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Autore: koopafreak    05/07/2013    4 recensioni
Una stagione è trascorsa senza un solo sequestro di fanciulla ed il Re Koopa sembra essere sulla buona strada per non ricadere nei vecchi vizi. I legami tra vicini iniziano a consolidarsi, la vita nel Regno dei Funghi evolve per il meglio e grandi rivelazioni emergono in questo periodo di pace che minaccia di reggere assai più a lungo delle previsioni. Eppure un singolare sortilegio nascosto in un dono innocente è tutto ciò che occorre per riportare finalmente una sana dose di caos ed unire la volontà di due sovrani opposti nell'ardua ricerca della soluzione di quello scherzo del destino, fino a dover saldare i conti con un passato lontano.
Nel frattempo dovranno abituarsi alle loro nuove sembianze, con relativi pro e contro. E non saranno da soli.
[Seguito de “L'ultimo rapimento”] Come sempre, rischio di eventuale BowserxPeach.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bowser, Bowserotti, Peach
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Peach era certa di star avendo un incubo. Non poteva essere altrimenti. Non doveva esserlo. Sicuramente era rimasta bloccata in uno di quegli strani episodi nel sonno in cui si aveva riacquistato la consapevolezza dello stato di irrealtà circostante, di essere il tassello centrale di una combinazione casuale di pensieri allo sbando tra le pareti del suo subconscio. E vi erano solamente due alternative in tal caso: riprendere il controllo oppure lasciarsi sopraffare. Il rumore delle foglie e le voci allegre delle domestiche, intente a ramazzare sotto il portico, continuavano a entrare dalla finestra, comunicandole la quiete apparente che regnava al di fuori mentre lei dentro voleva strillare.

Fece un respiro profondo e strinse i pugni nel tentativo di concentrarsi, ma non sortì altro effetto che il dolore delle unghie affilate quasi a infilzarle i palmi. Guardò quelle che adesso erano le sue mani, le osservò attentamente in affascinato orrore: mani fatte per dilaniare piuttosto che accarezzare, portandosele al viso e non trovando quello che anni di familiarità avevano lasciato impresso al tatto. Tentò di pensare positivo, ma tutto nella sua stanza si ostinava a restare nell'irreversibile immutabilità, lei in primis e poi il letto, a prima vista reduce da un assalto da parte di un branco di cani randagi, di cui buona parte lei aveva ancora attaccata sul dorso. E ciò che aveva ora addosso non era un costume o un involucro coriaceo: ne possedeva la sconvolgente certezza perché avvertiva chiaramente ogni contatto esterno e proprio su quella che era diventata la sua pelle.

Disorientata, si girò verso il suo specchio e quasi collassò sulle ginocchia, osservando il grottesco ritratto fissarla sgomento a sua volta a malapena entrare nella cornice. Gli unici dettagli che riconobbe furono gli occhi, ancora più grandi e non solo per lo choc, sotto la solita frangetta e i lunghi capelli scompigliati che le ricadevano sui lineamenti completamente stravolti. Ciò che stava vivendo adesso era fatto di squame, artigli e zanne, come poteva intravedere tra le labbra schiuse in un gemito di muto terrore. Sulla sua schiena distinse chiaramente quello che somigliava a un ingombrante guscio e individuò il cuscino penderle dal lato della testa, trafitto da una delle due corna che spuntavano tra i ciuffi arruffati. Con la punta delle dita si sfiorò una guancia e la creatura davanti a lei mimò il gesto, percependo le unghie acuminate raschiare sul muso prominente che nascondeva sotto il suo vero viso.

D'un tratto qualcuno bussò alla porta e la fece trasalire come se avesse ricevuto una scossa, probabilmente venuto ad accertarsi che lei fosse sveglia per poter provvedere quanto prima alla pila di lettere sul suo scrittoio in attesa di replica e zuccherosa ipocrisia.

« Preferisco restare ancora a riposare » rispose d'istinto con la speranza di mantenere quell'uscio assolutamente chiuso e strabuzzò gli occhi inorridita: anche la voce le era cambiata e, nonostante il suo timbro naturale fosse ancora presente, quella nota bassa e rauca che l'aveva accompagnata non era di certo passata ignorata all'udito di Mastro Toad.

« Altezza, va tutto bene? » Le premure paterne iniziarono a scalpitare.

« Ho cantato così tanto ieri che la mia gola ne è tuttora provata. » Ad ogni parola che pronunciava con quell'impronta aveva voglia di scoppiare in lacrime. Nemmeno sforzandosi era riuscita a mascherarla.

E si sente. Il consigliere fu sufficientemente accorto da non esternare tale considerazione. « Allora comunicherò di disdire la visita delle undici presso la valle dei mulini a vento. » In fondo era la mattina dopo il suo compleanno ed un'altra oretta di ristoro non sarebbe stato un lusso pretenzioso.

« Grazie. » Peach ridusse al minimo indispensabile la risposta, pregando di essere lasciata di nuovo da sola ad affrontare il suo dramma. Con un pizzico di sollievo, udì i passi allontanarsi.

Mastro Toad scacciò il vago sentore di allarme che il suo sesto senso aveva risvegliato dal primo secondo in cui aveva carpito quell'anomalia nella voce della sua adorata principessa, rammentandosi che non fosse più una bambina da molto tempo ormai e che lui doveva imparare a domare quel lato iperprotettivo di sé sempre vigile e che sguazzava nei suoi infiniti timori a lei rivolti per ogni minima cosuccia. Ma se non ci fosse stato lui a preoccuparsi, allora chi l'avrebbe fatto? Mentre l'attempato tutore si perdeva leggiadro in una profonda riflessione esistenziale, Peach prese finalmente coscienza che i sogni erano finiti nell'istante in cui aveva aperto gli occhi con la schiena dolente per via del letto ormai incapace di contenerla: metà del corpo era infatti finita per terra presumibilmente da diverse ore.

Precipitando nel panico, si tolse di dosso i poveri resti del suo letto, gettando in giro i lembi strappati delle lenzuola e i pezzi d'imbottitura del materasso rimasti impigliati tra le punte acuminate del guscio e riempiendo l'aria delle piume del cuscino che concluse la sua travagliata agonia tra gli artigli ricurvi. Dal primo nanosecondo in cui aveva visto il proprio riflesso, aveva intuito di quale creatura avesse assunto la forma. Delle sue mani contava solo otto dita in totale e non ebbe nemmeno il coraggio di abbassare lo sguardo sugli arti inferiori, già consapevole della loro anatomia sentendone ogni singolo muscolo e... e... Un brivido le corse lungo la spina dorsale partendo rasente il pavimento dove essa terminava. La coda minuta si arricciò sfiorando il bordo del guscio nello sconcerto di registrarne la presenza. Quello fu il colpo di grazia sull'autocontrollo stremato della principessa.

Cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza come una tigre dietro le sbarre, scuotendo nervosa la grande testa ogni volta che i suoi occhi si posavano sullo specchio dove era solita accomodarcisi davanti per truccarsi, e ora non esisteva cosmetico sulla faccia del pianeta che avrebbe potuto aiutarla in quella situazione. Ma chi? Come? E soprattutto perché? Perché proprio lei?!

