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Autore: Ninriel    03/07/2013    3 recensioni
Una ragazza snob, una madre inquietante e una casa da sogno. Questa è la vita di Allison. Ma non tutto è come sembra. Non se lei ha dei tatuaggi sulla schiena, tatuaggi che sono sulla sua pelle fin dalla sua nascita, e che nessuno si sa spiegare. Non se un giorno come gli altri appare un ragazzo che nessuno ha mai visto, che le fa scoprire un mondo un mondo misterioso, un mondo in cui tra bene e male non c'è più differenza. Non mondo in cui tutto è possibile. Il loro mondo.
--[DAL CAPITOLO 1 ]--
La ragazza raccolse i lunghi capelli in un asciugamano, e scostando l'accappatoio si guardò la schiena, riflessa nello specchio.
Sotto i suoi occhi, si stagliava un intrico di linee vorticose, nere come la pece, che terminavano in quattro punte spigolose, due appoggiate sulle spalle e sulle scapole, due arrotolate morbidamente sui fianchi.
[...] Quando le osservava, le veniva in mente una sola parola per descrivere quelle strane linee, così aguzze e impenetrabili, eppure così aggraziate: Ali.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Trevor fissò il soffitto della sua stanza. Sdraiato sul letto, con le cuffiette nelle orecchie, non c'era nulla che potesse strapparlo dai suoi pensieri.
Era successo tutto così in fretta, un secondo prima stava baciando Allison e un secondo dopo si stava allontanando sperando di sprofondare dalla vergogna. Non credeva che la ragazza avrebbe ricambiato il bacio, così aveva tentato il tutto per tutto, pronto a ricevere uno schiaffo che non era arrivato. 
Ora, con gli occhi socchiusi, riusciva a sentire le mani della ragazza ancora sul proprio corpo, le sue labbra... e le sue guance che si tingevano di rosso mentre si staccava da lui. 
Il ragazzo arrossì al solo ricordo della vergogna che aveva provato dopo aver capito il motivo dell'imbarazzo della ragazza. Nonostante avesse superato lo stadio del primo bacio, e si fosse spinto decisamente oltre più di una volta, nessuna ragazza aveva mai suscitato in lui tali reazioni con così poco. Era bastato un bacio, e tutto il suo essere si era svegliato, lasciandolo talmente impreparato che l'unica cosa che era riuscito a fare era stato allontanarsi in fretta.
 Oddio...Con le guance in fiamme, e il suo amichetto in basso che implorava attenzione , si fiondò in bagno cercando di non pensare alla causa di tale eccitazione. 
Non aveva mai pensato di innamorarsi, per lui le ragazze erano solo un modo per distrarsi, per dimostrare che poteva avere quello che voleva quando lo voleva, che non aveva bisogno di cercare le proprie prede poichè queste correvano da lui di propria volontà, come aveva detto Allison, non era il tipo da relazioni che includessero un coinvolgimento sentimentale.
Era sempre stato attratto dalle ragazze, ma aveva dominato questa attrazione sapendo che sarebbe bastato un gesto perchè queste corressero da lui con la stessa espressione che avrebbero avuto se avessero vinto una borsa di studio ad Oxford, ed ora per uno strano scherzo del destino, era rimasto vittima del suo stesso gioco. 
Perchè era così che aveva conosciuto Allison. Aveva giocato con lei, sfottendola e facendole perdere le staffe più di una volta, e non si era reso conto di aver cominciato a pensare a lei non più come ad una preda, ma come a una gemma preziosa, da tenere lontano dagli occhi altrui. 
 
* * *
 
Allison percorse la città senza badare ai limiti di velocità, nè alla segnaletica o ai semafori, senza sapere dove stesse andando, prima che fosse troppo tardi per fare marcia indietro. Si ritrovò con il dito premuto su un campanello, gli occhi fissi sulla porta con una elegante targhetta dorata che riportava due nomi ben leggibili in stampatello:
§ SHTRAUSS – HOLKRAIGH § 
Il suo corpo aveva agito prima della sua mente, portandola nell'unico posto dove sapeva avrebbe avuto risposte. 
