#7 seduta - cuscino
"Da domani avrai un altro terapista."
Perché ormai sei tu la paziente, vero Harleen Quinzel?
Un transfert malato, ecco cos'era.
Dovevi solo attraversare la fase del lutto e buttare l'uccellino fuori dal nido.
Si è fatto muto il coraggio e il tuo cuore grida così forte da lasciarti senza respiro.
"Da domani avrai un altro terapista."
A chi ti rivolgevi veramente, Harleen?
A lui, oppure...
No.
Soffochi un gemito irato, affondando le mani nella coperta leggera.
È quieta Gotham, madre paziente e parca di parole.
Lo sai, brutta puttana, vero? Lo sai.
Non replica Gotham, ma accarezza il capo della sua ultima figlia - del suo ultimo aborto - osservandone il petto scosso da singulti spezzati.
Puttana. Puttana e ancora puttana.
Tossisce la creatura e inala il suo primo respiro, abbracciando un cuscino pesante di sangue e lacrime.
No.
Piange la cosa e cerca la pelle di Gotham, pietra e carne, incubi e deliri d'una metropoli cannibale.
Harley Quinn. mormora il cielo Harley Quinn.
Madre.
Sorride Gotham e libera dalla sua stretta una figlia bellissima e imperfetta.
Sorride e la regala a un clown di biacca e sangue, perché la solitudine ammazza il coraggio e genera la follia.
Perché non c'è nulla di più bello d'una famiglia numerosa a Gotham.
D'un mostro in più con cui - in cui - specchiarsi per sentirsi ancora umani.
Per accorgersi d'esistere: esister davvero.