Tuttavia, per quanto legittimi, i suoi dubbi dovettero essere accantonati non appena la porta si spalancò e, ancora con la testa persa nei festeggiamenti e canticchiando con aria sognante, Toadette fece il suo ingresso trionfale nella camera, volteggiando sulle punte e sorreggendo abilmente un vassoio con biscotti, tazzina e teiera fumante.

« Mastro Toad mi ha detto del vostro piccolo inconveniente e vi ho preparato una tisana per alleviarvi... » Il sorriso si calcificò all'istante come tutto il resto della nuova arrivata ed un attonito, preparatorio, agghiacciante silenzio parve snodarsi fino all'eternità in reciproca contemplazione. Dopo di che, con l'urlo più stridulo e perforante che mai avesse trapassato i muri dell'intera dimora reale, il portavivande volò in aria e Peach per fortuna ebbe i riflessi sufficientemente pronti da arretrare con un balzo ed evitare lo scroscio di acqua bollente, mentre il rumore degli oggetti infrangersi al suolo veniva coperto dalla voce squillante della giovane musicista, la quale non poteva essere biasimata per tale clamorosa reazione, avendosi trovata di fronte la scena di un mostro sconosciuto accanto al letto straziato della sovrana. Quest'ultima urtò inavvertitamente il comodino e la cassettiera col guscio voluminoso, rovesciando a terra altre cianfrusaglie, compresa l'impressionante collezione di biglie di Lemmy che contribuì a minare il campo, insieme alle schegge del servizio polverizzato e la pozza vaporosa ai suoi piedi.

Inutile elencare i dettagli della commozione seguente nel momento in cui ogni singolo toad del castello aveva preso atto delle attuali circostanze. A Peach richiese molto sangue freddo per rassicurare i suoi sudditi che fosse lei stessa la vittima e non una bestia (ignorando l'appellativo indirizzatole) che aveva tentato di prendere il suo aspetto o che l'aveva divorata e, spiegazione non meno importante, che era sempre lei a parlare e non la principessa ancora viva nel suo stomaco. Mentre Peach usciva dalla sua stanza per indire un'assemblea straordinaria, Mastro Toad veniva riaccompagnato di peso nella propria a riprendere conoscenza con l'aiuto di una dose di sali ammoniacati.

Ovviamente non si riuscì a cavare un ragno dal buco e tutti i presenti si scambiarono sguardi costernati avendo davanti solo gli effetti di quel maleficio e nessuna traccia da seguire. Peach fece del suo meglio per non vacillare sotto il peso delle sue insicurezze e rimase costantemente avvolta in un lenzuolo, sebbene il nuovo aspetto le permettesse di astenersi da certi vecchi lussi, il vestiario primo tra tutti, preferendo tenersi addosso quel sottile telo di stoffa per proteggere dagli sguardi del mondo la sua umana dignità e sentendosi comunque nuda come un verme. Nessun tipo di scranno o poltroncina nel castello era abbastanza robusto da sostenere la sua mole, rincarando ulteriormente la sua mortificazione che ella lottava per tenere nascosta insieme al fisico.

« Dobbiamo informare Mario immediatamente! » strepitò Mastro Toad ripresosi da poco e con una guardia al suo fianco reggendo in mano il vasetto dei sali che, dato il colorito cereo del tutore, sarebbero tornati utili molto presto.

« No! » tuonò Peach e fu lei per prima a spaventarsi della potenza delle sue corde vocali. « Non sappiamo nemmeno cosa o chi sia dietro tutto questo. Come potremmo indirizzarlo? » si spiegò abbassando notevolmente il volume e stringendosi addosso la stoffa per difendersi dagli occhi di tutti i toad puntati su di lei.

E non voglio che anche lui mi veda così. La verità che nessuno avrebbe potuto comprendere restò silente dietro quelle giustificazioni.

« Questa volta andrò io stessa a fondo della faccenda. Che non se ne faccia parola fuori di qui. » Nemmeno il profondo disagio che provava in quel momento sminuì il tono di assoluto comando.

Tutti i presenti non trovarono il coraggio di contraddirla, incapaci di sostenere il suo sguardo e studiando le mattonelle del pavimento eccetto il consigliere, rimasto di sasso di fronte all'atteggiamento aggressivo che la sua adorata Principessa aveva assunto e chiedendosi se la trasformazione avesse comportato dei contraccolpi sulla sua meravigliosa personalità. Peach sciolse la riunione e forzatamente la routine del castello riprese il suo corso. Mentre i soldati battevano centimetro per centimetro all'interno del perimetro della reggia reale nella disperata ricerca di qualsiasi indizio, Peach si ritirò nei suoi alloggi per rinfrescarsi e dare possibilmente un verso alla sua mutata esteriorità, infliggendosi l'infelice supplizio di soffermarsi nuovamente dinnanzi l'impietosa sincerità del suo specchio e prendendo nota con una certa sorpresa che le sue condizioni fossero pessime addirittura per il nuovo standard che aveva raggiunto. Guardandosi intorno tutto le sembrava troppo piccolo per lei, anzi era proprio lei medesima invece ad essere troppo grossa, considerandosi fuori luogo come un orso in una casa di bambole.

Malvolentieri, iniziò a familiarizzare col proprio corpo nel quale si sentiva prigioniera: non lo riconosceva, non le apparteneva e non la rappresentava. La sua femminilità era svanita sotto fasci di muscoli ed un'armatura di squame spesse. Si sentiva enorme, goffa e pericolosa, per se stessa e specialmente per gli altri al minimo movimento inavveduto. Con la coda dell'occhio scorse la sagoma della bilancia accanto alla doccia, di cui aveva ridotto le tende a brandelli appena si erano impigliate sulle spine del guscio, e si risparmiò quell'ultima umiliazione desiderando solamente di sprofondare. Il pettine le si spezzò tra gli artigli, seguito subito dopo dallo spazzolino dalle dimensioni ridicole per riuscire a lucidare efficientemente i suoi denti che ora parevano fatti apposta per sbranare. Anche la fida limetta condivise un destino altrettanto ingiusto e la Principessa rimase basita nell'appurare che le sue unghie si fossero incredibilmente irrobustite da far sgretolare la superficie in pietra pomice neanche fosse stata di formaggio.

Con infinita pazienza e metodica lentezza, Peach trovò il modo di ristabilire un po' di ordine nel caos che stava vivendo, si riavvolse nell'immancabile lenzuolo i cui strappi aumentavano di numero ad ogni minuto e si lasciò alle spalle il lago sul pavimento del bagno, ignara delle grandi impronte umide che stava seminando sulla strada fino a dissiparsi lentamente lungo il corridoio deserto. Si chiese sconsolata se tutti la stessero evitando, ma una piccola luce di conforto si accese nel suo animo appena vide una delle domestiche giungerle incontro a passo deciso. In mano stringeva la scatolina di velluto rosso.