Quando aveva capito di trovarsi in qualcosa di più grande, qualcosa che le sarebbe solo sfuggito di mano ancora di più se non avesse fatto qualcosa,  si era sentita morire. Non poteva parlare a nessuno di quello che le stava succedendo, o meglio a nessuno che non la avrebbe mandata da uno strizzacervelli dopo aver sentito ciò che aveva da dire. Nella sua mente, già si erano formate le conversazioni che avrebbe avuto con i suoi genitori:
-Mamma, papà, devo parlarvi di una cosa seria. -
Suo padre la guarda di rimando – Sei incinta, vero?Lo sapevo che di quello Shtrauss non ci si poteva fidare..-
- Ma che cosa ...Trevor?lui non c'entra nulla! E non sono incinta!-
Nichole gli posa una mano sulla spalla – Lasciala parlare.- Poi, ignorando il suo stesso consiglio, la fissa ammorbidendo lo sguardo.
-Se hai problemi con droga devi dircelo Allison. So che alcune mie amiche hanno scoperto che i propri figli si drogavano solo dopo essere state chiamate dalla polizia, ma quì siamo ancora in tempo per rimediare, capisci ?- è uno sguardo affettuoso, il suo, sicuro delle proprie parole e delle proprie conclusioni, e Brad annuisce – Ci sono molti centri di disintossicazione.-
- Mica mi drogo!- Ribatte lei al limite della pazienza. I genitori la guardano confusi. - Allora qual'è il problema?- chiedono.
E questa è solo una delle possibili alternative che la mente di Allison ha creato in previsione di ciò che potrebbe succedere. In particolare, una di queste la faceva quasi sorridere:
-Cosa c'è Allison?- chiede Brad. -Sì, hai una faccia strana. C'è qualcosa che non va?- Aggiunge Nichole. La figlia li guarda entrambi, seria, poi parla.
- Negli ultimi giorni sono successe un sacco di cose strane.Riesco ad accendere il fuoco con le mani, e la sera in cui gli Shtrauss sono venuti a cena ho quasi mandato a fuoco la camera. E c'è di più: tutto dipende dai segni che ho sulla schiena. Ne sono sicura.- I genitori la guardano in silenzio, La madre si avvicina al padre, parlandogli in un bisbiglio perfettamente udibile.
 -Solo le sostanze forti ti danno questo tipo di allucinazione. Cosa pensi abbi assunto?- chiede lanciandole occhiate preoccupate, ma Brad la scosta gentilmente, avvicinandosi alla figlia, scioccata da ciò che ha sentito.
- Tesoro, so che non hai preso bene il mio ritorno, ma non credevo fosse stato uno shock così grave. Sai, aver bisogno di uno psicologo non deve essere motivo di vergogna, potevi tranquillamente parlarcene senza architettare questa storia assurda...- 
Si stava letteralmente accartocciando sul sedile, sentendosi come il gigante Atlante mentre sorreggeva il globo terrestre. Ma mentre l'ansia e l'angoscia la divoravano, un minuscola luce si era fatta strada nell'oscurità più totale, portando un nome: Trevor Shtrauss. 
Ma certo! Solo lui può capire... La ragazza si era sentita piena di nuova energia, il globo sulle sue spalle improvvisamente più leggero. Trevor era nella sua stessa situazione, anche lui marchiato a vita con segni misteriosi, anche lui alle prese con un elemento impazzito -perchè la ragazza aveva intuito che la pozzanghera e l'acqua nei suoi passi non fossero una semplice coincidenza-. 
L'unica controindicazione era che avrebbe dovuto dirgli di sè, dei propri tatuaggi e delle capacità formidabili quanto imprevedibili che aveva appena scoperto di avere. 
La strada le era sembrata infinita, anche se in verità aveva impiegato solo pochi minuti dal parcheggio dove si trovava fino alla villa degli Shtrauss, ed ora era lì, con il dito premuto sul campanello, con null'altro che le importasse al di fuori di quello che aveva da mostrargli, non le sue battute piccanti, non il bacio che si erano scambiati prima che lui corresse via. E sì... il bacio.
