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Autore: Ffransis    04/07/2013    1 recensioni
Quinto Severino è un membro dell'aristocrazia romana. Vive a Vienne, una provincia della Gallia Narbonense, al di là delle alpi, dove oggi sorge la provenza. Dovrà combattere contro la Fortuna, il destino, e la forzata condizione di povertà a cui la guerra contro i Galli lo condurrà. Ma non sarà solo, perchè la vita del giovane romano si incrocerà con quella di una comunità di guerriere galliche, in particolare con una di cui si innamorerà perdutamente. La guerra li dividerà e li costringerà su fronti opposti, chissà se davvero amor vincit omnia oppure se saranno destinati a perire in battaglia.
La mia prima fic storica originale. Spero vi piaccia :3
I capitoli sono corti e la lettura scorrevole, mi raccomando recensite altrimenti non ha senso per me continuare la fic. Grazie mille a tutti in anticipo, mwah!
Genere: Avventura, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: Antichità greco/romana
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II

Dopo aver mangiato un po’ di pane intinto nel vino, Quinto decise di fare un giro della città, pian piano ripercorrendo molte vie a lui già conosciute. A un certo punto si ritrovò a seguire la strada che circa sei mesi prima aveva percorso con la madre quando avevano comprato Trebonio dai mangones. L’emozione fu forte ma decise di proseguire, portando con sé l’amaro sapore del dispiacere.

Quinto, che portava con se qualche manciata di monete d’oro e d’argento, una piccola parte di ciò che gli restava, notò che la piazza e le strade che si incrociavano a formare un trivio (prima del ponte che conduceva alla zona a sud del ponte) erano sempre brulicanti di gente, impegnata e affaccendata col proprio lavoro. Quinto decise di prendere la via orientale, che correva parallela a nord del fiume, e un timido sorriso comparve sul suo volto quando vide altri mercanti di schiavi che cercavano in tutti i modi di invogliare la gente a comprarne qualcuno.

Un mango si fece avanti e lo fermo con una mano, indicando una splendida ragazza egizia dalla pelle scura dal seno florido completamente scoperto. Quinto sorrise al mercante ma fece cenno di non avere abbastanza denari per potersela permettere, benché fosse veramente bellissima. Il mercante si strinse nelle spalle e tornò al suo lavoro, ignorandolo e pensando agli altri potenziali compratori che invece potevano permettersi la sua mercanzia.

Pure Quinto si strinse nelle spalle e si volto bruscamente quando inciampò senza volere sulla tunica di una donna sulla trentina, causando la caduta di entrambi.

«Ehi giovanotto! Sta un po’ più attento!»

«Mi scusi signora. È colpa mia, sono così distratto ultimamente»

«Questo non ti vieta di tenere gli occhi aperti» rispose gelida la signora. Questa chiamò due dei suoi schiavi maschi grossi e muscolosi per aiutarla a tirarsi su, mentre due delle sue schiave femmine ripresero a farle ombra grazie a rozzi parasole di tessuto. Quinto si chinò in una riverenza un po’ goffa, cercando di farsi perdonare avendo notato che la donna era una delle poche ricche matrone di Vienne. Questa continuò a fissarlo sprezzante, poi un mezzo sorriso si stampò sulle sue labbra sensuali e carnose quando notò che il giovane non era affatto un semplice plebeo ma un nobile. I boccoli mori di Quinto tradirono la sua natura, oltre che la tunica e i sandali.

«Chi sei ragazzo?»

«Mi chiamo Quinto Severino signora»

«Oh, adesso ricordo! Sei il figlio di Severa. Povera donna; è venuta a mancare così presto.»

Quinto sospirò e annuì, incapace di dire altro.

La matrona lo fissò a lungo, squadrandolo da capo a piedi, iniziando a trovarlo a dir poco interessante. «Dimmi Quinto Severino. Cosa ci sei venuto a fare nel quartiere dei mangones invece di preoccuparti di gestire il tuo patrimonio?»

«L’ultimo notaio a cui ho affidato questo compito è scappato con più della metà dell’eredità che mi spettava di diritto.» Il giovane si strinse nelle spalle, tirando un sospirone carico d’ansia. «Fuggito chissà dove e non so cosa potrei fare per ritrovarlo. Ormai mi sono rassegnato.»

La donna rimase a dir poco allibita, ma non a tal punto da non sapere che gente del genere esisteva già da molto tempo. Diede nuovamente una rapida occhiata al viso dolce e dai lineamenti morbidi del giovane e pensò che fosse veramente bello. Talmente bello che le venne in mente un’idea per averlo tutto per sé.

«Che ne diresti di vendere la tua domus e venire a vivere nella mia? Ho sempre desiderato avere un figlio mio, senza mai riuscirci quando mio marito era vivo. Ah che sciocca! Quasi dimenticavo: il mio nome è Pomponia.»

Quinto sgranò gli occhi e si grattò la testa incredulo «Piacere signora Pomponia, ma… Dite sul serio? Come potrei chiederle questo?»

«Oh ma non me lo stai chiedendo infatti, sono io che lo desidero. Sarei felice di aiutarti ad amministrare i tuoi bene insieme ai miei, diverremo di fatto una famiglia»

Quinto era sempre più confuso, non sapeva cosa rispondere, ma la proposta l’allettava e anche la donna era affascinante, vestita con un bella tunica rossa e bianca dalla scollatura molto generosa, attraverso la quale si potevano scorgere due seni belli grandi e sodi.

«Io… non saprei… va bene» concluse il giovane, accettando, catturato più dalla bellezza della donna che dalla proposta.

La matrona sorrise compiaciuta e condusse con sé il giovane, finendo con lui il giro che lei avrebbe dovuto fare prima di tornare a casa, sempre scortati dal gruppo di schiavi sia maschi sia femmine.

 

   
 
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