« Vostra Maestà, nel riordinare la vostra camera abbiamo trovato questa per terra, vuota. Potete dirci cosa conteneva? » le chiese con evidente tensione nella voce.

« Una pietra preziosa, un opale per la precisione » rispose incerta domandandosi come le domestiche non avessero fatto caso ad un oggetto così particolare nel marasma a cui avevano posto rimedio. Si augurò che non si fosse danneggiato nella caduta.

« Questa è l'unica pietra che abbiamo trovato nella vostra camera, Altezza. » La toad mise la mano nella tasca del grembiule candido e ne estrasse un sasso di un nero sporco, consumato fino allo scheletro e sgradevole al tatto che le mostrò sul palmo teso. Tuttavia, quell'inconfondibile forma ovale fu sufficiente a rivelare la verità.

Qualcosa scattò nella Principessa all'istantaneo riconoscimento e un calore incontenibile, feroce, esplosivo si espanse nel torace fino a risalirle in gola pregando di uscire, arroventando le scaglie che si tiravano sopra i muscoli frementi per la pressione. La toad fece un passo indietro prendendo atto dell'espressione gelida sul muso della sua sovrana, si irrigidì intimorita quando una mano in grado di staccarla da terra e stritolarla sbucò da sotto il telo e si avvicinò con le dita aperte e flesse a mo' di uncini, immobile in attesa che i due oggetti le venissero consegnati. La domestica glieli poggiò sul palmo squamoso come se gli artigli avessero potuto richiudersi sul suo polso alla maniera di una tagliola ed osservò la Principessa sparire dietro l'angolo senza pronunciare una sola sillaba.

La sala delle assemblee era stata sgomberata e Peach si chiuse dentro serrando le ante della porta con entrambe le braccia, accidentalmente gettando a terra il lenzuolo, ma non vi prestò alcuna attenzione completamente distratta da un unico pensiero. Con una difficoltà che la mandò ulteriormente in bestia a causa dei polpastrelli più grandi dei tasti, compose a fatica il numero di telefono di un certo koopa ed attese che lo schermo di fronte a lei si illuminasse. Quattro chiamate andarono a vuoto, ma la fanciulla non si scoraggiò affatto e ripeté l'operazione più ostica di quanto avrebbe dovuto essere, inamovibile e implacabile. Infine, il volto occhialuto di Kamek le comparve di fronte.

« Cosa?! » sbottò il magikoopa ancor prima di aver registrato chi vi fosse dall'altra parte del vetro. Nella fretta di rispondere doveva essersi dimenticato di controllare il nome del mittente.

« Dov'è Bowser? » Il tono di Peach ricordava splendidamente il sussurro sommesso del vento prima della vera tempesta.

« Vostra Altezza! Vi chiedo perdono, ma Sua Malvagità è momentaneamente... indisposto » balbettò il mago impallidendo sotto il suo cappuccio. A quelle parole Peach esplose.

« Portalo qui! Portalo qui davanti a me! » ruggì esalando un alito di fumo grigio e facendo ribaltare tutti i toad che stavano cercando di origliare lo scambio con la guancia appiccicata alla porta. Tuttavia lo stregone non si scompose più di tanto, avvezzo da quando il suo sovrano portava ancora il bavaglino a simili manifestazioni di disappunto.

« Vi imploro di credermi che non siete l'unica vittima di questa incresciosa situazione, principessa. Sua Acredine non ne è il responsabile, ve lo assicuro. » Tentò di mitigare l'umore della fanciulla.

« Non voglio scuse, Kamek! Voglio vedere la sua faccia, ora! » Senza rendersene conto Peach espose le zanne in un ringhio minatorio che le vibrò in gola.

« Non è possibile al momento, so quanto sia difficile ma vi prego di ritrovare la vostra calma. Anche egli sta patendo le conseguenze di questo inspiegabile maleficio e noi stiamo già cercando di darci da fare. »

Da qualche parte dietro gli strati di rabbia, frustrazione, avvilimento e una leggera ma persistente nota di panico, Peach riuscì comunque a scovare l'ultima traccia del suo autocontrollo sul punto di spirare e si appellò ad essa con tutta la sua volontà. Contò fino a tre e con un sospiro fumoso riaprì gli occhi limpidi. « Va bene, ma voglio parlare direttamente con lui il prima possibile ed esigo che io non venga esclusa dalle ricerche. Sono coinvolta anch'io in questa faccenda ed intendo restarci fino alla fine. »

« Legittimo desiderio, Vostra Altezza » convenne il magikoopa che non tentò in alcun modo di contrastare il suo volere come probabilmente, anzi sicuramente, avrebbe fatto Mastro Toad. Immaginò di essere fin troppo abituata all'atteggiamento iperprotettivo del suo tutore, ma per fortuna Kamek era di ben più larghe vedute.

« E come se la passa Bowser al momento? » chiese non senza una certa curiosità, ma non perché fosse preoccupata per l'incolumità del koopa considerando che a breve ne sarebbe diventata la minaccia suprema e, francamente, si meritava tutto quello che stava scontando come era costretta a farlo lei.

« Stiamo tuttora cercando di calmarlo ma, con la sincera intenzione di non mancarvi di rispetto, Principessa, preferiremmo che tale questione resti tacita al di fuori di questa conversazione. Spero che comprendiate. »

« Perfettamente. » Nessuno più della fanciulla desiderava potersi nascondere dal mondo intero in quella situazione, specialmente da coloro che più di tutti aveva a cuore e rispettò la riservatezza del popolo della Terra Oscura. Nulla di quella faccenda avrebbe dovuto trapelare oltre i confini del castello o il panico si sarebbe sparso a macchia d'olio per tutto il regno e, se si fosse venuto a sapere che vi era dietro lo zampino di Bowser, l'alleanza sarebbe istantaneamente saltata insieme a tutti gli sforzi compiuti ed i buoni propositi.

« Sto inviando adesso una scorta a prelevarvi così avrete modo di discutere con Sua Perfidia, appena sarà riuscito a ricomporsi. Magari vedervi gli sarà d'aiuto. »

Quell'ultima frase suonò vagamente ambigua ma non vi diede peso. « Aspetterò questa scorta, dunque. Non vedo alternative. » E chiuse la chiamata. Si accorse del lenzuolo abbandonato davanti la porta e realizzò inorridita di essere rimasta scoperta dall'inizio dell'infervorata conversazione. Aprendo la porta i toad si fecero immediatamente da parte, gettandosi come conigli ai lati del passaggio per restar a debita e rispettosa distanza e Peach questa volta preferì così. In breve tempo una delle navi di Bowser, tra le più piccole relativamente, fece il suo arrivo ed attraccò davanti la terrazza della sua camera, convenientemente velando la scena con la sua sagoma da sguardi indiscreti di qualche cittadino curioso che avrebbe potuto pensare al massimo ad una visita di cortesia.