Il bacio!!Me ne ero completamente dimenticata! E ora come faccio, ho già suonato... non posso andarmene...
La porta si aprì con un colpo secco, impedendole di prendere una decisione. Il viso sorridente della madre di Trevor la fissava in attesa, ed Allison cercò di assumere un tono allegro, mascherando la propria agitazione.
- Signora Shtrauss, è un piacere rivederla! Sono passata per parlare con Trevor di una faccenda importante...so che è tardi, ma si tratta di un progetto di economia che dovevamo portare per domani e che ci siamo completamente dimenticati di fare- le parole le erano uscite tutte d'un fiato, ed ora fissava la madre del ragazzo con il fiato affannato. Non aveva dimestichezza nel dire bugie, così si stupì quando venne invitata ad entrare, senza sospetti.
- Entra, non preoccuparti.La stanza di Trevor è al secondo piano, le terza porta a destra.. E chiamami Paige! - le rispose la donna, ma dovette alzare la voce per le ultime parole, poichè Allison si era fiondata lungo il corridoio biascicando dei ringraziamenti confusi, e facendo appena in tempo a seguire le indicazioni, senza le quali si sarebbe smarrita di sicuro.
Questa non è una casa, è un labirinto! Si disse dopo aver rallentato il passo, cercando quella che doveva essere la camera del ragazzo. Si fermò di fronte ad una porta diversa dalle altre. Era di legno scuro, di una sfumatura tendente al nero, al contrario di tutte le altre che erano grigio metallizzato, intonate al resto della mobilia moderna . 
Quando bussò, la porta si spalancò senza che nessuno muovesse la maniglia dall'interno. Era una stanza molto grande, che in origine doveva essere divisa in due. Una delle quattro pareti era trasformata in una grande porta-finestra e dava sul vasto giardino mentre le altre, dello stesso colore della porta, ed erano piene di poster sul football, e i vari scaffali traboccavano di trofei e fotografie. Il pavimento, in parquet grigio come il resto della casa, era coperto da un morbido tappetto peloso bordeaux, che attutiva i passi. 
Ciò che però attirava subito l'attenzione, era la batteria metallizzata che troneggiava su un piedistallo accanto alla finestra. Allison non si era mai interessata di strumenti, ma intuiva che quella non doveva essere un semplice giocattolo tenuto lì per impressionare. 
Il letto del ragazzo, addossato alla parete accanto, era altrettanto anomalo.  Era un letto matrimoniale che però non poggiava sul pavimento, ma su un rialzo di ferro alto un metro e mezzo, decorato con gli stessi motivi a della testata del letto, anch'essa  di ferro battuto, le cui volute formavano draghi che si avvolgevano sinuosi attorno a fili di ferro, fino a sfiorare il soffitto. Per salire sul letto la convenzionale scala solita dei letti a castello era stata sostituita da una piccola "gradinata". Il letto si trovava quindi a metà tra il soffitto e il pavimento, sorretto solo dai pannelli di ferro laterali.
-A-Allison! Cosa ci fai quì?-  Trevor era appena uscito dal bagno, e si era quasi soffocato nel vedere la ragazza al centro della stanza. Lei si voltò di scatto, colta di sorpresa. - Mi ha fatto entrare tua madre. Devo parlarti.- Nessun  "ciao, come stai?" nè intermediari. Era andata subito al punto, senza sprecare tempo, e sembrava essersi completamente dimenticata del bacio. 
In realtà, anche se non lo dava a vedere, Allison era parecchio imbarazzata, e non sapeva come fare a cominciare un discorso sensato senza che le tornassero alla mente immagini di loro due appiccicati... o peggio. Vide che il ragazzo arrossiva e non potè fare a meno di fissarlo stupita, ed in parte intenerita. Tuttavia il ragazzo si ricompose subito.
- Se si tratta del bacio... fà come se non fosse successo. É stato uno sbaglio.- chiarì subito, con aria noncurante.
