmente vuole ucciderlo lui stesso, per rimediare a quello che ha fatto, è stato lui a portare Lucian quel giorno nella foresta ed è stato sempre lui a farlo mordere da quel licantropo. 

Forse pensa che uccidendolo lui stesso, metterà in pace la sua coscienza. In fondo la colpa è solo sua se Lucian è diventato quello che è, ucciderlo è forse l'unico modo per farlo ritornare quello che era prima, umano, ma prima di tutto uno Shadowhunters. 

-A casa sua non l'abbiamo trovata. Pangborn e Blackwell l'hanno interrogato, ma ha quanto ho capito ha detto esplicitamente di non volerne sapere niente di tutta questa storia, nè di Jocelyn- Dico spiegandomi meglio.
-Sta mentendo. Lui non lascerebbe mai Jocelyn nelle mie mani- Dice, quasi ringhiando dalla rabbia.

-E a quanto pare, non siamo i soli a volere la Coppa Mortale-

-Spiegati meglio, Jonathan!-

-Nell'appartamento di Lucian c'erano anche Clarissa e il ragazzo angelo, insieme ad un Mondano. Non sono sicuro che stessero cercando la Coppa, ma non vedo altri motivi per cui dovessero essere li- Valentine non dice niente, sorprendendomi, pensavo che dopo avero scoperto urlasse, o si arrabbiasse semplicemente, invece niente. E questo non lo sopporto.

-Pensavo che avessimo detto niente più segreti- Dico non riuscendo più a fare finta di niente, iniziando a picchiettare le dita sul tavolo.

-Infatti- Risponde consguardo leggermente confuso.

-Vorrei sapere, allora, perchè sentivi il bisogno di tenermi nascoste le condizioni di salute di Clarissa- Dico con tono duro, stringendo il bordo del tavolo con una mano, tanto forte da far penetrare le schegge di legno nella carne. 

-Perchè non mi hai detto che è stata ferita da un Divoratore?- Dico con tono lamentoso.

-Perchè non mi hai detto che si era svegliata? Non la vuoi forse dalla nostra parte?- Continuo a chiedere senza però ottenere alcuna risposta, cosa che mi fa imbestialire ancora di più.

-Sarebbe solo un ostacolo per noi ora. Non è una Shadowhunters addestrata come te, passeremmo tutto il nostro tempo a preoccuparci che non si faccia uccidere e ora non possiamo distrarci dal nostro obbiettivo. Clarissa per noi è completamente inutile, forse un giorno potrebbe servirci, ma non ora- Mi risponde, continuando a bere tranquillamente il suo secondo bicchiere di vino.

-Non pensi che Jocelyn vorebbe avere tutte e due i suoi figli affianco?- Chiedo, sapendo di toccare un tasto dolente. Vedo i suoi lineamenti irrigidirsi dalla rabbia e la presa sul suo bicchiere dfino a far scricchiolare il vetro.

-Sempre che si risvegli- Aggiungo volendolo provocare ancora. Il bicchiere va definitivamente in frantumi. Il vino macchia la tovaglia bianca, creando una macchia che continua ad allargarsi sempre più.

-Non dovresti irritarti tanto, lo sai che c'è più di una possibilità che Jocelyn non si svegli, se non troviamo la pozione giusta.- Dico continuando a giocare con il fuoco.   Sposto le mani dal tavolo, in modo che il vino non venga a contatto con la mia pelle, macchiandola di rosso. 

-Ma non facciamo i pessimisti, cambiamo argomento. Cosa intedi fare ora? Non abbiamo nessuna pista, per riuscire a trovare la Coppa Mortale-  Chiedo cercando di sviare l'argomento. Ora non è il tempo per le incomprensioni fra padre e figlio.

-Lucian non direbbe mai una cosa del genere. Forse mi teme, ma non lascerebbe per nessun motivo al mondo Jocelyn nei guai, e di rimando non lascerebbe nemmeno Clarissa. Quando Jocelyn si risveglierà, perchè lei si risveglierà Jonathan, vorrà sicuramente avere entrambi i suoi figli al suo fianco. Quindi penso che è ora che Clarissa scopra la verità sulle sue origini.- 

-E come farà a scoprirlo?- Chiedo sorridendo sornione, una piccola visita di famiglia non sarebbe una cattiva idea. In fondo le sorelle minori devono sempre ascoltare e obbidire ai fratelli maggiori.

-So a cosa stai pensando Jonathan, e sono sinceramente contento che vuoi avere una famiglia, ma non possiamo ancora permetterci di metterci così in luce. Hodge è un'ottimo infiltrato faremo in modo che sia lui a parlare a
Clarissa.- Il sorriso sulle mie labbra si spegne, ma una parte di me non può fare altro di dare ragione a mio padre, ma la pazienza non è mai stato un mio pregio.

-Inoltre penso che potrebbe anche rivelarle i nostri piani.- Dice mio padre sorprendendomi. Un secondo prima dice di voler restare nell'ombra e ora vuol far sapere a Clarissa e a Jace e a tutta la famiglia Lightwood  i nostri piani.

-Perchè?- Chiedo confuso.

-Jocelyn avrà anche nascosto la Coppa Mortale, ma deve aver previsto che l'avrei trovata, per questo deve aver lasciato degli indizi per farla ritrovare a Clarissa. Se Hodge svelerà il nostro piano a Clarissa e a Jace, faranno di tutto per trovarla prima di noi.- 

-E poi salterai fuori tu...Il padre magicamente resuscitato, tornato per salvare il figlio che lo credeva morto. Jace non potrà fare a meno di darti la Coppa. In pratica faranno tutto il lavoro al posto nostro.- Dico posando i piedi sopra al tavolo e incrociando le mani sotto la testa.

-Non tutto...Ho bisogno che tu tenga d'occhio Clarissa, sempre che tu non abbia di meglio da fare.- Dice ironico, mentre lancia un'occhiataccia ai miei piedi sul tavolo, ma io non li muovo.

-Sarà un vero piacere.- Rispondo.

Sarai solo mia Clarissa...  
 
 
NOTE DELL'AUTRICE:
Dopo una "breve" pausa d'estate sono tornata, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e invito tutti quelli che mi seguono a lasciare una recensione. Cercherò di essere più puntuale...Diciamo un capitolo ogni due/tre settimane, va bene? Ma prima di lasciarvi vorrei ringraziare con tutto il cuore le persone che hanno messo la mia storia fra le seguite, preferite e ricordate (l'ordine dei nomi è puramente casuale e non in ordine di importanza!) :

 alix katlice 
 beatricebella 
 clarissaj 
 Clarylove
 izzy99 
 Ludovique 
 MaryCarry 
 TheWomanInRed 
 koala_sincero_tantofelice
 4lb1c0cc4 Herondale
Aly Silverfire 
 GiuliaFray 
 Gyll
 izzy99 
Jimmy Mad
 JJP 
 shadowhunter__ 
Sipe_95
GRAZIE A TUTTI/E VI ADORO!! UN BACIONE <3 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Margherita Dolcevita