Appena si fu accomodata sotto coperta, i due martelkoopa a bordo si pararono di fronte alle guardie toad che erano in procinto di seguire la loro sovrana, asserendo che avessero l'ordine preciso e categorico di lasciar entrare la Principessa Toadstool e nessun altro. Peach intervenne prima che un vivace diverbio si accendesse e, rassicurando dolcemente i suoi sudditi, poterono alzarsi in volo senza perdere altri minuti preziosi.

« Avete freddo, Principessa? » le domandò perplesso il primo soldato mentre l'altro era impegnato sul ponte a timonare.

« Non mi sono ancora abituata a questo corpo. » Gli rivolse un sorriso imbarazzato. Intuita la natura del problema il martelkoopa si intenerì.

« A dir la verità, non so come facciate voi umani a stare costantemente imbottiti in quegli involucri di stoffa. Io potrei andare fuori di testa al solo pensiero » le confidò flettendo sereno le spalle.

« I koopa non portano mai i vestiti? »

« Per lusso o frivolezza o entrambe le cose, ma la maggior parte no. In alcuni casi, come per i magikoopa, sono un simbolo di riconoscimento. Ho degli amici che amano farlo tutto il tempo perché gli piacciono, ma in genere li indossiamo solamente nelle occasioni davvero speciali. »

Peach si rammentò con un brivido del frac bianco di Bowser per la loro farsa di matrimonio organizzata dal Conte Cenere. « Capisco. »

« Comunque non avete motivo di tenervi addosso quello scomodo lenzuolo. » Tentò di tranquillizzarla del suo infondato disagio. « Anche se la magia vi ha cambiata, di certo non lo ha fatto in peggio » ammise sperando che la sovrana non si sarebbe sentita mancata di rispetto da quella forse eccessiva confidenza.

Peach lo ringraziò con un lieve cenno del capo e si mise a sbirciare dall'oblò il paesaggio urbano che aveva cominciato a diradarsi, lasciando il posto ai campi e alle colline verdi. Ora che Fungopoli era lontana dietro di loro, uscì all'aperto per respirare l'aria fresca e soffermarsi un momento a riflettere di nuovo su se stessa. Era immensa, possedeva una forza che non era capace di controllare ed aveva più punte affilate addosso di quante potesse gestirne ma, tutto sommato, quelle erano caratteristiche vincolanti alle sue mutate sembianze e prese atto che le stesse considerando solamente dal punto di vista ancora umano. La sua femminilità non era stata distrutta, ma si era trasformata insieme a lei e facendo le differenze con Bowser, l'unico koopa adulto che conoscesse, poteva distinguerne i segni nonostante il torace ormai piatto e le spalle possenti. La sua grazia non era sparita perché doveva solo adattarsi ed imparare nuovamente a muoversi con la stessa naturalezza di prima e qualcosa di bello di sé riuscì a trovarlo.

Le sue squame le ricordavano dei dischi di madreperla ed erano di un giallo così pallido che sotto i raggi del sole si illuminavano fino a diventare quasi bianche, invece il suo guscio spiccava nel complesso con una sfumatura decisa di rosa curiosamente affine ai suoi gusti. E, forse, ripensandoci meglio, non era poi così grossa... Si godette la luce del sole che le accarezzava il viso e permise che il vento le scompigliasse liberamente i lunghi capelli, ignara degli sguardi affascinati dei due soldati mentre i lembi malconci del lenzuolo si alzavano ed i raggi vi filtravano attraverso, rivelando quel fisico che tanto si sforzava di nascondere. Una volta arrivati venne accompagnata nell'anticamera degli alloggi reali dove Kamek la stava aspettando con apparente tranquillità.

« Avete sentito freddo durante il viaggio? » le chiese confuso. « E vi hanno dato questo orrendo straccio per coprirvi?! » aggiunse inorridendo fino all'anima e preparandosi a redarguire aspramente i soldati innocenti, ma Peach lo fermò in tempo e rese partecipe anche lui del suo problema. « Possiamo farvi portar subito qualcosa di più adatto » le propose comprensivo e un po' impietosito.

« Voglio vedere Bowser » ribadì ferma la sua principale priorità al momento.

« Sua Isteria non è ancora pronto, Altezza. Ma prima che entriate, vorrei chiedervi se avete qualsiasi cosa che possa esserci d'aiuto nel rintracciare la fonte del maleficio. » Alzò ancora di più il mento per riuscire a guardarla negli occhi. Peach gli consegnò la scatolina con dentro la pietra che Kamek esaminò attentamente tra le dita a due centimetri dalle lenti spesse, prima di annuire e riporla nella sua tasca. « E inoltre dovete essere messa al corrente di un ulteriore risvolto imprevisto. »

« E cioè? » inquisì la Principessa dubbiosa.

« Preferirei conservare l'effetto sorpresa. Da questa parte, prego. » Con una piccola riverenza le tenne aperta la porta invitandola ad entrare. Al centro della sala, sul grande divano formato koopa, localizzò ciò a cui si stava riferendo il mago e rimase completamente di sasso.

« Mama! » squittì entusiasta Junior saltando giù dai cuscinoni per correrle incontro, pisticchiando sul pavimento coi piedini nudi.

« Principino, vi ho già ripetuto che non dovete girare senza vestiti » disse un Kamek più rassegnato che contrariato. Il bambino si lanciò letteralmente tra le sue braccia e Peach dovette lasciar andare il suo magro vestiario per prenderlo al volo ed evitare di farlo cadere.

« Ma mi fanno venir voglia di grattarmi. E le scarpe sono scomode! » si lamentò questi portando indosso solo un paio di mutandine di cui evidentemente non era ancora riuscito a sbarazzarsi. Poi concentrò tutta la sua attenzione sulla sua mamma che continuava a fissarlo ad occhi sgranati. « Hai visto? Siamo tutti umani adesso! » le comunicò l'ultimissima con un gran sorriso e per nulla disturbato dalla faccenda. Altri bowserotti si avvicinarono per osservarla meglio sfiorandole le squame con le dita sottili e prive di artigli.

« Mama adesso è come noi! » trillò Lemmy tirandosi su una delle maniche della sua felpa che continuavano a scendere inghiottendogli tutto il braccio.

« Come eravamo, vorrai dire » lo corresse Iggy sistemandosi gli occhiali.

« Fuori saremo pure umani, ma dentro siamo sempre koopa! » esclamò Larry battendo una punta a terra delle sue scarpe da ginnastica che non era abituato a indossare.

« Mama Peach, li dobbiamo portare per forza tutti questi vestiti? E 'sti capelli poi m'impicciano » brontolò Morton agitando il cespuglio di ciuffi neri che aveva in testa.