Non voleva ammettere che gli importava di quella ragazza, e per dimostrarselo metteva fin da subito le distanze. Tuttavia seppur delusa, Allison scosse la testa.
-Non... Non si tratta del bacio.- replicò stizzita, mentre le lacrime le salivano agli occhi, e lei le rimandava indietro. Concentrati. Non c'è spazio per i sentimenti ora. Avrebbe lasciato quell'argomento bruciante per un altro momento.
-Riguarda i tuoi tatuaggi. Non sono stata sincera l'altro giorno- Trevor la guardò in attesa che continuasse, appoggiandosi allo stipite della porta.
Erano entrambi rigidi, a tre passi di distanza uno dall'altro, come se non si conoscessero, e anche la conversazione era quasi formale. La tensione era palpabile, perciò il ragazzo si diresse verso il letto, arrampicandosi agilmente senza usare i gradini, e tendendole una mano. 
-Vieni? Solo per stare più comodi- aggiunse subito, conscio che la ragazza avrebbe potuto interpretare male i suoi gesti.
Allison lo guardò mordendosi il labbro, senza sapere se fidarsi. Ora, dire a Trevor tutto ciò che aveva scoperto, parlargli di ciò che aveva capito di poter fare e dei suoi segni, le sembrava una mossa quasi estrema. Tuttavia gli occhi del ragazzo che la fissavano per una volta senza malizia, e la sua mano tesa in un tacito invito, le diede la spinta necessaria. 
Quando fù salita, ignorando l'aiuto offerto dal ragazzo, si sedette di fronte a lui a gambe incrociate. 
- Parla.- La spronò lui, in attesa. Allison si fece forza.
Potrò avere qualcuno che mi capisca. Qualcuno con cui parlare. Prese un respiro profondo. 
- Quando ho visto i tuoi tatuaggi, in spogliatoio, ti ho detto che mi sembravano simili a quelli di qualcuno che già conoscevo. Ho mentito. -
Fece una pausa, e Trevor intervenne -Non ci ho neanche badato. Insomma, anche adesso non è che mi importi tanto che ti li abbia già visti o meno. Sono solo stupidi tatuaggi- 
Ora o mai più fu con questa frase che Allison prese la sua decisione. E decise di raccontargli tutto, fino all'ultimo dettaglio, senza tacergli nulla. 
- Io...io li avevo già visti. Ma non su un altra persona. Su di me. Ho gli stessi identici segni che hai tu, Trevor.-




Nota dell'autrice: 
Vi è piaciuto? Okay, stavolta sono davver di fretta, perciò non mi dilungo. Fatemi saprere cosa ne pensate! (e con fatemi, intendo voi tutti, plurale, non solo la mia fedelissima recensitrice Eruka_98) Comunque, so che molte volte non va di recensire anche se la storia è buona, perciò vi perdono perchè anche io ho sempre poca voglia di mettermi a donare recensioni. Piccola scenetta per la vostra gioia:-)
* Trevor mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite*
-Aspetta. Allison ha i miei stessi tatuaggi?-
*io gli rispondo paziente* -Sì Trevor-
-Gli stessi tatuaggi- *ripete*
-Gli stessi tatuaggi- *affermo di nuovo, mentre la pazienza comincia a venir meno*
*una scintilla si accende nei suoi occhi, quando elabor ciò che ha scoperto*
-Ma... se noi abbiamo questi tatuaggi.... vuo ldire che non siamo normali umani, giusto?- *mi chiede*
-Giusto-*affermo*
*lui mi guarda, e sorride*
-Se non siamo umani, che cosa siamo?- *sorrido anche io, di rimando*-
-Abbi pazienza e lo scoprirai-*so che la mia risposta non lo soddisfa, ma non mi importa. Diamo tempo al tempo*

Ecco il mio ultimo delirio da scrittrice:-) ditemi se ha un minimo di senso per voi, sennò smetto di scriverle queste scenette (anche se mi diverte davvero tanto immaginare le reazioni dei miei personaggi :-D :-D )
Ciaoooo al prossimo capitolo
Il 99

 
  
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