« Tu sai chi è stato a farci questo? »

« Già, a chi dobbiamo farla pagare? Non perché essere umani non sia bello, eh! »

« È tutto troppo complicato. Dobbiamo stare sempre coperti visto che adesso sentiamo freddo anche qui e poi dobbiamo addirittura cambiarli perché non si possono usare sempre gli stessi. Non capisco dove sta scritto. »

« E i nostri gusci sono spariti. Non mi sono mai sentito così esposto in vita mia. »

« Papà Re l'ha presa peggio di tutti. »

« Sì, sta dando i numeri di là. »

« Sei alta quasi quanto lui adesso, sai? »

« Quasi quanto lo era prima, in effetti. La magia lo ha fatto abbassare un po', ma noi non glielo abbiamo detto ché è già nervoso di suo. »

« Di questo passo si farà ancora più male. »

« Prima pensava che si trattasse di un sogno e ha dato un calcio alla parete. »

« Senza scarpe. »

« Non è stato un bello spettacolo. »

« Perché portavi addosso questo cencio? » Wendy pose fine al cicaleccio dei suoi fratelli sollevando un brandello del lenzuolo tra le dita ed arricciando la punta del naso con un pizzico di disgusto. Diede ordine alla servitù di gettarlo nel pattume prima che Peach potesse fermarla e prendendola per mano la condusse al centro della stanza da cui Roy e Ludwig non si erano mossi.

Il maggiore aveva l'aria completamente assorta in uno dei suoi spartiti col quaderno davanti al petto in bilico sulle ginocchia, una piuma nella mano per appuntarsi le note e l'altra a mezz'aria flettendo le dita secondo un ritmo che stava suonando nella sua mente. Roy invece aveva tutta la sua insofferenza verso l'attuale situazione praticamente scritta in faccia e levò a malapena lo sguardo quando Peach affettuosamente gli fece una carezza sulla testa biondiccia.

« Vedo che insieme alla coda avete perso anche la buona creanza, voi due » li rimproverò la sorella che, nonostante fosse tra i fratelli più giovani in linea d'età,  si rivelava spesso quella con maggior autocontrollo e soprattutto senso di comando nel suo vestitino svolazzante. Roy si limitò a rivolgerle un'occhiata truce senza replicare, mentre Ludwig parve uscire da una sorta di trance e sollevò gli occhi sulla Principessa con una certa meraviglia.

« Mama Peach, allora il sortilegio ha colpito anche voi » le si rivolse con la sua solita formalità, sebbene la fanciulla gli avesse già ripetuto più e più volte che fosse esagerata con lei.

« Stai già componendo il tuo prossimo pezzo? » gli chiese mentre Junior si rilassava contro le squame calde.

« In effetti non mi sento molto a mio agio in queste nuove fattezze, ma ammetto che il lusso di possedere due dita in più sta aprendomi nuovi orizzonti musicali e vorrei approfittarne finché le mie originali condizioni non saranno ripristinate » le rispose pacato e Peach notò che, come era successo agli altri, anche le zanne sporgenti del bowserotto più anziano si erano ridotte a dei normalissimi denti da umano, eccezion fatta per i canini poco più appuntiti rispetto allo standard. « Tuttavia non mi sono chiari i vantaggi di averne in egual numero ai piedi. » Indirizzò discretamente uno sguardo incerto ai suddetti particolari anatomici sotto il bordo dei pantaloni neri. Nemmeno lui era ancora riuscito ad accantonare la sua diffidenza nei confronti delle calzature.

« Potresti usare anche quelle per suonare. » Lemmy offrì il suo brillante suggerimento eseguendo una verticale e piegando abilmente la spina dorsale all'indietro fino a portare i piedi a sfiorarsi gli zigomi.

Ludwig lo compatì in silenzio per un momento e poi ritornò alle sue melodie.

« Prima non lo sapevo fare » dichiarò entusiasta l'eccentrico secondogenito dando prova della propria attitudine al contorsionismo e muovendosi allegramente per la stanza in equilibrio sulle mani. La sua schiena era diventata molto più snodabile ora che non c'era un guscio di mezzo.

« Anch'io devo ammettere che questo aspetto, per quanto inferiore al mio vero fascino, ha i suoi pregi » trillò Wendy passandosi una mano tra i lunghi boccoli color crema tenuti in ordine dal suo inseparabile fiocco dietro il capo. I pareri di Iggy e Morton al contrario non sembravano sviare troppo da quello di Roy, trovando una ragione nuova per lamentarsi ogni cinque minuti, mentre Larry e Junior avevano pacificamente accettato lo stato delle cose e si limitavano a restarsene comodi in braccio alla loro mamma che era diventata abbastanza forte da reggerli entrambi senza il minimo sforzo.

Gli occhi di Peach librarono da un bowserotto all'altro, impressionata da quanto fossero cambiati ed eppure riconoscerli restava comunque così semplice. Non avevano certamente l'aspetto di bambini comuni e chiunque nella maggior parte dei casi avrebbe potuto rendersene conto al primo sguardo. Indubbiamente i capelli variopinti erano il principale eclatante segnale rivelatore, infatti le chiome sgargianti di Lemmy, Larry, Ludwig, Junior e Iggy facevano la loro figura sulla testa di insospettabili giovincelli e se la magia aveva tolto qualcosa nella mutazione, allo stesso modo aveva anche dato ed i tre bowserotti dallo scalpo incolto o quasi non avevano più nulla da invidiare ai fratelli. Anche il loro fisico si era adattato alla loro originaria costituzione e Morton, un ragazzotto ben piazzato dalla pelle molto scura rispetto agli altri, ne era l'esempio calzante. A quel punto Peach cominciò a nutrire un montante interesse sul plausibile aspetto del capofamiglia ancora in quarantena ad assorbire lo choc. Tuttavia le dormienti premure materne che la fanciulla aveva innate reclamarono la sua attenzione non appena Junior si lasciò sfuggire uno starnuto.

« Rivestiamoci » stabilì appoggiando i due bambini sui cuscini ed accettando gli abiti che Wendy le passò.

Fu aiutando il piccolo ex koopa ad infilarsi nuovamente maglietta e pantaloni che Peach ebbe modo di avvedersi dell'immensa premura e dell'attenzione che doveva essere impiegata in ogni singolo movimento per scongiurare che gli artigli acuminati lasciassero qualsiasi segno sulla stoffa o, peggio che mai, sulla pelle vulnerabile del piccolo che alzava braccia e gambe per facilitarle l'arduo compito. Trovandosi dall'altra parte questa volta, la Principessa comprese gli sforzi che Bowser dovesse aver fatto anche per riuscire solamente sfiorarla.

« Devo mettermi pure le scarpe? » fu la flebile protesta mentre il codino focoso faceva capolino dal colletto della maglia con l'effige della casata reale sul petto.

« Ti servono per camminare senza farti male e sentire freddo » gli spiegò sistemandogli meglio i bermuda che gli cadevano sulle ginocchia e calzandogli uno ad uno gli scarponcini, ma i lacci continuavano ostinatamente a scivolarle e dovette affidare l'impresa alla sorellina.

« Specialmente la prima cosa » assentì Iggy con ancora in mente perfettamente nitida l'espressione del padre dopo la titanica pedata contro il muro.

Sarà che pensare certe cose a volte spinge il destino capriccioso ad evocarle o semplicemente si sarà trattato di caso, ma ad ogni modo le pareti cominciarono improvvisamente a tremare ed una grande concitazione divenne ben udibile provenendo dal cuore degli appartamenti reali. Esattamente dalla direzione della camera del Re.

« Sta avendo un'altra crisi » disse imperturbabile Ludwig senza nemmeno staccare gli occhi dai suoi pentagrammi.

Peach si spazientì e con un sospiro si avviò decisa verso l'epicentro del sisma. « Vado a chiamarlo » dichiarò mentre il resto dei bowserotti la osservavano rispettosi marciare fuori dalla stanza come un generale.

Soldati e servitù si alternavano lungo il corridoio in un incessante viavai con sguardo smarrito, non avendo la minima idea di cosa fare per placare l'umore distruttivo del loro sovrano eccetto che mantenere le distanze e sperare che presto il tornado si sarebbe calmato da solo. Kamek stava davanti alla porta della camera del Re con una mano sul fianco e l'aria afflitta di chi non sapeva più che pesci prendere, mentre da dietro l'uscio barricato versi iracondi difficili a quale creatura attribuire e fracasso di catastrofe in corso si facevano sempre più potenti.

« Avrei preferito risparmiarvi questa scena » confessò imbarazzato il magikoopa vedendola arrivare.

« Permettimi di provare a farlo ragionare. » Gli indirizzò un sorriso dolce come il miele.

« Oh, è tutto vostro. » Lo stregone si girò e bussò alla porta prima di annunciarla a gran voce per cercare di sovrastare il frastuono. « Maestà, avete visite. »

Dall'altra parte calò improvvisamente il silenzio, poi una voce conosciuta rispose e Peach carpì immediatamente la piccola differenza di una nota meno cavernosa. « Visite?» Dei passi pesanti e minatori si avvicinarono ed il chiavistello girò con un lieve stridio aprendo finalmente la porta dietro cui il Re si era recluso da più di un'ora a seminare devastazione. « Che vai blaterando, vecchio?! » Sporgendosi in avanti col busto avvolto in un lenzuolo che ultimamente era diventato un capo molto di moda, un omone imponente dai capelli scarmigliati di un rosso intenso, esattamente come quelli di Junior, strepitò isterico indirizzando al suo sottoposto un'occhiata degna di un toro pronto a caricare.

Quando registrò la presenza della koopa al suo fianco, la rabbia scivolò via dai lineamenti e, al suo posto, vi si tracciò pari sgomento, accentuando la profondità delle iridi cremisi mentre gli occhi sembravano spalancarsi al loro massimo e le la mandibola si abbassava leggermente, mostrando i denti inoffensivi. Per un momento i due si guardarono senza emettere una sillaba, studiandosi a vicenda, l'uno completamente perso nell'immagine dell'altra stentando a credere nella sua tangibilità. Peach decise di interrompere la magia e riportare il drago ora uomo coi piedi per terra.

« Bowser, datti un contegno, vestiti e vieni di là dove ti stiamo tutti aspettando. I tuoi figli hanno bisogno di vederti forte in questo momento e non passare da una crisi di nervi all'altra » lo redarguì senza scomporsi. « Non ho voglia di stare ai tuoi comodi e c'è parecchio da discutere, come puoi ben notare, per cui vedi di agire da Re, riprendi il controllo e raggiungimi in sala. » Gli rivolse uno sguardo così intenso da distinguere il riflesso magenta dei suoi occhi in quelli del koopa. Questi non parve trovare il fiato di proferir parola e la Principessa non si preoccupò di dargliene il tempo, facendo dietrofront e tornandosene dai bowserotti raccolti sul divano ad aspettarli impazienti.

Appena entrò tutte le teste si girarono e Peach stese le labbra in un caldo sorriso di vittoria. Vide Iggy passare sottobanco a Morton una barretta al caramello. « Te l'avevo detto » gli sussurrò gongolante il fratello minore incassando il premio della scommessa.

La Principessa si sedette in mezzo ai pargoli che le si disposero intorno, Larry e Junior lesti a salirle in grembo per farsi coccolare, cominciando a soddisfare le loro curiosità sul nuovo aspetto e ricevendo in cambio qualche dritta da koopa per intrattenersi durante l'attesa dell'arrivo da parte del padre richiamato all'ordine.

« Insomma adesso non possiamo nemmeno sputare fuoco per difenderci o attaccare » affermò Morton un po' sconsolato.

« Possiamo sputare e basta » confermò Lemmy che si era esercitato parecchio per affinare la tecnica quella mattina.

« Vorrei vedere, senza ghiandole incendiarie cosa pretendete? » borbottò Iggy riabbottonandosi per la terza volta la sua camicia e per la terza volta male.

« E queste qui in fondo che sono allora? » Junior spalancò la bocca e tirò fuori la lingua per puntarvi l'indice all'interno.

« Tonsille » lo smentì Ludwig.

« Noi non sappiamo più farlo, però possiamo comunque insegnartelo se vuoi. » Larry sospese l'attenta ispezione dei disegni sui suoi jeans per avanzare la proposta guardandola coi suoi vispi occhioni azzurri. Peach non si era nemmeno soffermata un secondo a realizzare che ora perfino quella capacità le fosse stata donata insieme agli artigli e tutto il resto.

« Non è detto che resterò koopa abbastanza a lungo da impararlo. »

« Allora dopo possiamo provare? Voglio vederti sputar fuoco almeno una volta prima che ritorni umana » insistette il bimbo con la chioma all'indietro.

« Pensi che riusciremo a spezzare il maleficio tanto presto? » domandò il bowserotto dalla pelle più scura. « Kamek non sapeva dove sbattere la testa stamattina. »

« Papà Re sì » osservò Lemmy camminando in equilibrio sullo schienale.

« Ma insomma, cosa sappiamo fare adesso? » sbottò Iggy mandando indietro i ciuffi verdi che continuavano a cadergli sulla fronte.

« Almeno il colore degli occhi e i capelli non sono cambiati, anche se ora ne abbiamo tutti molti di più » disse Larry passandosi una mano sulla testolina ricoperta di un sottile strato di crine da cui poi si ergeva al centro il suo caratteristico crestino, mentre suo fratello con la mohawk ed il codino era prevalentemente biondo.

« Che gioia... » L'entusiasmo si mantenne scarso.

« E io non ho più la mia voglia a forma di stella. »

« Ehi, ora che ci penso, anche la mia è sparita! »

« Aggiungetelo nella lista di cose che abbiamo perso. »

« Di certo sarà l'ultima di cui sentirete la mancanza. »

« Adesso non facciamo paura nemmeno alle zanzare. » Mentre gli altri fratelli continuavano indisturbati a discutere tra loro senza riuscire a trovare un singolo punto di forza della loro umanità, Wendy e Roy si astenevano disinteressati dall'offrire il proprio contributo: la prima completamente assorta nella sua manicure e l'altro invece stravaccato contro il bracciolo del divano, ancora chiuso in se stesso ed emarginatosi dietro le lenti scure dei suoi occhiali che ora gli stavano larghi.

« Magari noi umani non possediamo ghiandole incendiarie, la nostra pelle non è così resistente e siamo molto meno spaventosi a prima vista rispetto a qualunque koopa » spiegò loro Peach con gentilezza. « Ciononostante sappiamo dimostrare il nostro valore anche senza l'aiuto di queste qualità e non dobbiamo mai essere sottovalutati, per cui non dubitate di voi stessi. Cambiare in questo lato non significa debolezza, ma adattamento, e sarà semplicemente un'esigenza temporanea. Dovete solo prendere di nuovo confidenza con voi stessi e forse potreste addirittura restare stupiti di quanto in realtà sia immutato, anche se all'inizio sembra difficile e tutto sbagliato. »

Un silenzio carico di dubbi restò sospeso nell'aria mentre tutti riflettevano su quelle parole. Roy alzò un secondo gli occhi per guardarla accigliato, ma come gli altri non disse nulla e si escluse nuovamente nella sua bolla.

« Per te è più facile dirlo, adesso sei una koopa » obiettò Morton facendo un confronto delle dimensioni della sua mano sopra quella della Principessa.

« Anche per me è tutto più complicato. Non so ancora controllarmi e ho paura di fare danni come mi muovo » ammise guardando i suoi artigli sfiorare rischiosamente i bowserotti più vicini. « Credo che dovrò spuntarli. » Alzò un avambraccio per flettere le dita ed osservarne l'effetto da predatore. Le occhiate allibite che ricevette in risposta le fecero intuire che, per ragioni probabilmente più d'orgoglio che di estetica, le unghie dovevano rimanere rigorosamente affilate.

« Tranquilla, ti insegneremo noi ad essere una vera koopa » la rassicurò Lemmy dandole delle leggere pacche di incoraggiamento sulla spalla.

Le ante robuste della porta in fondo alla stanza regale si spalancarono con clamore e Bowser entrò in tutta la propria solennità da umano, accompagnato dal rumore estraneo dei suoi stivali. Ora che non se ne stava più ingobbito sotto un lenzuolo, Peach riuscì a farsi perfettamente un'idea dell'effetto che il maleficio aveva avuto sul koopa, il quale aveva saputo ben conservare nonostante tutto il suo alone intimidatorio e, come coi suoi cuccioli, anche lui aveva dovuto sottomettersi all'inevitabile incombenza della vestizione indossando finalmente gli abiti che gli erano stati confezionati apposta ore fa. Senza il suo pesante guscio a curvargli la schiena in avanti, la postura del Re era fieramente piantata e la muscolatura delle spalle e del torace in rilievo sotto la canottiera nera. In assenza del collare e delle fasce puntute, i tendini del collo e delle braccia erano visibilmente tesi come corde di violino ed i pugni serrati e ancora smaniosi di scaricare lo stress nella violenza. Nemmeno i suoi figli avevano avuto l'occasione prima di vederlo completamente calato nel nuovo ruolo e come Peach anche loro rimasero muti condividendo la medesima sorpresa. In qualsiasi altra occasione Junior sarebbe corso incontro a salutarlo, ma la profonda inquietudine che ribolliva nello sguardo del genitore lo intimidì e preferì restare accanto alla Principessa.

« Ragazzi, io e vostro padre dobbiamo parlare » disse Peach alzandosi e facendo dolcemente scivolare a terra Larry ed il fratellino.

I bowserotti capirono al volo e uno dopo l'altro saltarono giù dal divano, raccolsero le loro scarpe ed uscirono chiudendosi la porta alle spalle. Una volta fuori seguì una breve zuffa e qualche spintone per accaparrarsi il posto d'onore davanti alla serratura e Wendy se lo conquistò essendosi fatta valere con il tacco delle sue scarpette di vernice, mentre i fratelli sibilavano doloranti.

« Questo corpo è così dannatamente fragile » ringhiò Bowser guardandosi con disprezzo le escoriazioni che si era procurato semplicemente facendo a pezzi la mobilia della sua stanza.

« Vorrà dire che da adesso in poi ci starai più attento » commentò asciutta Peach avvicinandosi per osservarlo da vicino. «Non so che avevi in mente, ma questo non è certo quello che ti eri aspettato. »

Le folte sopracciglia del Re si alzarono in confusione. « Cos'è che avrei avuto in mente? »

Peach lo guardò come se avesse potuto mollargli un ceffone da un momento all'altro per quella domanda e con le mani che si ritrovava le conseguenze sarebbero state senza dubbio notevoli. « Kamek mi ha detto che sei innocente, ma sono restia a crederlo. Con te non si può mai sapere » continuò impassibile sentendo la rabbia montare di nuovo insieme al calore riaccendersi nella sua gola.

« Se stai insinuando che tutto questo macello sia stata colpa mia, principessina, sei lontana anni luce da come stanno le cose. Io so solo che questa mattina mi sono svegliato così. » Si puntò contro il pollice destro. « Che anche i miei figli sono stati maledetti e adesso che pure tu ci sei finita in mezzo. Nessuno, io al primo posto, ha la minima idea qui né di chi ne sia responsabile né su come poter annullare questo sortilegio spuntato letteralmente dal nulla e senza almeno uno schifo di indizio! » Una nota di panico represso si fece viva nella voce rombante del koopa.

« Ce l'ho io l'indizio: il tuo opale » lo corresse riducendo gli occhi a due fessure. Lo sbigottimento sul viso di Bowser sembrava autentico, ma la Principessa continuava ancora a diffidare.

« Ne sei sicura? »

« Assolutamente » rispose gelida. « Tutto quello che ci è successo è collegato a quella pietra che tu mi hai dato per il mio compleanno. Questa è stata una mossa troppo meschina anche per te, Bowser. Ti credevo cambiato... »

« Aspetta, io non c'entro con questa storia! » la interruppe prima che la situazione degenerasse. «Non ho combinato nulla con quell'opale. Ho solo pensato che avrebbe potuto piacerti » si difese Bowser sempre più agitato. « Dov'è adesso? »

« L'ho dato a Kamek appena sono arrivata. »

« E quanto ci deve mettere quella mummia per capirci qualcosa?! » inveì girando la testa e gonfiando i polmoni per farlo chiamare, ma Peach lo fermò.

« Ci metterà il tempo che gli serve. E se non fosse stato così occupato a correrti dietro fino a un momento fa, forse avrebbe potuto fare prima » gli disse severa. Bowser espose i denti nervoso come avrebbe fatto se avesse ancora avuto le sue fauci zannute di drago e per un secondo i tratti increspati in quella che ormai sembrava solo una smorfia ricordarono il suo vero volto. Peach iniziò a convincersi dell'effettiva innocenza del koopa nella scomoda faccenda, leggendovi troppo tormento nel suo volto per credere che stesse fingendo.

« Non so chi sia stato, ma rimpiangerà questo giorno » mormorò distogliendo lo sguardo da quello contrariato della Principessa. « Non ho mai subito un'onta così grande, non ci sarà perdono! » ringhiò stringendo i pugni davanti al petto fino a sentire il dolore delle nocche, ma non gliene importava. Tutta la sua magnificenza di drago era stata sigillata in quel misero e debole corpo che era costretto a proteggere insieme alla sua dignità con degli stracci. Le sue squame robuste avevano lasciato il posto a inutile e morbida pelle che si lacerava al minimo contatto e le schegge vi passavano attraverso con una facilità indescrivibile, provocando un costante prurito che lo mandava in bestia. Cos'era rimasto di lui? Dov'era finita la sua forza? Ed il suo fascino? Quando si era specchiato per la prima volta quella mattina aveva temuto di essere impazzito.

« Non comportarti come se ti fosse crollato il mondo addosso. Non sei solo, anche i tuoi figli ed io siamo sulla stessa barca. Magari ancora tutti scombussolati, ma stiamo bene e troveremo insieme il modo di tornare al nostro vero aspetto » il tono di Peach si ammorbidì cominciando a sentire un vago ma crescente senso di colpa per averlo accusato, senza neanche avergli concesso prima la possibilità di spiegarsi, spingerla ad offrire conforto come aveva fatto per i suoi cuccioli.

Bowser le rivolse un'occhiata incerta, ma le parole della fanciulla parvero calmarlo, almeno un po'. Non era solo e questo era importante. Peach era con lui e questo era ancora più importante. E la trasformazione aveva avuto degli effetti davvero interessanti su di lei, ora che poteva ammirarla meglio da vicino... comunque non era proprio il momento adatto per discuterne.

« E ora la questione è semplice! » esclamò la Principessa giungendo i polpastrelli e facendo livemente ticchettare gli artigli. « Dobbiamo recarci subito da chi hai preso l'opale e in un modo o nell'altro faremo sciogliere il sortilegio. Allora? Dove l'hai preso? » lo incalzò convinta che forse sarebbero riusciti a risolvere la situazione addirittura entro l'alba seguente essendo in possesso di una pista più che valida.

Dato che Bowser non sfoggiava più le sue comodissime e affidabilissime squame, ma una pellaccia fragile quanto infida che si prosciugò immediatamente di tutto il colore del suo viso, Peach intuì subito che le cose fossero assai più complicate di come le stava dipingendo e si lasciò contagiare dal cereo panico del koopa.

« Bowser, da dove viene quell'opale? »

Il drago cominciò a dilungarsi in preamboli, come se stesse tentando inutilmente di rimandare l'inevitabile e facendo rapidamente sgretolare il muro di calma che la fanciulla si era sforzata di rialzare intorno a lei, consapevole di essere facile preda di attacchi di rabbia improvvisi di recente e spesso associati al desiderio inaspettato di violenza: «Hai ancora presente quel branco di piantagrane venuti dal largo? Ecco, quelli lì di qualche settimana fa, che avevano assaltato i tuoi villaggi, avevano rapinato i tuoi sudditi, raso al suolo le loro case, cercato di fuggire ed io li ho fermati? Ho fatto restituire il maltolto, smantellare la loro bagnarola per riciclarne i materiali e scontare le loro azioni spedendoli a spaccare le pietre che intralciano il percorso delle rotaie del progetto... ». In realtà il drago si stava solamente preparando ad affrontare la sua prevedibile reazione ai fatti.

« Arriva al sodo. » Peach scandì l'ordine guardandolo dritto negli occhi e per una frazione di secondo le sue pupille diventarono sottili come spilli: un primo minuscolo segno che il suo corpo stava istintivamente cercando di accostumarsi alle nuove sembianze.

« L'ho trovato sulla loro nave prima che la facessi a pezzi. »

Peach non reagì all'istante, lasciando scprrere qualche attimo di vuoto mentre il suo cervello processava il funesto messaggio, poi la prima cosa che uscì dalle sue labbra furono due serpeggianti coni di fumo agli angoli delle fauci dentate.

« E tu mi avresti regalato il bottino di una delle loro scorrerie?! » ruggì sputando inavvertitamente una sfera più ardente del magma che si schiantò sulla parete nel punto preciso dove prima si trovava la testa del suo interlocutore.

« Wow, che sta succedendo là dentro? » chiese Iggy sulle spine al rimbombo del grido animalesco. Gli altri fratelli si strinsero intorno alla sorella in punta di piedi per sbirciare dalla serratura ed occupando tutto il limitatissimo campo visivo.

« Mama Peach se la cava da sola col fuoco » rispose osservando affascinata la scena.

« Magari lo avevano semplicemente recuperato insieme a qualche tesoro perduto... » suggerì Bowser prendendo posizione dietro il tavolo, chiaramente non intenzionato a fronteggiare l'ira della sua dolce Principessa ora capace di dargli del filo da torcere in uno scontro diretto.

« Come ti è venuta pensata una scriteriaggine del genere? Quell'opale è stato rubato chissà dove, chissà a chi e io ne sto pagando il prezzo, insieme ai tuoi figli, per la tua avventatezza! »

« Sbaglio o hai detto che siamo tutti sulla stessa barca? » Si abbassò di nuovo al secondo bolide infernale bruciargli le punte dei capelli.

« Mi hai regalato il frutto di un crimine! Sei indefinibile! » strepitò Peach inorridita, offesa e furibonda.

« Non è detto che ne siano entrati in possesso per forza in quel modo. »

« E come, secondo te? Sono pirati! Ho visto quello di cui sono capaci sui miei stessi sudditi! E comunque ora non ha più importanza come se ne siano appropriati, pregando che non ci siano state vittime di mezzo, ma da chi » replicò scuotendo la grande testa mentre altre lingue infuocate continuavano a sfuggirle tra una frase e l'altra.

« Farò portare qui il capitano per interrogarlo, ma prima cerca di calmarti » l'ammonì rimettendosi a posto la chioma scarlatta scompigliata dalle vampate troppo ravvicinate senza perdere d'occhio la draghessa che fremeva di rabbia, scrutandolo con evidente e feroce tentazione.

« Sbrigati! » I riflessi ben allenati gli evitarono per un soffio un terzo proiettile grande come un pallone da basket.


Nota d'autrice:

La vera sfida di questo capitolo è stata delineare un'immagine precisa di tutti i bowserotti umanizzati, non tanto l'aspetto fisico quanto piuttosto il rispettivo stile di abbigliamento per accentuare la singolarità di ognuno. Nella prossima parte i primi tasselli della storia cominceranno ad incastrarsi, ulteriori dettagli sui personaggi saranno forniti e vedremo un po' se Bowser vi arriverà alla conclusione tutto intero. Fino ad allora, punti di vista e suggerimenti sul loro nuovo look sono estremamente graditi. :]

§ Ringrazio bulmasanzo che con la sua fanfiction, “La 'meravigliosa' avventura”, la mia preferita in assoluto su Super Mario sia qui che in qualunque altro sito, mi ha dato ispirazione con una sua idea e naturalmente consiglio a tutti coloro che sono arrivati fino a queste note di leggere il suo lavoro. È stata lei la prima a menzionare l'ipotesi di trasformare Peach in koopa nella sua storia, io ho provato a darle forma nella mia. Spero che chiunque interessato ad una fanfiction su Super Mario che sappia emozionare e sorprendere, scritta egregiamente con un tocco di deliziosa ironia, legga la sua fantastica avventura e possa apprezzarla quanto me. §

  
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